28
set

Il Polo Nord si scioglie




La Calotta Polare Artica quest’anno si sta rimpicciolendo come mai avvenuto prima negli ultimi decenni

Ogni anno durante il semestre caldo, da marzo a settembre, i ghiacci del Polo Nord gradualmente si sciolgono e la Calotta Polare Artica si rimpicciolisce fino a raggiungere, proprio in questo mese, la sua minima estensione. Ebbene da quando nel 1979 i satelliti della NASA hanno cominciato a osservare dall’alto lo stato di salute dei ghiacci polari la Calotta Artica, complice il riscaldamento del Pianeta, si è rimpicciolita sempre più e proprio quest’anno potrebbe toccare un preoccupante record.

L’immagine scattata lo scorso 9 settembre dal satellite Aqua della NASA, e resa pubblica mercoledì scorso, mostra difatti un Circolo Polare Artico in molte zone sgombro da ghiacci, come non era mai avvenuto nella prima metà di settembre, e anche il Passaggio a Nordovest, lo stretto braccio di mare che attraverso le isole più settentrionali del Canada collega Atlantico e Pacifico, risulta praticamente sgombro da ghiacci e quindi insolitamente navigabile. In particolare gli studiosi del NSIDC (National Snow and Ice Data Center) hanno stimato che l’estensione della banchisa artica lo scorso 9 settembre fosse di appena 4,33 milioni di chilometri quadrati, cioè già in tale data 2,38 milioni di chilometri quadrati inferiore alla minima estensione mediamente raggiunta dalla Calotta Artica nel corso dell’ultimo ventennio del XX secolo: e il ghiaccio ha continuato a sciogliersi anche nelle ultime settimane! Forti anche di questi dati, sia gli scienziati del NSIDC che gli studiosi dell’Università di Brema, altro istituto impegnato nel costante monitoraggio del Polo Nord, sono perciò concordi nel sostenere che quest’anno la Calotta Polare Artica si rimpicciolirà quanto mai prima nel corso dell’ultimo trentennio, sbriciolando il precedente record del 2007.

Pubblicato il 28 settembre 2011 - Commenti (0)
27
set

Autunno e buon umore

Con settembre è iniziato, dal punto di vista meteorologico, l’autunno, una stagione che molti considerano come la migliore dell’anno perché in genere non si è costretti a fare i conti con gli eccessi termici, in un verso o nell’altro, dell’estate e dell’inverno. Dopo la calura estiva, il clima ora offre via via più giornate con clima gradevole tanto che la mitezza dell’aria e il sole meno cocente favoriscono nei più una migliore vita all’aria aperta, soprattutto nelle ore centrali della giornata che, invece, in estate, sono quelle più pericolose, specie per i bambini sotto i 5 anni, per gli anziani e per i sofferenti di malattie cardiovascolari. Per di più non vi è il rischio di incorrere nel mixing costituito dal trio radiazione solare intensa-elevata temperatura-elevata umidità (condizione assai frequente in estate, specie in Valpadana) che, contrariamente a quanto fino a pochi anni fa si credeva, tende a diminuire, e non a rafforzare, le difese immunitarie dell’organismo. E fin qui abbiamo descritto le virtù dell’autunno.

Ma anche questa stagione riserva molte spine per i meteoropatici. Infatti i frequenti cambi di tempo, tipici di questa stagione, portano ad altrettanto frequenti mutamenti di umore nei soggetti neurolabili e negli anziani i quali così da un giorno all’altro passano secco da stati di euforia a stati di malinconia. Per fortuna tali effetti negativi di cambiamento della stagione sono meno frequenti e intensi di quelli determinati dalla primavera. Gli stati passeggeri di malinconia e depressione provocati dai frequenti cambiamenti del tempo vengono in genere accentuati dalla progressiva riduzione del numero di ore con la luce solare e, di conseguenza, da una minore produzione da parte dell’organismo, della serotonina, l’ormone del buon umore.

