Don Sciortino

di Don Marco Sanavio

Prete della diocesi di Padova. Si occupa di coniugare la tecnologia con la pastorale. Ha collaborato con la Conferenza episcopale italiana per il Grande giubileo del 2000. È nel consiglio direttivo dell’Associazione webmaster cattolici italiani. A Padova è direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali della diocesi.

 
01
giu

[FOTO] Milano come la vedo io

Pubblicato il 01 giugno 2012 - Commenti (0)
01
giu

Bimbi al pc, se ne parla a Family 2012

L'interno di un padiglione in Fiera Milano City in occasione del Family2012 (foto Tosatto).
L'interno di un padiglione in Fiera Milano City in occasione del Family2012 (foto Tosatto).

Si può scegliere il nome di un figlio aprendo un dibattito su Facebook? Può diventare un’opportunità se la rete è vista come una risorsa per la famiglia, da dosare nei tempi e modo opportuni. Se ne è parlato all’incontro “Famiglia e comunicazione globale ” tenutosi al MiCo di Milano in occasione dell’Incontro mondiale delle famiglie (www.family2012.com/it/meeetings/18705).

A tessere la trama del confronto non solo i tre relatori, Josè Luis Restan, Piercesare Rivoltella e Norberto Gonzales Gaitano ma anche le numerose famiglie presenti in sala e quelle intervenute via Twitter (https://twitter.com/#!/search/realtime/family2012%20weca). “C’è una forte richiesta di informazioni riguardanti la sicurezza dei più piccoli –spiega Andrea Canton che ha seguito il flusso di messaggi elettronici giunti nel corso dell’incontro- che, comunque, è stato il tema centrale del meeting, ed è risultato con chiarezza che questo non significa impedire loro l’accesso agli strumenti informatici, ma dare ai mezzi elettronici la giusta collocazione all’interno della famiglia.”

Utili le segnalazioni di siti che si mettono a servizio della famiglia per aumentare la sicurezza dei piccoli cybernauti, come www.gianofamily.org o www.ilveliero.info.

In occasione dell’incontro che ha vista gremita di partecipanti la sala più capiente del MiCo, l’Associazione webmaster cattolici italiani (Weca) ha presentato in anteprima lo speciale “decalogo” sull’utilizzo del web in famiglia, scaricabile gratuitamente da questo indirizzo www.webcattolici.it/pls/webcattolici/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=212&rifi=guest&rifp=guest

Pubblicato il 01 giugno 2012 - Commenti (0)
24
mag

Melissa e il popolo della Rete

Nei primi anni del terzo millennio si usava pubblicare una “netiquette” accanto a forum e chat, una sorta di “etichetta”, di codice della Rete che cercava di suggerire i comportamenti più corretti per chi utilizzava la rete con un certo grado di interattività.
Forse qualche richiamo ad un codice etico, deontologico e alle più elementari norme di buon senso non farebbe male nemmeno oggi. La tragica vicenda che ha coinvolto le studentesse della scuola "Francesca Laura Morvillo Falcone” di Brindisi ha suscitato le reazioni più diverse nel popolo della Rete.

Molti, con grande rispetto, hanno pubblicato frasi affettuose, attestazioni di solidarietà e anche preghiere e frasi di commiato per Melissa Bassi. Sono comparsi anche video che ritraggono Melissa bambina, girati in occasione della prima comunione e di una recita scolastica. Qualunque fosse lo scopo di chi ha reso pubblici i video di certo c’è che il popolo del web ha scatenato una violenta reazione perché fossero rimossi al più presto, nel rispetto della giovane vittima. La netiquette, non scritta, è stata ribadita con forza dal comportamento concreto dei cybernauti che, a volte, sanno autoregolamentare un territorio che appare senza norme e confini.

Al di là delle opinioni personali sta nascendo in rete una sorta di autocoscienza, un sentire comune che per lo meno si pone domande e interrogativi su quanto transita attraverso il Web. Un processo autonormato con tutti i rischi del caso ma anche monitorato da migliaia di persone che gettano uno sguardo critico su processi che, altrimenti, sarebbero incontrollabili.

Senza appello, invece, il brutto scivolone del giornalista Sandro Ruotolo che ha pubblicato su Twitter nomi e foto che identificavano due sospettati dell’attentato di Brindisi, scagionati poi dalle verifiche degli investigatori. Loro hanno rischiato il linciaggio fisico, Ruotolo quello della Rete. Qualche minuto in più di attesa avrebbe giovato tutti, anche al buon giornalismo.

