Don Sciortino

di Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

 
07
nov

La sfida dei valori

Sono una ragazza ventitreenne cresciuta con Famiglia Cristiana come punto di riferimento della mia informazione. Le scrivo per manifestare il mio sdegno per un dibattito televisivo su matrimonio e tradimenti. Mentre due ragazzi spiegavano la bellezza del sacramento, due “stelle” del piccolo schermo, ormai decadute, sostenevamo che il tradimento ha una funzione terapeutica. Ma che esempio diamo ai nostri giovani? Io credo nell’amore, quello vero. E ho trovato chi condivide con me questi pensieri. Mi sconcerta la mentalità corrente, per cui “tradire” è normale, lo fanno tutti. Spesso gli adulti si lamentano perché i giovani di oggi pensano solo a divertirsi. E dicono che, ormai, non si sposa più nessuno. Ma si sono chiesti che esempio ci danno?

Annalisa

Quanto agli esempi di vita, i giovani hanno poco da imparare da certi adulti e dai loro stili di vita. Soprattutto quegli adulti diventati la rappresentazione vivente di una società senza valori. Tutto ormai è relativo. Non c’è distinzione tra bene e male. Quel che conta è apparire, avere successo e soldi. Ognuno pensa ai propri interessi. Cresce l’egoismo e il disinteresse per le persone bisognose. Non c’è, addirittura, alcuna remora a definire interventi terapeutici comportamenti immorali, come il tradimento. Stiamo rovinando un’intera generazione di giovani. Nel totale disinteresse di tutti. Per questo, l’educazione ai valori è la grande sfida dei nostri tempi.

Pubblicato il 07 novembre 2011 - Commenti (1)
02
nov

L'Italia non è un affare privato

Da decenni, dai tempi della mia militanza nelle file dell’Azione cattolica, non compravo più Famiglia Cristiana. Un giorno, nella sala d’attesa di un dentista, mi sono messo a sfogliarne una copia. Ho letto, con stupore, parole giuste contro una classe politica inetta, abbarbicata al potere e menefreghista del danno che sta arrecando ai cittadini. Mi colpisce l’indifferenza dei governanti verso i giovani, i poveri e chi vive di stenti. Bisognerebbe provare che cosa vuol dire non avere i soldi per arrivare a fine mese. Anch’io, fino a qualche anno fa, vivevo in discrete condizioni. Dopo, con la separazione e un lavoro precario, ho sperimentato sulla mia pelle le difficoltà della vita. Mi sconforta il baratro in cui stiamo precipitando. Il cardinale Bagnasco ha detto ai cattolici di impegnarsi per le sorti del Paese. Ma come? Non bastano belle parole o convegni. Occorre agire. Avendo come bussola la moralità e il senso del buon governo. Il Paese ci appartiene. È di tutti. Non è affare privato di pochi.

Francesco - Vicenza

Fasce sempre più larghe della popolazione stanno provando le difficoltà del vivere quotidiano. Nessuno può negare la crisi, che colpisce non solo il nostro Paese, ma il mondo intero. Quel che davvero stupisce da noi è l’assenza totale di un piano per uscire da questo nero tunnel. Di cui, ancora, non si intravede la fine. Un piano che sia condiviso da tutte le forze sane e responsabili del Paese. Non è più tempo di sterili contrapposizioni. O di difesa del proprio orticello. Questo è un gioco al massacro. Con tutti perdenti. Occorre guardare al futuro. E al bene comune dell’Italia. I sacrifici vanno equamente ripartiti. E mirare, soprattutto, non a ciò che conviene all’uno o all’altro, ma a quello che davvero giova a tutti e al Paese. Questa è vera politica. Nel senso di servizio, e non di potere. Qui si vede la differenza tra lo statista e chi, invece, profitta della politica per sistemare i propri affari.