Pubblicato il 27 settembre 2011 - Commenti (0)
23
set

Che tempo farà fino a lunedì 26 settembre

Nuvole in arrivo dal Nord Africa: un attacco con scarse conseguenze

 

Un ammasso nuvoloso, in agguato, venerdì,  su Marocco-Algeria,  sabato 24 settembre  raggiungerà  le Isole maggiori,  per poi spostarsi, domenica 25, sulle regioni centro- meridionali. Tuttavia  le nubi porteranno… molto fumo ma  poco arrosto perché saranno accompagnate da  rare piogge. Solo Lunedì le piogge diverranno più diffuse limitatamente alle estreme regioni meridionali.

Ma ecco in dettaglio il tempo fino a  lunedì.

Venerdì 23
un po’ di nubi su Venezie, Emilia, Romagna, Lombardia orientale, Levante ligure, Puglia,  rilievi di Abruzzo-Molise-Campania-Lucania- Isolati temporali pomeridiani sui rilievi abruzzesi. Bel tempo sul resto dell’Italia.
Sabato 24 un po’ di nubi su Prealpi, Ovest del Piemonte, Appennino centro-meridionale. Molte nubi su Sardegna,  e, dal pomeriggio, anche su Sicilia, Ponente ligure.  Isolati  temporali pomeridiani  su Alpi Piemontesi,  rilievi abruzzesi e Calabro-lucani. Bel tempo sul resto d’Italia.
Domenica 25 un po’ di nubi su Alpi centro-occidentali, Basso Piemonte. Nuvoloso su Lazio, Abruzzo, Molise e su tutto il Meridione.  Sereno sul resto d’Italia. Isolati temporali pomeridiani  su rilievi campani, Calabro-lucani, Bassa Calabria, Est Sicilia, Alpi centro-occidentali.
Lunedì 26 molte nubi su Abruzzo, Molise e al Sud. Sereno sulle altre regioni. Molti temporali su  medio-bassa Puglia, Lucania, Calabria ed est Sicilia.


Temperature

Fino  a lunedì temperature massime diurne ancora ovunque gradevoli e su valori inferiori a 30 gradi

Pubblicato il 23 settembre 2011 - Commenti (0)
22
set

Tifone Roke: in Giappone piove sul bagnato

tifone roke

Dopo il passaggio del tifone Talas, che a inizio settembre ha portato in diverse zone del Giappone piogge torrenziali accompagnate da numerose frane e inondazioni, il Paese del Sol Levante ha dovuto far fronte a una nuova temibilissima tempesta, il tifone Roke, che come testimoniato dall’immagine scattata dal satellite Aqua della NASA già martedì 20 si è pericolosamente avvicinato all’Arcipelago Giapponese.
Nelle prime ore di mercoledì 21 settembre il violento tifone ha quindi investito Honshu, la più grande isola dell’Arcipelago (la stessa su cui sorge Tokio), accompagnato da venti che soffiavano a oltre 160 chilometri orari e con raffiche che hanno sfiorato addirittura i 200 chilometri orari.

Il passaggio di questo intenso ciclone tropicale ha causato in Giappone un generale stato d’allerta e in particolare nella città di Nagoya il timore per la possibile esondazione di due diversi fiumi ha spinto le autorità a ordinare l’evacuazione di circa 80000 persone e a consigliare un analogo comportamento a un altro milione di cittadini.
Fortunatamente la violenta tempesta, oramai indebolita, si sta adesso allontanando dal Giappone, dove però ha causato almeno 8 vittime e provocato numerosi danni e disagi, compresa la chiusura di molte importanti fabbriche e il blocco per diverse ore di una delle linee ferroviarie più congestionate al Mondo, quella di Tokio.
Il passaggio di cicloni tropicali sul Giappone non è tuttavia evento insolito: più della metà delle piogge che mediamente cadono ogni anno sull’Arcipelago Giapponese sono difatti portate dalle tempeste tropicali e dai tifoni (così vengono chiamati in Giappone i cicloni tropicali più violenti) che tra fine estate e inizio autunno attraversano l’Arcipelago.

