Nelle impostazioni dell'iPad (e di altri tablet) c'è una pagina dedicata alle restrizioni da abilitare
Ancora sul tempo che passiamo davanti ai mille terminali della rete digitale. Il punto è che, trattandosi di una rete, sottrarsene è impossibile: più ci muoviamo e più ci ritroviamo imbozzolati.
Ciò che possiamo fare è tenere ben distinti i fini dai mezzi. Uso la rete – e le macchine che mi servono per connettermi – quando voglio comunicare, o giocare, o informarmi, eccetera. Il movente è mio, io sono o dovrei essere il “signore della rete” e non il suo schiavo. Ho anche altre persone che voglio vedere, altre cose che voglio (debbo) fare.
Esiste un componente aggiuntivo per inserire il parental control nel browser Mozilla Firefox
Nella pratica, già per un adulto è impegnativo agire così. Figurarsi per un adolescente o per un bambino. Tanto più, dunque, questo è un passaggio vitale nel processo educativo.
A proposito di videogiochi e di web, praticamente tutti i terminali da cui accedervi sono dotati di “parental control”, vale a dire di strumenti concepiti in modo che i genitori o chi per loro possano decidere a quali attività e per quanto tempo ciascuno dei bambini o ragazzi abbiano accesso quotidiano o settimanale, o quali applicazioni possano acquistare o scaricare.
Ritengo che stabilire insieme questi limiti, e poi rispettarli, sia un fatto molto positivo. Meno lo è imporli unilateralmente senza alcuna conversazione. Ci sono genitori che impostano questo tipo di barriere sulla fiducia, senza accompagnarle con il “parental control”, ma in parecchi casi l’aiuto della tecnologia può essere impiegato consensualmente per sostenere volontà ovviamente deboli davanti alla voglia di passare tempo davanti agli schermi.
Ognuno veda qual è la strada più opportuna. L’unico errore da evitare, a mio parere, è quello di non porsi il problema e di lasciare alla “libera scelta” dei figli l’opzione su quando e quanto giocare.
Pubblicato il 03 luglio 2012 - Commenti (0)