26 agosto 2012 - XIII Domenica dopo Pentecoste


26 Agosto 2012 – Domenica che precede il Martirio di San Giovanni il Precursore


Tiene il posto della tredicesima domenica dopo Pentecoste e prepara la svolta che la prossima festa del Martirio di San Giovanni il Precursore (28 agosto) imprimerà al tempo liturgico dopo Pentecoste.


Il Lezionario

Fa oggi proclamare le seguenti le seguenti lezioni bibliche: Lettura: 2 Maccabei 7,1-2.20-41; Salmo 16 (17); Epistola: 2Corinzi 4,7-14; Vangelo: Matteo 10,28-42. Il Vangelo della Risurrezione da leggere nella Messa vigiliare del sabato è preso da Marco 16,1-8a. (Le orazioni e i canti della Messa sono quelli della XXI Domenica del Tempo «per annum» del Messale Ambrosiano).


Lettura del secondo libro dei Maccabei (7,1-2. 20-41)

In quei giorni. 1Ci fu anche il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite. 2Uno di loro, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri». 20Soprattutto la madre era ammirevole e degna di gloriosa memoria, perché, vedendo morire sette figli in un solo giorno, sopportava tutto serenamente per le speranze poste nel Signore. 21Esortava ciascuno di loro nella lingua dei padri, piena di nobili sentimenti e, temprando la tenerezza femminile con un coraggio virile, diceva loro: 22«Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato il respiro e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi. 23Senza dubbio il Creatore dell’universo, che ha plasmato all’origine l’uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo il respiro e la vita, poiché voi ora per le sue leggi non vi preoccupate di voi stessi». 24Antioco, credendosi disprezzato e sospettando che quel linguaggio fosse di scherno, esortava il più giovane che era ancora vivo; e non solo a parole, ma con giuramenti prometteva che l’avrebbe fatto ricco e molto felice, se avesse abbandonato le tradizioni dei padri, e che l’avrebbe fatto suo amico e gli avrebbe affidato alti incarichi. 25Ma poiché il giovane non badava per nulla a queste parole, il re, chiamata la madre, la esortava a farsi consigliera di salvezza per il ragazzo. 26Esortata a lungo, ella accettò di persuadere il figlio; 27chinatasi su di lui, beffandosi del crudele tiranno, disse nella lingua dei padri: «Figlio, abbi pietà di me, che ti ho portato in seno nove mesi, che ti ho allattato per tre anni, ti ho allevato, ti ho condotto a questa età e ti ho dato il nutrimento. 28Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l’origine del genere umano. 29Non temere questo carnefice, ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia». 30Mentre lei ancora parlava, il giovane disse: «Che aspettate? Non obbedisco al comando del re, ma ascolto il comando della legge che è stata data ai nostri padri per mezzo di Mosè. 31Tu però, che ti sei fatto autore di ogni male contro gli Ebrei, non sfuggirai alle mani di Dio. 32Noi, in realtà, soffriamo per i nostri peccati. 33Se ora per nostro castigo e correzione il Signore vivente per breve tempo si è adirato con noi, di nuovo si riconcilierà con i suoi servi. 34Ma tu, o sacrilego e il più scellerato di tutti gli uomini, non esaltarti invano, alimentando segrete speranze, mentre alzi la mano contro i figli del Cielo, 35perché non sei ancora al sicuro dal giudizio del Dio onnipotente che vede tutto. 36Già ora i nostri fratelli, che hanno sopportato un breve tormento, per una vita eterna sono entrati in alleanza con Dio. Tu invece subirai nel giudizio di Dio il giusto castigo della tua superbia. 37Anch’io, come già i miei fratelli, offro il corpo e la vita per le leggi dei padri, supplicando Dio che presto si mostri placato al suo popolo e che tu, fra dure prove e flagelli, debba confessare che egli solo è Dio; 38con me invece e con i miei fratelli possa arrestarsi l’ira dell’Onnipotente, giustamente attirata su tutta la nostra stirpe». 39Il re, divenuto furibondo, si sfogò su di lui più crudelmente che sugli altri, sentendosi invelenito dallo scherno. 40Così anche costui passò all’altra vita puro, confidando pienamente nel Signore. 41Ultima dopo i figli, anche la madre incontrò la morte.

Il brano riporta il resoconto del martirio del più giovane dei sette fratelli Maccabei (7,1-19) e della loro madre fatti uccidere dal re Antioco IV Epifane (175-164 a.C.) nel tentativo di introdurre nei suoi domini e, dunque, anche in Palestina, i costumi e le leggi del mondo greco. I vv. 20-29 riferiscono le parole di incitamento della madre ai suoi sette figli a morire piuttosto che rinnegare la Legge. I vv. 30-38 tramandano le nobili parole con le quali il fratello più giovane dichiara di voler obbedire alla Legge e si scaglia contro il re per il quale preannunzia il castigo divino. I vv. 39-41 infine parlano della sua morte e di quella della madre.


Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (4,7-14)

Fratelli, 7Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. 8In tutto, infatti, siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; 9perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, 10portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. 11Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. 12Cosicché in noi agisce la morte, in voi la vita.. 13Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: «Ho creduto, perciò ho parlato», anche noi crediamo e perciò parliamo, 14convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi.