Pubblicato il 22 settembre 2011 - Commenti (0)
21
set

In settembre è più facile perdere i capelli

Settembre è il periodo dell’anno in cui si perdono più facilmente i capelli. Le cause? L’aggressività del clima estivo verso la nostra chioma e i quotidiani maltrattamenti a cui la sottoponiamo durante il periodo delle vacanze. In effetti i cocenti raggi solari dell’estate, la salsedine dell’acqua del mare, il cloro nell’acqua delle piscine e l’uso indiscriminato, più volte al giorno, di shampoo, danneggiano seriamente i capelli, rendendoli fragili, opachi e secchi. In particolare, la prolungata esposizione ai raggi solari estivi comporta anche l’assorbimento di una forte dose di raggi ultravioletti i quali riescono ad intaccare e distruggere la cuticola, ovvero la guaina di cellule di cheratina che protegge la corteccia, ossia la parte interna e vitale del capello, il quale pertanto, non solo perde al sua lucentezza, ma subisce anche un progressivo indebolimento fino alla rottura. I sintomi premonitori del cattivo stato di salute della nostra chioma sono la comparsa delle doppie punte, il rigonfiamento dello stelo, la comparsa della forfora, il prurito e una eccessiva untuosità.

Cosa fare? E’ bene in questi casi ricorrere ad un check out della nostra chioma con due esami noti con il nome di tricogramma e mineralogramma. Il tricogramma permette di conoscere se vi è equilibrio nel capello tra la fase di nascita e sviluppo (che, in un capello sano, dovrebbe durare il 90% circa della intera vita del capello), quella di decadenza e quella di caduta. Il mineralogramma rivela la presenza o l’insufficienza di sali minerali e di metalli fondamentali per i capelli (zinco, ferro, magnesio, manganese, fosforo, selenio). Comunque in questo ambito il vostro dermatologo vi potrà suggerire in questi casi le terapie più idonee.

Pubblicato il 21 settembre 2011 - Commenti (0)
20
set

La condensazione del vapore acqueo

La quantità di vapore saturo che condensa nel raffreddamento da espansione di una massa d’aria umida in ascesa, dipende dalla temperatura. Ad es., 1 kg d’aria satura che nell’ascesa si raffreddi da 20 a 10 °C, condensa circa 7 gr di vapore, mentre 1 kg d’aria satura che passi da 10 a 0 °C condensa appena 3,5 gr di vapore. La quantità di vapore condensato dipende anche dalla velocità d’ascesa della massa d’aria satura: quanto più essa sale veloce, tanto più sarà il surplus di vapore saturo condensato in un secondo. Ecco perché la quantità di piogge al suolo in un secondo – intensità delle precipitazioni – raggiunge valori notevoli quando una massa d’aria umida, divenuta satura, è abbastanza calda e animata da forti correnti ascendenti. Tali condizioni sono responsabili di nubifragi o alluvioni e si riscontrano nei temporali estivi dopo un periodo di afa, oppure nelle veloci masse d’aria caldo-umide dal Nord Africa, costrette a scavalcare le barriere montuose, quali l’Appennino ligure-toscano o le Prealpi lombardo-piemontesi.

