Don Sciortino

di Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

 
22
nov

Libertà di parola o di offesa?

Apprezzo i suoi editoriali e le sue risposte. Non mi ha soddisfatto, però, quanto ha scritto su Putin e le ragazze Pussy Riot. È giusto pretendere rispetto per il sentimento religioso di tutti. Ma nella lettera del lettore traspariva una certa soddisfazione per la condanna delle ragazze. Ora, tra il rispetto dei sentimenti religiosi e la difesa di uno Stato autoritario c’è una bella differenza. Si corre il rischio di essere percepiti come alleati del potere. Non credo che la protezione di un regime dittatoriale sia la migliore difesa dei valori religiosi. Sarebbe una strada pericolosa. L’abbiamo già sperimentata in passato. La Chiesa non ha bisogno di protezioni politiche. Il rispetto le viene dalla sua azione accanto ai poveri. La libertà è un bene troppo prezioso per essere barattato.

Francesco D. - Trento

Voglio chiarire subito che aver evidenziato che le Pussy Riot offendevano il sentimento religioso, oltretutto in un luogo sacro come la basilica Santo Salvatore a Mosca, non vuol dire giustificare condanne eccessive o regimi autoritari. Molti mezzi di informazione hanno, giustamente, stigmatizzato il duro intervento della polizia. E hanno appoggiato la battaglia per la libertà di pensiero in un Paese poco favorevole a chi dissente e contrasta il potere. Ma la libertà di parola non è libertà di offesa del sentimento religioso. Sono d’accordo con te, invece, sul fatto che la Chiesa deve fondare la sua autonomia non su appoggi politici. Ma sul suo messaggio di verità.

Pubblicato il 22 novembre 2012 - Commenti (10)
19
nov

La mia vita da esodato mantenuto dalla figlia

Per la terza volta, Famiglia Cristiana mi ha inviato il bollettino per rinnovare l’abbonamento. Vorrei subito procedere al rinnovo ma, come le ho già detto in una precedente lettera, sono un esodato delle Poste. La riforma Fornero mi ha tolto il diritto di andare in pensione secondo le regole di prima. Ora vivo con seicentotrenta euro al mese che mi dà mia figlia. Ma lei, tra due anni, si sposerà e io non avrò più neppure questo aiuto. Come posso pensare di sottrarre ottantanove euro a uno “stipendio” così esiguo? Non ce la faccio neppure ad arrivare a fine mese! Da un anno ho dovuto cambiare radicalmente il mio tenore di vita. Nonostante ciò, collaboro con la Caritas parrocchiale. E spero che, con un eventuale Monti-bis, non debba averne bisogno anch’io. La mia più grande delusione sono i politici cattolici. Possibile che non riescano a risolvere questa palese ingiustizia degli esodati? Si parla tanto del risveglio del mondo cattolico, ma a me sembra che dormano tutti. O che tacciano per conservare la poltrona.

Matteo L. T. - Manfredonia (Fg)

Non sei l’unico lettore in difficoltà economica, che deve fare i conti con i centesimi, per arrivare a fine mese. La tua situazione, poi, è aggravata dall’essere anche un esodato. Cioè una persona che, al momento, non gode né del lavoro né della pensione. Situazione che, con la riforma delle pensioni, il Governo avrebbe dovuto prevedere e rimediare. Per ragioni di giustizia ed equità. Un “rattoppo” governativo si dovrà pur trovare. Ma nesssuno degli esodati deve restarne fuori. Non voglio fare facile demagogia con un tema che irrita ministri e sottosegretari, ma è triste pensare che il costo di un solo cacciabombardiere F 35 (ne sono prenotati più di novanta) è superiore alla cifra che il Governo mette a disposizione degli esodati. Ma chi dobbiamo bombardare? La priorità, oggi, è dare cibo e lavoro a tanti onesti cittadini, dopo una vita di sacrifici. Quanto all’abbonamento, fammi sapere. La generosità dei lettori (che ringrazio di cuore), provvede a situazioni come la tua.

