25
set

Papa, Dalai Lama e pregiudizi digitali

Ansa
Ansa

Joseph Ratzinger a confronto con Tenzin Gyatso, un faccia a faccia tra le due reputazioni digitali nel web italiano condensato in una ricerca effettuata da Reputation Manager nel luglio 2012 e pubblicata su Espansione agli inizi di settembre (scarica la ricerca in pdf). Chi è il secondo dei due? Si tratta del quattordicesimo Dalai Lama, ma già il fatto che sia meno nota la sua vicenda personale in Italia lo espone meno a critiche e pregiudizi.

Benedetto XVI e il Dalai Lama, due autorità spirituali di altissima levatura morale che, però, fanno riferimento a percorsi completamente diversi. Il primo è riferimento per i Cristiani cattolici, testimoni di un Dio che si è incarnato e, pertanto, sono profondamente attivi nella quotidianità, attenti agli aspetti etici del vivere personale e comunitario. Il secondo è la massima autorità del Buddhismo tibetano, una particolare tradizione del buddhismo Vajrayana, che sostiene la vacuità e l’illusione dell’essere e propone un cammino di liberazione, di consapevolezza e di conoscenza delle verità ultime.

Sarà questione di vera conoscenza dei due personaggi e del loro messaggio o di simpatia a pelle? Viene da chiedersi perché nella sua ricerca Reputation Manager abbia riportato solamente alcuni commenti che sviliscono la figura di Benedetto XVI e non abbia fatto alcun riferimento alle decine e decine di post entusiasti pubblicati nei vari siti che hanno seguito la Giornata mondiale dei giovani di Madrid o non si sia accorto della costellazione di siti che raccolgono e rilanciano quotidianamente i messaggi del Papa, con notevoli ripercussioni nei social network.

Forse, in questi casi, vale la pena di rispolverare la teoria della “coda lunga” di Chris Anderson che ci rammenta come nel web l’attenzione distribuita in tanti piccoli siti e contributi multimediali possa diventare molto più significativa di chi genera massa critica.

Nella ricerca, poi, è riportato un testo estrapolato da un blog nel quale si fa riferimento a presunti “proclami razzisti contro l’Islam da parte di Benedetto XVI che hanno sollevato vivacissime proteste da parte del mondo islamico”. Polemica vecchia e poco documentata. Basta dare uno sguardo a testi e foto che raccontano in Rete l’ultimo viaggio del Papa in Libano per comprendere che la situazione non è questa, anzi…


È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio.
Albert Einstein

Pubblicato il 25 settembre 2012 - Commenti (1)
13
set

Apple e il controllo remoto. Su di noi

Tom Cook durante la presentazione dell'iPhone 5 (Reuters).
Tom Cook durante la presentazione dell'iPhone 5 (Reuters).

Grandi novità in casa Apple: è appena uscito dal guscio un nuovo smartphone in alluminio e vetro che polarizza l’attenzione del mondo. L’attesa è stata alimentata da mesi nel web con anticipazioni e ipotesi e, probabilmente, ha contribuito a far passare sottotraccia una notizia che invece ha dell’inquietante. Il 28 agosto scorso è stato depositato un brevetto che consente all’azienda di Cupertino di disattivare forzatamente alcune funzioni di apparati wireless come cellulari, tablet o computer.

In pratica significa che un giorno, entrando in chiesa o in biblioteca, potrebbe succedervi di scoprire che il vostro telefono è stato spento a distanza da un dispositivo che ne ha forzato le funzioni. O, in caso di emergenza, le forze di polizia potrebbero isolare un’intera zona impedendovi di chiamare i vostri familiari ed amici per impedire a terroristi o criminali di comunicare tra di loro. Tutto perfettamente legale e accettato da voi nel momento in cui avete acquistato quell’apparato mobile.

Questo apre la strada ad un controllo remoto sempre più spinto, non deciso dall’utente, dei dispositivi che portiamo in tasca. Non si tratta di una bella sensazione, anzi, è un ulteriore contributo che va ad alimentare la cultura del sospetto nei confronti degli apparecchi elettronici e dei loro produttori. Con il pretesto di offrire nuovi servizi si costringe l’utente a consegnare una parte della sua libertà ad aziende ed operatori telefonici.

Al momento si tratta solo di un brevetto, non sappiamo se verrà tradotto in pratica negli apparati radiomobili, ma è sufficiente a generare una seria inquietudine. Qualche anno fa aveva suscitato una forte polemica in Rete il cosiddetto "Killswitch", una sorta di lista nera interna al cellulare che avrebbe dovuto bloccare da remoto applicazioni potenzialmente dannose senza il consenso dell'utente. In quel frangente le associazioni dei consumatori avevano inviato un esposto urgente al Garante della Privacy «per verificare le compatibilità con l'ordinamento italiano ed europeo». Oggi i più accorti si stanno chiedendo fino a dove si spingerà il controllo della tecnologia sull'uomo visto che ciascuno di noi sta consegnando una miriade di dati all'elettronica, molto spesso in maniera del tutto inconsapevole o poco prudente.