Ogni giorno evaporano 1000 miliardi circa di tonnellate d’acqua. Il vapore liberato da oceani, mari, laghi, fiumi e vegetazione viene trasportato in alto da correnti di varia natura: moti convettivi sopra aree soleggiate, sollevamento forzato sopravvento a ostacoli orografici, sollevamento forzato da parte di fronti, ascendenza ove vi è un ciclone tropicale o extra-tropicale. Nell’ascesa l’aria si raffredda di 1 °C ogni 100 metri, fino a raggiungere la saturazione. A questo punto ci aspetteremmo che, qualora l’ascesa prosegua, l’ulteriore raffreddamento causi l’unione delle molecole di vapore eccedente generando così goccioline di nube (droplet). In realtà il processo non è così spontaneo, perché la neonata goccia tende a disintegrarsi per evaporazione. In particolare, in condizioni di saturazione, due molecole di vapore potrebbero restare unite solo per un centomilionesimo di secondo; in una goccia di 3 molecole la terza dovrebbe incontrare le altre in tale lasso di tempo e il terzetto risulterebbe 100 volte più stabile, e così via. Nelle nubi però ogni goccia contiene 500 miliardi circa di molecole di vapore. Come è possibile metterle insieme? Ne riparleremo.

Pubblicato il 20 settembre 2011 - Commenti (0)
19
set

Il Diluvio Universale: leggenda o realtà?

L’episodio che ha per protagonista Noè e che viene descritto nel libro della Genesi, ha da sempre affascinato studiosi e ricercatori che hanno organizzato spedizioni alla ricerca dei resti della famosa arca che si sarebbe arenata sulle pendici del monte Ararat. Finora però nessuno dei reperti portati alla luce può essere riconducibile all’arca. Ma anche la ricerca delle prove di un’alluvione di immense proporzioni è argomento molto affascinante, sul quale sono state fatte diverse ipotesi interessanti. Nel 1929 l’archeologo inglese Wooley nel corso di scafi effettuati in Mesopotamia, si imbatté in uno strato di fango di alcuni metri, risultato di una tremenda alluvione avvenuta nella valle del Tigri e dell’Eufrate; la zona del Medio Oriente infatti qualche migliaio di anni fa era caratterizzata da un piovosità molto superiore a quelle attuale e alluvioni e inondazioni erano eventi non certo rari e con esiti catastrofici, tanto che nella zona sono state trovate altre tracce di gigantesche inondazioni avvenute tra il 4000 e il 3000 a.C. Il fenomeno relativo alla scoperta di Wooley poteva aver interessato un’area di circa 630 km per 160, abbastanza vasta da meritare la definizione di Diluvio Universale da parte degli abitanti della Mesopotamia!

Un’altra ipotesi più recente si rifà a un’onda gigantesca generatasi nel Mar Nero in seguito a un notevole apporto di acque fluviali per il rapido scioglimento delle nevi nelle zone circostanti o, ipotesi alternativa, per una violenta scossa di terremoto; questa onda avrebbe addirittura aperto un varco verso il Mediterraneo; da semplice lago, il Mar Nero si sarebbe così trasformato in un vero mare.

Un’altra ipotesi che non differisce molto da quella appena descritta e suffragata da ritrovamenti fatti sul fondale del Mar Nero, vede come origine del fenomeno l’innalzamento del livello del Mare Mediterraneo per lo scioglimento dei ghiacci al termine dell’ultima glaciazione (circa 10.000 anni fa). L’acqua del Mediterraneo riuscì quindi a superarare la striscia di terra che lo separava dal Mar nero (che era ancora solo un lago). Per settimane enormi masse d’acqua si riversarono nella zona spazzando via decine di villaggi. La violenza di questo evento si ritrova nei racconti tramandati di generazione in generazione, arricchendosi di particolari fantasiosi. Il mito di un immenso diluvio si estese così a tutte le culture sviluppatesi lungo le coste del Mediterraneo orientale e nel Medio Oriente; questo spiegherebbe la presenza del Diluvio Universale nei testi sacri di ben tre religioni: il Cristianesimo, l’Ebraismo e l’Islamismo.

Pubblicato il 19 settembre 2011 - Commenti (0)
15
set

Un uragano sulle Isole Britanniche



Appena dopo il passaggio di Irene un altro violento ciclone tropicale, l’uragano Katia, ha messo in apprensione gli abitanti della costa orientale degli Stati Uniti, ma fortunatamente la tempesta si è limitata a scivolare verso nord in aperto Atlantico, sfiorando appena il continente americano. Tuttavia, una volta giunto all’altezza del New England (sempre comunque a distanza dalle coste), l’uragano è stato agganciato dalle correnti occidentali che normalmente scorrono a queste latitudini, e ha cominciato a muoversi minaccioso in direzione dell’Europa, dove è giunto proprio all’inizio di questa settimana.