Pubblicato il 19 novembre 2012 - Commenti (6)
15
nov

Quegli aiuti agli imbroglioni

Ho letto l’articolo sulla proposta di modifica della Legge 104 sui permessi per assistenza ai disabili (FC n. 44/2012). La legge dà un aiuto, seppure piccolo, a chi deve prendersi cura, ogni giorno, dei propri cari non più autonomi. Lavoro in un’azienda ospedaliera, e mi dispiace dirle che si sta facendo un abuso di questa legge. Ci sono alcuni che utilizzano i permessi per godersi giorni in più di vacanza, lasciando i propri cari con la “badante”. Prova ne sia, se si dovesse fare una statistica, che i giorni di permesso cadono sempre vicini a festività o ponti. Il Governo non voleva togliere i permessi, ma pagarli meno, per disincentivare chi, in fondo, non ne ha un reale bisogno. Purtroppo, a causa dei soliti “furbi”, saranno penalizzati tanti onesti. Anche se più in alto c’è chi ruba in modo spudorato, non possiamo approfittarne per violare le leggi.

Francesca

Fatta la legge, trovato il sotterfugio per aggirarla a proprio piacimento e vantaggio. A pagare, poi, sono sempre i soliti. Cioè gli onesti. O, peggio, quelli che davvero hanno bisogno di aiuti e sostegni. È da meschini sfruttare un provvedimento di solidarietà familiare per scopi personali meno nobili. È la solita furbizia italiana alla “Fiorito”. Non c’è nulla di cui vantarsi o andare fieri. Anzi, contro chi bara la guerra dovrebbe essere spietata. Con l’obbligo di restituire alla collettività quanto si è rubato. Meglio torchiare gli imbroglioni che penalizzare gli onesti. Per evitare anche di sottoporre veri invalidi a controlli umilianti.

Pubblicato il 15 novembre 2012 - Commenti (7)
12
nov

"Prega", mi ha detto il musulmano

Ho da poco tempo perso il mio adorato papà di novantasei anni. Negli ultimi tempi in ospedale, spesso dovevo scappare fuori dalla sua stanza perché non riuscivo a trattenere le lacrime. Tutti i giorni veniva a fargli visita un signore marocchino, che gli aveva fatto da badante. Un giorno, vedendomi piangere, mi ha detto: «Devi essere forte e pregare. Quando noi musulmani siamo in situazioni simili, ci è di conforto il Corano. Voi avete la Bibbia e il Vangelo». Ebbene, io cattolica e poco praticante, ho avuto bisogno che un musulmano mi ricordasse che potevo trarre forza dalla preghiera. Grazie Jamal.

Un'abbonata - Reggio Emilia

La meraviglia nasce dai pregiudizi. Per noi i musulmani sono tutti terroristi. Non riusciamo a considerarli persone con tradizioni, culture e religioni differenti. L’Italia e l’Europa devono temere più l’indifferenza della nostra società che la presenza degli stranieri sul territorio. Questi non sono un pericolo per l’Italia. La vera integrazione non è tolleranza o mal sopportazione. È, invece, un cammino di reciproca conoscenza e arricchimento culturale. Spesso, sono loro a darci lezioni di umanità e rispetto. Altro che barbari e incivili da respingere, anche con le armi. La vera barbarie è la nostra insensibilità. Le mura che abbiamo alzato a nostra difesa ci rendono più poveri. E non solo nello spirito.