Pubblicato il 13 settembre 2012 - Commenti (1)
27
ago

Il pulcino Pio e il cinismo della morte

La storia del "pulcino Pio" è il tormentone dell'estate. Ma tanti genitori protestano per come finisce la filastrocca e per il modo amaro con cui parla della morte ai più piccoli.


Il “pulcino Pio” è nato nel maggio scorso a Radio Globo (www.radioglobo.it), un’emittente che copre Roma e provincia, come canzone per bambini sulla falsariga di una filastrocca brasiliana che assomiglia alla nostra “vecchia fattoria”. Estremamente semplice e lineare nella linea melodica, ha catturato piccoli e adulti che lo ballano da un capo all’altro della penisola senza timore di essere giudicati troppo infantili. Anzi sembra essere proprio questo ritorno all’età puerile il segreto del suo successo.

A differenza della storia originale brasiliana, però, “il pulcino pio” si conclude in modo estremamente cinico, con un trattore che schiaccia il piccolo implume giallo. Un finale dal sapore amaro che ha deluso molti tra i più piccoli e suscitato la perplessità dei genitori. Era necessario un finale splatter per una canzone destinata all’infanzia o si poteva trovare un espediente migliore? Morgana Giovannetti, ex bambina prodigio del Bagaglino e voce del tormentone, ammette in un’intervista pubblicata sul web: «Dovevamo trovare un finale e, non sapendo che fare, abbiamo deciso in maniera un po’ cinica di farlo fuori».

Non si tratta di fare del moralismo su una canzoncina leggera o di attaccarsi ad un cavillo. E’ pur vero che i bambini possono assistere a scene raccapriccianti semplicemente accendendo la tv domestica, anche in fasce orarie protette. Il desiderio è solo quello di fermarsi per qualche istante a riflettere su quanto sia delicato e complesso parlare ai bambini più piccoli della morte.

Un buon numero di genitori mi ha chiesto come fare per spiegare ai loro figli la cruda realtà della morte in modo coerente con la fede cristiana. Non è semplice, è bene muoversi in modo progressivo ma veritiero, senza inventarsi soluzioni troppo fantasiose, altrimenti la morte rischia di essere una realtà accostata solo attraverso schermi e monitor, lontana da ogni coinvolgimento personale. Proteggere ad oltranza un figlio dal contatto ravvicinato con questa dolorosa realtà che tocca le nostre esistenze forse non è la strada migliore. Tenendo sempre presente che i cristiani credono (o almeno questo è ciò che la loro fede propone) in una vita dopo questa vita.

Il modo dispettoso e gratuito con cui il pulcino Pio termina la sua esistenza ha suscitato le proteste di molti genitori. Forse anche per questo a Radio Globo stanno pensando di farlo risuscitare.

Pubblicato il 27 agosto 2012 - Commenti (4)
15
ago

La rivoluzione di padre Hannan

Far crescere la spiritualità cristiana attraverso i film?

E farlo, tra l’altro, in una struttura per esercizi spirituali dove si osserva il massimo silenzio? E’ l’originale obiettivo che da qualche anno si è posto Peter Hannan - un canuto gesuita di Dublino che da anni sperimenta il linguaggio simbolico nel suo ministero sfidando la forma classica e le aspettative degli uditori più tradizionalisti.

«Sono stato missionario nello Zambia per 12 anni - spiega padre Hannan- al mio rientro in Irlanda ho approfondito l’approccio catechetico, ovvero come comunicare quelle verità di fede che sembrano così sganciate dalla vita dell’uomo di oggi. Attraverso canzoni, immagini e spezzoni di film ottengo molto più che con qualsiasi omelia.»

Ai suoi ritiri spirituali in cui utilizza il cinema, chiamati “Movies that matter” (film che interessano, che contano), partecipano molti giovani attratti  inizialmente dal linguaggio cinematografico e successivamente coinvolti in un profondo cammino spirituale.

«Il mio metodo è semplice –continua padre Peter, 77 anni compiuti- presento il film, lo si guarda insieme, e poi dò spazio alle storie personali. Il cinema diventa un ponte tra la vita dei presenti e le vicende narrate nella Bibbia. Fermarsi ad ascoltare il vissuto, anche senza farci sopra immediatamente della catechesi, non è mai tempo perso! E’ fondamentale per portare quella persona ad incontrare il Cristo

Padre Peter Hannan è un noto autore di libri di spiritualità in Irlanda. Ne ha scritti otto (www.peterhannan.ie/books.html). I più curiosi sono quelli che collegano l’enneagramma, una mappa che descrive nove tipi di personalità (http://it.wikipedia.org/wiki/Enneagramma_della_personalit%C3%A0), all’amore di Dio. «Possiamo percepire l’amore che Dio ha nei nostri confronti, in nove modi diversi –spiega l’originale gesuita- che richiamo altrettante rappresentazioni del volto del Padre o di Gesù Cristo. Ognuno può scegliere quale volto è più consono alla sua storia personale.»

