Don Sciortino

di Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

 
02
ago

Chiesa, casta e gesti concreti

Sono un fedele abbonato, felice di far parte della folta schiera dei suoi lettori. Mi sono deciso a scriverle dopo aver letto il Primo piano “Un colpo d’ala contro la vecchia politica” (FC n. 25/2012). Vorrei fare una sola considerazione: perché la Chiesa, oltre a criticare la “casta” politica, non fa qualche gesto concreto? Potrebbe, ad esempio, evitare di andare a braccetto con personaggi pubblici discussi. E formare meglio i cattolici alla politica, con maggiore senso sociale e del bene comune. È mai possibile che, in momenti di grave crisi economica, la maggiore preoccupazione di tanti parlamentari sia solo quella di come mantenere il posto alle prossime elezioni? Chi di loro è andato nelle zone terremotate e si è interessato delle condizioni di quella gente? Purtroppo, passa l’idea che la Chiesa non agisca per paura di perdere i propri “vantaggi” terreni.

Roberto C.


La Chiesa deve educare alla legalità e rompere ogni legame che possa farla apparire connivente coi corrotti e con chi non rispetta la legge. Sono in molti a cercare la copertura ecclesiale. E a nascondere sotto il “velo cristiano” comportamenti e traffici poco leciti. Che fanno a pugni col Vangelo. La malavita organizzata, come mafia e camorra, ha in grande considerazione religione e riti sacri. Un rispetto formale di primissimo ordine. Non mancano Vangeli e Bibbia nei rifugi dei mafiosi. Qualche santuario è luogo di ritrovo. Sono munifici nelle offerte per feste e processioni di santi patroni. Ma usano la religione per i propri scopi. Per rafforzare il proprio prestigio agli occhi della gente. Ma guai alla Chiesa che si lascia strumentalizzare e soggiogare da tanta ipocrisia religiosa. La beatificazione di don Puglisi è un bel segnale perché ci si purifichi da queste scorie. E da ogni forma di connivenza. La Chiesa deve puntare sulla formazione delle coscienze e sull’educazione all’onestà e alla legalità. Il migliore antidoto contro una diffusa mentalità mafiosa e clientelare. A ogni livello.

Pubblicato il 02 agosto 2012 - Commenti (27)
02
ago

Il Dalai Lama e il Papa

Su alcuni giornali ho letto diversi articoli che esaltavano il Dalai Lama e la sua visita alle popolazioni emiliane colpite dal terremoto. Fin qui tutto bene. Quel che più mi ha disturbato, invece, è stato il confronto critico con Benedetto XVI. Alla semplicità del Dalai Lama veniva contrapposto il corteo di polizia, carabinieri, autorità locali e nazionali che accompagnavano il Papa. A mio parere, è una critica pretestuosa. Fatta da persone che hanno sempre il fucile puntato sul Papa e la Chiesa. Ogni pretesto è buono per sparare. Come si fa a mettere sullo stesso piano un privato cittadino qual è il Dalai Lama, con una figura dalla caratura internazionale come il Papa? Siamo grati al Dalai Lama per il suo gesto di beneficenza, ma non facciamo confronti improponibili.

Mario V.


Il confronto non è soltanto improponibile, come dici tu, caro Mario. È, soprattutto, pretestuoso. Viziato da sentimenti anticlericali. E fatto da persone che, se possono parlare male della Chiesa e del Papa, non si lasciano sfuggire l’occasione. Sono le stesse persone che, all’occorrenza, si sarebbero lamentate se il Papa non si fosse recato a visitare le genti colpite dal terremoto. I confronti sono sempre antipatici, ma c’è un abisso tra la presenza del Papa e quella del Dalai Lama. Non dimentichiamo che Benedetto XVI è anche il “capo” di quella Chiesa che non solo ha avuto vittime tra i terremotati, ma ha anche messo in campo aiuti e volontari per alleviare le sofferenze delle popolazioni.