Pubblicato il 12 novembre 2012 - Commenti (11)
08
nov

La famiglia, ammortizzatore di tutto

Vi sono riconoscente per l’editoriale dal titolo: “Il governo si sbilanci a favore della famiglia” (FC n. 43/2012). Sono padre di cinque figli e nonno di nove nipoti. Da anni sto conducendo, sui giornali e in radio, una battaglia a favore della famiglia. Che è sempre stata tenuta in scarsa considerazione da tutti i governi: politici e tecnici. Dimenticata ma anche sfruttata come migliore “ammortizzatore sociale”. Su un altro giornale leggo anche lo sconforto di un padre di otto figli per i perversi effetti della legge di stabilità sulla sua famiglia. Le tantissime lamentele sono arrivate anche a Mario Monti. Ora si parla di possibili cambi nella legge, ma a saldo invariato. Il presidente del Consiglio se vuole sanare i conti dello Stato tassi i mega redditi, non le famiglie. Ormai, siamo allo stremo. Introduca, piuttosto, il tanto invocato “quoziente familiare” o “fattore famiglia” a tutela delle famiglie numerose. Il Governo deve rendersi conto che la ripresa economica ci sarà solo se cresce la famiglia.

Bruno M. - Milano

Il Governo, a parole, ci crede. Tant’è vero che lo slogan con cui è stato promosso il Festival della famiglia, che si è tenuto la settimana scorsa a Riva del Garda, era proprio questo: “Se cresce la famiglia, cresce la società”. Purtroppo, sono i fatti che mancano. Anzi, al momento sembra che si vada in direzione opposta, con un aggravio delle condizioni familiari per via di tasse e costo della vita. A essere maggiormente penalizzate sono le famiglie numerose, a causa di una miopia politica di Stato e fisco. Badano solo al reddito e non distinguono mai la composizione del nucleo familiare. Sul tavolo ci sono diverse proposte per una maggiore equità fiscale, a cominciare da quelle del Forum delle famiglie. Manca solo il coraggio di metterle in atto.

Pubblicato il 08 novembre 2012 - Commenti (3)
31
ott

Perché lei non critica la Sicilia?

Condividerei ancor di più il suo editoriale (FC n. 35/2012) se, con altrettanta fermezza, condannasse lo sperpero di denaro pubblico della sua Sicilia, l’arroganza e la prepotenza di chi la governa. E, invece, non una parola. E lo stesso sull’abusivismo edilizio. Si costruisce dove non si dovrebbe. Poi, se la natura si ribella, sanno solo lamentarsi perché nessuno li aiuta. In più, non pagano gli oneri di urbanizzazione. Così le casse dei Comuni sono sempre vuote. Pensa che sia ancora egoismo la speranza di molti cittadini, non solo della Lega, di avere un federalismo fiscale? Lei rappresenta una Chiesa sfacciatamente di parte. Per questo molti fedeli si stanno allontanando. Se, poi, qualcuno si perde, l’avrete sulla coscienza.

Luigi A.

I pregiudizi, caro Luigi, fanno brutti scherzi. Le critiche sono bene accette, se documentate. E, soprattutto, vere. Ho l’impressione che tu non ci legga. Altrimenti non ti sarebbe sfuggita l’assoluta imparzialità delle nostre denunce. La morale che ci ispira non è “a base regionale”. Vale per tutti. Né ti sarebbero sfuggiti articoli, inchieste, interviste contro i gravi malanni del nostro Sud. E della mia Sicilia. L’affetto per una terra non attenua la condanna a mafia, corruzione, clientelismo e dilagante sperpero di denaro pubblico. Anzi, l’amore accresce la rabbia contro una classe politica regionale inadatta, che non ha saputo valorizzare le tante ricchezze di cui è dotata la Sicilia. Dalla bellezza del territorio all’immenso patrimonio di cultura, arte e archeologia. Se la corruzione nel resto d’Italia è devastante, in Sicilia è peggio. Su un punto hai ragione: la Chiesa che rappresento è di parte. Sì, dalla parte della verità e del Vangelo. Accanto ai poveri, alle persone deboli e indifese.