Il blog di Peter Hannan replica nel nome il titolo di un suo libro “The quiet revolution” (www.peterhannan.ie), una pacifica rivoluzione interiore che lui tenta di scatenare con fotogrammi e pagine della Scrittura, ma anche una provocazione per chi pensa che la spiritualità si alimenti con prassi noiose e pesanti da reggere.

Pubblicato il 15 agosto 2012 - Commenti (0)
09
ago

Schwazer e la morale del web

Alex Schwarzer, l’atleta escluso dalle olimpiadi per doping, ha affermato inizialmente di essersi procurato l’Eritropoietina, una proteina che stimola la produzione di globuli rossi, tramite Internet. Ha poi cambiato versione affermando, comunque, che aveva usato la Rete per informarsi su come procurarsela. Difficile credergli, pochi sono disposti a pensare che abbia agito in modo tanto dilettantesco. In ogni caso tutto è possibile.

Al di là degli sviluppi che emergeranno da questa vicenda per fare ulteriore chiarezza, va rilevato un meccanismo che si insinua spesso nella mente dei cybernauti: ciò che è possibile può diventare anche lecito. Alcuni fatti gravi capitati all’interno di scuole superiori del Nordest con cui sono venuto a contatto, ad esempio, hanno fatto emergere come l’aver letto informazioni in Rete e aver condiviso progetti malsani con altri utenti abbia in qualche modo sospeso il giudizio morale sull’azione da compiere.

Non sembra trattarsi solamente di un fenomeno legato alla crescita che coinvolge gli adolescenti, basti pensare a quanti tradimenti coniugali si consumano in Rete per comprendere che il confine tra il possibile e il lecito è diventato una sottile membrana permeabile.


Le cronache locali riportano spesso notizia di sportivi che hanno assunto sostanze dopanti acquistate attraverso in web e recapitate direttamente a casa in un pacco anonimo e poi sono stati traditi dall’uso dilettantesco che ne hanno fatto e sono finiti in un letto d’ospedale.

In Rete si trova di tutto: da come costruire un ordigno artigianale a come abortire senza far sapere nulla alla propria famiglia. Informazioni che fino a qualche anno fa richiedevano una soglia di accesso discretamente alta e che ora sono alla portata di tutti.


Forse andrebbe fatto qualche passo ulteriore nella formazione delle giovani coscienze. Chi ha l’arduo compito di formare, educare, sostenere, allenare altre persone tenga presente che i contenuti della Rete possono contribuire ad abbassare le soglie della coscienza, il cervello fa il resto. Proprio per questo è bene che qualcuno ci ricordi lucidamente che non tutto ciò che è facilmente accessibile e condiviso diventa automaticamente lecito.

Pubblicato il 09 agosto 2012 - Commenti (0)
03
ago

Il turismo religioso

Turismo religioso. È un termine che mi mette sempre un po’ in guardia, più che rassicurarmi. La diffidenza sorge da più di un’esperienza personale dal gusto un po’ amaro, ma non è certo sufficiente a scoraggiare l’esplorazione di nuove strade che possono socchiudere la porta alla preghiera e alla spiritualità.

Dico “socchiudere” perché non è automatico che un viaggio, un pellegrinaggio, la visita ad un santuario o ad un luogo si trasformino immediatamente in un’esperienza spirituale. Anzi. Le attese di chi intraprende un percorso legato alla religione possono essere molte e, se ben accompagnate, emergono durante il viaggio stesso più che nella meta raggiunta.

Ricordo lucidamente, come se fosse capitata ieri, una mia esperienza di accompagnatore di pellegrini a un santuario mariano: ho raccolto le aspettative all’andata e i commenti delusi al ritorno ma, in realtà, ho visto alcuni dei miei compagni di viaggio cambiare prospettiva e atteggiamento grazie alla preghiera, alla condivisione, alle difficoltà del viaggio stesso.

Il turismo religioso non equivale direttamente ad un’esperienza di fede. Ci si può fermare anche soltanto alla visita di luoghi sacri di grande bellezza e suggestione senza che però questo abbia alcuna conseguenza o risonanza nel vissuto personale. Per chiarezza nei propri e altrui confronti è bene sgombrare il campo dall’equivoco.

La Rete più diventare utile anche per orientare in questo ambito. Attenzione, però! Dietro a siti che segnalano itinerari o case di ospitalità religiosa si nascondono operazioni commerciali che poco hanno a che fare con il turismo religioso. Troverete in internet molti portali che elencano case per ferie, conventi e altri luoghi che offrono ospitalità semplice. Non fidatevi ciecamente, controllate sempre tramite un motore di ricerca se quella determinata struttura esista, chiamate al telefono e magari verificate se nel web esistano già opinioni di altri viaggiatori in merito.

Anche se siete amanti del turismo religioso pedestre fate molta attenzione. Come vi fanno ben notare su http://www.ilcamminodisantiago.com/sopravvivere/ è meglio percorrere itinerari alternativi per evitare che in questi casi la meta sia una corsa ad accaparrarsi il letto per la notte e non godere del cammino, dei paesaggi e delle proposte di spiritualità.