Pubblicato il 24 maggio 2012 - Commenti (3)
10
mag

La signora in giallo

E’ da annoverare tra le serie più longeve della storia della tv. “Murder, She Wrote”, in originale, è conosciuta in Italia con il titolo “La signora in giallo”, impersonata dal 1984 al 1996 da Angela Lansbury e, nonostante da sedici anni non ci siano più nuove produzioni di questo telefilm, puntualmente le sue storie tornano a farci compagnia sugli schermi domestici.

Vien da chiedersi quale sia il meccanismo che, nonostante la serie televisiva sia datata e venga puntualmente riproposta nell’ennesima replica, coinvolge tutt’oggi migliaia di spettatori della nostra Penisola.
Probabilmente la molla della curiosità, l’interesse per comporre gli indizi in un quadro unitario, il desiderio di costruire da sè il senso di una storia senza averlo già intuito dopo le prime scene. Ingredienti che, purtroppo, vengono a mancare in tante occasioni in cui si cerca di trasmettere un contenuto relativo alla religione o alla fede. Se le prime parole fanno già presagire un già detto e un già visto, difficilmente si innesca la curiosità per approfondire un cammino o far propria un’esperienza profonda.


Gli utenti della Rete, magari, preferiscono partire dalle curiosità più semplici e dalle questioni di base: «Le testimonianze sulla resurrezione di Cristo sono attendibili? Che senso ha la sofferenza degli innocenti? Scienza e fede sono in contrasto?» A partire dalle domande comune di credenti e non credenti è nato il progetto “Alateia”(www.alateia.org) presentato anche al primo incontro dei nuovi evangelizzatori svoltosi in Vaticano nel novembre 2011.
Si tratta di un approccio per indizi, uno stimolo a cercare la verità che fa leva sulla molla della curiosità, un percorso simile a quello delle narrazioni tinte di giallo che ti tengono sulla corda fino alla fine proprio perché stimolano la capacità di indagine personale.

Aleteia è una community che fa circuitare domande e risposte su temi riguardanti la religione, la fede personale, l’etica. Un’idea intelligente che rifugge dal preconfezionato per dare all’utente la possibilità di costruire un percorso a partire dal dubbio e, a volte, dal sospetto. Sospetto che esperti, biblisti, teologici e comunità di cristiani online cercano di sciogliere a partire dalla loro testimonianza di vita.

Pubblicato il 10 maggio 2012 - Commenti (1)
03
mag

E il tecnico Monti punta sulla Rete

La pagina web sul sito Governo.it dedicata alla raccolta delle domande poste dai navigatori.
La pagina web sul sito Governo.it dedicata alla raccolta delle domande poste dai navigatori.

Il termine inglese crowdsourcing  indica l’utilizzo di gruppi di persone comuni come risorsa esterna ad aziende e organizzazioni. Si tratta di una pratica virtuosa che ha reso possibile nel web lo sviluppo di software gratuiti e di progetti di intelligenza collettiva come, ad esempio, l’enciclopedia Wikipedia. Ad inventare questo neologismo è stato Jeff Hove, un giornalista newyorkese, che nel 2006 ha pubblicato su Wired.com un articolo sul potere della gente comune. E se un tempo le folle per organizzarsi necessitavano di leader, tempi e spazi consoni e strumenti di diffusione dei contenuti, oggi è tutto incredibilmente accelerato dalla Rete.

Sembra che anche il Governo italiano abbia fiutato i benefici del crowdsourcing, tanto da inserirlo come risorsa concreta all’interno della sezione dedicata alla spending review. «Tutti i cittadini –si legge nell’introduzione alla sezione speciale- attraverso il modulo Esprimi la tua opinione”, hanno la possibilità di dare suggerimenti, segnalare uno spreco, aiutando i tecnici a completare il lavoro di analisi e ricerca delle spese futili.» Una proposta che fa appello a quella che Jeff Howe definisce crowd wisdom, la saggezza della folla, che teoricamente potrebbe anche orientare l’azione di governo.

