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Videogiochi per adulti

Uno stand in un raro momento di quiete
Uno stand in un raro momento di quiete

Nel week-end sono stato alla Games Week di Milano, tre giorni dedicati ai videogiochi nei vasti ambienti del MiCo, il palazzo dei congressi situato nei territori della “vecchia” Fiera di Milano.

Ambienti enormi e affollatissimi di persone e di frastuono, in stile discoteca. Ogni stand teneva gli amplificatori a manetta e nell’aria s’incrociavano, oltre al brusio prodotto da migliaia di esseri umani affollati, i suoni di sottofondo di decine di videogame: colonne sonore, spari, grida, rumore di motori, voci contraffatte ed effetti speciali. Centinaia di schermi luccicavano dappertutto.

Un torneo multigiocatore
Un torneo multigiocatore

La maggior parte delle persone si accontentava di lasciarsi sballottare d metro in metro, ma non pochi riuscivano a coronare il sogno di essere loro, per qualche minuto, a interagire giocando. Volendo ci si poteva anche iscrivere a tornei allestiti in uno spazio a parte, tuttavia molti si accontentavano delle postazioni di prova negli stand, per disputare partite o frammenti di partite. Interessante vedere l’evoluzione di un personaggio di gioco, impersonato infinite volte, per pochi minuti, da persone diverse. Chissà che ne avrebbe pensato, se avesse pensato.

La stragrande maggioranza dei frequentatori di Games Week era composta da giovani adulti, diciamo fra i venti e i trent’anni. E una buona parte dei videogiochi, almeno la metà, erano esplicitamente rivolti a un pubblico di maggiorenni.

Rende l'idea questo video trovato su YouTube (grazie all'autore):

Questi dati sono piuttosto distanti dalla percezione media di quanti non si interessano di videogiochi, i quali pensano spesso che si tratti di svaghi per bambini. E invece no: anche i dati di ricerca dicono il contrario: Games Week ha presentato un’indagine di Ipsos MediaCT secondo cui si dedica al videogioco il 41% degli italiani fra i 16 e i 64 anni.

Sono informazioni su cui riflettere, anche al momento di scegliere quali giochi debbano frequentare i propri figli piccoli o adolescenti, così come quando si decide di sperimentarli in prima persona, obbedendo a una passione che a quanto pare è ben radicata nel nostro Paese. È presumibile infatti che in quel 41% siano inclusi molti genitori. Che quindi dovrebbero conoscere le dinamiche di questo intrattenimento interattivo, e padroneggiarle quanto basta per guidare e accompagnare i loro figli.

Pubblicato il 12 novembre 2012 - Commenti (1)
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Postato da Giuseppe (Pino) Verbari il 16/11/2012 07:40

La cosa che di più mi stimola a pensare è chiedermi come fanno i pensionati baby ad impegnare il loro tempo; ebbene, da quello che risulta dal mio modo di vivere noto che una certa percentuale di questi esercitano la doppia attività in nero o trascorrono gran parte del loro tempo tra videogiochi e scommesse sportive. Nel primo caso fregano il lavoro a chi vive di lavoro o vorrebbe vivere; nel secondo caso contribuiscono a creare situazioni di insofferenza e frustrazioni anche all’interno delle proprie famiglie e che spesso degenerano in gesti inconsulti tali da farli assurgere agli onori della cronaca nera con ulteriore aggravio all’erario dello stato (tribunali, carceri, ospedali). Cose di ordinaria attualità Spero che si tratti di tutt'altri giochi

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Family Game

Giuseppe Romano

Giuseppe Romano insegna Lettura e creazione di testi interattivi all'Università Cattolica di Milano e collabora con quotidiani e riviste su temi riguardanti l’era digitale, la comunicazione interattiva, i videogame, i fenomeni di massa.

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