Pubblicato il 02 agosto 2012 - Commenti (2)
26
lug

«Sono arrabbiata con la Chiesa»

Sono una fedele lettrice e le scrivo per esprimere la mia rabbia contro quelle persone di Chiesa che ne macchiano l’immagine con i loro comportamenti. Nel corso dei secoli, la gerarchia ha molto sporcato questa santità. Che contrasto tra il Dio della fede e il dio quattrino: quello del potere, della ricchezza e di tante immoralità. La mia Chiesa, spesso, non è credibile. E molti giovani si allontanano da lei. Per rievangelizzare il mondo non servono dibattiti e riunioni, ci vogliono esempi e testimonianze. Senza dubbio, nella Chiesa c’è stato e c’è tanto bene, ma non si può nascondere il marciume. È possibile che il “servo dei servi”, così mi piace chiamare il Papa, non riesca a cambiare le strutture di una Chiesa che ha perso credibilità? Forse, un’immagine più sobria di vescovi e cardinali gioverebbe alla causa. Via, allora, lo sfoggio di tanti orpelli preziosi, che offendono i poveri. La semplicità aiuta a essere testimoni più credibili del Vangelo. Avrei tante altre cose da dire, ma temo che lei non pubblichi quello che ho scritto.

Maria


Quanto furore, cara Maria. Anche se non tutto è fuori luogo. Non è la Chiesa ad aver perso credibilità. Sono gli uomini che ne offuscano l’immagine. Non è una novità. È sempre accaduto nella sua storia bimillenaria. Anzi, in passato, si ricordano tempi così bui, che non si capisce come la Chiesa sia potuta sopravvivere. In verità, lo sappiamo: grazie alla sua origine divina. Per questo, anche le debolezze, gli scandali e le controtestimonianze dei preti non potranno mai sopraffarla o distruggerla. Ciò non toglie che la Chiesa, in quanto fatta da uomini, non sia sempre da riformare. E che non debba chiedere perdono delle colpe di cui si macchia. Più sobrietà di vita e più vicinanza ai poveri non guasterebbero alla sua buona causa.

Pubblicato il 26 luglio 2012 - Commenti (44)
25
lug

«Non sparate sui grillini»

Ho appena letto la lettera di Matteo B. di Lecco (FC n. 28/2012) e la condivido in pieno. Sono rimasta, invece, perplessa per un passaggio della sua risposta. «Populismo e grillismo», scrive lei, «spopolano per lucrare consensi elettorali a basso costo. Ma non fa bene al Paese». A me pare riduttivo e viziato da pregiudizi mettere sullo stesso piano il populismo e un movimento politico che, con persone nuove, si propone un programma che parte dalla conoscenza del territorio. Mi spiace che anche Famiglia Cristiana, come altri giornali, non abbia compreso il vero spirito del Movimento 5 Stelle. Diamogli l’opportunità e il tempo di provare. Personalmente, correrò volentieri questo rischio. Se non altro vedremo facce nuove al posto di quei politici che non si schiodano mai dalla poltrona. Anche la Chiesa, con qualche suo alto rappresentante, spesso predica bene e razzola male. Possono ancora considerarsi cattolici quei politici che tradiscono il Vangelo? La Chiesa deve abbandonare gli intrighi di palazzo e far conoscere di più quelle meravigliose realtà di preti, suore e laici che spendono la loro vita a favore del prossimo. Non ci deluda, caro don Antonio. Siamo lettori di Famiglia Cristiana ormai da quattro generazioni.

Elisabetta - Padova


Non si tratta di deluderti, cara Elisabetta, ma di capire che cos’è davvero il Movimento 5 Stelle. Coagulare il malessere che tanta cattiva politica suscita ogni giorno può essere facile. È avvenuto nel recente passato con la Lega, che ha parlato alla pancia della gente, lucrando consensi elettorali sulla pelle di tanti “poveri cristi” come gli immigrati. Ma la loro proposta politica è stata un fallimento. Ha solo degradato e volgarizzato il dibattito sociale e politico nel Paese su temi che andavano affrontati con ben altro spessore umano, culturale e civile. Non vorrei che si ripetesse la stessa storia con il movimento dei grillini, dove c’è di tutto e di più. Indignazione e protesta sono solo il primo passo. Poi occorre proporre qualche soluzione ai tanti problemi del Paese. In politica non ci si improvvisa. I primi passi dei “grillini”, purtroppo, destano qualche perplessità. Dalle difficoltà a Parma di formare una giunta alle facili espulsioni di chi dissente dal pensiero unico del “capo”. Come inizio poteva andare meglio.