L’apertura alla consultazione popolare è interessante ma, conoscendo la fantasia degli italiani, c’è da scommettere che i redattori del sito Governo.it siano alle prese con centinaia e migliaia di consigli estremamente creativi. Ci si chiede se avranno il tempo di leggere la gran mole di comunicazioni ricevute e se, una volta vota lette, riusciranno a selezionare le segnalazioni veramente pertinenti. C’è qualcuno, poi, che si incaricherà di verificare se gli sprechi segnalati sono veramente tali e, una volta accertata la pertinenza quante segnalazioni giungeranno nelle mani dei tecnici del Governo?

E ancora: chi è stato tagliato fuori dal continente digitale che potrà fare? Affidarsi alla carta? A chi dovrà indirizzare la missiva, se volesse scegliere uno strumento alternativo al web come la buona vecchia lettera di celluloide e fosse disposto ad investire il costo di un francobollo per aiutare il Governo italiano nella revisione della spesa pubblica?

Sono in molti a chiedersi la reale efficacia di questa operazione, certo è positiva la disponibilità dimostrata da Palazzo Chigi all’ascolto. E’ un primo passo che di certo non lascerà senza lavoro i gestori del sito Governo.it e, ne siamo certi, strapperà loro più di qualche sorriso se riusciranno a passare in rassegna la gran mole di messaggi inviata in questi giorni.

Pubblicato il 03 maggio 2012 - Commenti (3)
19
apr

Se il gioco invade anche la Rete

Vincere oltre nove milioni di euro è un fatto talmente incredibile che non può essere vero. E così infatti ha risposto la Snai ai due vincitori di Fermo che si sono visti stampato tra le mani un tagliandino che proponeva la somma astronomica. L'anomalia di vincite ha caratterizzato i giorni precedenti al 17 aprile con una serie di cifre sballate che hanno messo in allarme i gestori delle prodigiose macchinette. La Snai sta facendo indagini per capire cosa sia successo anche perchè il tetto massimo di vincita sono 500 mila Euro. Chiaramente dietro il limite c'è un' esigenza di cassa ma è pur vero che una somma così ingente pone non pochi quesiti etici e di opportunità.

 

I casinò online stanno sbarcando in maniera massiccia anche sui dispositivi mobili, smartphone e tablet. Non è una di quelle notizie che si accolgono con gioia visto che farne le spese sono spesso giovani e famiglie che con pochi click vedono assottigliarsi drasticamente il conto in banca. Qualcuno cade addirittura in forme patologiche di dipendenza, definite “ludopatie”, che spingono gli utenti della Rete a giocare compulsivamente alla ricerca costante delle emozioni scatenate dalla sfida del gioco e dalla scommessa. In famiglia risulta difficile accorgersene, perché non si tratta di un’attività palese, visibile, legata ad un luogo fisico. Il gioco d’azzardo avviene tramite casinò che stanno tutti in una tasca, mediante l’inserimento dei numeri della propria carta di credito, così da far percepire ancora meno che si tratta di un’attività mangiasoldi e farla assomigliare il più possibile ad un innocuo giochino per cellulari.


Si tratta di una grave schiavitù, come sottolinea il catechismo della Chiesa cattolica, che diventa peccato quando sottrae denaro al sostentamento delle persone. Verrebbe da dire che è sempre un peccato impegnare il proprio denaro nel gioco d’azzardo, soprattutto in questo tempo di crisi. Va notato che lo Stato Italiano che ha legalizzato e regolamentato il gioco d’azzardo ne ricava anche parecchi utili. Forse in questo passaggio non è chiara una funzione alla formazione etica dei cittadini e si potrebbe chiedere di più, in ambito educativo, ad uno stato che rimpingua le proprie casse anche con le scommesse perse dai cittadini. Probabilmente, però, questo andrebbe a toccare interessi troppo grossi. Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, in occasione del convegno su “Gioco d’azzardo e usura, svoltosi a Genova nel febbraio scorso ha affermato che il gioco d'azzardo è “una piovra che allunga i suoi mortali tentacoli promettendo molto e sradicando moltissimo, non di rado tutto”. Bagnasco ha messo in evidenza che in Italia sarebbero ben ottocentomila i cittadini colpiti da patologie legate al gioco e che complessivamente il mondo del gambling ha bruciato, lo scorso anno quasi il doppio del denaro che il governo monti aveva indicato come manovra salva Italia. Questo non è un vero e proprio peccato sociale? Non possiamo restare indifferenti a questo problema che tocca, purtroppo, tante famiglie già in difficoltà economiche serie. Forse, come cristiani, potremmo e dovremmo fare di più perché questa falsa ricerca di felicità non diventi un ulteriore elemento di crisi. Che dite?

