di Don Marco Sanavio
Prete della diocesi di Padova. Si occupa di coniugare la tecnologia con la pastorale. Ha collaborato con la Conferenza episcopale italiana per il Grande giubileo del 2000. È nel consiglio direttivo dell’Associazione webmaster cattolici italiani. A Padova è direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali della diocesi.
31 gen
Il messaggio che il Papa ha consegnato il 24 gennaio, festa di S. Francesco di Sales, in vista della 46ª giornata mondiale delle comunicazioni sociali ha messo in evidenza gli squilibri che oggi esistono tra silenzio e parola. Troppe parole intasano la comunicazione, rischiano di svuotare il linguaggio della sua efficacia, non lasciano tempo e spazio all’ascolto (http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/messages/communications/documents/hf_ben-xvi_mes_20120124_46th-world-communications-day_it.html).
Anche la parola digitale ha iniziato da essere troppo invasiva e lo possono testimoniare con forza gli adulti che cercano di arginare il profluvio di messaggi che figli e nipoti inviano e ricevono in qualsiasi momento della giornata, anche di notte.
«Talvolta – mi confida Mara, mamma di due adolescenti - sento il suono di ricezione dei messaggi alle due, tre di notte. Una volta mi sono alzata per andare a spegnere il cellulare di mia figlia, che lo tiene sotto il cuscino, ed ho scoperto che stava rispondendo ad un sms…».
La bulimia digitale ha comunque effetti molto pesanti anche sugli adulti, che spesso continuano a lavorare al telefono invadendo gli spazi di ascolto domestici o gestiscono rapporti delicati tramite messaggi che limitano drasticamente le sfumature possibili nella comunicazione in presenza. Non è raro nemmeno che la tv li sequestri durante i pasti, riempiendo il loro vuoto relazionale a scapito della conversazione familiare.
Come ristabilire un “ecosistema che sappia equilibrare silenzio, parola, immagini e suoni”, si chiede il Papa nel messaggio consegnato in vista della giornata mondiale della comunicazioni sociali del 20 maggio prossimo.
Giuseppe Castelli, 70 anni, sacerdote, monaco e moderno eremita (fotografie di copertina e del servizio interno di Alberto Roveri).
Proviamo a indicare qualche antidoto, lasciando aperta la strada ad altri suggerimenti.
La contemplazione
E’ un livello di coinvolgimento altissimo, ma si raggiunge con un
abbandono semplice che non richiede un grosso sforzo psicologico. Il
riferimento è a quell’aggancio potente che scatta dopo l’osservazione
delle meraviglie della natura, che provoca stupore, sorpresa, che genera
gusto per la vita, non alla contemplazione strutturata o legata a
tecniche di preghiera. L’individuo stesso è portato a silenziare i suoi
dispositivi per non rovinare l’incanto.
La meditazione
Si tratta di una pratica che prevede un alto livello di concentrazione
della mente e che può generare un benessere psicofisico della persona.
La tradizione cristiana beneficia da secoli dei frutti di questo
itinerario interiore ma il suo esercizio è ancora riservato a pochi,
purtroppo (http://www.meditazionecristiana.org/).
«La bellezza salverà il mondo», afferma il principe Miškin nell'Idiota
di Dostoevskij. Nella costruzione russa della frase c’è un’anastrofe che
potrebbe suggerirci un’altra interpretazione: sarà il mondo a salvare
la bellezza. Dedicarsi a cose belle, oltre che utili e pratiche, può
aprire canali di comunicazione nuovi dentro di noi. Fare spazio
all’arte, alla musica, alla poesia, a una bellezza che non sia solo
estetica ma gusto dell’armonia, del genio umano, apertura al
trascendente può essere una via per preservare il gusto profondo di una
vita troppo spesso stritolata dai ritmi del quotidiano.
Un po’ di digiuno digitale può far luce sui vuoti che ci portiamo dentro
e che cerchiamo di colmare ingurgitando immagini, suoni, parole e
messaggi senza misura.
Sono graditi altri suggerimenti…
Pubblicato il 31 gennaio 2012 - Commenti (0)
18 gen
Il web ha progressivamente portato a galla storie e risvolti legati al drammatico naufragio della Costa Concordia del 13 gennaio scorso ridefinendo, come in un mosaico a cui si aggiungono tessere di ora in ora, i momenti dell’evacuazione e la lunge notte trascorsa sull’Isola del Giglio.
Video girati con i cellulari e pubblicati dai naufraghi, foto dei primi soccorsi, appelli per ritrovare persone, preghiere per le vittime.
Tra le tante voci dei supersiti anche quella del cappellano della Concordia don Raffaele Malena, 73 anni, che ha seguito da vicino le fasi di evacuazione cercando di supportare quanti cercavano di abbandonare la nave in quei momenti concitati, soprattutto i più deboli.