Pubblicato il 03 agosto 2012 - Commenti (0)
13
lug

Internet non è un diritto dell'umanità

Internet diritto fondamentale dell’umanità? E’ così che hanno titolato molte testate del web e della carta stampata, all’indomani dell’approvazione della Risoluzione L.13 (testo del 29 giugno, risoluzione adottata dal 6 luglio 2012) da parte del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni unite.

A leggere bene il testo appare chiara la distorsione comparsa nei titoli dei giornali: si parla dell’estensione degli stessi diritti di cui si gode offline, compreso quello di espressione, al cyberspazio ma non si menziona affatto il diritto all’accesso, che rimane condizionato da un concorso di fattori, non ultimi quelli tecnici.

Internet viene riconosciuto dal documento Onu come forza trainante per accelerare il progresso e per questo motivo nella risoluzione si invitano gli Stati a promuovere e favorire l’acceso alla Rete.
Il web, però, è un’opportunità e non un diritto, il vero diritto è quello alla libertà personale da esprimere in Rete.
Da qui ad educare i cybernauti al rispetto della libertà altrui ce n’è di spazio! Negli ultimi anni i Social network sono stati infestati da gruppi razzisti, inneggianti alla violenza da foto e immagini inguardabili, da feroci attacchi personali che poco hanno da spartire con la libertà di espressione.

Le sanzioni dei moderatori spesso si fanno attendere e non sempre sono commisurate con la gravità dei fatti. L’intervento delle forze dell’ordine è impensabile per un numero così alto di possibili reati che si moltiplicano di giorno in giorno. I privati spesso rinunciano alle azioni legali a causa dei costi e dei tempi che richiedono. Rimane una sola risorsa in grado di garantire rispetto, libertà e dignità degli individui in Rete: il controllo degli altri utenti che con pressioni suoi moderatori e altre azioni massive possono scoraggiare comportamenti lesivi.
E se iniziassimo, timidamente, a parlare di coscienza collettiva della Rete?

Pubblicato il 13 luglio 2012 - Commenti (0)
02
lug

Bocciato non fa rima con peccato

L'ammonimento che invita i bocciati a confessarsi.
L'ammonimento che invita i bocciati a confessarsi.

Bocciato=peccato. Un'equazione che non sta in piedi. E lo dico dopo aver ascoltato decine di giovani che in questi anni mi hanno tracciato un quadro lucido e spietato della loro fatica nell'affrontare la scuola.

Eppure un parroco veneto già abbondantemente citato dai giornali, ha esposto, sotto un volto di Cristo dall'espressione intensa, un cartello che indica la chiara corrispondenza tra l'essere bocciato e l'aver percorso una strada di peccato.

Aggiungendo un perentorio “Provvedi!”, riferendosi ovviamente alla confessione. Il tutto condito, in calce, dalla nota espressione “Avviso sacro” che esenta dalle tasse di affissione pubblica.

 

Molti (soprattutto genitori con figli definiti “problematici”) hanno condiviso la modalità di espressione del parroco veneto, affermando che si tratta di comunicazione efficace. Sono molto perplesso... anche i pugni sullo stomaco sono efficaci, ma non so se siano il modo migliore per risolvere i problemi e, comunque, mi permetto di scostarmi nettamente dal contenuto espresso.

Lo faccio dopo aver raccolto le confidenze di chi ha lottato a scuola per un anno intero, cercando di superare i limiti che la natura gli ha consegnato come fardello penalizzante, dopo aver ascoltato storie di giovani costretti, implicitamente o esplicitamente a scegliere un percorso formativo non adatto a loro, solo per compiacere le attese degli adulti.

Quel parroco, per giustificare la sua posizione, scrive: «Caro bocciato, mi fai pena e rabbia. É umiliante anche per te dover segnalare ad altri la tua bocciatura. Spiace a tutti perdere un anno per pigrizia, leggerezza, indisciplina. Vizi, o limiti, che si radicano nella vita ben oltre il periodo scolastico. Ti invito a verificare perchè ciò è accaduto».

 

Collaborando da tempo con formatori che si occupano di disagio e marginalità, di dispersione scolastica e prevenzione, mi sento di dire che pena e rabbia non sono forse i sentimenti che possono aiutare un ragazzo a dare una svolta alla sua vita. Anzi! Spesso dietro l'incapacità di concentrazione e di mettere a frutto i propri talenti ci sono disagi forti e sofferenze inconfessate che segnano profondamente l'animo di quei giovani e che meriterebbero percorsi “medicinali” e carezze più che schiaffi.

 

Non è casuale l'aver appeso l' “avviso sacro” sotto lo sguardo limpido del Maestro. Bisogna stare attenti al volto di Cristo che trasmettiamo oggi, condizionerà la fede dell'adulto di domani, se riuscirà a resistere a certe bordate. Molti giovani si sono allontanati dalla pratica cristiana proprio perchè si sono sentiti giudicati nella loro fragilità.