Pubblicato il 25 luglio 2012 - Commenti (6)
18
lug

I cattolici senza voce

Caro don Antonio, è da un pezzo che ci penso, ma è giunto il momento di dirglielo. Soprattutto dopo aver letto il Primo piano intitolato: “Un’anima per l’Italia con più etica e ideali” (FC n. 26/2012). Non vorrei che i cattolici “afoni” restassero anche “anonimi”. Dove sono questi “uomini liberi e forti” che dovrebbero ridare un’anima alla politica? Perché non usate la rivista per farceli conoscere? Non si tratta di fare una campagna elettorale per qualcuno, ma di offrire a noi cattolici la possibilità di conoscere e valutare. Il resto, poi, verrà da sé.

Vincenzo



Caro Vincenzo, i cattolici che potrebbero essere una risorsa per il Paese, sono “anonimi” proprio perché sono diventati “afoni” e insignificanti. Hanno abdicato all’impegno civile per migliorare la società. Più che a noi doverli indicare, sta a loro venire allo scoperto. Con la loro presenza, testimonianza e forti prese di posizione. In questi anni, di fronte al degrado etico in cui è scivolato il Paese, abbiamo assistito a un silenzio assordante dei cattolici. Nessuno che abbia alzato la voce a difesa dei valori o delle istituzioni democratiche di cui s’è fatto scempio ultimamente. A prevalere sono stati interessi di parte o la spartizione di poltrone, privilegi e potere. Spesso sotto la copertura dell’etichetta cattolica. Ma questa è la degenerazione della politica, da cui non sono esenti tanti bravi cristiani, che si appellano, per lo più a sproposito, al Vangelo.

Pubblicato il 18 luglio 2012 - Commenti (16)
18
lug

Crisi economica e solidarietà

Da tempo, io e mio marito leggiamo con interesse la rivista! Rispetto al passato è cambiata tantissimo. Gli articoli si fanno apprezzare per la loro obiettività. Così anche le rubriche di spiritualità e sulle problematiche genitoriali. Le scrivo per avere informazioni su padre Luigi, missionario in Burundi, di cui ho letto la storia sulla rivista (FC n. 20/2012). Con mio marito saremmo intenzionati a fare un’adozione a distanza di un orfano tra quelli che lui segue. Vari motivi ci spingono a questo gesto di solidarietà che, da tempo, avevamo intenzione di attuare. Non avendo ancora dei nipotini, in occasione dei nostri quarant’anni di matrimonio, sentiamo che è giunta l’occasione. La ringraziamo per l’aiuto che potrà offrirci.

Marisa e Ugo


Dalla mia segreteria avrete tutte le informazioni necessarie per contattare padre Luigi, missionario in Burundi. E procedere così a un’adozione a distanza di uno dei suoi orfani. Mi preme sottolineare come, anche in tempi di ristrettezze economiche, non è andato perso il senso di solidarietà e di sostegno verso i più bisognosi. A cominciare dai più piccoli. La crisi economica non rallenta la generosità, come si è visto di recente anche con gli aiuti alle popolazioni dell’Emilia colpite dal terremoto. È bello, infine, festeggiare una felice ricorrenza indirizzando spese e regali non a cose futili, ma a opere di solidarietà. Una saggia iniziativa, da incoraggiare e allargare sempre di più.