Calabrese di origine, nato in una famiglia di marittimi, primogenito di nove figli, don Raffaele conosce bene ricchezza e trappole del mare ed ha cercato di assistere i supersiti radunati a Giglio Porto con l’aiuto del parroco locale, don Lorenzo Pasquotti (http://www.radiovaticana.org/it1/articolo.asp?c=554824).
Don Raffaele ha difeso l’equipaggio, ben consapevole che nei momenti di panico è difficile gestire le emergenze anche per il personale più preparato. I dispersi dell’equipaggio li conosceva personalmente, era preoccupato per loro (www.stellamaris.tv/?q=node/2502). Seguire gli oltre mille marittimi a bordo è uno dei compiti principali che gli erano stati assegnati sulla Costa Concordia dove, oltre a far da riferimento per i passeggeri cattolici, aveva ricevuto il compito di assistere e accompagnare i lavoratori di ogni razza e religione. I cappellani di bordo sono circa una ottantina e fanno riferimento all’Apostolato del mare italiano, legato alla Fondazione Migrantes. Nelle navi da crociera, in ordine gerarchico partendo dal capitano, il loro livello di ufficiali si colloca al terzo grado. E’ stato proprio l’Apostolato del mare ad organizzare in collaborazione con la Caritas un primo team di accoglienza al terminal crociere di Savona per dare supporto materiale e spirituale ai passeggeri scampati al naufragio (www.stellamaris.tv/?q=node/2497). Ma si è pensato subito anche ai marittimi, ad assisterli nel momento di grande smarrimento e disperazione che hanno vissuto dopo la tragica notte del 13 gennaio. In collaborazione con l’Ufficio risorse umane di Costa crociere l’Apostolato del mare ha creato un team per visitare in ospedali ed alberghi i lavoratori della Concordia scampati al naufragio, fornendo loro anche telefoni e schede per comunicare con le rispettive famiglie. «Attraverso la rete di amici e colleghi dell’Apostolato del mare –si legge sul loro sito- e della Caritas, l’opera continuerà anche nei giorni a seguire, fino a che ci sarà bisogno perché a sostegno di chi ha vissuto in prima persona e in condizioni estreme un dramma di quelle dimensioni. Servono dei volti umani che si facciano compagnia, casa, famiglia».
Qualcuno da Portofino ha postato una preghiera abitata solo dal rumore del mare e dalle immagini del Cristo degli abissi per le vittime del naufragio della Costa Concordia. Riposino in pace.
Pubblicato il 18 gennaio 2012 - Commenti (0)
05 gen
Ancora Facebook sotto accusa, stavolta come fattore scatenante dello scoppio di coppia. A lanciare l’accusa il sito inglese www.divorce-online.co.uk, specializzato in servizi per gli sposi che hanno deciso di mettere fine alla loro unione. L’allarme, rimbalzato in rete nei giorni scorsi, proviene da una ricerca condotta proprio da Divorce online su un campione di 5000 richieste di divorzio pervenute al sito britannico, che conta oltre 67000 clienti dal giorno della sua apertura. Il 33% degli intervistati indica Facebook come la causa principale della separazione tra coniugi indicando come primi incriminati i messaggi inviati a persone dell’altro sesso e, successivamente, i commenti sgradevoli e le soffiate di amici e conoscenti che bazzicano sul noto social network.
Indicare Facebook come causa dei divorzi sarebbe come incolpare la febbre di essere causa dell’influenza o incriminare le vetrine dei pasticceri per il nostro soprappeso. Non possiamo accusare coltelli e pistole di essere causa di gran parte degli omicidi nel mondo. Qualcuno obietterà che Facebook non è considerato solo uno strumento ma un vero e proprio ambiente di vita: bene, in questo caso va evidenziato come non sia possibile accusare una città ritenuta violenta di rendere automaticamente violenti i suoi abitanti, come se gli stimoli esterni inghiottissero la libertà degli individui. «I social network ti offrono la tentazione su un piatto d’argento» scrive Laura75 in un forum online che tratta di questo tema. Ma nessuno di noi è un automa, nessuno è così svuotato di volontà e buon senso da cedere inesorabilmente al sequestro emotivo imputato a Facebook e compagni.
Maunuele Petrilli un cameraman che ha una certa confidenza con la Rete ha pubblicato una decina di mesi fa un video su Youtube, in occasione dell’ennesima ondata di accuse scaricate su Facebook come causa delle separazioni dei coniugi. In un cartello, posto all’inizio del breve contributo pubblicato qui sotto, si legge: «Facebook è motivo di litigi e divorzi… a mio avviso è anche uno strumento che velocizza quello che prima o poi sarebbe dovuto finire… dove l’amore viene messo a dura prova.»
Mi chiedo se sia sufficiente un commento sgradevole o un flirt su Facebook a troncare una vera storia d'amore, o se in questi casi la fragilità della coppia provenga da altri fattori.