Come testimoniato dall’immagine scattata da un satellite in orbita bassa della NOAA, benché in parte indebolita e senza più alcune delle tipiche caratteristiche dei cicloni tropicali, la tempesta lunedì 12 settembre ha quindi investito con grande violenza le Isole Britanniche, spazzate da venti a oltre 100 chilometri orari con raffiche che in Galles hanno toccato pure i 125 chilometri orari. Secondo gli esperti del Met Office britannico, i resti dell’uragano Katia sono la più violenta tempesta che abbia colpito il Regno Unito negli ultimi 15 anni: per trovare una tempesta più potente bisogna difatti tornare indietro all’ottobre del 1996, quando i resti di un altro ciclone tropicale, l’uragano Lili, causarono in Gran Bretagna 5 vittime e circa 150 milioni di sterline di danni.

L’ultima occasione in cui le Isole Britanniche erano state raggiunte dai resti di un violento uragano risale invece al 2009: in tale annata difatti i residui dell’uragano Bill portarono su Irlanda e Gran Bretagna abbondanti piogge accompagnate da venti assai forti.

Pubblicato il 15 settembre 2011 - Commenti (0)
14
set

Autunno, curarsi di più e sentirsi meglio

L’autunno con primi bruschi, seppure temporanei,  freddi, con le numerose giornate nebbiose o caliginose e,  soprattutto, con molte giornate grigie e piovose,  è, notoriamente, la stagione che più delle altre induce momenti di tristezza e di malinconia fino a alla ricomparsa di stati depressivi che si erano sopiti nel resto dell’anno.

Tuttavia per tenere lontano il malumore scatenato dal tempo uggioso non vi è migliore cura che sentirsi in forma e in armonia con il proprio corpo.

Molte persone reagiscono con la tristezza all'arrivo dell'autunno. La soluzione? Volersi bene.
Molte persone reagiscono con la tristezza all'arrivo dell'autunno. La soluzione? Volersi bene.

Ecco perché per la malinconia sono un efficace antidoto gli esercizi ginnici, la palestra, la cura del viso e della pelle.
Insomma se di fronte allo specchio ci vediamo un po’ più belli del solito, ci sentiremo senz’altro ricaricati anche di dentro.
Per questo non vanno trascurati soprattutto i capelli che proprio in autunno entrano in crisi e divengono opachi e spenti, indeboliti dal cambio del nostro metabolismo e dalle intemperie stagionali, con conseguente perdita di volume e lucentezza.
Un consiglio da parte del vostro parrucchiere e l’impiego di prodotti ad hoc, purché di qualità, sono gli strumenti più efficaci per mantenere i capelli al massimo splendore. Sentirsi a posto dalla… testa ai piedi è insomma il modo migliore per contrastare l’abbassamento della soglia umorale.

Pubblicato il 14 settembre 2011 - Commenti (0)
13
set

Il vapore acqueo

Le nuvole sono un tipico esempio di di condenza e evaporazione del vapore  acqueo.
Le nuvole sono un tipico esempio di di condenza e evaporazione del vapore acqueo.

Diventa meteorogolo

L'acqua è presente nell'atmosfera in tutte le fasi (solida, liquida e gassosa ).

La fase solida, oltre che nei ghiacci polari e nella neve, è presente anche nella grandine e nella brina. Anche le nubi oltre 6000 metri circa (cirri ) sono costituite da aghetti di ghiaccio di appena qualche decina di micron (1 micron = 1 millesimo di millimetro).