Pubblicato il 31 ottobre 2012 - Commenti (4)
29
ott

Tanti lavori, nessun posto

La seguo da tanti anni, quasi quaranta. Le scrivo confidandole un mio grosso problema: sono disoccupata e vivo ancora con i miei genitori. Ho cominciato tanti lavori (una ventina), ma non sono mai stata assunta. Vengo sempre licenziata dopo il periodo di prova. Ne ho ricavato tanta amarezza e dispiaceri. Ormai, sono dieci anni che cerco lavoro dopo la laurea, che ho conseguito fuori corso e con una votazione bassissima. Fatico a trovare un’opportunità, e quando vi riesco, la perdo subito. Sono andata da psichiatri, che hanno tentato di aiutarmi, ma inutilmente. Il problema è sempre lo stesso: tutti ne approfittano, sapendo che ho bisogno di lavorare. Ho fatto di tutto, ma ora non ce la faccio più. Ho pregato anche la Madonna di soccorrermi, ma la sento distante.

Una lettrice disperata

La preghiera è vita per il credente. Dio e la Madonna ci sono vicini. Danno senso al nostro esistere. Pensarli, però, come datori di lavoro in un ufficio di collocamento, mi pare fuori luogo. Non è la Madonna distante da noi. Forse, sono le nostre pretese (anche su legittime aspirazioni) a farcela sentire lontana o disinteressata. L’esistenza di questa lettrice è davvero contorta. Non possiamo che esserle umanamente vicino, come a tutte le persone affrante e amareggiate. Per di più senza un lavoro stabile. Ma una ventina di “assunzioni a tempo” andate male, mi fanno riflettere. Non posso immaginare che tutti abbiano voluto approfittare della sua necessità di lavorare.

Pubblicato il 29 ottobre 2012 - Commenti (5)
25
ott

Amare la Chiesa e criticarla

Mi capita di leggere spesso su Famiglia Cristiana lettere critiche nei confronti della Chiesa. Talvolta, sono così superficiali da farmi sorgere il dubbio che possano averle scritte dei cattolici praticanti. Le cito quel lettore che critica perfino i ricchi paramenti liturgici. Come se i celebranti li usassero per vanità. La citazione della “Chiesa del grembiule” la trovo fuori luogo. Si può servire il prossimo anche indossando dei paramenti che esprimono decoro e bellezza. Nelle feste di ingresso di parroci e vescovi è auspicabile una maggiore sobrietà. Ma sarebbe dannoso ripetere gli errori del dopo concilio Vaticano II. Quando nel nome dell’essenzialità si liquidarono feste patronali e tradizioni religiose popolari. In cambio di “feste” goderecce senza alcun richiamo religioso. Da lei mi sarei aspettato un commento più articolato.

Simone

L’amore per la Chiesa, quando è sincero, non è esente da critiche. È quella “correzione fraterna”, cui ci chiama il Vangelo. Giorni fa, commemorando a Spello fratel Carlo Carretto, un profeta dei nostri tempi, che ha vissuto il Vangelo nella sua essenzialità, mi ha molto colpito un suo testo. Duro e sincero. Lo affido alla tua riflessione, caro Simone, e a quella dei lettori: «Quanto sei contestabile o Chiesa, eppure quanto ti amo. Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto a te devo. Vorrei vederti distrutta, eppure ho bisogno della tua presenza. Mi hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la santità. Nulla ho visto nel mondo di più oscurantista, più compromesso, più falso, e nulla ho toccato di più duro, di più generoso, di più bello. Quante volte ho avuto la voglia di sbatterti in faccia la porta della mia anima, e quante volte ho pregato di morire tra le tue braccia sicure».

Pubblicato il 25 ottobre 2012 - Commenti (6)
19
ott

Diamo fiducia ai nostri giovani

Caro don Antonio, a me non fanno pena i ragazzi, ma gli adulti incapaci di trasmettere quei valori che sono alla base del vivere civile. Ai nostri figli, oggi, non facciamo mancare nulla. Ma spesso non abbiamo tempo per loro. Siamo troppo impegnati a correre nel nostro vivere quotidiano. E ciò riguarda anche i sacerdoti. Non ci fermiamo mai a cercare di capire cosa loro sentono dentro. Siamo bravi a criticarne i comportamenti, ma non ci chiediamo se anche noi abbiamo delle responsabilità. Vorrei dire a quei lettori che le scrivono per contestare i giovani, che la maggior parte di questi hanno ideali e valori. E si danno da fare. Sono molto meglio di quanto crediamo. Conosco laureati che non si vergognano di fare i camerieri. E poi non credo che le passate generazioni fossero tutti degli angioletti. Qui da noi, in Veneto, giravano tutti col coltello in tasca e bruciavano i pagliai. Diamo più fiducia ai giovani. Magari con qualche sorriso in più.