Permettetemi un’ultima osservazione su quel “prima o poi sarebbe dovuto finire” citato nel video. Esiste un’ancora di salvataggio che racconta come il vero amore possa ricostruire anche dove altri tentativi hanno fallito. Si tratta di Retruovaille (www.retrouvaille.it), un metodo collaudato che rimette in contatto la coppia, il “salvagente per matrimoni in difficoltà” che fa appello all’amore, alla preghiera e alla natura stessa del sacramento per riconciliare tra loro i coniugi in difficoltà. E anche questo lo trovate in Rete, tanto quanto l’incriminato Facebook.
Pubblicato il 05 gennaio 2012 - Commenti (2)
27 dic
Tentiamo di
pescare dalla Rete alcune strategie che ci svincolino un po’ dalla crisi che
ha stretto nella morsa anche questo Natale 2011.
La prima parola
magica potrebbe essere Open source, ovvero quelle risorse libere e
gratuite che ci permettono di risparmiare qualche decina di euro e, al tempo
stesso, di operare nella più assoluta legalità. Il comune di Bologna ha
risparmiato 160 mila Euro in un anno semplicemente eliminando gran parte delle
licenze a pagamento. Dai sistemi operativi ai sofisticati programmi per
montaggio video, la Rete offre una gamma di prodotti sicuri e costantemente
aggiornati, senza toccare minimamente il nostro portafogli. Per chi ha un po’ di
dimestichezza con l’Inglese consigliamo di fare una ricerca su Tucows.com, un noto sito che fornisce indicazioni e recensioni
su programmi e applicazioni gratuite Un bel regalo da mettere sotto il nostro
albero...
Andrebbe poi
sottolineata la parola-tormentone che i social network ci propinano ad ogni
visita: condividi!. Il web ha contribuito ad abbattere campanili
e recinti in favore di una logica collaborativa all’interno della quale più si
condivide più si hanno benefici. Internet consente anche di far conoscere realtà
che hanno bisogno del nostro sostegno concreto, alle quali possiamo trasferire
denaro con pochi clic.
Associazioni benefiche, mense dei poveri, missioni
all’estero, adozioni a distanza… c’è una gamma vastissima di interventi che la
Rete ci abilita a completare con un tocco del mouse. Attenzione, però, alle
frodi che in questo periodo si intensificano particolarmente. Fidatevi solo di
siti conosciuti e di domini ben riconoscibili!
Ci sono, poi,
anche prassi quotidiane che possono essere mutuate da queste strategie della
rete. I gruppi di acquisto solidale, ad esempio, che stanno facendo della
condivisione e dell’economia di scala una risorsa sana per le casse di tante
famiglie. Oppure il car sharing casalingo: la signora che abita al quarto piano,
finalmente, potrebbe proporre un passaggio per recarsi a scuola anche al figlio
della signora che abita al secondo, liberando le strade mattutine da un’auto e
dal Pm10 che avrebbe prodotto circolando. Chissà che a forza di cliccare
“condividi” non nasca il desiderio di una vita meno incasellata in compartimenti
stagni e più attenta ai bisogni altrui.
Un gruppo di
giovani padovani ha scelto di fare degli speciali auguri di condivisione su
Youtube. Hanno provato per settimane i movimenti per realizzare un “Social Mob” coinvolgendo famiglie, bambini, amici degli amici
in un’iniziativa solidale per le mense dei poveri della diocesi.
Vi segnaliamo,
infine, un’opportunità che solo l’avvento della Rete poteva portare in casa
nostra. Cliccando sul player della custodia di Terra Santa potrete assistere ogni giorno alla
messa dalla Grotta del latte di Betlemme. Auguri a tutti voi nel Signore!
Pubblicato il 27 dicembre 2011 - Commenti (0)
09 dic
Anche il web può diventare itinerario che conduce a Natale. L’ Avvento, di per sé, non è l’attesa di un bimbo che nasce ma dell’Incontro con il Cristo che un giorno tornerà. Il sito www.donboscoland.it elenca una serie di risorse online che possono essere utili a preparare questo incontro. Tra i sussidi per la preghiera quotidiana c’è da segnalare quello realizzato dal Movimento giovanile salesiano, gestore del sito sopra elencato, che è stato prodotto in formato e-pub per poter essere aperto su libri digitali.
Anche sul sito della Conferenza episcopale italiana è stato pubblicato un sussidio ritmato sulle quattro domeniche di Avvento www.chiesacattolica.it/cci_new_v3/s2magazine/index1.jsp?idPagina=25576 all’interno del quale confluiscono schede dedicate alla famiglia, al mondo del lavoro all’animazione liturgica, alla catechesi e a giovani e ragazzi. Non mancano le indicazioni concrete e un riferimento chiaro all’ambito della carità.
Il portale Pope 2 You, creato dal Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali, utilizza invece una serie di video realizzati in collaborazione con il Franciscan media center e la Custodia di Terra Santa per ritmare il cammino che conduce all’evento di Betlemme: pope2you.net/index.php?id_testi=43.
