L'agreste mondo di Farmville, su Facebook: oltre 80 milioni di giocatori
Una nuova parola si diffonde nella rete: “gamification”. Significa qualcosa come “dare forma di gioco”. Ovvero, sfruttare caratteristiche dei videogiochi per rendere attraenti altri generi di interazione, come la consultazione di un sito, la composizione di un questionario, la risposta a un annuncio pubblicitario che prevede la consegna di dati personali. Esistono anche gli “advergames”, parola-sintesi fra advertising, pubblicità, e games, giochi. Sembra essere qui parte del futuro della pubblicità online.
Anche Facebook ha alcune caratteristiche che richiamano i videogiochi. Per esempio il meccanismo “mi piace” innesca l’emulazione ed è una sorta di punteggio che premia un’opinione scritta sulla bacheca elettronica.
Facebook è andato pure arricchendosi di giochi in senso stretto. Il più noto è Farmville, ovvero una fattoria virtuale nella quale si deve coltivare, irrigare, mungere. Questo richiede attenzione, perché se non si accudiscono campi e bestiame quando è tempo, tutto va a male. È un gioco semplice, quasi noioso. È anche una specie di catena di sant’Antonio, perché altri giocatori “amici” di Facebook regalano sementi, utensili, animali e chiedono aiuti. Ha avuto enorme diffusione (83 milioni di utenti al mese), tale da far pensare che più del gioco sia sentito come importante il mantenere questa catena di obblighi e scambi. È gratuito salvo acquistare elementi per passare di livello: piccole transazioni che moltiplicate per tanti fanno cifre notevoli. Ci sono state anche controversie per vendite di servizi camuffate da offerte.
Ecco il video girato da un giocatore:
Certamente si possono immaginare e realizzare giochi positivi, simpatici, “sociali” e davvero gratuiti. Conviene tener presente che far venire e restare le persone in un luogo in cui vendere (o sottrarre) loro qualcosa è comunque un obiettivo che ingolosisce molti.
Pubblicato il 05 luglio 2011 - Commenti (1)