Pubblicato il 02 novembre 2011 - Commenti (11)
29
ott

Azione politica e condotta personale

Sant’Agostino afferma, come ha ricordato il Papa, che gli Stati che non praticano la giustizia e il diritto sono in mano a bande di briganti. Su questo siamo tutti d’accordo. Ma bisogna che la critica sia rivolta a tutte le “bande”. Non solo ai “peccati personali” di qualche carica istituzionale, ma a quei programmi di partito che sono ben più lesivi del “bene comune”. Mi riferisco a gravi posizioni su divorzio, aborto, matrimoni omosessuali, eutanasia, fecondazione artificiale, adozione di figli da parte di single e coppie omosessuali.

Tommaso D. L. - Perugia

Un “cattolico del dissenso” sembra stupirsi che i credenti praticanti siano più tolleranti verso le “malefatte” di chi ci governa. Anch’io sono tra quelli che pensano che l’azione politica sia più importante della condotta personale. Ci sono valori per noi cattolici “non negoziabili” come la pace e la giustizia. Ma non dimentichiamo la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, e il rispetto della vita dalla nascita alla morte. Perché ignorare chi vuole la legalizzazione delle coppie di fatto, il matrimonio tra omosessuali, ed è a favore dell’eutanasia? Che dire poi dell’anticlericalismo della stampa di sinistra? Gli stessi che la elogiano se critica il Governo, ma poi attaccano la sua istituzione per l’Ici.

Simone

Non c’è dubbio che non bisogna avere remore contro nessuna “banda”. Nel nome della coerenza evangelica. Noi non abbiamo scelto una parte contro l’altra. Non ci riguarda né ci interessa. Abbiamo scelto di seguire il Vangelo e la dottrina sociale della Chiesa. Senza pregiudizi o interessi da difendere. Mi dispiace solo quando ci attribuiscono schieramenti che non ci appartengono. Come se la difesa dell’etica privata e pubblica fosse in alternativa all’etica della vita. Non abbiamo mai ceduto a questa separazione. Il Vangelo non l’abbiamo mai fatto a pezzettini.

Pubblicato il 29 ottobre 2011 - Commenti (3)
26
ott

I cattolici aprano gli occhi

Nel giorno in cui, a Lecce, una ragazzina e quattro lavoratrici, che cucivano magliette in uno scantinato per meno di quattro euro all’ora, morivano travolte dalle macerie, qualche alto rappresentante delle istituzioni non solo ignorava l’accaduto, ma si esibiva garrulo in una nuova performance di pessimo gusto. Con le peggiori volgarità nei confronti delle donne, per trovare il nome al proprio “partito padronale”. Da parte dei cattolici del suo schieramento ci si sarebbe aspettata una levata di scudi. Macché, solo i soliti sorrisetti ebeti e qualche sottile distinguo, annacquato nel banale, per non disturbare il manovratore! Non c’è bisogno di commenti. Pur avendo ben presente la carità evangelica, mi sento di dare una bella “tirata d’orecchie” a questi “cattolici”. Cos’altro deve accadere perché ci sia un sussulto di dignità? Come si può tollerare d’essere così malamente rappresentati nel mondo? A volte, come ha detto il Papa in Germania, i non credenti sono meglio di tanti “cattolici della mutua”.

 Giuseppe F. - Milano

Già, cos’altro deve accadere perché i cattolici, soprattutto quelli impegnati in politica, aprano finalmente gli occhi? Il male è male, chiunque lo commetta e da qualunque parte venga. E bisogna dirlo con chiarezza e a voce alta. A costo di pagarne le conseguenze. Sminuirne la gravità o spostare l’attenzione su altri obiettivi è una forma di grave corresponsabilità. Peggio ancora, quando si vuole accomunare tutti nello stesso mucchio. Tutti colpevoli, nessuno colpevole. Così hanno reagito alcuni politici cattolici dopo il forte richiamo del cardinale Bagnasco contro «comportamenti licenziosi e relazioni improprie di attori della scena pubblica, che la collettività guarda con sgomento». Adorano e seguono il “principe” più di quanto non facciano con nostro Signore e il Vangelo. Una foglia di fico a stili di vita riprovevoli. È troppo grave il momento perché ci sia spazio per ambiguità ed equivoci. Fino a che punto deve degradarsi l’immagine dell’Italia nel mondo, prima di indignarsi e reagire a tanta indecenza?