Anche tra i video iniziano a intensificarsi le proposte Natalizie. Oltre al simpatico "virale" che lo scorso anno ha spopolato nel web e ripropone la storia della Natività in digitale...
... sono stati realizzati altri contributi che creano cortocircuito tra la vicenda narrataci dal Vangelo e i moderni social media:
La notte di Natale sarà possibile assistere in diretta streaming alla messa celebrata a Betlemme presso la Grotta del Latte, semplicemente collegandosi all’indirizzo: http://it.custodia.org/default.asp?id=4920.
Pubblicato il 09 dicembre 2011 - Commenti (0)
21 nov
Ecumenismo è una parola difficile, rischia di esprimere tutto e niente allo stesso tempo. Il termine deriva dal greco e indica la parte della Terra abitata ma nello specifico indica il cammino verso l’unità di tutti i cristiani oggi divisi in più confessioni. Il percorso è arduo, fatti di accelerazioni e blocchi, di attenzioni teologiche e linguistiche, di delicati intrecci diplomatici. In Europa, però, c’è un gruppo di cristiani che vive una profonda dimensione ecumenica fai-da-te senza esserne pienamente consapevoli. Complice l’elettronica.
Si tratta dei webmaster cristiani europei che si riconoscono nella sigla Ecic (European christian internet conference) e s'incontrano spesso su Facebook oppure sul sito ufficiale www.ecic.org, ma almeno una volta all’anno desiderano ritrovarsi in presenza e si danno appuntamento in una città europea per confrontarsi e rinsaldare amicizia.
Luterani, cattolici, protestanti, ortodossi s'incontrano perché appassionati dal Vangelo e dal saperlo intrecciare con i bit. Prioritarie, tra loro, sono amicizia e convivialità; la preghiera comune rinsalda la fratellanza e aiuta a concentrarsi su ciò che unisce più che su quello che divide.
Il video e le foto pubblicate qui sotto raccontano un’esperienza di condivisone gioiosa che è già una sorta di “ecumenismo” casalingo:
Ed ecco la galleria fotografica:
http://www.flickr.com//photos/jukina/sets/72157627107803794/show/
Nel 2012 l’incontro annuale di Ecic si svolgerà a Roma dall’11 al 14 giugno. I convegni Ecic lasciano molto spazio all’incontro, hanno ritmi sostenibili e molti momenti di laboratorio e confronto per piccoli gruppi. La lingua ufficiale è l’inglese.
Si possono così scoprire gli esperimenti elettronici che le altre Chiese creano per l’evangelizzazione: dai mondi tridimensionali come http://churchoffools.com alle proposte destinate ai più piccoli www.kirche-entdecken.de, allo sguardo puntato sull’orizzonte missionario www.cevaa.org.
Anche se non masticate molto il Finlandese, fate un gito nella sezione “videot” del sito della Chiesa luterana di Finlandia Usko, Toivo, Rakkaus (Fede, speranza, carità http://uskotoivorakkaus.fi), una delle più grosse campagne lanciate sia in presenza che tramite il web per riavvicinare i giovani adulti alla fede. Lo stesso sforzo pastorale che oggi stanno tentando cattolici, ortodossi, evangelici…
Pubblicato il 21 novembre 2011 - Commenti (1)
31 ott
Una recente ricerca condotta da SWG per il Moige (Movimento italiano genitori) ha messo in luce come sia cresciuto il consumo di Internet da parte dei minori. Ben 7 su 10 navigano quotidianamente per circa un’ora di media. La percezione è, però, che questi giovani cybernauti non siano del tutto a conoscenza dei pericoli che corrono nell’esplorazione del web.
Infatti da un’indagine condotta da A&F Reserach risulta che il 30% degli adulti e il 40% dei ragazzi non sa proteggere in modo adeguato la privacy all’interno dei social network. Così Moige, Tren Micro, Cisco, Polizia postale e delle Comunicazioni hanno lanciato una campagna, partita da Roma il 27 ottobre, per sensibilizzare gli alunni di 30 scuole secondarie di primo grado su rischi e pericoli della Rete.
Il tessuto delle parrocchie italiane ha sempre avuto le antenne ricettive nel mondo dell’educazione, ha spesso integrato e completato la formazione proposta da altre agenzie cercando di coniugare i valori irrinunciabili in cui crede con progresso e novità. Peccato che nel settore della formazione all’uso dei nuovi media risenta di un passo troppo lento. Forse l’impreparazione e la perplessità di fronte ad un percorso che appare estremamente accelerato hanno fatto sì che non sorgessero rapidamente cammini chiari e condivisi. Ci si muove a tentoni, invitando esperti più o meno qualificati che spesso puntano il dito sulla pericolosità della navigazione tralasciando, invece, le straordinarie opportunità che l’elettronica offre ai giovani di oggi.