Perchè non lasciare parlare direttamente Cristo e il suo vangelo? Forse hanno espressioni più sagge delle nostre provocazioni ad effetto...

Pubblicato il 02 luglio 2012 - Commenti (5)
14
giu

"Smanettoni" al servizio della Chiesa

Un ecumenismo (= cammino di dialogo tra le varie chiese cristiane) spicciolo ma non per questo meno profondo e reale che passa attraverso l'amicizia, la preghiera comune, la buona tavola e, talvolta, anche attraverso il gioco. È questa la base su cui ogni anno un gruppo di webmaster cristiani provenienti da tutta Europa costruisce il suo consistente lavoro di condivisione di risorse e prospettive. «Abbiamo a cuore tutti lo stesso obiettivo: crescere nella fede e poter far crescere altre persone che incontriamo attraverso il web - spiega Ralf Peter Reimann, pastore luterano di Dusseldorf - e questo si può realizzare solo se facciamo squadra tra di noi e iniziamo a collaborare in modo consistente».

Si va dal progetto tedesco di una chiesa realizzata in stile cartoon (www.kirche-entdecken.de) per spiegare la liturgia ai bambini alla grande campagna per gli adulti che si sono allontanati dalla fede della Chiesa luterana di Finlandia (http://uskotoivorakkaus.fi/).

Il gruppo di simpatici smanettoni che si riconosce sotto la sigla Ecic, la Conferenza dei webmaster cristiani d'Europa, si incontra ogni anno in una diversa città del vecchio continente. Quest'anno è toccato a Roma, meta sempre gradita perché permette in testa o in coda all'evento una visita personale alla città (clicca qui per visionare uno slideshow dell'evento).

Non poteva mancare la curiosità per l'attività nel web del Vaticano e così una delle sessioni di lavoro si è svolta nella sala Marconi di Radio Vaticana. «È stato davvero interessante - ha commentato a caldo Juha Kinanen, un webmaster della Chiesa luterana finlandese - vedere come un'istituzione così complessa e con un retroterra storico tanto consistente sia riuscita a sbarcare in Rete in modo tanto rapido e differenziato. Certo, l'approccio al web è un po' rigido visto il carattere istituzionale della comunicazione, ma lo sforzo è davvero notevole».

Le chiese protestanti del nord Europa utilizzano da tempo le nuove tecnologie come supporto all'azione pastorale. «È importante inserirsi in quello che oggi definiamo non più un dialogo, ma un “polilogo”, ovvero una conversazione che coinvolge più utenti contemporaneamente e non necessariamente tutti allo spesso tempo» ha sottolineato Christian Grund Sorenson, un operatore pastorale della Chiesa luterana di Svezia. Alcuni stanno cercando di farlo con una web tv, altri segnalando e condividendo le risorse come, per esempio, nel progetto della Chiesa evangelica in Germania, geistreich.de, all'interno del quale vengono segnalate idee meritevoli di essere sostenute.

Tutte le informazioni relative alla conferenza si possono trovare sul sito www.ecic.org

Pubblicato il 14 giugno 2012 - Commenti (0)
04
giu

Family 2012, un bilancio

Da “veterano” delle Giornate mondiali dei giovani, eventi per alcuni aspetti analoghi al mega raduno di Bresso, continuo a chiedermi: dov'è sparito il milione di persone che era radunato sulla pista dell'aeroporto milanese?

Dissolti in poche ore, lasciando pochi residui del loro passaggio.

C'era lo stesso numero di persone che ha partecipato alla Gmg di Colonia nel 2005, eppure non sembra si sia registrato nessuno dei pesanti inconvenienti che hanno caratterizzato quel raduno mondiale: nessun tappo di folla, deflusso ordinato e fluido verso le stazioni della metropolitana e i 4000 pullman parcheggiati ordinatamente attorno all'area della celebrazione domenicale. Forse è stato diverso il senso di responsabilità dei partecipanti, diverso il tempo di permanenza, diversa la modalità di accesso e deflusso, in ogni caso la cosa ha dello stupefacente. Complimenti all'organizzazione, la macchina ha funzionato davvero bene!

I pellegrini all'ultima uscita della metropolitana im cammino verhttp://www.flickr.com/photos/famigliacristiana/7325247300/so il parco di Bresso

L'Incontro mondiale delle famiglie ha avuto un senso davvero compiuto per chi ha potuto partecipare come convegnista a tutto il percorso, accoglienza nelle famiglie compresa.

Gli altri hanno assaporato un frammento, un singolo evento che li ha proiettati, però, in una dimensione di Chiesa aperta e accogliente che sa abitare piazze e stadi e si è dimostrata meno rigida di quanto ci si aspettava. «La prima sensazione che ho provato con mia famiglia - mi confida Renato, 46 anni della provincia di Vercelli - è stata la delusione. Ci siamo messi in viaggio per partecipare alla veglia del sabato sera, ma siamo capitati in un settore lontano dal palco e il Papa non l'abbiamo visto nemmeno passare all'inizio: tanto valeva vederla da casa, in tv. Le parole di Benedetto XVI sulla crisi e sull'accoglienza dei divorziati mi hanno scaldato il cuore e ho cambiato idea. I figli, poi, hanno fatto conoscenza con altri ragazzi conosciuti al momento. Alla fine della veglia si sono messi a ballare e non volevano più venir via».