Pubblicato il 19 aprile 2012 - Commenti (2)
05
apr

Fede: anche qui c'è la sorpresa!

Le chiamano “Easter eggs”, uova di Pasqua. Sono sorprese celate dai programmatori dentro i software da loro realizzati o all’interno dei videogiochi. A volte rappresentano la firma dell’autore ma nella maggior parte dei casi si tratta di piccole sorprese piacevoli inserite a scopo ludico, con l’unico scopo di stupire l’utente. Potete provarne alcune suggerite qui




La curiosità e l’effetto sorpresa costituiscono grandi forze propulsive sia nei processi di apprendimento che in quelli motivazionali. A guardare bene si tratta di meccanismi che stanno sullo sfondo delle parabole evangeliche e innervano una sorta di “didattica per indizi” che Gesù stesso propone ai suoi discepoli: «Maestro dove abiti?» «Venite e vedrete! ». Alla domanda «E chi è mio prossimo?» Gesù risponde raccontando una storia e lasciando al suo interlocutore le conclusioni.
Gli scrittori di libri gialli sanno bene che curiosità e indizi sono la travatura portante delle loro trame e tengono incollati i lettori alle pagine con questo tipo di strategia.

Purtroppo uno dei percorsi in cui, oggi, curiosità e sorpresa sembrano essere troppo fievoli è quello di iniziazione cristiana e del cammino di fede. Probabilmente prevale il già visto, il già sentito, il seriale, il ripetitivo.


Parlare di risurrezione dalla morte per molti cristiani sembra essere diventata un’acquisizione comune, che non lascia trasparire alcun mistero. É davvero un peccato che una notizia così dirompente faccia poco notizia.
Le uova ci insegnano che dentro al guscio può germinare la sorpresa della vita, forse per questo a Pasqua si potrebbe prendere un po’ più sul serio la strategia che ci suggeriscono.

Un caro saluto e Buona Pasqua a voi tutti

Pubblicato il 05 aprile 2012 - Commenti (1)
02
apr

È Pasqua, attenti alle "catene"

In prossimità della Pasqua si intensificano le cosiddette “catene di S. Antonio” via e-mail, ovvero comunicazioni che cercano di suggestionare il destinatario con motivazioni umanitarie e religiose per indirlo ad inviare, a sua volta, lo stesso messaggio ai suoi contatti personali. La scelta, nella vasta gamma generata dalla fantasia degli spammer, non manca di certo: dalla “ruota della preghiera”, a casi di inesistenti persone malate, sino all’ipotetica eredità di cui si dovrebbe essere unici destinatari universali.
Le feste religiose, momenti in cui le persone sono più sensibili e ricettive disposte anche a qualche gesto di elemosina straordinario, si rivelano momento propizio anche per i truffatori che ne approfittano per ingannare gli ignari cybernauti.

Per smascherare truffe, “bufale” (comunicazioni verosimili ma false o non fondate), e “catene” di e-mail a cui si sarebbe tentati di credere è sufficiente consultare il sito di Paolo Attivissimo (attivissimo.blogspot.it), un giornalista impegnato da sempre nel fare verità in Rete. Le “bufale” sono indicizzate per temi ma possono essere anche ricercate incollando una parte dell’e-mail sospetta all’interno della finestrella del motore di ricerca.
Il servizio è gratuito o meglio, come spiega l’autore del blog, è “pizzaware”: è possibile fare piccole donazioni del costo di uno spicchio di pizza per sostenere il costante lavoro di monitoraggio degli imbrogli che girano nel web.

E’ bene quindi mettere particolare attenzione alla catene che stanno girando via posta elettronica e tramite messaggi sul cellulare, verificando sempre la loro attendibilità e aiutando i ragazzi a fare molta attenzione ai mittenti sconosciuti di sms e alle promesse di ricarica.
Una nota, infine, va alla pratica delle adozioni a distanza, anche questo terreno fertile per i truffatori che spesso si camuffano da operatori umanitari.
La rivista online “Focus” ha dedicato qualche anno fa un’inchiesta sull’attendibilità delle tante agenzie che propongono un sostegno a distanza.  Anche se datata l’inchiesta contiene criteri molti utili per verificare la credibilità di associazioni e onlus.
E’ poi possibile fare un confronto con quanto riportato dal sito www.ilsostegnoadistanza.it, coscienti che dal 2 marzo 2012 l’Agenzia per il terzo settore è stata soppressa.