Il mondo “virtuale” e intangibile che si incontra in Rete è svilito spesso da chi opera quotidianamente nel mondo spirituale che, pur con altre caratteristiche, opera costantemente a contatto con l’intangibile, l’invisibile, l’impercettibile. Non sembra più il tempo di stare alla finestra, accontentandosi di qualche infarinatura sull’argomento. Probabilmente va studiato, sviscerato, riproposto ai ragazzi all’interno dei cammini formativi parrocchiali come un ambito fondamentale che coinvolge il mondo delle relazioni e lo stesso itinerario di fede. Solo così il “virtuale” potrà diventare un termine che indica la grande forza che sta dentro ai nuovi mezzi e non solo il lato problematico del loro uso.
Pubblicato il 31 ottobre 2011 - Commenti (2)
20 ott
«Esistono prove storiche che Gesù Cristo sia veramente esistito?». A oggi Google non è ancora un motore computazionale, non ha una sua intelligenza artificiale per orientarci nella risposta a questa domanda. Se la inserissimo nella sua finestrella di ricerca rischieremmo di perderci nella Rete a caccia, più che della risposta, di una fonte attendibile o di una risposta sintetica.
Il colpo di genio per abbinare domande e risposte sulla religione cattolica, coinvolgendo i cybernauti e gli utenti dei social media, è balenato ai creatori di www.aleteia.org.
Un’equipe internazionale diretta da Jesus Colina e coordinata da Guillaume Anselin si prenderà cura delle questioni, anche spinose, che giungeranno dal popolo della Rete coinvolgendo teologi, giornalisti, esperti e social manager per fornire le risposte in quattro diverse lingue, tra cui l’italiano. La nascita di questa nuova frontiera dell’evangelizzazione online è stata possibile grazie dalla collaborazione con Andrea Scorzoni e Silvia Costantini dell’agenzia www.h2onews.org, che forniranno ad Aleteia i supporti multimediali in più lingue, e al progetto internazionale "Marie de Nazaret" www.mariedenazareth.org.
Purtroppo per molti battezzati il cammino di fede si è fermato alla soglia della cresima, abbandonato per noia, delusione, poca incisività nella vita quotidiana o anche semplicemente per pigrizia.
I peggiori nemici per una ripresa dell’itinerario personale sembrano essere il pregiudizio o la scarsa conoscenza dei fondamenti della religione. Le mie orecchie hanno udito una signora di buona cultura confermare un paio di volte che Gesù ha indicato di «rubare ai ricchi per dare ai poveri» con buona pace, a questo punto, di Robin Hood che pensava di avere il diritto d’autore su questa strategia. Plauso dunque ad Aleteia se ci aiuterà a sintetizzare e chiarire concetti relativi alla religione cattolica, sgretolando alcuni alibi e luoghi comuni che proliferano tra battezzati e non. Anche con la nostra collaborazione.
Pubblicato il 20 ottobre 2011 - Commenti (2)
11 ott
Il blog del cardinale Gianfranco Ravasi sul sito Internet del Sole 24Ore.
Lo aveva preannunciato all’inizio della scorsa estate in un intervista rilasciata ad un settimanale italiano: «Porterò la Bibbia su blog e Twitter». Così il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ha iniziato a twittare dal 20 giugno (@CardRavasi) proponendo quasi ogni giorno una frase tratta dalla Sacra scrittura o segnalando link interessanti. Ha preceduto di una settimana anche il primo tweet del Papa che con un tocco sul tablet più diffuso nel mondo ha dato l’avvio a www.news.va, un sito che raccoglie in un solo colpo d’occhio tutta l’informazione proveniente dalla Santa sede.
Ma c’è di più. Da venerdì 7 ottobre Gianfranco Ravasi è sbarcato ufficialmente nella blogosfera o meglio, citando le sue parole, “nell’oceano di Internet” con l’intenzione di svincolare i suoi pensieri da cerchie ristrette di lettori e consegnarli al popolo della Rete.
«Aprire un blog e abituarmi a Twitter – scrive il card. Ravasi nel suo blog “Parola e parole” ospitato nel sito de Il Sole 24 ore - significa per me confrontarmi con le sfide dell'oggi e aprirmi alle novità che le culture ci propongono, spesso veicolate proprio dai linguaggi emergenti».
Blog e Twitter (@UKinHolySee) sono anche gli strumenti scelti dall’ambasciata inglese presso la Santa sede per raccontarsi e cercare un confronto con gli internauti. Il giovane ambasciatore Nigel Baker non ci introduce solamente nella sua attività diplomatica attraverso il blog raggiungibile all’indirizzo http://blogs.fco.gov.uk/roller/bakerenglish, ma ha anche scelto di aggiornare un canale fotografico su Flickr (http://www.flickr.com/photos/ukinholysee), un social medium specializzato in immagini e video che gli consente un approccio fresco e immediato con il popolo della Rete.