Guido B. - Romano d’Ezzelino (Vi)

A ogni tempo il suo affanno. A poco giova il confronto col passato, se è solo per una classifica qual è la generazione migliore. Non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Fin dall’inizio del mondo, da Caino e Abele. Una tavoletta assira del 2800 avanti Cristo dava per imminente la fine del mondo «perché la corruzione e l’insubordinazione sono diventate cose comuni e i figli non obbediscono più ai genitori ». Ciò detto, va colto l’invito di Guido ad avere più fiducia nei giovani. Con più ottimismo. E a puntare su di loro con coraggio. Sono il nostro investimento per il futuro. E sono molto meglio di come vengono rappresentati. I mass media parlano solo degli eccessi dei pochi, ma ignorano l’impegno dei molti. Basterebbe dare un’occhiata al mondo del volontariato. O alla preziosa opera di tanti giovani che impegnano il loro tempo, con generosità, per assistere ammalati, poveri o bambini handicappati. Purtroppo, la foresta che cresce fa poco rumore.

Pubblicato il 19 ottobre 2012 - Commenti (4)
18
ott

Rispetto per le donne incinte

Sono un suo affezionato lettore trentenne. Sposato da due anni, con infinita gioia aspettiamo il nostro primo figlio. Sia io che mia moglie siamo stati educati al rispetto del prossimo. Voglio raccontarle un episodio che ci ha tanto feriti, legato alla gravidanza di mia moglie. Lei, libera professionista, lavora a Venezia e si sposta con i mezzi pubblici. È al settimo mese di gravidanza e continua a lavorare, non potendo usufruire del permesso di maternità. Una mattina, sul vaporetto che la portava a Venezia, era seduta nei posti riservati ai disabili, alle donne in gravidanza e agli anziani. Poco dopo, sale una signora anziana, ma in perfetta forma fisica, che in modo arrogante le ordina di alzarsi e lasciarle il posto. Tre ragazze sedute accanto avrebbero potuto alzarsi, ma fanno “orecchie da mercante”. Anzi, insultano mia moglie. Nell’indifferenza generale. Solo una signora interviene allibita. E fa notare la gravidanza avanzata di mia moglie. A quel punto, lei si era già alzata. L’episodio mi ha fatto sorgere tanti interrogativi. Ma in che mondo viviamo? Perché prevalgono solo i furbi e gli arroganti? Che rispetto c’è per la vita? L’inciviltà ha davvero preso il sopravvento su tutto il resto?

Un futuro papà

Non c’è nulla di peggio dell’indifferenza. Se ciascuno bada solo a sé stesso e chiude gli occhi (e il cuore) sui bisogni degli altri, siamo al trionfo dell’egoismo. Mauna società che non rispetta nemmeno una donna incinta al settimo mese, è davvero poco umana. Più che le invettive dell’anziana signora e la strafottenza delle tre ragazze, colpisce il silenzio dei presenti. Nessuno ha avuto il coraggio di intervenire, eccetto una donna. Quando di fronte al sopruso si gira lo sguardo altrove, è un gran brutto segno.

Pubblicato il 18 ottobre 2012 - Commenti (2)
12
ott

Quegli insulti alle donne di strada

Vorrei parlarle di un grave problema sociale. Ogni sera, davanti alla mia casa, si appostano delle prostitute. Le confesso che mi irritavano moltissimo. Poi, una volta, dopo averle insultate, mi sono pentita pensando che forse, come diceva don Benzi, sono costrette a fare quel mestiere. Ma sono uomini senza scrupoli quelli che le sfruttano. Non solo i cosiddetti “protettori”, ma anche i clienti. Persone di giorno considerate rispettabili, che di notte usano quelle donne come oggetti. Si dovrebbero vergognare. Può immaginare cosa si prova a dover assistere, ogni sera, a questo penoso spettacolo. Faccio appello ai governanti perché intensifichino la lotta contro gli sfruttatori di prostitute.