Pubblicato il 26 ottobre 2011 - Commenti (22)
22
ott

C'è un' Italia migliore

Mentre tutti i partiti, almeno a parole, dicono di voler aiutare la famiglia, essa con questa Manovra finanziaria pagherà mille euro netti in più per salvare il Paese dalla speculazione. Ma quale Italia dovremmo salvare? Quella delle auto blu e dei festini? Quella che chiede agli altri di stringere la cinghia, mentre allarga i cordoni per sé stessa? O il Paese delle mafie che patteggia i voti? Certo, esiste un’Italia migliore, che ha ben altri valori. Ho due figli piccoli, e cercherò di farli crescere bene, sugli insegnamenti di Gesù. Il nostro Paese, purtroppo, è in una grave crisi etica. Peggio di quella economica. È questo dovrebbe preoccuparci di più.

Carlo F. - Venezia

C’è un’Italia migliore e maggioritaria rispetto a quella che ha occupato la scena e che dà un’immagine distorta del Paese. Anche al di fuori dei confini nazionali. È l’Italia dei buoni sentimenti, che si rimbocca le maniche ogni mattina, che fa sacrifici per il futuro dei propri figli. È l’Italia solidale, che ammortizza povertà, mancanza di lavoro e futuro per i giovani. Ha solo bisogno d’essere meglio rappresentata.

Pubblicato il 22 ottobre 2011 - Commenti (3)
19
ott

Cattolici praticanti e caso Ruby

Ruby, al centro del processo milanese.
Ruby, al centro del processo milanese.

Ho letto il commento del sociologo Franco Garelli sulla divisione dei cattolici sul “caso Ruby”.

Mi reputo un “cattolico del dissenso”. Così, trentacinque anni fa, veniva chiamato un gruppo di giovani della mia città, che si opponeva alle posizioni rigide della Chiesa. Per questo, le sembrerò un po’ severo e non troppo ortodosso nelle mie interpretazioni.

L’articolo si chiedeva come mai i praticanti sono più tolleranti rispetto a chi frequenta di meno la Chiesa. Probabilmente, a mio parere, perché sono più “ortodossi”. Mentre i meno praticanti sono più abituati a pensare con la propria testa e non secondo i voleri dell’autorità.

Purtroppo, nella storia, si è creato un sodalizio poco virtuoso tra Chiesa e potere. Le masse poco alfabetizzate facevano comodo ai potenti. Questi elargivano benefici e leggi a favore della Chiesa, perché predicando l’obbedienza al potere, tenesse le masse nell’ignoranza.

Che c’entra ciò con la situazione attuale? Anche oggi, la Chiesa ha preferito appoggiare un potente, dai comportamenti moralmente discutibili, che però le garantiva leggi a suo favore sulla vita e la scuola, piuttosto che schierarsi dalla parte di chi ha maggior senso dello Stato, dell’onestà, della democrazia.

Mi lasci fare, per un attimo, il “comunista” (non lo sono, ma voglio provocare). Qual è il grande vulnus del pensiero progressista di sinistra? È la sottrazione del potere della Chiesa sui temi della bioetica. Quel che conta non è l’onestà della società, ma che il monopolio sulla sfera vitale e sessuale rimanga saldo nelle mani della Chiesa.

È facile che chi è ai margini della Chiesa sia portato a essere severo con i comportamenti libertini. Mentre chi è più ortodosso consideri che la maggior disgrazia sia il pericolo comunista. Non l’immoralità, la corruzione o il rischio totalitario.
Aggiungiamoci, poi, un sentimento tipicamente italiano: è meglio fare invidia che pietà. Così l’immagine del “macho”, dell’aggressivo, del vincente, attira le masse. Ne abbiamo avuto un esempio circa ottant’anni fa. Anche allora un signore diceva: «Me ne frego». E a lui abbiamo consegnato la Patria, i figli e anche l’oro delle fedi nuziali.

La Chiesa, oggi, deve scongiurare il pericolo di una guerra fratricida. Non voglio dire che debba rinunciare ai propri princìpi, ma c’è anche il bene dello Stato da tutelare. Le democrazie sono molto più fragili, e le vite umane più preziose di ogni dogma.