Sembra che tra i diplomatici di sua maestà ci sia una certa attenzione verso la Rete, visto che il sito del Foreign Commonwealth Office è fortemente orientato verso i social network ed elenca oltre una sessantina di ambasciatori che utilizzano abitualmente i blog per aprire finestre sulla loro attività e sui paesi in cui operano.
Oggi il confronto con il social networking è ineludibile. Qualcuno bolla questa attività come una moda destinata a dissolversi in breve tempo, in realtà penso si tratti di una strategia vincente che rileva la voglia di partecipare e condividere una nuova socialità, mediata anche dall’elettronica.
La possibilità di commentare e rilanciare notizie, l’interazione tra vari sistemi rende evidente quell’intreccio umano che Derrick De Kerckhove ha definito “intelligenza connettiva”, ovvero la capacità di far interagire tra loro le menti attraverso la rete per la creazione di qualcosa di nuovo, un progresso in umanità e conoscenza.
Pubblicato il 11 ottobre 2011 - Commenti (2)
29 set
Nella preparazione alla cresima si insegna ai ragazzi il rispetto del proprio corpo. «E’ il tempio dello Spirito santo –spiegava la mia catechista di un tempo- e come tale dovete prendervene cura per preparavi al momento in cui nessun altro lo farà al posto vostro.» Oggi la rapida evoluzione dei social media ha mutato anche le attenzioni della catechesi. Proprio la scorsa settimana un catechista mi ha invitato a spiegare ai suoi ragazzi come proteggere la loro identità digitale su Facebook. Complimenti, innanzitutto, a questo giovane formatore che ha compreso come i ragazzi che sta accompagnando a ricevere il sacramento vivano la loro presenza in rete come una estensione della loro personalità e ha pensato di affrontare l’argomento. Interessante anche la lettura antropologica che ha dato del fenomeno: oggi il corpo è anche quello mediato dall’elettronica, quello di cui è più difficile prendersi cura perché ancora troppo nuovo e lontano dal controllo degli adulti. E i social media non sembrano più essere soltanto un moda.
Negli incontri assembleari a cui mi invitano spesso gruppi di genitori per discutere dei new media mi rendo sempre più conto della difficoltà degli adulti nel governare l’utilizzo massiccio dell’elettronica da parte dei figli. Ricette magiche? Nessuna, fin’ora, se non il consiglio di conoscere un po’ di più i mezzi che si hanno di fronte e aiutare i figli ad acquisire uno spirito critico nel loro utilizzo. A seconda dell’età della prole, le strategie variano: dal controllo parentele su e-mail e siti visitati, ai vari filtri, alla contrattazione di tempi e modi sino a giungere alla formazione vera e propria. Purtroppo sono ancora gli strumenti di formazione e le agenzie che si occupano di media education con uno sguardo speciale sui nuovi mezzi elettronici. Noi, nel nostro piccolo, suggeriamo di partire da una mini guida per proteggere profilo e privacy su Facebook, anche grazie ai nuovi strumenti introdotti di recente dal popolare social network. E’ opera dell’informatico Silverio Galante e si può scaricare liberamente.
Pubblicato il 29 settembre 2011 - Commenti (2)
14 set
Insegnanti e studenti possono trovare nel web un valido strumento di scambio e di crescita.
Il rientro a scuola può essere considerato uno di quegli stati nascenti che aprono prospettive nuove e rigenerano energie assopite. Se da un lato la sperimentazione delle classi 2.0 promette un futuro interconnesso, dall’altro conosciamo bene la situazione di difficoltà che riguarda molte scuole italiane, carenti delle dotazioni minime e di fondi per le attività didattiche di base. Sedi accorpate, classi “pollaio”, proteste di precari e studenti, istituti che scompaiono, altri percorsi introdotti post diploma. Tra nuovo e vecchio che si ripete cosa è possibile fare per dare ossigeno agli alunni della scuola derll’obbligo?
Qualcuno ha deciso di rimboccarsi le maniche fin da subito, convinto che le buone pratiche siano la base per far funzionare la scuola oltre le carenze e gli ostacoli che, di certo, non mancano. L’idea di avviare un confronto, una sorta di “intelligenza collettiva” sul pianeta scuola, è balenata nella mente di Gianni Marconato un professionista convinto che nella scuola si possa apprendere “con e senza le tecnologie” a patto che strategie di insegnamento e didattica siano orientate alla vita reale.
Così ha preso forma “La scuola che funziona”, un network creato su piattaforma Ning che aggrega docenti e formatori che cercano un confronto e una crescita nella didattica e sperimentano modalità classiche ed efficaci di insegnamento accanto a nuove proposte supportate dalla tecnologia.
Anche gli studenti hanno i loro network, più o meno formali, che non sono solo una facilitazione al copia e incolla facile, ma possono diventare un luogo utile di confronto. Studenti.it propone addirittura un vademecum su come disintossicarsi dai social network in vista del ritorno sui banchi molto lignei e poco multimediali.