Pubblicato il 02 aprile 2012 - Commenti (2)
16
mar

Salva la mamma, tecnologia invadente

(Thinkstock)
(Thinkstock)

Conciliare la vita di famiglia con il lavoro e gli impegni del quotidiano? Ti aiuta “Save the mom” (salva la mamma), www.myselfitalia.it/savethemom, un'applicazione offerta da una nuova rivista da poco in edicola, che ti permette di pianificare gli impegni, condividerli con gli altri componenti del nucleo domestico e di tenerli aggiornati in tempo reale.

Oltre al calendario condiviso il servizio, lanciato lo scorso 8 marzo, mette a disposizione una lista della spesa interattiva e un servizio di geolocalizzazione dei familiari che rileva la loro posizione geografica. I figli possono fare un “check” (un controllo, una verifica) una volta rientrati a casa così da tranquillizzare i genitori sulla loro incolumità.

L’idea è simpatica, una sorta di “assistente familiare” elettronico che aiuta le mamme dalla vita fitta di impegni a tenere sotto controllo vari aspetti del menage familiare.

Potrebbe funzionare, ma è pur vero che nella corsa frenetica di tutti i giorni potrebbe venir meno il tempo e lo stimolo a tenere aggiornata un’agenda elettronica. Una recente ricerca del Censis ha rilevato che le donne con un impiego hanno quasi 7 ore in meno di tempo libero settimanale rispetto agli uomini a causa dei lavori domestici. «I miei figli mi credono arretrata perché ho pochi amici in Facebook – ci scrive Barbara di Brescia, 2 figli adolescenti - e lo aggiorno qualche volta la domenica, ma non si rendono conto che il vero problema è la mancanza di tempo».

La tecnologia che dovrebbe facilitarle la vita, in realtà si rivela una presenza invadente ed invasiva, che rischia di occupare anche i tempi sani della relazione personale in famiglia. «Ho visto il Family assistent – conclude Barbara - ma preferisco tenere in allenamento la mia memoria. Mi aiuta a essere più lucida. La vita sarà meno ottimizzata ma voglio difendere dall’invasione dell’elettronica l’area di imperfezione che mi permette di sbilanciare i tempi verso le relazioni a scapito dell’efficienza». Come biasimarla?

Pubblicato il 16 marzo 2012 - Commenti (0)
08
mar

Nonni digitali

Nonni sui banchi e nipoti in cattedra? È possibile se stiamo parlando di inclusione digitale una parolina magica che, però, non è ancora entrata nelle nostre prassi quotidiane.

Qualche associazione in Italia è partita con progetti che mettono in contatto le due generazioni tramite l’elettronica, ma gli esperimenti sono ancora pochi rispetto alle reali necessità. La fondazione “Mondo digitale” (www.mondodigitale.org), ad esempio, segue da anni i progetti che promuovano una società della conoscenza inclusiva, stimolando sia gli alunni delle scuole che possono così fruire anche di crediti formativi, sia altri giovani che accettano di mettersi gratuitamente a disposizione per fare entrare le persone più mature nel cyberspazio.

Proprio nell’azione volontaria sta l’ingrediente che può fare davvero la differenza nell’operazione di inclusione dei seniores nel mondo digitale. Innanzitutto perché questa operazione richiede un accompagnamento graduale che può avvenire solo tra persone che interagiscono tra di loro e poi perché non si può pretendere di avvicinare una persona anziana alla tecnologia senza mediare la fatica e la difficoltà di interagire con i vari dispositivi attraverso il rapporto umano.

E tutto questo può avvenire solo tramite azione gratuita non solo per un fatto di costi, che altrimenti non sarebbero sostenibili. I nonni hanno sempre trasmesso con amore il loro patrimonio ai nipoti, nel tentativo di includerli in una società che ancora li vedeva sparuti esploratori. Ora è davvero significativo e doveroso invertire il flusso della conoscenza e dell’esperienza.

Le parrocchie e le comunità cristiane possono essere le prime ad attivare questo scambio bidirezionale, attrezzando aule con computer magari dimessi dalle aziende e installando “sistemi operativi” semplificati come, ad esempio, Eldy.