Credo sia più meritorio per la Chiesa convincere i cattolici a combattere contro il pericolo della disgregazione. Non dimentichiamo il danno che farà quella dottrina che porta a legalizzare l’illecito, pur di rimanere in sella. Siamo a un novello machiavellismo: il fine che giustifica i mezzi. Oggi, però, il fine è molto meno nobile di quello di “messer Machiavelli”. Non più il governo dello Stato, ma il tornaconto personale. A ogni costo, in modo arrogante e sfacciato.
Gian Piero

Sulla vicenda del caso Ruby, che ha coinvolto direttamente e pesantemente il capo del Governo, i cattolici più praticanti hanno dimostrato una maggiore tolleranza rispetto a chi frequenta meno la Chiesa. Così, almeno secondo i sondaggi. Come spiegare questa differenza? In particolare, come interpretare la tolleranza di una vicenda che non è proprio tollerabile?

Gian Piero indulge sulla tesi di un certo sodalizio tra Chiesa e potere politico. Di qui l’enfasi sull’obbedienza al potere politico, piuttosto che sull’agire secondo la propria coscienza. Anche in un eventuale disaccordo con l’ordine costituito. È una tesi che, in assoluto, non rende ragione del fatto che, nella storia, si sono verificati più contrapposizioni che compromessi tra Chiesa e potere politico.

L’altra obiezione riguarda la massa analfabeta e disinformata di una volta, lasciata volutamente in questa condizione da parte della Chiesa. Ignorando, invece, quanto essa ha fatto per l’istruzione dei ceti popolari. Grazie anche a tante iniziative di istituzioni religiose.

Forse, una maggiore tolleranza sul caso Ruby, da parte dei più praticanti, va trovata in quella tendenza del mondo cattolico a identificarsi in una cultura conservatrice. Considerando più sovversivi persone e gruppi sociali che propongono profondi cambiamenti sociali.

Si pensi, nel mondo cattolico di allora, alla scarsa recezione dell’enciclica sociale Rerum novarum di Leone XIII. C’è stato chi ha letto quel documento, che rivoluzionario non era, in chiave favorevole al socialismo e al comunismo. Chiunque faceva un discorso di giustizia sociale o di lavoro era considerato di sinistra (comunista).

L’articolo 1 della Costituzione italiana recita: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro». E non è mancato, tra i commentatori, chi ci ha visto l’influsso della cultura marxista. Come se la problematica del lavoro fosse monopolio del marxismo.
E così i cattolici più praticanti stavano con il potere politico della destra, considerata baluardo contro i comunisti. Unico pericolo dal quale occorreva difendersi.

Un’altra spiegazione della maggiore tolleranza sta nel prevalere di interessi, finalizzati al dominio su ogni altra istanza. O nel ridurre la politica a un mestiere redditizio, nel sostituire la normalità della menzogna alla verità morale dei diritti umani, alla verità storica e alla verità giudiziaria.

Non sparisce il richiamo ai valori, ma il riferimento è abbastanza retorico, perché i valori non sono legati a ideali di vita che riguardano giustizia, società e storia.

Se c’è una maggiore tolleranza dei cattolici praticanti del malcostume personale e politico, c’è da chiedersi come mai la dottrina sociale della Chiesa intercetta così poco i credenti praticanti.

È segno, forse, che la fede cristiana è ancora ridotta alla celebrazione del culto. Con poca o scarsa incidenza nella formazione sociale delle coscienze. Rese, così, incapaci di indignazione, protesta e proposta.

Pubblicato il 19 ottobre 2011 - Commenti (37)
19
ott

La scure sui privilegi

Stiamo attraversando periodi molto brutti. Difficili da sopportare, senza indignarci: ma a che scopo? Per uscire dalla crisi, i politici non hanno soluzioni. Anzi, non sanno cosa siano. La Chiesa non muove un dito. Sì, ogni tanto, si alza la voce del Papa contro i soprusi, ma chi lo ascolta? Tutto si risolve in un applauso, al massimo una fiaccolata. Nella realtà, aumentano le tasse e cresce il malessere. Forse, è tempo di svegliarsi e agire.

