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gen
Vento e umore nero: qual è la relazione?
Alcuni portano euforia, altri deprimono l’umore
Durante la stagione invernale i venti intensi sono molto frequenti, con influenze talvolta benefica e tal volta malefiche sul nostro organismo, ma, soprattutto, sulla nostra psiche e sul nostro umore.
I venti che più frequentemente in questa stagione soffiano sulla nostra penisola sono gli umidi e tiepidi venti di scirocco (vento di sud-est) soprattutto sulle regioni centro-meridionali, i freddi venti nord-occidentali di Maestrale sulle regioni tirreniche e quelli, sempre freddi, nord orientali di Bora o di Grecale sulle regioni adriatiche.
I venti dai quadranti settentrionali, come appunto il Maestrale, La Bora e il Grecale, sono accompagnati, oltre che da cieli per lo più sereni, da una diminuzione nell’umidità relativa dell'aria, da un aumento della pressione atmosferica e da una ionizzazione negativa dell'aria.
Tutti fattori, questi, che determinano sull'organismo umano una sensazione di benessere, di sollievo fisico e morale, di euforia, di maggiore energia e tono muscolare.
In ultima analisi le sensazioni vitali vibrano in senso positivo.
Il contrario avviene invece quando soffiano i venti meridionali, carichi di umidità, di ionizzazione positiva, con diminuzione della pressione atmosferica, cielo grigio, con precipitazioni anche abbondanti e a carattere di rovescio.
L'organismo umano avverte in questi casi sensazioni sgradevoli di disagio fisico e psicologici e di depressione, talvolta anche forte, dell'umore, accompagnata spesso anche da ansia, palpitazioni, tachicardia, cefalea, senso di oppressione precordiale, perdita notevole del tono muscolare.
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03 gennaio 2012 - Commenti
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27
set
Con settembre è iniziato, dal punto di vista meteorologico, l’autunno, una stagione che molti considerano come la migliore dell’anno perché in genere non si è costretti a fare i conti con gli eccessi termici, in un verso o nell’altro, dell’estate e dell’inverno. Dopo la calura estiva, il clima ora offre via via più giornate con clima gradevole tanto che la mitezza dell’aria e il sole meno cocente favoriscono nei più una migliore vita all’aria aperta, soprattutto nelle ore centrali della giornata che, invece, in estate, sono quelle più pericolose, specie per i bambini sotto i 5 anni, per gli anziani e per i sofferenti di malattie cardiovascolari. Per di più non vi è il rischio di incorrere nel mixing costituito dal trio radiazione solare intensa-elevata temperatura-elevata umidità (condizione assai frequente in estate, specie in Valpadana) che, contrariamente a quanto fino a pochi anni fa si credeva, tende a diminuire, e non a rafforzare, le difese immunitarie dell’organismo. E fin qui abbiamo descritto le virtù dell’autunno.
Ma anche questa stagione riserva molte spine per i meteoropatici. Infatti i frequenti cambi di tempo, tipici di questa stagione, portano ad altrettanto frequenti mutamenti di umore nei soggetti neurolabili e negli anziani i quali così da un giorno all’altro passano secco da stati di euforia a stati di malinconia. Per fortuna tali effetti negativi di cambiamento della stagione sono meno frequenti e intensi di quelli determinati dalla primavera. Gli stati passeggeri di malinconia e depressione provocati dai frequenti cambiamenti del tempo vengono in genere accentuati dalla progressiva riduzione del numero di ore con la luce solare e, di conseguenza, da una minore produzione da parte dell’organismo, della serotonina, l’ormone del buon umore.
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27 settembre 2011 - Commenti
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06
lug
Clima e salute
Nell'ultimo decennio i meteorologi hanno sempre più spesso messo in guardia contro il rischio che i
fenomeni atmosferici violenti (uragani, alluvioni, tornado, trombe d’aria, temporali, grandinate, fulmini, Niño)
potessero diventare via via più intensi e più frequenti, un fenomeno noto come “estremizzazione del clima”.