A Padova gli “Animatori della comunicazione” (Anicom) lo hanno fatto cercando di stimolare i giovani, anche in vista del periodo estivo, a mettersi a disposizione dei seniores per imparare a navigare in rete, proprio nell’Anno europeo della solidarietà tra generazioni. Un’idea propulsiva che sarebbe davvero un peccato rimanesse confinata tra pochi.

www.volontaridellacomunicazione.it

Pubblicato il 08 marzo 2012 - Commenti (1)
23
feb

Quaresima: idee per un digiuno digitale

Con l’inizio della quaresima può essere opportuno tornare a parlare di digiuno digitale.
Non si tratta di una privazione che porta alla rinuncia fine a se stessa, magari nell'illusione che una mortificazione del desiderio possa portare automaticamente a frutti spirituali, ma di scoprire che altri valori e altre dimensioni possono farci riconsiderare tempi e usi degli strumenti elettronici.
Proviamo a suggerire quattro strategie che motivano e sostengono questa proposta di digiuno, soprattutto per i più giovani. La prima consiste nell’invertire il processo di causa effetto secondo il quale la privazione apre allo spirito dimensioni più profonde partendo, invece, da una forte esperienza spirituale che sia in grado di affievolire il desiderio del cordone ombelicale digitale.

La seconda strategia passa per la contemplazione e, di conseguenza, per lo spostamento focale dell’attenzione. «Abbiamo organizzato un'escursione in montagna con la famiglia -mi racconta un padre di tre figli- ti assicuro che una volta giunti in quota i ragazzi si sono dimenticati di tutte le loro diavolerie elettroniche, e non era solo a motivo dell’assenza di campo telefonico». Ciò che affascina riempie, coinvolge, può far passare in secondo piano i legami di dipendenza sciogliendo quello stato ansioso che li alimenta.

La terza strategia parte dagli studi dello psicologo Mihály Csíkszentmihály, che ha descritto l’esperienza ottimale come una proposta che richiede alte sfide e forte coinvolgimento. Lo studioso ungherese ha elencato questi elementi come costitutivi dell’esperienza ottimale: obiettivi chiari, concentrazione totale sul compito, piacere intrinseco, perdita dell’autoconsapevolezza, distorsione delle coordinate spazio temporali, sfida. Chi entra in questo “flusso” è totalmente assorbito, tanto che in ambito sportivo si parla di trance agonistica. Alte sfide come antidoto alla noia e al piccolo cabotaggio.

L’ultima via passa attraverso la relazione umana. La relazione vera e profonda sazia, la relazione frettolosa può creare un groviera affettivo che richiede un costante riempimento digitale. Dai piccolissimi lasciati per ore davanti alla tv alla difficoltà di dialogare a pranzo, passando per i rapporti affettivi gestiti via sms e email la gamma è davvero ampia. Digiuno digitale non come pratica di ascesi, ma come provocazione che spinge a cercare esperienze di pienezza che aiutano a ridimensionare l’invadenza digitale.

Pubblicato il 23 febbraio 2012 - Commenti (1)
15
feb

Caro Celentano, di quali preti parli?

Caro Celentano,
mi sento autorizzato a risponderti perché ieri sera mi hai interpellato direttamente parlando alla “camera dove son dentro i preti”. Sono uno di quei preti che la predica la preparano, cercano di curarla facendo attenzione al senso, alla concretezza della vita, al ritmo e anche al volume ottimale per coloro che stanno in fondo alla chiesa e, secondo te, sentono male. Mi auguro davvero che tu non li abbia confusi con gli "ultimi" di cui si parla nel Vangelo. Sarebbe grave.
Nelle mie prediche, più che parlare di paradiso, parlo della Risurrezione di Cristo che è il vero e proprio centro della mia fede e anche della tua, se ti professi cattolico. Racconto della salvezza che Lui ci ha portato.

Forse c’è da fare qualche passo anche a livello teologico. Ci è stata promessa la risurrezione della carne (lo dico ogni domenica nel "Credo"), la vita piena, nel giorno del nostro battesimo: di questo parlo io come centinaia di altri preti e frati che ho conosciuto nella mia vita.
Ma non posso tacere di altri argomenti che riguardano il quotidiano della gente e che, talvolta, hanno bisogno di essere illuminati dal Vangelo per diventare segnali indicatori dell'altra dimensione che sembra starti tanto a cuore.
E per farla completa collaboro anche con Famiglia Cristiana, un giornale di cui tu auspichi la chiusura ma che in realtà io trovo estremamente coraggioso, onesto e libero, tanto da dire pane al pane e vino al vino, anche quando si tratta del tuo modo singolare di destinare parte del cachet ai poveri. Non è una rivista nata per dare consolazione ai malati ma per aiutare le persone a collegare la logica del Vangelo con la concretezza della vita. Ovviamente per capirlo bisognerebbe leggerla.

