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apr
Se si evade dalla vita vera
Che cosa sia accaduto nella mente delle due adolescenti friulane che hanno ucciso e poi se ne sono andate a girovagare non è dato sapere, al momento, nemmeno dal punto di vista fattuale, figurarsi da quello interiore.
Resta, tra le poche dichiarazioni riportate dai giornali, la frase “ci sembrava di essere in Grand Theft Auto”, ovvero nel videogioco indubbiamente “violento” di cui abbiamo varie volte, l’ultima recentemente.
Fin troppo facile saltare a bordo del carro dei “visto che succede con i videogiochi?”. A me pare più proficuo partire invece dall’evidenza di un comportamento così insensato da trovare paragone soltanto in vicende irreali. Non conosco – non conosciamo – dettagli sull’esistenza che le due ragazze conducevano, ma tutto lascia pensare che quanto accaduto rientri in un quadro di profonda distorsione della realtà a vantaggio, se così si può dire, di una fantasia che vuol imporsi a ogni costo.
I videogiochi possono contribuire a creare realtà alternative, certo. Ma è anche vero il contrario: il mondo è pieno di persone che, volendo evadere dalla realtà, si tuffano in mondi virtuali dove nessuna “dura verità” può contraddirle. E smarriscono la distinzione fra i due piani.
Credo che sia questo il pericolo più grande: dove si vuol vivere, nella realtà o nelle fantasie? L’assistenza dei familiari, dei formatori, verso i giovani dovrebbe essere un accompagnamento sui sentieri della vita vera. A volte è l’esatto contrario, e la vita diventa un incubo da cui si vorrebbe fuggire. Altre volte si fa del proprio meglio ma il malessere si fa strada lo stesso. In entrambi i casi l’esistenza può diventare un assurdo videogioco, ma i videogiochi c'entrano poco.
Pubblicato il 16 aprile 2013 - Commenti (0)