7 agosto 2011 – VIII domenica dopo Pentecoste


1. L’ottava domenica “dopo Pentecoste”
   

Nella “chiamata” di Samuele viene annunciato ciò che avrebbe compiuto il Signore Gesù con il chiamare a sé gli apostoli come collaboratori nella missione di estendere il Regno. Vengono pertanto oggi proclamate le seguenti lezioni bibliche: Lettura: 1Samuele 3,1-20; Salmo 62; Epistola: Efesini 3,1-12; Vangelo: Matteo 4,18-22. Come Vangelo della risurrezione viene letto nella Messa vespertina del sabato che è quella della festa della Trasfigurazione del Signore (6 agosto): Luca 24,13-35. Le orazioni e i canti sono quelli della XIX domenica del Tempo «per annum» nel Messale ambrosiano.    


2. Vangelo secondo Matteo 4,18-22    

In quel tempo. 18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.     


3. Commento liturgico-pastorale    

Il brano evangelico è inserito nel più ampio contesto del racconto degli “inizi” del ministero di Gesù in Galilea (vv. 12-22) subito dopo aver ricevuto la notizia che Giovanni il Battista era stato imprigionato da Erode (v. 12). Gli “inizi”, in particolare, sono contrassegnati dal messaggio essenziale di Gesù: «Convertitevi. è prossimo ormai il regno dei cieli» (v. 17).

La scena si svolge «lungo il mare di Galilea», a Cafarnao dove Gesù viene ad abitare dopo essersi trasferito da Nazaret (v. 13). Il brano, da tenere legato a quanto precede (vv. 12-17), vuole mostrare come il regno dei cieli comincia, in effetti, a diffondersi tra gli uomini.

Il testo presenta una prima (vv. 18-20) e una seconda coppia di “chiamati”, composte entrambi da “fratelli” (vv. 21-22). I primi due: «Simone detto Pietro e Andrea» sono “visti” da Gesù nell’atto di compiere il gesto proprio alla loro professione di pescatori: «gettavano le reti in mare».

Proprio a essi rivolge un invito che è come un comando: «Venite dietro a me», un’espressione che indica la relazione alla quale li chiama Gesù: letteralmente a stare “dietro” a lui e, dunque, a diventare suoi discepoli. Il motivo di tale chiamata, capace di cambiare la loro vita, è quello di farli diventare “pescatori di uomini” ossia di renderli idonei a conquistare gli uomini al regno dei cieli. La reazione dei due è contrassegnata dalla loro prontezza a lasciare “le reti” e a seguirlo, accettando  in tal modo il mutamento della loro vita segnata oramai dalla sequela di Gesù.

Anche la seconda coppia di fratelli, Giacomo e Giovanni, sono chiamati mentre «riparavano le loro reti» e dunque nell’ordinarietà della loro vita di pescatori. Anch’essi, come Pietro e Andrea, “subito” si lasciano alle spalle la loro vita da pescatori e addirittura “il loro padre” e “lo seguirono” collocandosi cioè con decisione nella via del discepolato, sulle orme del Signore Gesù e, dunque, suoi collaboratori nella predicazione del Regno.

Osserviamo nel contesto del tempo liturgico che è in corso come nello sviluppo graduale della storia della salvezza che ha il suo culmine nella Pasqua del Signore, Dio ha “chiamato” dal suo popolo alcuni uomini da lui scelti per “annunciare” la sua Parola e la cui accoglienza è decisiva per la salvezza.

E' il caso davvero singolare della triplice “chiamata” del piccolo Samuele nel cuore della notte (Lettura: 1Samuele 3,4-8) e la prontezza di lui nel rispondere: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta», e soprattutto nel riportare fedelmente ciò che aveva udito dal Signore (v. 18).

Può sorprendere qui, come nel brano evangelico, che la chiamata Dio la rivolge ad un ragazzino come Samuele, a dei “pescatori” come i primi chiamati da Gesù presso il mare di Galilea, o, come nel caso di Paolo, a un “nemico” un “persecutore”, un “bestemmiatore” ovvero, come lui stesso afferma: «A me, che sono l’ultimo fra tutti i santi» (Epistola: Efesini 3,8).

Comprendiamo così come è la “chiamata” di Dio del tutto libera e misteriosa a rendere idonei i “chiamati” alla loro “missione”: Samuele come “giudice” tra il popolo; i primi quattro apostoli come conquistatori di uomini al regno di Dio; Paolo al quale: «è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo e illuminare tutti sull’attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio...» (vv. 3,8-9) vale a dire che ogni uomo, senza eccezione, è chiamato: «in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo» (v. 6).

La “chiamata” del Signore è incessante anche ai nostri giorni. Egli non smette di chiamare a collaborare con lui alla vera unica indispensabile missione: introdurre l’umanità nel Regno che lui è venuto ad annunciare e a impiantare realmente in questo nostro mondo, ovvero a far «trascorrere l’uomo da una condizione di morte ad una prodigiosa salvezza» (Prefazio).

E' la chiamata che egli rivolge anche a noi che, partecipando all’Eucaristia, ascoltiamo l’annuncio potente del Signore Gesù Cristo, che ci parla nelle Divine Scritture e che partecipando del Pane e del Vino dell’altare «formiamo un solo corpo», quello del Signore che attende di accogliere in sé ogni uomo e ogni donna.

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In queste pagine potete trovare il commento alla liturgia domenicale e festiva secondo il RITO AMBROSIANO, curata da don Alberto Fusi.

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