Un timore motivato dal
crescente surplus di calore immesso nell’atmosfera dal vertiginoso aumento dei gas-serra. Purtroppo oggigiorno il timore sembra ormai diventato realtà, alla luce delle ricorrenti follie stagionali del tempo.
Ecco perché ormai i più hanno la sensazione, in parte a ragione, che l’Italia non sia più il Bengodi del clima, essendo diventato un paese a rischio quasi come gli USA, dove i fenomeni atmosferici violenti ed estremi sono esistiti da sempre. Tale diffuso senso di insicurezza nei confronti delle vicende del tempo spiega in parte anche il boom di audience dei bollettini meteorologici perché quasi tutti vogliono sapere se per caso non siano in arrivo tempestose perturbazioni.
Il maltempo è spesso causa di malumore.
Il generale timore nei confronti delle vicende atmosferiche però ha fatto comparire una nuova meteoropatia, la “Severe Weather Phobia”, così denominata dallo psicologo John Westefeld dell’Università dell’Iowa che per primo l’ha studiata. Insomma sono ormai molti coloro che, non appena i meteorologi annunciano cattivo tempo, vengono assaliti dal terrore di dover fare presto i conti con forti temporali, nubifragi, grandinate e venti catastrofici.
Ma le conclusioni a cui sono approdati gli studi di Westfeld possono essere utili anche per chi ha il timore dei temporali nostrani. Infatti lo psicologo USA ha creato un centro ove chi soffre di questa sindrome ansiosa viene aiutato da un team composto da uno psicologo e un meteorologo.
Lo psicologo aiuta le persone ad affrontare l’ansia mentre il meteorologo risponde alle domande sulle caratteristiche dei fenomeni violenti.
In tal modo che soffre da fobia da maltempo sembra che acquisti un maggiore controllo nei confronti dell’oggetto delle proprie paure.
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06 luglio 2011 - Commenti
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01
giu
Clima e salute
Siamo all’inizio della estate e i
temporali divengono di giorno in giorno più frequenti, specie sulle regioni centro-settentrionali e soprattutto nelle ore pomeridiane e serali.
La aree più temporalesche della penisola sono le regioni alpine, e le vicine zone della pianura padano-veneta. La massima frequenza si raggiunge allo sbocco delle grandi valli alpine (come la Valle d’Aosta e la valle dell’Adige) o là dove, come il
Friuli, la più contenuta altezza della catena alpina, facilità le incursioni di aria fredda proveniente dal
Nord Atlantico.
Ma per molte persone, quando la scura e minacciosa nube temporalesca si affaccia all’orizzonte, inizia un vero e proprio calvario, con una serie di malesseri, come dolori alle articolazioni e ai muscoli, mal di testa, insonnia, stanchezza e persino attacchi di asma. Anche lo stato d’animo ne può risentire e nei 10-20 minuti che precedono l’arrivo della pioggia, depressione, malinconia e nervosismo prendono il sopravvento. Disturbi legati in parte al calo della pressione atmosferica e in parte al fatto che poco prima dell’arrivo del temporale l’aria diviene fortemente elettrizzata, con una prevalenza però di ioni positivi, i quali hanno la brutta abitudine di stimolare nel cervello la produzione di serotonina, un neurotrasmettitore che quando è troppo abbondante rompe l’equilibrio che garantisce il nostro benessere.
I disturbi durano fino allo scatenarsi dei lampi, che hanno il merito appunto di rimuovere dall’atmosfera le malefiche cariche positive. Anzi, in genere, all’arrivo delle prime gocce, al nervosismo subentrano calma e benessere e ci sente addirittura su di tono. In alcuni invece i lampi e i tuoni che accompagnano il temporale – fenomeni che colpiscono fortemente i sensi – scatenano vere e proprie crisi di panico, una paura che è l’eco di terrori ancestrali, ma talvolta anche la probabile traccia lasciata nel subconscio da qualche trauma avvenuto in età infantile.
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01 giugno 2011 - Commenti
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