Veglia con il Papa

Peccato, mi vien da dire, per i movimenti che hanno sempre un loro momento di raduno dedicato all'interno di questi grandi eventi. Certo capisco sia piacevole e importante incontrarsi tra di loro, guardarsi in faccia, ascoltare le proprie guide, celebrare con il proprio stile. Il messaggio che passa all'esterno, però, è che l'esperienza di Chiesa fatta con gli altri fedeli fuori dal movimento non sia sufficiente e ci sia un di più al quale non è possibile rinunciare.

Tra le varie testimonianze ascoltate in questi giorni mi ha colpito quella del gruppo musicale “The Sun”, quattro artisti che si sono esibiti a Bresso prima dell'arrivo del Papa sabato pomeriggio. Non hanno la faccia da giovani dell'oratorio, eppure le loro canzoni puntano il dito verso l'alto, parlano della vita dopo la vita, dell'importanza della fede nel percorso di questa esistenza. Sono maledettamente credibili, perchè assolutamente veri. Stringono tra le mani un contratto triennale con la Sony Music Italy e vogliono bene a questa Chiesa che hanno riconosciuto come ambiente vitale dopo aver cercato la felicità per tutt'altre strade. E il loro cambiamento è partito proprio dalla famiglia, come raccontano pubblicamente con la forza della semplicità.

Pubblicato il 04 giugno 2012 - Commenti (0)
03
giu

Bresso, tanta gioia in attesa del Papa

I cancelli della spianata di Bresso si sono aperti alle 4 del mattino e c’era già una piccola folla in attesa. Le poche centinaia di persone che hanno deciso di trascorrere la notte all’aperto sono state radunate  in un settore vicino al palco. Tra la folla che ha occupato i contano tante famiglie ma anche pellegrini che desiderano condividere questo momento di preghiera con un’assemblea così vasta e con il Santo Padre.

 

Chi ha vissuto veramente in pieno l’esperienza dell’incontro sono le famiglie giunte a Milano sin dall’inizio della settimana, ospiti delle famiglie del luogo, che hanno gustato l’accoglienza e sperimentato il confronto con coppie provenienti da ogni paese del mondo. Ce lo conferma la coppia responsabile della pastorale familiare di Grosseto che ha provocato anche un consistente cammino di preparazione prima dell’evento.  «L’ospitalità nelle famiglie è stata straordinaria – spiegano Giulio e Angela Borgia, responsabili dell’Ufficio diocesano e delegati a partecipare al congresso internazionale- per noi è stato importante vivere l’intera esperienza di scambio e dialogo di cui questa celebrazione è solo la conclusione.»

Martina, una piccola congressista, mi racconta del “giardino” che ha realizzato in questi giorni e degli animali che l’anno guidata a capire cosa stava succedendo. All’inizio non capisco ma poi i genitori mi spiegano che da mercoledì a venerdì si è svolto parallelamente anche un congresso dei ragazzi.

 

Family 2012

 

In attesa del Papa, nel corridoio centrale, del settore sotto il palco vengo fermato da un ragazzo che suona la cornamusa. «Conosci il Papa?» Mi chiede, e subito comprendo che ha qualche problema nel muoversi e nell’esprimersi. Ma suona bene e con passione lo strumento che ha tra le mani. Vorrebbe portare la sua musica davanti al Papa, è una cosa che sa fare bene e che lo rende orgoglioso. Nel frattempo allieta le persone che gli stanno intorno e regala sorrisi e leggerezza a quanti passano di là.

 

 

Due volontarie davanti al settore 7 stanno discutendo della veglia di ieri sera. Sono state colpite dall’intervento di Benedetto XVI sulle coppie divorziate. Mi incuriosisco e chiedo cosa ne pensano.«Mia sorella è divorziata –mi spiega Laura, una delle due- ma lei l’ha subita questa storia, avrebbe voluto ricostruire ma non c’è riuscita. Soffre terribilmente di non poter fare la comunione ma sono contenta che abbia sentito le parole del Papa ieri sera». La regole non cambiano, ma l’affetto e l’accoglienza sono arrivati a molti tramite il piccolo schermo. Quello dei separati e dei divorziati è un settore pastorale che richiede una speciale attenzione e una serie di cammini di accoglienza e sostegno che non sono più rinviabili al giorno d’oggi.

Il tempo ha retto: niente pioggia sino alla fine della celebrazione e durante il deflusso. Un dono soprattutto per chi ha figli piccoli ed è giunto fin qui armato di passeggini, biberon e pannolini. La pazienza di tanti piccoli è finita da un pezzo ma anche loro hanno avuto la percezione di aver vissuto un evento speciale. E chiedono di salire sulle spalle per vedere, anche se della dimensione di un puntino bianco, il Papa.