Una soluzione interessante l’ha proposta qualche dirigente scolastico che ha iniziato l’anno presentando un blog dell’istituto, nella speranza che possa diventare uno strumento di dialogo informale tra docenti e alunni. Altre scuole hanno optato per un profilo su Facebook. Il nostro consiglio è quello di stabilire delle regole chiare sui comportamenti da tenere in rete, sia per il corpo docente che per gli alunni, così da evitare spiacevoli inconvenienti nel corso dell’anno.
La Chaussettologie - Challenge your world from Desrumaux Celine on Vimeo
(video segnalato da “La scuola che funziona”)
Pubblicato il 14 settembre 2011 - Commenti (0)
02 set
Nella lunga coda di emozioni e racconti del dopo Gmg si fa largo progressivamente il tempo delle testimonianze. Brevi interventi durante le celebrazioni, testimonianze a gruppi di giovani che sono rimasti in Italia o anche, più semplicemente, racconti in birreria e frasi su Facebook. Graffiando un po’ la patina trionfale dei due milioni di Madrid, però, si scopre una realtà molto più ordinaria e problematica. «La veglia a Cuatro vientos? L’ho trascorsa in ospedale» mi racconta una ragazza romana ugualmente sorridente e soddisfatta, in aeroporto il giorno del rientro «Mi sono beccata –continua- una forte intossicazione alimentare probabilmente mangiando in una nota catena di ristoranti, al di là di ogni sospetto. Mi è dispiaciuto non essere con gli altri, ma qualcuno ha sacrificato la sua veglia per starmi vicino, qualcun’ altro ha inviato messaggini per non farmi sentire sola. Il corpo ti può bloccare ma lo spirito no!» La fragilità ha fatto sperimentare a questa ragazza e ai suoi amici l’importanza dei legami personali, della solidarietà, il senso più profondo dell’essere a scuola della vita più che di un sussidio.
A distanza di parecchi giorni dall’evento madrileno negli occhi dei
giovani c’è ancora l’immagine della tempesta che incombe sulle loro
teste e l’istantanea, vista solo una volta tornati a casa nelle immagini
di repertorio, del Papa sferzato da vento e pioggia e protetto con
ombrellini parasole. Probabilmente è questo l’evento che ha fatto
breccia nel cuore, il desiderio di Bendetto XVI, bagnato e consigliato
su tutt’altre decisioni, di rimanere con loro a “vivere un’avventura”.
Si può affrontare la tempesta della vita con gli ombrellini parasole, se
le motivazioni che ti portano a farlo sono radicate in Dio. Un preside
di un istituto superiore padovano mi ha confidato che quest’anno
centrerà le sue comunicazioni agli studenti sul tema della fragilità.
Nell’ambiente competitivo e assetato di successo creato dai genitori
diventerà una sfida far comprendere che la fragilità dei figli è un
valore, anzi un valore profondamente cristiano. O ci siamo già
dimenticati che il Dio dei Cristiani fa passare la salvezza attraverso
la fragilità della croce, il segno che si traccia sul corpo per
ricordare questa strada maestra? Alcuni testi di questo periodo ce lo
ricordano con chiarezza: da Vittorino Andreoli che nell’”Uomo di vetro”
rivela che “solo l'uomo fragile sa entrare nell'uomo spezzato, prova
amore e entra nel dolore perché lo ha conosciuto" a Gustavo Pietropolli
Charmet che titola il suo ritratto dell’adolescente di oggi come
“Fragile e spavaldo”. Fragilità: un valore che apre al trascendente,
anche in mezzo ai trionfali due milioni di Madrid.
Pubblicato il 02 settembre 2011 - Commenti (0)
23 ago
Capi scout Catania 6 di ritorno da Madrid,
L’esperienza della veglia all’aeroporto Cuatro Vientos per qualcuno si è rivelata alquanto traumatica. Un gruppo di scout di Catania mi racconta come, nonostante fossero arrivati nel primissimo pomeriggio e avessero i pass per un regolare accesso nell’area destinata ai pellegrini, non sia stato consentito loro di entrare. «Pazienza –dice Piero, capo scout del Catania 6- abbiamo cercato di reagire positivamente alla situazione, ma poi siamo stati quasi ingabbiati tra reti varie sistemate dalla polizia, impossibilitati a muoverci in qualsiasi modo e, pur avendo i regolari buoni per i pasti, non ci è stato consentito accedere all’area di distribuzione. Alcuni volontari hanno cercato di aiutare i giovani pellegrini facendo un buco nella recinzione e cercando di far transitare il cibo a cui avevano diritto, ma sono stati bloccati duramente quasi stessero facendo un traffico illegale». Il racconto continua con dovizia di particolari e, da quanto emerge, sembra che l’atteggiamento della Polizia sia stato eccessivamente duro. Nessuno mette in dubbio le esigenze di sicurezza ma c’è modo e modo, soprattutto quando ci si trova di fronte a persone pacifiche che cercano di contribuire spontaneamente alla buona riuscita di un grosso evento come la Gmg e con le quali non è necessario usare la forza per reprimere le richieste legittime. Dai racconti che continuo a raccogliere sulla notte di veglia mi sono fatto l’idea che ci troviamo di fonte all’incubatrice di una straordinaria “self care society”, ovvero una società in grado di auto curarsi, di tappare le falle e i disagi senza attendere interventi dall’alto. A Cuatro Vientos la situazione è risultata gestibile grazie all’intervento dei singoli che si sono presi cura dei loro vicini, da chi era medico e ha soccorso subito i malori dovuti al caldo a chi ha condiviso le sue risorse a chi ha invitato alla calma e a non reagire. L’intera Gmg è diventata il laboratorio di una società che è in grado di prendersi cura del bene comune partendo dal basso.