Stefania

C’è nei confronti della prostituzione quasi una rassegnazione a non poter fare nulla. Perché, si dice, è un mestiere antico come il mondo. Difficile da estirpare. Pura ipocrisia, per non affrontare il problema, lasciando vittime inermi nelle mani di “protettori” violenti e senza scrupoli. Ma per combattere seriamente la prostituzione nelle strade, dovremmo cominciare a ribellarci contro lo sfruttamento della donna e del suo corpo anche in Tv.

Pubblicato il 12 ottobre 2012 - Commenti (7)
10
ott

Immigrati, quanti luoghi comuni

La retorica sull’immigrazione è davvero stomachevole. Si tira in ballo il razzismo per creare sensi di colpa. In realtà, è solo questione di equità. Il problema delle carceri affollate non esisterebbe se non ci fosse un trentacinque per cento di detenuti extracomunitari. Perché il Governo non si attiva per fare scontare il carcere nei loro Paesi d’origine? Neppure nella ricca America è garantita l’assistenza sanitaria gratuita a chi è appena arrivato, come avviene da noi. Le case popolari sono assegnate di preferenza agli extracomunitari. Il sessanta per cento degli aiuti pubblici va agli immigrati. Per non parlare dei costi della sicurezza aggravati dalla criminalità d’importazione. Solo una minima parte di immigrati contribuisce con le tasse al benessere del Paese. La maggioranza o non lavora o lavora in nero. Tante associazioni cattoliche e sindacali percepiscono dallo Stato cento euro al giorno per ogni immigrato. Prima che generosi dovremmo essere giusti. Al ministro Riccardi questo non interessa.La sua generosità, infatti, è a carico dei contribuenti!

Luca T.

Se la retorica sull’immigrazione è stomachevole, lo è ancor di più l’insieme di pregiudizi e luoghi comuni, come quelli assemblati in queste poche righe. Colpa anche dei mass media che danno un quadro negativo e allarmante del fenomeno migratorio. I dati reali (non la propaganda) ci dicono invece il contrario. L’Italia senza gli stranieri sarebbe in ginocchio. Ancor più in crisi, in ogni settore. Il loro contributo alla ricchezza nazionale supera il dieci per cento. Non ci stanno rubando nulla.

Pubblicato il 10 ottobre 2012 - Commenti (8)
09
ott

Il coraggio della denuncia

Lei sa quanta stima e riconoscenza c’è da parte mia e, per fortuna, di moltissimi lettori, per la sua persona. Ma, proprio per questo, quando c’è da dissentire, mi viene più spontaneo farlo. Mi riferisco alla sua risposta sul “partito unico dei cattolici”. Anche lei sembra volersi rifugiare nell’“unità dei valori”. Cosa nobilissima, ma finora poco concreta. Purtroppo, la dispersione dei cattolici in politica non ha prodotto frutti. Né si intravede come possa farlo in futuro. I cattolici non riescono a incidere nell’attuale mondo politico. Per contro, spesso si ritrovano (anche nelle parrocchie e nelle diocesi) gli uni contro gli altri. Purtroppo, oggi, non ci sono personalità dal forte carisma in grado di unificare e rendere più incisiva la presenza dei cattolici. Ma anche senza un apposito partito, ci vorrebbe qualcosa di veramente autonomo, ispirato non a interessi di parte ma solo al Vangelo. Non le sembra?

Giulio M.