Proprio per il fatto che Gesù Cristo si è incarnato, parlare di ogni ambito della vita dell’uomo alla luce del Vangelo può orientare alla condizione ultima che, ribadisco, è la risurrezione della carne, la vita che continua.
Se una rivista molto popolare fa questo, a mio parere, ha già dato un aiuto grande alla mia azione pastorale nella quale, tra l’altro, suggerisco sempre che la carità dovrebbe essere discreta e non strombazzata per essere più vera.
Me lo insegna il Vangelo. Peccato che per alzare l’audience si debba ricorrere ad un lanciatore di coltelli che, però, continua ad allenarsi guardando la vita dallo specchietto retrovisore. Rischioso... forse basterebbe cantare bene e parlare di meno...

Qualcuno in Rete ha ipotizzato che si potrebbe chiudere anche un Festival dalle spese così esorbitanti in un periodo in cui molte famiglie non arrivano a fine mese costi che, tra l’altro, rendono scandaloso il fatto che si inceppi il sistema di votazione e la gara si debba ripetere. Ma io non arrivo a tanto.
Mi limito a suggerire che una infinitesima parte del tuo cachet tu la possa destinare a migliorare i problemi tecnici che ci rendono più difficile la vita, a cominciare dall’impianto audio delle chiese che frequenti tu e dal sistema di votazione della giuria dell’Ariston. E magari anche a qualche buon libro di teologia.

don Marco Sanavio

Pubblicato il 15 febbraio 2012 - Commenti (27)
14
feb

Dire l'amore in 140 caratteri

Su Twitter ormai si condivide di tutto, anche le dichiarazioni d'amore.
Su Twitter ormai si condivide di tutto, anche le dichiarazioni d'amore.

Condensare e dire l’amore in 140 caratteri, ancora meno che in un sms. E’ questa la sfida che vede impegnati gli innamorati di tutto il mondo nel giorno del loro patrono.
Su Twitter l’hashtag italiano (parola utile ad isolare l'argomento a cui si è interessati nel flusso dei tweet) più gettonato in occasione della popolare ricorrenza è #sanvalentino.

Migliaia i messaggi d'amore condivisi pubblicamente con il partner e con tutto il mondo, molti ironizzano prendendo a prestito i termini dal mondo dell'economia: “tu sei la mia tripla A”, “Sei il mio obiettivo di lungo periodo” oppure espressioni come “our love is too big too fail” rintracciate grazie al popolarissimo hashtag #FedValentines.

Lo scrittore Federico Moccia ha lanciato insieme a Repubblica il primo di una serie di tweet con l'hashtag #amore140, il Corriere Fiorentino ha invece pensato di stimolare la fantasia dei suoi lettori con il termine #tweetdamore.
Tutti alla ricerca del frammento, della frase ad effetto, dell'incisività come antidoto allo sbrodolamento che rischia di diluire l'intensità delle frasi che scaldano il cuore.
È il momento di Twitter, non solo perchè hanno inziato ad usarlo vip e politici; come osserva opportunamente qualche internauta acuto «Twitter ti fa amare persone che non conosci, come potrebbe succedere che Facebook ti faccia detestare persone che conosci bene». Rappresenta l'apertura al mondo, il contatto diretto con gli irragiungibili, il desiderio di avere seguaci (“followers”) e di mettersi alla sequela di qualcuno.

Certo l'amore a colpi di bit può apparire freddo, ma l'alfabeto è da sempre un veicolo fondamentale per gettare ponti, corteggiare, esprimere sentimenti o chiedere scusa. Peccato non esista un scuola di alfabetizzazione emotiva che ci fornisca strumenti utili a trasferire in pochi caratteri ciò che emerge dal profondo di noi stessi.