Pubblicato il 03 giugno 2012 - Commenti (0)
02
giu

A Bresso la gioia delle famiglie del mondo

“Una Gmg su scala minore con la presenza di tanti adulti e bambini.” Così hanno definito in molti la veglia serale del VII incontro mondiale delle famiglie di Milano. Il colpo d’occhio può essere simile ma alcuni elementi si differenziano notevolmente. La responsabilità, ad esempio, dovuta alla presenza così massiccia di bambini piccoli.
Gli spazi sono più ampi, le modalità di gestione diverse. Anche il divertimento che non è più a base di battaglie acquatiche amplificate dagli idranti dei pompieri ma si snoda attorno a canti graditi ai più piccoli, giochi semplici, danze in cerchio.
Pochi hanno le cuffiette sulle orecchie, pochi tra i più piccoli hanno in mano cellulari, lettori musicali, videogiochi. Anche il tempo è stato clemente con le famiglie consentendo a chi è arrivato già dalle 15 di non cuocere a fuoco lento sotto il sole.

Bresso



Alcune famiglie in mezzo alla spianata di Bresso sono in ginocchio e pregano brevemente con i figli per varie intenzioni
: popolazioni terremotate, famiglie del mondo, per chi ha perso il lavoro o non ha nemmeno di che vivere.
Lucia è venuta da Manaus, Brasile, con la sua famiglia e altre venti persone della diocesi perché dice che volevano assaporare la dimensione internazionale della Chiesa.

Hanno faticato per il viaggio e per vari inconvenienti, ma non ne fanno problema, vanno dritti al risultato.
L’atmosfera è sciolta, non c’è la ressa delle Gmg, il controllo stretto dei volontari e della polizia, anche sotto il palco del Papa sembra ci si muova con più fluidità. Una bimba che viene dalla Croazia insieme a genitori e fratellino stringe tra le mani un porcellino salvadanaio. «Vorrei donarlo ad bambino che ne ha bisogno» mi spiega.
Inizia la veglia, il Papa non passa tra i settori, c’è un po’ di delusione tra i bambini, volevano vederlo. Ci sono anche molti gruppi di ragazzi preadolescenti, accompagnati dalle famiglie, che hanno desiderio di vivere una mini avventura.

Un gruppo di loro mi racconta che vorrebbero dormire qui. La delegazione ufficiale della Repubblica Dominicana scopre all’ultimo momento di non avere aste a sufficienza per il numero di bandiere. Così si spostano di qualche centinaio di metri e prendono dal parco di Bresso qualche ramo utile a raggiungere il loro scopo. La veglia è a misura di bambino, non dura molto, al termine il deflusso risulta più agile. 

La spianata di Bresso si spopola gradualmente mentre la festa continua grazie alla presenza di artisti provenienti da vari paesi del mondo. Quacuno, pochi in verità, si prepare per trascorrere la notte all'aperto.

Family 2012

Tra le coppie sposate con figli incontriamo Ezio, un diacono permamente. Ci parla di due doni complementari: il matrimonio e la dimensione ministeriale. Con la moglie, Maria Grazia, si parla anche del lavoro domenicale e festivo, lei è infermiera e comprende bene la difficoltà di lavorare a turni. Lo ricorda anche il Papa: la festa va difesa, ma anche la famiglia dev’esser soggetto di maggiore tutela. Vengono nominate le famiglie terremotate: un collegamento in diretta con S. Felice sul Panaro consente al Santo Padre di parlare loro. Alcuni, in quel momento, tirano fuori dalla tasca il rosario e iniziano a pregare.

Pubblicato il 02 giugno 2012 - Commenti (0)
02
giu

Il volto giovane della Chiesa

Adele parla un buon Italiano fluente anche se è Brasiliana da sempre. I suoi genitori, originari della Basilicata, l’hanno allevata a pane e idioma della terra natia. Insieme a Ronaldo e Tatiana si occupa a Rio de Janeiro della pastorale familiare, in particolare degli adulti che hanno congelato la fede il giorno dopo la cresima e che possono ravvivarla in modo da poterla trasmettere ai figli.

Tutto il mondo è paese, il risveglio della fede è un’operazione che coinvolge non solo il vecchio continente ma anche le Chiese ritenute più giovani ed effervescenti.

Gli operatori di pastorale familiare di Rio hanno anche un blog che racconta le loro fatiche, pastoralfamiliarrj.blogspot.com (oppure facebook.com/pastoralfamiliarrj), nel quale stanno pubblicando foto e resoconti della loro trasferta italiana. «Ci siamo mescolati a ragazzi –mi spiega Adele- educatori e famiglie qui a San Siro per capire come loro educano i ragazzi ma soprattutto come coinvolgono nuovamente gli adulti.»

