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Bambini, la violenza nei videogiochi

Alien verso Predator: nei videogiochi l’interazione fa partecipare in prima persona. Non si assiste, si agisce.
Alien verso Predator: nei videogiochi l’interazione fa partecipare in prima persona. Non si assiste, si agisce.

Scrive una lettrice: “Sono la mamma di un ragazzo di 12 anni. Abbiamo sempre proibito l’acquisto di giochi con la scritta 12+, ultimamente abbiamo ceduto alle pressanti richieste acquistando un gioco per così dire vietato. Si è rivelato un errore perché il gioco è decisamente violento. Vorrei delle delucidazioni in merito ai giochi elettronici e alle loro classificazioni con qualche consiglio per noi genitori”.

Ribadisco che la suddivisione per fasce di età che compare sulle copertine dei videogiochi è attendibile. Quasi sempre le caratteristiche dei contenuti vengono evidenziate in dettaglio. Il concetto di “violenza”, in questi decenni di incertezza sui fondamenti, è divenuto sempre più problematico. Siamo tutti contagiati da un clima violento che trascende qualsiasi censura e dilaga nella tv, nelle strade, nelle relazioni. Occorre d’altra parte evitare di confondere le cause con gli effetti. La storia della nostra civiltà ha raffigurato la violenza in molti contesti e non tutti diseducativi. “Violento” è il teatro di Shakespeare, la Divina Commedia, “violenti” perfino la Bibbia e il Vangelo. La violenza non coincide col perbenismo e non è corretto – tanto più per educatori – schierarsi a priori contro qualsiasi forma di difesa, anche risoluta, del bene e del vero.

La violenza sta nell’impatto che avviene tra il “mondo” contenuto nel gioco e lo spirito di un bambino, se questi non è pronto per recepirlo. Però molti videogiochi sono violenti né più né meno come i cartoni animati, che si basano sull’esasperazione caricaturale delle relazioni bene-male, in sé corrette. Tutti i bambini equilibrati distinguono le metafore e le trasposizioni narative. La miglior cautela è accompagnarli.

Pubblicato il 24 febbraio 2011 - Commenti (2)

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Postato da apaia il 03/03/2011 13:09

E' un tema che mi colpisce molto. In particolare pochi riflettono sulla violenza di certi non violenti, come sull'intolleranza di certi tolleranti. Davati a queste cose, che i nostri figli vedono ogni giorno senza che gli adulti battano ciglio, qualche cazzotto in un videogioco è davvero niente...

Postato da sedin il 03/03/2011 12:45

Condivido pienamente il fatto che il concetto di “violenza”, in questi decenni di incertezza sui criteri fondamentali, è diventato sempre più difficile, e che tutti siamo "contagiati da un clima violento che trascende qualsiasi censura e dilaga nella tv, nelle strade, nelle relazioni". Condivido un po' meno l'affermazione secondo cui "tutti i bambini equilibrati distinguono le metafore e le trasposizioni narative", perché la loro capacità dipende molto dall'età, ma, ancora di più, dall'educazione ricevuta (se e quando l'hanno ricevuta). Però, proprio per questo, condivido in pieno l'affermazione finale: "La miglior cautela è accompagnarli", anche se sono consapevole di quanto tempo ciò richieda. Tempo, comunque ben speso!!!

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Autore del blog

Family Game

Giuseppe Romano

Giuseppe Romano insegna Lettura e creazione di testi interattivi all'Università Cattolica di Milano e collabora con quotidiani e riviste su temi riguardanti l’era digitale, la comunicazione interattiva, i videogame, i fenomeni di massa.

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