Enzo - Biella

Il quadro, forse, è troppo pessimistico. Non perché non siano vere le cose che dici, ma per l’assenza di uno spiraglio di luce. E perché il giudizio negativo è esteso a tutti, in modo indistinto.

Anche se la Chiesa non è sempre stata tempestiva nelle sue denunce, metterla sullo stesso piano dei politici è farle torto. Soprattutto di questi politici, servili “a livelli inauditi”. Senza ideali e amore per il Paese.

Se c’è una cosa che offende i cittadini, è l’attaccamento che hanno alla poltrona. Pur di non perderla, si mettono in vendita, ricattano, fanno la questua. Non vogliono rinunciare a privilegi e rendite. Su cui non solo non è calata la scure, tanto annunciata, ma nemmeno un piccolo taglio. Invocano la privacy per nascondere doppi e tripli vitalizi, o conflitti di interessi. Se il Paese va alla malora, pazienza. Prima vanno salvaguardati i propri affari. Per questo sono in Parlamento. Non certo eletti dal popolo, ma “nominati” dai segretari di partito. La loro libertà è soggetta alla prossima lista per le elezioni.

Pubblicato il 19 ottobre 2011 - Commenti (2)
12
ott

Se il fidanzato è povero

Sono la mamma di due figlie di venti e diciott’anni e di un ragazzino di dodici. Non abbiamo problemi economici grazie al lavoro, duro e soddisfacente, di mio marito. Il problema che mi assilla e che sta minando i rapporti in famiglia, riguarda la nostra figlia più grande. Da un anno circa, si è innamorata e fidanzata con un coetaneo serio, sensibile e solare, per quel poco che conosco. Ma di pochi studi e di pochi mezzi. Anche familiari. Ha finito i corsi professionali e, pare, cominci presto un lavoro come apprendista. Suo papà è bidello e ha una famiglia numerosa.
Condivido la preoccupazione di mio marito per il futuro di nostra figlia. Anche per il livello culturale di questa famiglia. Ma il suo atteggiamento ostile temo che non farà altro che allontanare nostra figlia. Già ora non ha niente da dirci, e si è chiusa a riccio. Non le nascondo che anch’io avrei sperato per lei una situazione più “sicura”, ma vedo che si vogliono un gran bene, legati anche da una comune pratica religiosa. Credo che i figli debbano fare le loro scelte da persone libere.

Vanna B. - Verona

Mi pare, cara Vanna, che nella tua lettera ci sia un’analisi attenta dei problemi, ma anche diverse piste di riflessione e una soluzione quando dici che i «figli devono fare le loro scelte da persone libere». È normale che i genitori siano preoccupati del futuro dei propri figli, che vorrebbero esenti da preoccupazioni e fastidi. E delle scelte che fanno in vista di una vita in comune. Forse, però, più che perdere tempo a recriminare sulle condizioni economiche della famiglia del fidanzato di vostra figlia, potreste dedicarvi di più a conoscerlo meglio. Invitandolo, ad esempio, a casa vostra e frequentandolo con più intensità. Evitereste, così, di allontanare vostra figlia. E, soprattutto, di darle l’impressione che per voi quel che conta sia soltanto il conto in banca. Senza interesse ad altri valori.

Pubblicato il 12 ottobre 2011 - Commenti (7)
11
ott

Il silenzio di Dio

L’esperienza di una malattia in famiglia ti insegna a ridimensionare tante cose. Soprattutto il modo di vivere. Ma c’è un’altra cosa che considero sempre con stupore: il silenzio di Dio. Quando entro in chiesa, guardo il crocifisso e mi sento immersa in un silenzio avvolgente. Fuori c’è chi si affanna, piange, gioisce, lavora, si dispera o è in pace con sé stesso. Non so cosa sia la fede. E non ho mai chiesto un miracolo. Ho capito che ero impotente di fronte alla malattia di una persona amata. Mi sono affidata a Dio. Lui è sempre lì, vicino a chi soffre. Io ho creduto alla promessa della vita eterna. E le promesse vanno mantenute. Quel che doniamo ci verrà restituito in abbondanza.
Simona