Pubblicato il 18 luglio 2012 - Commenti (2)
12
lug

Quelle discariche a cielo aperto

Ho letto sulla rivista (FC n. 27/2012) di quella signora della provincia di Treviso che si lamentava dei mozziconi di sigaretta abbandonati in ogni angolo delle strade. Giustamente, faceva notare che è un oltraggio all'ambiente. E chiedeva ai Comuni di fare le multe, come avviene negli altri Paesi europei. Vivo in Calabria e qui, purtroppo, i mozziconi non li noto nemmeno, nascosti come sono da una montagna di altra spazzatura. Ovunque: ai bordi delle strade, nei centri abitati, sulle spiagge. Uno spettacolo indecente. Ho educato i miei figli al rispetto delle persone, degli animali e della natura. Amo la mia terra. È una delle regioni più belle d'Italia. Ma, con profondo dispiacere, trovo che sia pure una delle più inospitali. Anche a causa dell'immondizia. Le nostre coste sembrano discariche a cielo aperto. Dove la gente butta di tutto. Parecchie volte, mi sono impegnata a pulire alcune zone. Ma, dopo qualche giorno, la situazione era peggio di prima. Perché i nostri amministratori non fanno nulla per risolvere questo problema? Mi scusi lo sfogo, ma anche i giornali dovrebbero fare di più. Così, tutti avremmo il piacere di vivere in un Paese più civile.

Giuliana P.

Ho tanti amici fumatori, ma non ne condivido l'abitudine. Soprattutto quando diventa un'ossessione. Qualcosa che si brama più dello stesso cibo. A parte i danni per la salute, la dipendenza dal fumo porta a ignorare i diritti degli altri. Forse, non per cattiveria, ma per pessima abitudine. Così, non solo si ammorba l'aria che respiriamo, ma si insozza l'ambiente in cui viviamo. Come le cacche dei cani, è difficile liberarsi dai mozziconi di sigaretta buttati dappertutto. Con totale disprezzo di ogni luogo. È cosa indecente vedere automobilisti, fermi al semaforo, che ne approfittano per svuotare il portacenere per terra. Come se quell'asfalto non appartenesse a nessuno. Tra i tanti modi per valorizzare le bellezze naturalistiche di cui l'Italia è ben dotata, il primo è il nostro civile comportamento. L'ambiente pubblico è di tutti. E tutti hanno l'obbligo di tenerlo pulito come la propria casa.

Pubblicato il 12 luglio 2012 - Commenti (1)
12
lug

Giustizia o ingiustizia?

Nei "Fatti del giorno" (Famiglia Cristiana n. 26/2012) ho letto un trafiletto dal titolo: "Sotto processo per un furto da 1 euro". Un giovane rischia qualche mese di carcere per il furto di un misero pezzo di cioccolato. Quel che mi lascia esterrefatto è che avvocati, pubblici ministeri e cancellieri dovranno occuparsi del "caso" per una vicenda di un misero euro. Ma quanto costerà smuovere i principi del foro? A quanto ammonteranno le spese processuali? Se, oggi, fosse vivo Cesare Beccaria, l'autore di Dei delitti e delle pene, sono sicuro che scenderebbe in piazza contro la pena che verrà inflitta a chi si è macchiato di un veniale peccato di gola. Mentre i "mariuoli" di alto livello, che hanno frodato centinaia di migliaia di euro, non subiscono nessun processo né rischiano il carcere. Quella "bella signora" con la bilancia in mano che rappresenta la giustizia, non dovrebbe dare a ciascuno secondo il suo comportamento?

Aldo B.

L'eccesso è sempre deplorevole. Anche nel campo della giustizia. I giudici hanno un margine di discrezionalità per decidere se, in qualche caso, il buonsenso debba prevalere sul rigore eccessivo, che rischia di tramutarsi in ingiustizia. Purtroppo, capita che si è severi con i deboli e tolleranti con i potenti. Rischia più chi, per fame, ruba qualcosa da mangiare in un supermercato rispetto a chi froda allo Stato cifre enormi. D'altronde, evasione e corruzione sono la più pesante tassa che i cittadini subiscono. Con grave danno dei poveri e dei più bisognosi.

Pubblicato il 12 luglio 2012 - Commenti (1)
04
lug

Il Vaticano e i giornalisti

Ho appena sentito la notizia che il Vaticano ha assunto un esperto (americano) in "strategie comunicative". Ora, nel mio piccolo, mi chiedo: che bisogno c'è che la Santa Sede assuma un esperto per comunicare? E che cosa deve comunicare? Non è più che sufficiente che il Vaticano parli usando le stesse parole pronunciate dal suo fondatore, circa duemila anni fa, crocifisso per i nostri peccati? Non basta che parli e pratichi l'amore per il prossimo, il perdono, e l'accoglienza? Mi scusi l'ignoranza, ma ritengo che, piuttosto che assumere un esperto in "strategie comunicative", sarebbe stato più opportuno lasciare che a comunicare fossero le migliaia di missionari che, ogni giorno, affrontano il rischio della morte, in quelle missioni dove testimoniare il Vangelo mette a repentaglio la vita.