Tra le novità della rete si sta facendo largo una rete sociale che ha tutte le carte in regola per catalizzare l'attenzione della metà rosa del mondo. Si tratta di Pinterest, una sorta di bacheca (pin=puntina + interest=interesse) che consente di aggregare gli individui in base ai loro interessi. Sembra che alle donne piaccia molto, anche perchè in molti casi rappresenta un primo passo per contattare possibili fidanzati con affinità già evidenti: http://pinterest.com/

A questo proposito fate attenzione: san Valentino rappersenta una delle occasioni più ghiotte per i pirati informatici. Finte cartoline d'amore, link postati su Facebook e Twitter, applicazioni e giochini diventano spesso veicolo di potenti virus e malware che rischiano di rendere scarsamente romantica questa ricorrenza. E i soldi per il vostro regalo al partner potrebbero essere dirotatti al tecnico che cercherà di ricuperare i dati del vostro computer o cellulare...

Pubblicato il 14 febbraio 2012 - Commenti (1)
03
feb

Tengo il telefono e taglio il cane

La vendetta del cane (copertina e questa foto: ThinkStock).
La vendetta del cane (copertina e questa foto: ThinkStock).

Nei giorni scorsi lo spot radiofonico commissionato da un grosso fornitore di telefonia e connettività mobile ha fatto esplodere il disappunto della Rete. Nella breve gag audio viene presentata una coppia che sta discutendo quali spese tagliare per far fronte al caro vita. Durante la loro conversazione si percepisce in sottofondo un cagnolino che abbaia festoso mentre lei esclama “no... Fuffi no, dai…”, e lui conclude con un perentorio “Taglia!”.

Nelle intenzioni della compagnia telefonica doveva trattarsi solo di un ammiccamento ironico mentre nella percezione degli utenti è diventato un invito all’abbandono del fidato animale domestico. Nel giro di poche ore la protesta degli utenti della Rete e dei blogger è stata amplificata e rilanciata dai quotidiani nazionali facendo fare marcia indietro alla compagnia telefonica che ha presentato subito le sue scuse tramite Internet, ritenute comunque da molti troppo blande. La protesta nel web sta scemando perché la compagnia telefonica ha subito ritirato lo spot radiofonico, ma la vicenda mi suggerisce almeno tre considerazioni su quanto accaduto.

1) Il controllo sulla comunicazione e sul consumo

Che Internet fosse un potente strumento di controllo in mano agli utenti già lo sapevamo. Oggi, però, risulta sempre più evidente che può costituire il contatto più rapido dei consumatori con le aziende, in grado di influenzare anche le politiche di mercato delle stesse. Se i social network sono diventati luogo principe per le ricerche di mercato è altrettanto vero che possono diventare strumento per orientare pesantemente il flusso dei consumi e smascherare pubblicità e proposte ingannevoli. La brand reputation, la reputazione del marchio, si gioca oggi soprattutto in Rete, con le dovute attenzioni alle campagne diffamatorie e agli attacchi che la concorrenza scatena appositamente su Internet.

2) Gli affetti non si toccano

«Comunque è fondamentale il rapporto umano fisico», sento ripetere dagli adulti al termine di ogni incontro che abbia come tema Internet. Per alcuni si tratta di una blanda difesa verso un mondo che sentono particolarmente estraneo, per molti è un mantra prodigioso che ricorda loro la necessità di una dimensione affettiva e di contatto che oggi più che mai diventa irrinunciabile. La presenza di un cagnolino in casa riporta al centro la necessità di un contatto fisico, del rapporto con un essere vivente che rappresenta la fedeltà e la dedizione all’uomo. Irrinunciabile anche al tempo della relazione elettronica e con i tagli della crisi. Il dolore provocato dalla perdita di un affetto caro è lacerante, perchè riportarlo a galla in uno spot che dovrebbe risultare piacevole e simpatico?

3) La cura restituisce senso

Prendersi cura di un essere vivente nell’era in cui i rapporti personali si possono troncare con un sms diventa un antidoto efficace per dare senso ai legami, ma anche alla propria esistenza. «Avevo rifiutato la vita più volte», mi ha confidato una ragazza ospite della comunità papa Giovanni XXIII di Rimini, «ma da quando mi hanno affidato un ragazzo disabile di cui prendermi cura tutto ha ripreso senso e luce». Si spostano equilibri, priorità, attenzioni, ritmi di vita. La cura polarizza e restituisce senso all’esistenza. La “Pet therapy” ci assicura che anche la cura di Fuffi è salutare e addirittura medicinale per l’uomo.

Scodinzolio di Fuffi contro Internet? 1 a 0 per Fuffi.

Pubblicato il 03 febbraio 2012 - Commenti (0)
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