La malattia, spesso, è il momento della verità. Dove quel che conta è ciò che sei. Tutto il resto, dai soldi ai successi, svanisce come neve al sole. La vera ricchezza è quella interiore, che non ha prezzo. Tu dici di non sapere cos’è la fede, ma ci dai una lezione di come viverla. Anche quando è messa duramente alla prova. Come l’esperienza della “notte buia” di tanti mistici e anche di Madre Teresa di Calcutta. La luce arriva dall’abbandono totale in chi abbiamo posto la fiducia e nel donarsi agli altri. «C’è più gioia nel dare che nel ricevere »: parole del Signore che non trovano, però, il dovuto consenso in una società sempre più egoista.

Pubblicato il 11 ottobre 2011 - Commenti (0)
05
ott

E il futuro dei nostri ragazzi?

Vorrei rispondere a Paolo B. (FC n. 38/ 2011), che accusava i giovani di non volersi sposare e avere figli a causa della crisi. Eppure, caro Paolo, non tutti i ragazzi sono come li descrivi tu. Personalmente, io voglio mettere su famiglia. Ho ventinove anni, ma come faccio ad avere un futuro senza lavoro? La precarietà brucia sogni, aspettative e illusioni. Faccio una vita come tanti. Non bevo né mi “sballo”. Credo in Dio e nei sani valori che i miei genitori mi hanno insegnato fin da piccola. Ho una laurea e un master: perché non ho un lavoro? Forse, perché non sono “figlia di papà” né ho “santi in paradiso”. Ho voglia di rimboccarmi le maniche e lavorare. Finora ho ricevuto porte in faccia. Ho una sola speranza: che l’Italia cambi. E che i nostri politici, un giorno, comincino a occuparsi di noi giovani disoccupati.

Un’assidua lettrice

L’auspicio di un’Italia più normale è nella mente di tanti. Ma non si vedono cambiamenti all’orizzonte. Almeno, con questa classe politica che non sa alzare lo sguardo dal ristretto terreno dei propri interessi. Non ha una visione ideale, non un progetto per il futuro del Paese. Dove il ruolo centrale dovrà essere quello di voi giovani. Ma, al di là di tante dichiarazioni retoriche, sembra che il vostro destino non interessi a nessuno. Eppure, i dati che vi riguardano, soprattutto nel Sud Italia, sono davvero preoccupanti. Al limite della disperazione. Nel Mezzogiorno in recessione, lavora meno di un giovane su tre. Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Sud, ha parlato di “tsunami demografico”. «Da un’area giovane e ricca di menti e di braccia», scrive il rapporto Svimez, «il Mezzogiorno si trasformerà nei prossimi decenni in un’area spopolata, anziana ed economicamente sempre più dipendente dal resto del Paese». Non c’è in Parlamento uno straccio di legge che si preoccupi di come dare un lavoro e un futuro a voi giovani. Certo, è più urgente mettere il bavaglio a chi denuncia che il “re è nudo”!

Pubblicato il 05 ottobre 2011 - Commenti (15)
03
ott

Più "onorevole" della pornostar

Una nota pornostar, parlamentare per cinque anni, godrà di una pensione di circa tremila euro al mese. Mia moglie e io, con una lunga vita lavorativa e tanti sacrifici per mandare avanti la famiglia con onorabilità, abbiamo raggiunto la meritata pensione, ma fatichiamo a “sopravvivere”. La Manovra finanziaria è stata una farsa. A pagare sono sempre i cittadini più deboli. Gli onorevoli godono di immeritati privilegi, auto blu, servizi sanitari gratis, incluse le cure estetiche. Ho settant’anni, e sono avvilito. Però, ho più dignità e mi sento più “onorevole” dei nostri parlamentari.

