6 maggio 2012 – V domenica di Pasqua

Orienta l’attenzione di fede della Chiesa alla solennità dell’Ascensione del Signore che annuncia il compimento della promessa: l’invio dello Spirito Santo Consolatore.

 

Il Lezionario

 

Fa leggere le seguenti lezioni bibliche: Lettura: Atti degli Apostoli 7,2-8. 11-12a. 17. 20-22. 30-34. 36-42a. 44-48a. 51-54; Salmo 117 (118); Epistola: 1Corinzi 2,6-12; Vangelo: Giovanni 17,1b-11. Nella Messa vigiliare del sabato si proclama Matteo 28,8-10 come Vangelo della Risurrezione.

 

Lettura degli Atti degli Apostoli (7,2-8. 11-12a. 17. 20-22. 30-34. 36- 42a. 44-48a. 51-54)

 

In quei giorni. 2Stefano rispose: «Fratelli e padri, ascoltate: il Dio della gloria apparve al nostro padre Abramo quando era in Mesopotamia, prima che si stabilisse in Carran, 3e gli disse: “Esci dalla tua terra e dalla tua gente e vieni nella terra che io ti indicherò”. 4Allora, uscito dalla terra dei Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la morte di suo padre, Dio lo fece emigrare in questa terra dove voi ora abitate. 5In essa non gli diede alcuna proprietà, neppure quanto l’orma di un piede e, sebbene non avesse figli, promise di darla in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui. 6Poi Dio parlò così:La sua discendenza vivrà da straniera in terra altrui, tenuta in schiavitù e oppressione per quattrocento anni. 7Ma la nazione di cui saranno schiavi, io la giudicherò – disse Dio – e dopo ciò usciranno e mi adoreranno in questo luogo”. 8E gli diede l’alleanza della circoncisione. E così Abramo generò Isacco e lo circoncise l’ottavo giorno e Isacco generò Giacobbe e Giacobbe i dodici patriarchi. 11Su tutto l’Egitto e su Canaan vennero carestia e grande tribolazione e i nostri padri non trovavano da mangiare. 12Giacobbe, avendo udito che in Egitto c’era del cibo, vi inviò i nostri padri.17Mentre si avvicinava il tempo della promessa fatta da Dio ad Abramo, il popolo crebbe e si moltiplicò in Egitto.

20In quel tempo nacque Mosè, ed era molto bello. Fu allevato per tre mesi nella casa paterna 21e, quando fu abbandonato, lo raccolse la figlia del faraone e lo allevò come suo figlio. 22Così Mosè venne educato in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente in parole e in opere.

30Passati quarant’anni, gli apparve nel deserto del monte Sinai un angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto ardente. 31Mosè rimase stupito di questa visione e, mentre si avvicinava per vedere meglio, venne la voce del Signore: 32“Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe”. Tutto tremante, Mosè non osava guardare. 33Allora il Signore gli disse: “Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo in cui stai è terra santa. 34Ho visto i maltrattamenti fatti al mio popolo in Egitto, ho udito il loro gemito e sono sceso a liberarli. Ora vieni, io ti mando in Egitto”.

36Egli li fece uscire, compiendo prodigi e segni nella terra d’Egitto, nel Mar Rosso e nel deserto per quarant’anni. 37Egli è quel Mosè che disse ai figli d’Israele: “Dio farà sorgere per voi, dai vostri fratelli, un profeta come me”. 38Egli è colui che, mentre erano radunati nel deserto, fu mediatore tra l’angelo, che gli parlava sul monte Sinai, e i nostri padri; egli ricevette parole di vita da trasmettere a noi. 39Ma i nostri padri non vollero dargli ascolto, anzi lo respinsero e in cuor loro si volsero verso l’Egitto, 40dicendo ad Aronne: “Fa’ per noi degli dèi che camminino davanti a noi, perché a questo Mosè, che ci condusse fuori dalla terra d’Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto”. 41E in quei giorni fabbricarono un vitello e offrirono un sacrificio all’idolo e si rallegrarono per l’opera delle loro mani. 42Ma Dio si allontanò da loro e li abbandonò al culto degli astri del cielo.

44Nel deserto i nostri padri avevano la tenda della testimonianza, come colui che parlava a Mosè aveva ordinato di costruirla secondo il modello che aveva visto. 45E dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè la portarono con sé nel territorio delle nazioni che Dio scacciò davanti a loro, fino ai tempi di Davide. 46Costui trovò grazia dinanzi a Dio e domandò di poter trovare una dimora per la casa di Giacobbe; 47ma fu Salomone che gli costruì una casa. 48L’Altissimo tuttavia non abita in costruzioni fatte da mano d’uomo.

51Testardi e incirconcisi nel cuore e nelle orecchie, voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo. Come i vostri padri, così siete anche voi. 52Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete diventati traditori e uccisori, 53voi che avete ricevuto la Legge mediante ordini dati dagli angeli e non l’avete osservata». 54All’udire queste cose, erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano.

 

Il brano riporta ampi stralci del discorso tenuto da Stefano davanti al Sinedrio dopo il suo arresto (Atti 7,2-53) che culminerà con la sua uccisione (7,54-60). Stefano ripercorre tutta la storia di Israele a partire dalla rivelazione di Dio ad Abramo (7,2-8), la carestia patita da Israele in Egitto (11-12a), la scelta di Mosè come liberatore del popolo dall’Egitto e sua guida nel deserto con gli avvenimenti ivi avvenuti (17,20-22; 30-34; 36-42a), la costruzione del tempio (44-48a). I vv. 51-53 registrano l’invettiva contro la durezza di cuore del Popolo che ha portato all’uccisione dei profeti e, ora, del “Giusto”, ossia di Gesù.