Il momento di adorazione durante la veglia all'areoporto Cuatro Vientos, Gmg 2011.
Sul fatto, poi, che l’ondata di giovani pellegrini abbia rivitalizzato la Madrid desolata di ferragosto, non c’è dubbio. Tra allegria e maleducazione, però, c’è differenza. Cantare e urlare a squarciagola nelle stazioni della metropolitana, in treno, nelle piazze non è rispettoso di chi vive la quotidianità e il lavoro. «Abbiamo riscoperto l’uso della bandiera italiana» mi confida Carlo di Milano sventolando orgoglioso la sua.
Bene, direi, ma con la speranza che si educhi ad un sano e costante senso di appartenenza ad una nazione straordinaria, pur con tutti i suoi limiti, che vada un po’ oltre i mondiali di calcio e le Gmg.
I cori da stadio sparati a pieni polmoni con le mani che puntano verso il cielo, l’inno di Mameli urlato da un lato all’altro delle grandi vide madrilene contrastano con lo stile rispettoso di un evento che ha avuto i suoi momenti più significativi nei silenzi, più che nei suoni potenti.
Benedetto XVI ha dato un grande esempio con il suo stare immobile di fronte alla violenta pioggia della veglia, con il suo stare in silenzio di fronte all’Eucaristia e al cammino della croce. Questo i giovani lo hanno colto subito e magari hanno intuito che, tra i tanti registri possibili in una Gmg, anche la fragilità, il silenzio e il rispetto diventano una via maestra di crescita umana e cristiana.
Pubblicato il 23 agosto 2011 - Commenti (0)
21 ago
"Cuatro vientos", quattro venti, il nome dell'aeroporto militare di Madrid che ha accolto l’incontro finale di questa ventiseiesima Gmg si è rivelato abbastanza profetico per l’intero evento. Il papa ha chiesto ai ragazzi di testimoniare senza vergognarsi; dire Cristo ai quattro venti, portarlo nella vita quotidiana è la missione affidata ai giovani.
Quattro venti dovrebbero essere anche quelli che si sono congregati nel violento fenomeno atmosferico della veglia di sabato notte, sconvolgendo un po’ i piani della celebrazione, interrompendo il Papa e danneggiando le tende dalle quali avrebbe dovuto partire la distribuzione dell’ Eucarestia.
Quindi niente comunione per i fedeli domenica mattina. Di certo saldi e radicati i tanti giovani che hanno continuato a cantare e ballare anche sotto la pioggia battente, sorprendendo anche il Papa.
Levante, Ponente, Tramontana e Ostro sono i venti che accompagneranno il decollo e il ritorno dei pellegrini nelle loro terre di origine, insieme alla domanda affidata loro da Benedetto XVI: «Ma voi, chi dite che io sia?» chiede il maestro «Rispondetegli – suggerisce il Papa – con generosità e audacia, come corrisponde a un cuore giovane qual è il vostro».
E’ cambiata anche l’aria, quella tesa che aveva accompagnato la vigilia dell’evento in Spagna, ma soprattutto a Madrid, si è trasformata parzialmente in brezza di simpatia da parte di un popolo che per il 70% si dichiara cattolico ma che poi, nei fatti, vive una forte atmosfera di secolarizzazione e indifferenza.
Brutta aria per i giovani pellegrini rimasti fuori dall’aerodromo e ha vissuto qualche momento di smarrimento durante la breve bufera di sabato notte.
Qualche falla organizzativa non di poco conto c’è stata in questi giorni.
Tutti lo sanno ma di solito non se ne parla, un po’ perché i problemi si annacquano nella buona riuscita globale dell’evento, un po’ perché si è ospiti e non è cortese fa notare i disagi subiti.
Fortunatamente l’indole ottimista dei giovani e lo spirito di fede con cui si vive l’intero evento riescono a trasformare anche le situazioni più critiche in occasioni di ulteriore crescita.
Adesso soffia vento di Brasile, vento caldo e un po’ pazzerello che proietta già il pensiero oltre. Appuntamento a Rio, nel 2013.
Pubblicato il 21 agosto 2011 - Commenti (0)
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