Un fedele lettore

Non vorrei essere cattivo e mi si perdoni la battuta: oggi, ci vuole davvero poco ad avere più dignità e a essere più “onorevoli” di chi ci rappresenta nelle aule parlamentari. È tale il loro distacco dalla vita reale e dalle difficoltà che vivono le famiglie italiane, che sono ormai sordi e insensibili a tutto. Un muro di gomma. Eccetto al proprio interesse, che sanno difendere bene, con tutti i sotterfugi possibili. Ma oltre alla dignità, hanno perso credibilità e quella forza morale che permetterebbe loro di chiedere sacrifici ai cittadini. Non hanno dato alcun esempio di rigore e serietà, in un momento in cui gli italiani tirano la cinghia. “Politicanti” più che politici, che hanno perso di mira il bene del Paese. Opportunisti, spremono le casse pubbliche, con privilegi che offendono la gente laboriosa e onesta. È quanto mai urgente dare seguito all’appello del Papa, per una nuova classe politica. Con più etica e dignità.

Pubblicato il 03 ottobre 2011 - Commenti (5)
27
set

Attacchi pretestuosi a Benedetto XVI

Scrivo questa lettera di getto, dopo aver sentito che qualcuno vorrebbe denunciare Benedetto XVI alla Corte dei diritti dell’Aja per la pedofilia dei preti. Questa sera, nella mia stanza, prima di dormire, penso al Papa solo. Voglio chiamarlo Joseph, come lo chiamavano i suoi genitori da bambino. Perché, nel silenzio, anch’egli è un uomo solo. Come Gesù nell’Orto degli Ulivi. Questa notte ti teniamo noi per mano, Papa Joseph. Ci riuniamo attorno al tuo letto e preghiamo per te, nostra guida. Non ti abbandoniamo. Tu che, da quella finestra di piazza San Pietro, ti affacci per invitarci all’amore e alla pace. Chiediamo perdono al Signore per chi ti accusa, perché «non sa quello che fa». Noi sì però. Per questo ci schieriamo con te.

Una cristiana

Parole semplici e sagge, che ci riportano alla realtà, dopo l’assurda notizia che qualcuno vorrebbe trascinare Benedetto XVI davanti a un tribunale internazionale per la vicenda dei preti pedofili. Non c’è limite all’indecenza e all’ipocrisia. Si vorrebbe colpire proprio chi, con forza, ha condannato da sempre la “sporcizia” all’interno della Chiesa. Con una “tolleranza zero” di fronte a quell’immondo reato della pedofilia, reso ancor più ripugnante dal coinvolgimento di coloro che, per il loro ruolo “sacro”, godevano della fiducia dei genitori. L’attacco al Papa è pretestuoso, per colpirne l’autorevolezza morale, in un mondo che s’è smarrito, tra relativismo etico e senso di onnipotenza. È paradossale, infine, che la denuncia del Papa per “crimini contro l’umanità” venga rivolta allo stesso tribunale dell’Aja, che non ha accettato il ricorso contro il partito pedofilo olandese (per fortuna, ora sciolto), che tra i suoi obiettivi aveva la liberalizzazione della pornografia infantile e i rapporti sessuali tra adulti e bambini. Paradossi incomprensibili. Così va il mondo.

D.A.

Pubblicato il 27 settembre 2011 - Commenti (10)
24
set

Il disprezzo per il pudore

Sono una cinquantenne, insegnante, sposata con due figli, cattolica praticante, abbonata a Famiglia Cristiana, e lettrice da quand’ero bambina. Pochi giorni fa, ho letto l’intervista a una delle escort che si sono arricchite “vendendosi” il corpo. Di fronte a tanto degrado, dove sono gli organizzatori del Family Day? Non si rendono conto di quanto sia pericoloso il messaggio che tutto è in vendita, tutto si può comprare? Paradossalmente, leggi contro la famiglia tipo Pacs e Dico forse non avrebbero portato un tale sovvertimento di valori nella società, come sta avvenendo con questi stili di vita sfacciatamente immorali. Sono disgustata. Ritengo che la Chiesa non possa tacere.