Francesco - Vicenza


Non confondiamo le acque. Un conto è la testimonianza dei cristiani. Altra cosa è comunicare quanto avviene nella Chiesa. Molti problemi dei cosiddetti "corvi" si sarebbero potuti evitare. Senza fonti dirette, i giornalisti attingono dove capita. E non sempre per la Chiesa il risultato è soddisfacente. Ci vuole professionalità anche nel comunicare. Meglio prevenire che dover precisare quanto scrivono i giornali.

Pubblicato il 04 luglio 2012 - Commenti (16)
04
lug

Tra ottimismo e rassegnazione

Sono prossimo ai quarant'anni. Ho molti pensieri che si affollano nella mia testa. Volendo tracciare un bilancio della mia vita, trovo poco di positivo. Alla mia età dovrei già avere una famiglia, un lavoro stabile e una vita serena, dedicata al futuro dei miei figli. In realtà, al di là del mio ottimismo e nonostante i miei studi brillanti, ho un lavoro precario. Se sarò fortunato, me lo rinnoveranno ogni due anni. Gli amici di vecchia data li sento solo per le festività: hanno tutti famiglia. Oggi, un uomo sopra i quarant'anni, per essere un buon partito, deve essere benestante. Io parto svantaggiato su tutto. Non ho ancora trovato la persona giusta per me. E ne soffro. Ma non dispero. Prima o poi, troverò una persona di "sani princìpi".

Gabriele


Spero per te, caro Gabriele, che l'incontro con una persona di "sani princìpi" avvenga più prima che dopo. La tua lettera è un misto di ottimismo e rassegnazione. Di visione realistica della vita, mista a pessimismo e con una speranza per il futuro. Forse, rispecchi la tanta confusione che c'è in giro. A ogni livello. Ma una scossa bisognerà pur darsela. Il tuo "limbo" non può durare in eterno. E persone di "sani princìpi" ce ne sono molte di più di quanto tu pensi. Non basta solo il benessere per essere un "buon partito".

Pubblicato il 04 luglio 2012 - Commenti (3)
27
giu

L'alimento dell'antipolitica

Leggo Famiglia Cristiana da tempi immemorabili. Ho lavorato in una grande azienda, con molta soddisfazione morale ed economica. Pensavo a una vecchiaia serena, con una decente pensione, frutto dei soldi accantonati. La realtà è ben diversa. I miei figli sono disoccupati e insoddisfatti. Se va bene, avranno qualche lavoro a tempo determinato. Per anni abbiamo "mangiato cipolle" per dare loro un futuro. Se accendo la Tv, vedo le solite facce che hanno portato l'Italia alla rovina. In alternativa, c'è il demagogo di turno, che incanta la gioventù. Perciò mi unisco a lei nel dire: «Caro Monti, osi di più contro i vincoli dei partiti. L'Italia migliore sarà con lei».

Pietro T.

Quando i sacrifici hanno un senso, come dare un futuro ai propri figli, è più facile chiederli e ottenerli. Ma ci vuole credibilità. E, soprattutto, buoni esempi da parte di chi li "impone". È proprio quel che manca, in questi momenti di crisi, dove tutti sono chiamati a stringere la cinghia. I politici continuano il balletto dell'irresponsabilità, sull'orlo del cratere. Con una rinnovata vocazione allo sfascio. Puntano il Governo e lo minacciano, come se in tasca avessero pronta una soluzione. Purtroppo, brancolano nel buio. Intenti solo a salvaguardare la carriera e gli spazi di potere. Quel che non gli difetta, da sempre, è il ricorso al ricatto. Pazienza se i loro interessi non coincidono con il bene del Paese e dei cittadini. Si lamentano dell'antipolitica che avanza. E temono d'esserne travolti. Ma non si accorgono che ad alimentarla sono i loro irresponsabili comportamenti.