E di adulti ce ne sono tanti al Meazza, quasi in proporzione uno a uno, sono educatori e genitori che non hanno voluto perdere l’occasione di partecipare a questa festa. Alberto è papà di un ragazzo di undici anni, è venuto qui per curiosità ma non è coinvolto nel cammino di fede di suo figlio.

Diana  e Samanta hanno accompagnato anche loro i figli all’incontro. Sono convinte di dover dare un contributo alla crescita cristiana dei figli ma si sentono in difficoltà. Una delle due dichiara con schiettezza di non essere praticante ma è convinta che a questi preadolescenti serva una seria trasmissione di valori, iniziando dal rispetto.


Diana e Samanta

I ragazzi e i loro formatori rivelano con i loro gli occhi limpidi e sinceri un volto della Chiesa credibile, pur nel suo divenire. I commenti dei più piccoli rivela lo stupore di fronte alle curate coreografie che disegnano simboli colorati sul prato del Meazza. I messaggi trasmessi sono semplici e diretti, il ritmo è quello giusto, a misura di preadolescente.

Gli educatori non nascondono le loro fatiche. Alcuni non vogliono essere ripresi, né rivelare i loro dati personali, ma raccontano la difficoltà di intercettare la vita quotidiana di questi ragazzi che sono quotidianamente polarizzati da attenzioni diverse da quelle proposte del cammino di fede, se non contrastanti.

Altrettanto difficile coinvolgere in profondità le famiglie, che spesso delegano la formazione cristiana ad altre figure. La vitalità frizzante degli oratori rimane un terreno fertine di semina, come conferma Ciro, direttore delle attività di un oratorio della provincia di Milano.

L’arcidiocesi di Milano ha camminato molto nella formazione cristiana dei ragazzi, e si percepisce a pelle. Molto, però, resta ancora da fare. Lo confermano le parole ascoltate nel corso dell’incontro che sottolineano che questo è solo l’inizio di un cammino di iniziazione cristiana, non il traguardo.

Pubblicato il 02 giugno 2012 - Commenti (0)
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[VIDEO] Allo stadio con i cresimandi

Pubblicato il 02 giugno 2012 - Commenti (0)
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Affari di famiglia

C’è margine di ricupero quando una coppia scoppia, quando una famiglia è sul punto di disgregarsi per sempre? Secondo Retrouvaille (www.retrouvaille.it), un’esperienza nata negli anni ’70 in Canada non solo è possibile, ma addirittura è un percorso consigliato. «Noi, tramite un cammino cristiano –spiega Paola Galaverna coordinatrice nazionale insieme al marito del programma Retrouvaille- cerchiamo di aiutare coppie che stanno pensando alla separazione o al divorzio. Grazie al dono della nostra esperienza cerchiamo di aiutare altri a ritrovare la forza di costruire una relazione.» Questi due coniugi ribadiscono con la loro vita che “la riconciliazione è possibile” all’interno della Fiera della famiglia, la vetrina di buone prassi allestita nei padiglioni del Mico (Milano congressi) in via Scarampo a Milano.
E’ un segnale di speranza forse ancora troppo sottovalutato in una società dove le famiglie si disgregano con troppa facilità e chi opera in ambito pastorale spesso non ha strumenti adeguati per intervenire.



Pochi chilometri più in là, verso piazza Duomo, capita di incontrare una coppia di turisti provenienti dal Punjab con il classico turbante che agli Italiani di una certa età ricorda Kabir Bedi. Capitano spesso in Europa, uno di loro due parla un buon italiano fluente e racconta di essere un sostenitore della famiglia.
Non gli interessa la differenza di religione, d’altronde il Sikhismo si basa sull’adorazione del Creatore e sulla condivisione dei beni, compresa la cucina (il “Langar”) che mette allo stesso tavole le persone annullando differenze e privilegi.  



Più che dall’ufficialità dell’incontro sono rimasti colpiti dall’aiuto reciproco che hanno visto fiorire in questi giorni nelle famiglie milanesi e tra coppie provenienti da tutto il mondo. Prima di abbandonare Piazza Duomo, galvanizzata dalla presenza di Benedetto XVI, incontro casualmente una famiglia che ha una storia davvero singolare: lei è una ragazza Cecoslovacca, lui un indiano convertitosi al cristianesimo. Si sono conosciuti tramite il web. La loro, però, non è una storia fatta di bit ma un vero e proprio cammino di avvicinamento alla fede transitato attraverso le Giornate mondiali della gioventù e l’amore che li ha trasformati lentamente ma in profondità.

Pubblicato il 01 giugno 2012 - Commenti (0)

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Autore del blog

Un prete in Rete

Don Marco Sanavio

Prete della diocesi di Padova che dal 1999 si occupa di coniugare il mondo della tecnologia con la pastorale. Ha iniziato a collaborare con alcuni uffici della Conferenza episcopale italiana in occasione del Grande giubileo del 2000, creando il sito www.giovani.org. Attualmente è all'interno del consiglio direttivo dell’Associazione webmaster cattolici italiani. A Padova è direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali della diocesi e segue la formazione di adulti e ragazzi all'uso dei new media.

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