 

Prima lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi (2,6-12)

 

Fratelli, 6tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. 7Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria. 8Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. 9Ma, come sta scritto: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano. 10Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio. 11Chi infatti conosce i segreti dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai conosciuti se non lo Spirito di Dio. 12Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere ciò che Dio ci ha donato.

 

Il brano è preso dal più ampio contesto in cui l’Apostolo oppone alla sapienza del mondo quella di Dio che brilla in Cristo crocifisso (1 Corinzi 1,17ss.). I vv. 6-9 mettono in luce come “i perfetti”, ossia quanti grazie alla fede hanno raggiunto un alto livello nella vita cristiana, sono in grado di penetrare nella sapienza divina ovvero nel disegno divino di salvezza di per sé nascosto e che è stato rivelato in Cristo. Al contrario, “i dominatori di questo mondo”, ossia le potenze umane manovrate da quelle diaboliche, non sono in grado di penetrare nella «sapienza di Dio che è nel mistero». I vv. 10-12 , infine, sottolineano il fatto che per mezzo dello Spirito che è stato dato ai credenti è possibile addirittura penetrare nelle «profondità di Dio».

 

Lettura del Vangelo secondo Giovanni (17,1b-11)

 

In quel tempo. 1Il signore Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. 2Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. 3Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. 4Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. 5E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse. 6Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. 7Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, 8perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. 9Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. 10Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. 11Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi».

 

Il brano che avvia la preghiera di Gesù e che occupa il capitolo intero, conclude la narrazione dei gesti e delle parole del Signore in quella che è chiamata “l’ultima cena” con i suoi apostoli (Giovanni 13-17). Qui, in realtà, siamo di fronte all’ultimo colloquio di Gesù con il Padre avviato dal suo gesto assai significativo di alzare gli occhi al cielo (v. 1).

In particolare i vv. 1-5 sono incentrati su quanto Gesù ha compiuto nel mondo su incarico del Padre e sulla conseguente richiesta di essere glorificato, ossia di essere reintegrato nella sua condizione divina; cosa, questa, che coinciderà con l’ora della sua morte.

Nei vv. 6-11a lo sguardo di Gesù si allarga «agli uomini che mi hai dato dal mondo», ossia ai credenti. Di essi viene sottolineata la simultanea appartenenza al Padre e a lui stesso (vv. 6-8) e, dunque, l’intervento a loro favore presso il Padre considerando che oramai lui, avviato alla glorificazione, non è «più nel mondo» mentre «essi sono nel mondo» (vv. 9-11).

 

Commento liturgico-pastorale

 

Questa domenica è orientata al compimento della Pasqua nel mistero dell’Ascensione del Signore. Il suo ritorno al Padre mentre segna un ulteriore stadio della sua esaltazione sulla Croce, segna d’altra parte una nuova situazione per i discepoli del Signore stesso. Questi, d’ora in poi, non lo avranno più fisicamente ma, attraverso il dono dello Spirito che «conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio» (Epistola: 1Corinzi 2,10b), potranno “conoscere”, ossia penetrare e sperimentare in pienezza ciò che Dio ha loro donato nel suo Figlio!

Si tratta di una realtà che riguarda ogni credente, ognuno di noi che formiamo oggi la sua Chiesa nata dalla Pasqua di morte e di risurrezione del Signore, nella quale culmina l’“opera” che il Padre gli ha dato da compiere mandandolo nel mondo.

È bene aver chiaro nel nostro cuore e nella nostra mente che quanti giungono alla fede vengono messi da Dio, al quale appartengono, nelle mani del Figlio il quale, tramite il suo Vangelo, ha “manifestato” ad essi il “nome”, ossia la realtà stessa di Dio in nessun modo conoscibile dai «dominatori di questo mondo» (1Cor 2,8).

Ed è proprio questo essere simultaneamente di Dio e del Figlio il punto di appoggio della comunità del Signore lungo i secoli. Essa sa di essere custodita dal Padre pur vivendo nell’ambiente ostile qual è il “mondo” e, di conseguenza, può serenamente attraversare i secoli.

La celebrazione eucaristica è l’ambiente nel quale avvertiamo la verità del dono della vita eterna che il Signore ci ha dato nella sua Pasqua. È la vita che ci viene elargita nella partecipazione al pane e al vino della mensa eucaristica nella quale la sperimentiamo come comunione con il Figlio e, in lui, con il Padre e possiamo così allietarci «dell’eterno destino di gloria che ci è stato donato nel Signore Risorto» (Prefazio).

La celebrazione, inoltre, è l’ambiente nel quale l’ascolto delle Scritture, rese a noi intelligibili dallo Spirito Santo, ci offre l’opportunità di vedere come tutta la storia della salvezza che si dispiega a partire dall’apparizione del «Dio della gloria» ad Abramo (Lettura: Atti degli Apostoli) fino alla liberazione dall’Egitto e alla costruzione del Tempio, preannunciava in realtà «la venuta del Giusto», ossia del Signore Gesù, il Figlio di Dio. Una “storia” nella quale sappiamo di essere coinvolti in prima persona sperimentandone gli effetti salutari sul mondo intero.

 

 

 

 

 

 

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In queste pagine potete trovare il commento alla liturgia domenicale e festiva secondo il RITO AMBROSIANO, curata da don Alberto Fusi.

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