Pubblicato il 27 giugno 2012 - Commenti (8)
25
giu

Una persona è più di un piercing

Ho vent'anni e sono un abituale lettore. Mi è capitato di leggere sulla rivista un commento di don Mazzi, che non condivido assolutamente. Parlando di statistiche e percentuali sulle piaghe sociali, dice che il tredici per cento dei giovani fa sesso, ha un piercing da qualche parte e ha rubato qualche oggetto. Trovo questi dati vicini alla realtà, ma non accetto che chi ha un piercing sia messo sullo stesso livello di chi fa uso di droga. Io ho un piercing e non sono un drogato. Anzi, faccio volontariato con un ragazzo disabile. Non mi va d'essere accomunato ai drogati, solo per un fatto estetico. Sarebbe come criticare qualcuno per un taglio di capelli strano. La persona è qualcosa di più del suo aspetto esteriore.

Davide

Sono sicuro che don Mazzi non voleva mettere sullo stesso piano droga e piercing. Stava solo facendo un elenco di alcuni fenomeni, senza alcuna comparazione. Giudicare una persona soltanto dall'apparenza esterna porta a considerazioni fuorvianti o errate. Dietro "stranezze" esteriori si nascondono spesso sensibilità impensate a prima vista. Qualcuno, caro Davide, può aver giudicato anche te negativamente, guardando il tuo piercing. Senza conoscerti e ignorando il tuo impegno di volontario con un ragazzo disabile. Come in tante altre cose, a prevalere dovrebbe essere sempre il buonsenso. Tenendo in gran considerazione anche gli aspetti che riguardano la salute. Qualche rischio a "bucare" la pelle (questo il significato del termine "piercing") bisogna pur metterlo in conto. Personalmente, gli eccessi mi danno fastidio. Come l'esibizione dei tatuaggi dei calciatori. Non c'è più un solo centimetro del loro corpo esente da figure e scritte. Mi chiedo: che senso ha tutto ciò?

Pubblicato il 25 giugno 2012 - Commenti (0)
21
giu

Le ferite del terremoto

Grazie a Dio, c'è Famiglia Cristiana. Ovunque ci giriamo, invece, c'è solo malcostume. Per non dire delle tragedie che ci colpiscono: alluvioni, terremoti e stragi, come quella di Brindisi. L'Apocalisse sarà qualcosa di diverso? Ciononostante, la generosità degli italiani, dai volontari alla Protezione civile, alle Forze dell'ordine, ci dà la spinta per ricominciare. Per questo, sono orgogliosa di essere italiana. Mi permetta, però, una domanda: siamo sicuri che i soldi raccolti per queste calamità vadano a buon fine, e non prendano strade diverse? E perché, nella generosità, i politici non sono in prima fila, con un loro contributo particolare? Temono di finire in povertà?

Rina

Nei momenti difficili, gli italiani danno il meglio di se stessi. È noto. Lo vediamo anche in questi giorni, con la catena di solidarietà messa in moto per soccorrere le popolazioni dell'Emilia ferite dal terremoto. Per qualche "sciacallo" che specula sulle tragedie, ci sono migliaia di volontari che, con generosità e dedizione, si impegnano allo stremo. Scene e storie commoventi. Qui emerge la vera Italia, solidale e generosa. Quella che sa rimboccarsi le maniche. Non recrimina né si perde d'animo, nell'attesa che siano altri a muoversi. È il volto vero dell'Italia. Quello che promuove i gemellaggi tra paese e paese. O che destina i soldi raccolti alla Caritas e ad altri enti per ricostruire le case distrutte dal terremoto. Stai tranquilla, cara Rina, l'Italia è meglio di quel che appare. Fidati.