Se ci limitiamo a dibattere sul “contenitore” dove intruppare i cattolici in politica, rischiamo di dimenticare che, oggi, è più importante il “contenuto”. Perché è questo che è venuto a mancare, soprattutto nel generale degrado etico. Perché i politici cattolici non si sono ribellati e non hanno denunciato lo “schifo” cui assistiamo in questi giorni alla Regione Lazio? Ma altrove è anche peggio. Le leggi vergogna che permettono di depredare i soldi pubblici sono state votate anche dai politici cattolici. Se manca una coscienza etica, dove collocarsi è secondario. Conta poco.

Pubblicato il 09 ottobre 2012 - Commenti (5)
04
ott

Rispetto, ma non solo per l'Islam

Il film su Maometto è stato, giustamente, condannato. E ai musulmani sono state presentate le dovute scuse. Ma il film del regista austriaco, con la scena di sesso con il crocifisso, ha ricevuto il premio della giuria speciale alla Mostra di Venezia. Dimostrazione evidente che la condanna del film che ha offeso l’islam non è nata dal rispetto che si deve a tutte le religioni, ma solo per far cessare violenze e attacchi alle ambasciate. Ma chi ha paura dei cristiani? I musulmani uccidono e condannano a morte per ottenere rispetto. Non riconoscono alle altre religioni il diritto di esistere e di essere rispettate. Infatti, incendiano chiese e uccidono cristiani. Che dobbiamo fare per farci rispettare?

Lorenzo C.


Mai cedere alla tentazione di rispondere al fanatismo con la stessa moneta. Se si uccide nel nome di Dio, ciò non ha nulla a che fare con la vera religione, ma con gli estremismi d’ogni tipo. Ci si deve battere per la libertà di espressione di tutti, ma nessuno può offendere la sensibilità religiosa altrui. La vera fede in Dio promuove la pace e il dialogo.

Pubblicato il 04 ottobre 2012 - Commenti (10)
02
ott

Il partito unico dei cattolici: quale futuro?

Apprezzo Famiglia Cristiana, e ne sono un fedele lettore. Il suo editoriale “Un’anima per l’Italia con più etica e ideali” (FC n. 26/2012) mi ha, però, lasciato perplesso. E mi ha suscitato diversi interrogativi. Riconosco che il suo settimanale è sempre stato attento ai valori umani e cristiani in politica. E, considerata l’attuale insignificanza dei cattolici, mi pare di capire che lei vorrebbe un partito che li riunisse. La storia ha già espresso giudizi positivi su statisti cattolici come De Gasperi e Moro. Ma ha anche condannato la degenerazione della Dc e il suo sistema di potere. Oggi, in una società secolarizzata, non ci sono più le condizioni per un partito “cattolico”. E, poi, chi darà la “patente” di cattolicità a questi politici, visto come sono compromessi alcuni che si dichiarano credenti? A mio parere, la Chiesa e i cattolici italiani devono fare evangelizzazione. O, meglio, ri-evangelizzazione. Il resto verrà da sé.

Renato L. - Varese

Caro Renato, non ho mai invocato il ritorno del partito dei cattolici. Forse, hai equivocato qualche mio intervento. La storia, infatti, non si ripete. Non fa salti indietro. Oggi, non esistono più quelle condizioni storiche e sociali che diedero vita al partito unico dei cattolici. Pur con tutte le sue pecche, la Dc non solo annoverava personalità di spicco e veri statisti come Moro e De Gasperi (che non si sono arricchiti con la politica), ma aveva un progetto per il Paese, in vista del bene di tutti i cittadini. Quel “bene comune” andato in disuso oggi. A vantaggio degli interessi di parte e intrallazzi di soldi, cui non sono esenti anche alcuni credenti. Quelli che hanno confuso la presenza e testimonianza cristiana con l’occupazione di ogni spazio di potere. Ma tra il partito unico e l’attuale insignificanza dei cattolici, c’è una via di mezzo. L’unità sui valori. Alla luce del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa. Al di là delle logiche di partito e di schieramenti che, spesso, mortificano la testimonianza cristiana.

Pubblicato il 02 ottobre 2012 - Commenti (7)
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