Allo stato liquido invece l'acqua si trova nell'atmosfera sia  nelle goccioline sferiche ( droplets ) delle nebbie  (diametro 5-10 micron) e delle nubi basse e medie ( diametro 20-60 micron ) sia nelle gocce di pioggia (raindrops; diametro 0.2-5 mm).

Ma la maggior parte dell'acqua in atmosfera è sotto forma di vapore, con una concentrazione media intorno 4000 ppm ( ovvero su  4000 molecole di vapore per ogni milione di molecole d’aria).

Il vapore acqueo è presente quasi esclusivamente nella troposfera e, sebbene la sua concentrazione, oltre che mutevole da un giorno all’altro,  sia, come appena visto,  piuttosto modesta, il suo ruolo è fondamentale per la terra per numerosi motivi:

  • senza la condensazione e l’evaporazione non esisterebbero i tipici fenomeni del tempo come  nubi e precipitazioni;
  • l’evaporazione da parte delle distese liquide al suolo (mari, laghi, fiumi) e da parte delle piante è - insieme, all’irraggiamento, ai moti turbolenti e ai moti convettivi -  un processo fondamentale per trasferire all’atmosfera il calore solare catturato dal suolo;  
  • il grado di stabilità dell’atmosfera (ovvero la sua propensione a favorire, al suo interno,  moti verticali) è legata alla concentrazione di vapore acqueo;    
  • droplets e raindrops  hanno un ruolo primario nel  rimuovere gli inquinanti atmosferici, rispettivamente attraverso i meccanismi di rainout e washout. Ma tali processi sono poi però provocano le piogge acide;
  • il vapore acqueo e le nubi sono la principale causa dello effetto serra, senza il cui apporto, in termini di calore  restituito alla terra, il pianeta sarebbe in media più freddo di circa 33 gradi;
  • la concentrazione di vapore acqueo controlla, insieme alla temperatura e alla ventilazione, il grado di confort o di o disagio fisiologico ambientale avvertito dal  nostro organismo.

Pubblicato il 13 settembre 2011 - Commenti (0)
12
set

Apophis ci preoccuperà fino al 2036?

Curiosando

Gli scienziati che studiano i cosiddetti asteroidi NEO (Near-Earth Objects), ovvero gli oggetti che passano vicino alla Terra, sono un po' preoccupati perché pensano che non è una questione di «se» un oggetto NEO cadrà sulla Terra, ma di «quando». Per pura cronaca il 4 febbraio 2011 l’asteroide 2011 CQ1 è passato appena a 5480 km dalla terra, la più bassa mai registrata nella storia degli ultimi decenni.

Per fortuna aveva un diametro di appena un metro. Si nutre apprensione invece per l’asteroide Apophis lungo addirittura 390 metri scoperto nel 2004 perché potrebbe colpire il pianeta nel 2036. La certezza si avrà solo nel 2029 – durante il penultimo passaggio in prossimità della terra - quando però forse potrebbe essere troppo tardi per deviarlo. Comunque di scontri tra bolidi così grandi e la terra ce ne sono stati molti nel passato. Ce lo raccontano i crateri noti, circa 150, come il meteor Crater in Arizona del diametro di 1 km per un impatto di 50 mila anni fa.

Il più grande cratere fino ora noto è il VREdefort, nel Sud Africa: ha un diametro di 300 km è un’età di 2 miliardi di anni. Ma il cratere più noto è nello Yucatan in Messico: ha un diametro di 180 km, prodotto da un asteroide di 5-10 km di diametro circa 65 milioni di anni fa e che avrebbe provocato la estinzione di massa dei dinosauri.

Pubblicato il 12 settembre 2011 - Commenti (0)

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Autore del blog

Il meteo di Giuliacci

Col. Mario Giuliacci

Mario Giuliacci è un meteorologo, personaggio televisivo e colonnello italiano. È laureato all'Università La Sapienza di Roma. È autore di diversi libri sulla meteorologia. Attualmente cura su LA7 la rubrica del meteo per il fine settimana.

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