Pubblicato il 21 giugno 2012 - Commenti (2)
20
giu

Genitori e insegnanti, un patto da ristabilire

Abbonata da anni, leggo con particolare interesse e curiosità la sua rubrica. Mi piacciono le sue risposte e i consigli sempre precisi e ponderati. Le premetto che è da cinque anni che tento di scriverle, ma non ci sono mai riuscita. È appena finita la scuola, e vorrei esprimere, con tutto il cuore, i miei sentimenti di affetto e di ringraziamento a un'insegnante delle elementari di mio figlio. È suor Teresa, una persona davvero speciale. Lei è riuscita a tenere a "bacchetta", per cinque anni e con ottimi risultati, venticinque alunni. Senza "regalare" niente a nessuno, se non ottenuto con l'impegno e lo studio. Noi genitori, spesso, non ci rendiamo conto delle fatiche degli insegnanti. Loro conoscono, forse meglio di noi, i nostri figli. Eppure, durante l'anno, non troviamo un momento per fermarci a parlare con loro. Grazie suor Teresa. E grazie anche a lei don Antonio per quello che fa. Oggi, 13 giugno, da noi a Padova si festeggia sant'Antonio: i miei più cari auguri di buon onomastico.

Michela - Padova

Grazie a te, cara Michela, per gli auguri di buon onomastico. Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che, in vari modi, hanno voluto farmi sentire il loro affetto, assicurandomi preghiere per il delicato compito che mi è stato affidato. Ma non voglio distogliere l'attenzione da suor Teresa e da quanti, come lei, dedicano la vita all'educazione dei nostri ragazzi. Se c'è un appunto da fare, purtroppo anche nelle migliori scuole, è l'assenza di dialogo e collaborazione tra i genitori e gli insegnanti. Famiglia e scuola viaggiano ancora per vie parallele. Hanno smarrito quell'alleanza che rende più incisiva l'educazione dei ragazzi. È un "patto" da ristabilire quanto prima.

Pubblicato il 20 giugno 2012 - Commenti (1)
14
giu

Quei cattolici che non leggono il Vangelo

Sono volontario in una casa di accoglienza. Da anni leggo Famiglia Cristiana. Da quando lei è direttore, la lettura del giornale è per me un’elevazione culturale e spirituale. Insomma, un salto in avanti, fuori da tanto integralismo che ci circonda. La sua capacità di equidistanza dalla politica e dai fatti di cronaca le dà autorevolezza e credibilità. Negli anni peggiori della nostra politica, per noi cristiani è stato un baluardo inaffondabile. Sempre ispirato al Vangelo. A questo proposito, volevo chiederle: perché ci si interessa tanto della Bibbia e poco del Vangelo? Sembra quasi che la parola di Gesù sia d’impaccio. Forse ce ne vergogniamo? In un’indagine di qualche anno fa, proprio di Famiglia Cristiana, risultava che il sessantanove per cento dei cattolici non aveva mai letto i Vangeli. Certo, la parola di Gesù non è facile da capire, come mi ha detto un sacerdote. Ma, forse, che la Bibbia sia più semplice? Se io mi innamoro di una ragazza, prima voglio conoscere bene lei, poi anche i suoi genitori. Non le pare?

FERNANDO

Non esagerare, caro Fernando, con i complimenti. Mi metti in imbarazzo e difficoltà. Assieme a tutti i giornalisti di Famiglia Cristiana, abbiamo solo fatto il nostro dovere. Quello di informare con correttezza. E di vagliare la cronaca e l’attualità di ogni giorno alla luce dei princìpi evangelici e della dottrina sociale della Chiesa. Senza pregiudizi. E con coraggio, soprattutto quando tacere sarebbe stato più comodo. Ci saremmo evitati tanti attacchi. Non solo da fuori. Quanto alla preparazione religiosa, non metterei in contrapposizione Bibbia e Vangelo. Purtroppo, l’ignoranza di tantissimi cristiani è generale. E anche preoccupante. Lo dimostrano tante indagini, come quella di Famiglia Cristiana di qualche anno fa. Ignoranza, nel senso di scarsa conoscenza, che dovrebbe farci interrogare seriamente sull’efficacia della preparazione religiosa in famiglia e nelle parrocchie. Ma anche nelle scuole con l’insegnamento della religione cattolica. L’ignoranza delle Scritture, come ricordava san Girolamo, è ignoranza di Cristo stesso. Come possiamo, allora, dirci cristiani, se non sappiamo dare ragione della nostra fede?

Pubblicato il 14 giugno 2012 - Commenti (6)
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