Giovanna C. - Reggio Emilia

Dalla Chiesa, a dire il vero, non sono mancate parole di verità. Anche forti. Rammento l’omelia di monsignor Mariano Crociata, nel luglio del 2009, per la festa di santa Maria Goretti: «Qui non è in gioco un moralismo d’altri tempi», disse il segretario della Cei, «è in pericolo il bene stesso dell’uomo. Assistiamo a un disprezzo esibito nei confronti di tutto ciò che dice pudore, sobrietà, autocontrollo e allo sfoggio di un libertinaggio gaio e irresponsabile che invera la parola lussuria… salvo poi, alla prima occasione, servirsi del richiamo alla moralità, prima tanto dileggiata a parole e con i fatti, per altri scopi, di tipo politico, economico o di altro genere». Parole “profetiche”. Purtroppo, una voce quasi isolata in un coro per lo più muto. Hanno scalfito, ma non inciso come avrebbero dovuto. Forse, c’è ancora qualche “prudenza diplomatica” di troppo.

D.A.

Pubblicato il 24 settembre 2011 - Commenti (1)
21
set

Cari nonni, siete angeli custodi

L'angolo della speranza

Le parole di san Paolo: «Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole», mi hanno fatto riflettere su quanto sia difficile, oggi, in una società chiusa ed egoista, trovare chi dà qualcosa in modo disinteressato e gratuito. Dopo aver letto l’intervista che avete fatto a Olmi, ho rivisto con la mia famiglia L’albero degli zoccoli. Nella più totale povertà, i contadini bergamaschi incarnavano quel comandamento dell’amore di cui parla san Paolo. Non mancava loro nemmeno l’allegria nel fugace momento conviviale, vissuto in stalla prima della recita del santo Rosario.

Tornando ai nostri giorni, mi addolorano le lettere di nonni che elemosinano la possibilità di accudire i propri nipotini. Penso, invece, alla fortuna di avere genitori e suoceri che, con affetto senza pari, si prendono cura dei miei figli. In vista del 2 ottobre vorrei fare un monumento “virtuale” a questi nonni. Hanno già una certa età e qualche acciacco, ma custodiscono i nostri bambini proprio come gli angeli custodi. Con loro mi sento tranquillo. Farebbero qualsiasi cosa pur di preservarli dai pericoli.

Grazie, cari nonni, per l’amore che avete per queste piccole creature che il Signore ci ha donato. Grazie per gli insegnamenti che ci date, ogni giorno. Mi auguro che possiamo imparare a metterli a frutto. Il mio desiderio per il prossimo 2 ottobre è che gli angeli custodi facciano breccia nel cuore di ogni mamma e papà, perché accettino la disponibilità dei nonni. Non c’è pena maggiore per un nonno di non essere afferrato, con forza, dalla manina del nipote. O di non sentire la sua vocina sussurrargli all’orecchio quanto gli vuole bene.

Paolo V.

Pubblicato il 21 settembre 2011 - Commenti (0)
21
set

Una buona azione per aiutare il Paese

Ogni giorno, giornali e Tv parlano di questa pesante Manovra, che dovrebbe aiutare il Paese, in un momento così critico per tutti. Vorrei lanciare un appello a imprenditori, politici e ricchi calciatori. E chiedere loro di fare una “buona azione” per aiutare il Paese, che ha dato loro tantissimo.
 Per una volta, vendete un quadro, un gioiello, una macchina, un bene per voi non indispensabile, e regalatelo alla comunità. Aiutate i fratelli meno fortunati. Passerete alla storia per aver salvato il Paese. Non nascondetevi dietro a un dito. Non aspettate che siano gli altri a versare il sangue, quanto basterebbe una goccia del vostro sudore. Sono una casalinga, con la pensione minima. Io posso dare solo un modesto contributo.

Bianca Z.

Senza solidarietà e coesione il Paese non si salva. Ognuno deve dare il proprio contributo, secondo le possibilità. Anche una goccia serve a formare l’oceano. Ancor di più i fiumi che hanno una portata infinitamente superiore.
Purtroppo, oggi, si vuol fare il mare solo con le gocce e non si incanalano corsi e sorgenti d’acqua. In Italia, una minoranza del dieci per cento possiede quasi la metà della ricchezza nazionale. Basterebbe un loro contributo consistente, per evitare di infierire sui lavoratori dipendenti o tagliare servizi sociali indispensabili alle famiglie e alle categorie meno abbienti.

Pubblicato il 21 settembre 2011 - Commenti (1)
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