Il passo si riferisce alle tribolazioni a cui vanno incontro i missionari del Vangelo paragonati dall’Apostolo a vasi di creta (v. 7). Segue l’elenco delle tribolazioni che hanno il loro culmine nell’essere «consegnati alla morte a causa di Gesù» (vv. 8-12). Nonostante ciò i predicatori del Vangelo continuano a mantenere la fede nella potenza divina capace di richiamarli dalla morte come è avvenuto nella risurrezione del Signore Gesù (vv. 13-14).


Lettura del Vangelo secondo Matteo (10,28-42)

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: 28«E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. 29Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. 30Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! 32Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. 34Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. 35Sono infatti venuto a separare “l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera”; 36e “nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa”. 37Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa»
.

Il brano riporta la seconda parte del discorso di Gesù ai suoi discepoli inviati in missione, che si presenta con una serie di esortazioni e di avvertimenti riguardanti la persecuzione a cui andranno incontro così come è accaduto al loro Maestro. In tutto ciò essi dovranno perseverare in una fiducia irremovibile nel Padre. Di qui l’esortazione di Gesù a non temere la morte proprio perché il Padre vigila su di essi (vv. 28-31) ed essere pronti a dare testimonianza della loro fede in Cristo (vv. 32-33). I vv. 34-39 menzionano l’attività missionaria dello stesso Signore Gesù che ha provocato una dolorosa spaccatura persino all’interno degli affetti familiari e indicano, nella disponibilità a seguirlo fino alla morte, la condizione richiesta a quanti vogliono farsi suoi discepoli. I vv. 40-42 riguardanti l’accoglienza dei missionari del Vangelo fanno capire che, anche nella persecuzione, non saranno del tutto abbandonati e troveranno chi si prende cura di essi.


Commento liturgico-pastorale

La tradizione liturgica della nostra Chiesa ambrosiana, nell’imminenza della festa del martirio di san Giovanni Battista, il Precursore del Signore (29 agosto), che segna una svolta nel tempo liturgico “dopo Pentecoste”, presenta, ogni anno, l’eroica testimonianza di fedeltà alla Legge di Dio offerta da alcuni appartenenti al popolo d’Israele, al quale il re Antioco IV Epifane voleva imporre la religione e la cultura greca, dominante anche nel vicino Oriente dopo la conquista di Alessandro Magno.

La Lettura, infatti, ci ha presentato il racconto dettagliato del martirio del più giovane di sette fratelli e della loro madre. In lui, come nella madre, colpisce la fermezza nel mantenersi fermo nella volontà di ascoltare e di obbedire al «comando della legge che è stata data ai nostri padri per mezzo di Mosè» (2 Maccabei 7,30). Il martirio dei Maccabei, il martirio del Precursore del Signore, annunziano quello del Signore Gesù e, di conseguenza, dei missionari del suo Vangelo.

Questi sono chiamati a rendersi disponibili nella sequela del Signore anche a costo di «perdere la propria vita», vale a dire l’esistenza terrena (Vangelo: Matteo 10,39 ). È l’esperienza che ha vissuto la Chiesa delle origini con l’uccisione di santo Stefano e di cui dà testimonianza l’Epistola paolina che descrive dettagliatamente la vita tribolata degli Apostoli «consegnati alla morte a causa di Gesù» (2Corinzi 4,11).

È l’esperienza che ha segnato e continua a segnare il cammino della Chiesa. Non passa giorno, infatti, che da diversi Paesi non giungano notizie di marginalizzazioni, esclusioni, soprusi, violenze e uccisione di nostri fratelli proprio a causa della loro fede in Cristo. Del resto ognuno di noi sa che in ogni momento è chiamato a dare testimonianza di fede e di amore per Gesù anche negli ambienti apparentemente meno ostili come può essere quello familiare.

Proprio lì si comprende se davvero l’amore per il Signore occupa il nostro cuore e la nostra persona orientando rettamente quello «del padre o della madre, del figlio o della figlia» (cfr. Matteo 10,37) e addirittura quello per la nostra stessa vita (v. 39). Viene poi per tutti l’ora della croce, l’ora della sofferenza, l’ora della testimonianza suprema nella quale, pure, occorre seguire il Signore.

La testimonianza, ovvero il “martirio”, è una grazia, è un dono che hanno ricevuto i fratelli Maccabei e la loro madre così come il Precursore e gli Apostoli del Signore e, con essi, una serie infinita di uomini e donne, vecchi e bambini che non hanno rinnegato Gesù «davanti agli uomini» (v. 33) e che lui non ha rinnegato ma ha riconosciuto come suoi «davanti al Padre che è nei cieli» (v. 33). Perché ci sia dato il dono della testimonianza è necessario nutrire la nostra fede alle sorgenti purissime della Parola e del Pane eucaristico.

In tal modo, tra le prove e le tribolazioni sofferte per Cristo, cresce la consapevolezza che Dio è più potente di ogni pur potente avversario capace perfino di toglierci la vita (cf. 2Maccabei 7) e, soprattutto, si fa sempre più forte la certezza che: «Colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui» ( 2Corinzi 4,14).

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In queste pagine potete trovare il commento alla liturgia domenicale e festiva secondo il RITO AMBROSIANO, curata da don Alberto Fusi.

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