13
feb
Nevicate da record nel Nordest della nazione
Nel corso del fine settimana un’eccezionale ondata di maltempo ha investito il versante orientale del Nord America, con due intense perturbazioni che si sono date appuntamento proprio su questa parte del continente: l’immagine, raccolta lo scorso sabato 9 febbraio dal satellite Suomi NPP gestito da NASA e NOAA, mostra proprio la potente perturbazione nata dallo scontro di correnti gelide provenienti da nord e aria più mite e decisamente più umida in arrivo dal Golfo del Messico.
La violentissima tempesta che si è così creata è stata ribattezzata “Monster Blizzard” e, soprattutto nel New England, ha portato una nevicata incredibilmente estesa e abbondante, come non si vedevano (in un singolo episodio) dal lontano 1978. Gli accumuli più alti sono stati registrati nel Connecticut: nel corso del fine settimana ad Hamden è caduto circa un metro e 2 centimetri di neve, mentre a Milford ne sono caduti circa 97 centimetri!
Anche alcune importanti località hanno dovuto sperimentare una nevicata di portata storica: a Portland, nel Maine, è stata la più grande nevicata di sempre, con 87 centimetri di neve, mentre i 62 centimetri di neve che si sono accumulati a Boston rappresentano la quinta più grande nevicata della storia di questa città. La violenta ondata di maltempo invece ha solo sfiorato New york, dove comunque la neve è caduta abbondante, con accumuli che a Central Park hanno raggiunto circa 29 centimetri. A causa di questa eccezionale ondata di maltempo gli negli ultimi giorni gli Stati Uniti, con la cancellazione di oltre 3500 voli e molte strade rese impraticabili, sono stati letteralmente spezzati in due, con il Nordest isolato dal resto del paese.
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13 febbraio 2013 - Commenti
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14
nov
Nevicata eccezionale per la stagione
L’autunno sembra proprio voler stupire i newyorkesi in tutti i modi possibili: dopo gli allagamenti causati a fine ottobre dal passaggio dell’
uragano Sandy, la scorsa settimana le strade e i grattacieli della città sono stati imbiancati da una
intensa nevicata.
E anche se per questa grande città la neve è tutt’altro che insolita, si è trattato comunque di una nevicata eccezionale: mai infatti nella storia di New York era caduta tanta neve, circa
12 centimetri, così presto in autunno,
e per la prima volta sono caduti più di 10 centimetri di neve nella prima metà di novembre.
Il precedente record, per una precoce nevicata di almeno 10 centimetri, era del
23 novembre del 1989, quando appunto il manto nevoso superò di poco i 10 centimetri.
In effetti la nevicata dello scorso 8 novembre è stata intensa in gran parte del Nordest degli USA, ed è stata scatenata da una violenta perturbazione che, come si può notare dall’immagine raccolta dal
satellite GOES East della NOAA, ha investito il Nordest degli USA accompagnata da intensi e gelidi venti nordorientali (una classica bufera invernale nota nel Nord America con il termine di Nor'easter).
Le nevicate più abbondanti comunque non hanno interessato la zona di New York City quanto piuttosto l'interno dello stato del New Jersey e il Connecticut Occidentale, con accumuli fino anche a 25 centimetri, e pure a Newark, e quindi non lontano da New York, al suolo si sono accumulati ben 15 centimetri di neve fresca.
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14 novembre 2012 - Commenti
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07
nov
L’inizio della scorsa settimana è stato senz’altro segnato dalle immagini che ci giungevano dall’altra sponda dell’Atlantico, con l’uragano Sandy che nelle prime ore di lunedì 29 ottobre ha investito le coste del Nord America scatenando alcuni giorni di violento maltempo su tutto il Nordest degli Stati Uniti.
Sandy non è certo fra gli uragani più violenti che abbiano colpito il Nord America negli ultimi decenni, ma la coincidenza di alcuni fattori ne hanno fatto uno dei più letali e disastrosi cicloni tropicali degli ultimi tempi. La tempesta infatti si è mossa molto lentamente, scaricando così per alcuni giorni piogge torrenziali sempre sulle medesime zone e ha seguito pure una particolare traiettoria che, attraverso l’insistere dei fortissimi venti che hanno raschiato la superficie dell’oceano, ha ammassato grosse quantità d’acqua sulle coste atlantiche del Nord America, favorendo la formazione di un’importante onda di marea (stormsurge), alta anche più di tre metri, che tra l’altro ha causato anche l’inondazione di alcuni quartieri di New York City.
Per di più l’uragano Sandy si è scontrato con correnti gelide che proprio in quei giorni sono scivolate dalle regioni polari fin sul cuore del Nord America, dando vita così a furiose bufere di neve, soprattutto in Virginia, Maryland, West Virginia e Tennessee. Insomma, a dispetto della sua modesta intensità (un uragano di categoria 1, ovvero uno di quelli meno intensi, con venti ad “appena” 140 km/h), Sandy ha causato la morte di 160 persone, di cui 88 negli Stati Uniti, paese in cui ha pure prodotto danni che, secondo le prime stime, potrebbero ammontare fino a 55 miliardi di dollari!
(Fonte immagine: NASA)
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07 novembre 2012 - Commenti
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29
ago
È la nona tempesta della stagione degli uragani di quest’anno
La scorsa settimana si è formato il nono ciclone tropicale della stagione degli uragani 2012, il ciclone tropicale Isaac: classificato come tempesta tropicale lo scorso martedì 21, le correnti atmosferiche lo hanno poi trascinato sul cuore dei Caraibi proprio nel corso del fine settimana.
In particolare, come confermato dall’immagine raccolta dai satelliti della NASA, nella giornata di venerdì 24 agosto la tempesta tropicale ha attraversato Santo Domingo accompagnata da piogge torrenziali e venti a circa 100 chilometri orari (ma con raffiche anche oltre i 130 chilometri orari).
Nel suo movimento verso nord il ciclone tropicale ha poi investito Cuba prima di raggiungere le zone più meridionali della Florida. Nelle prossime ore invece Isaac si muoverà al di sopra delle calde acque del Golfo del Messico, dove probabilmente troverà il calore e l’umidità necessari ad acquistare maggiore potenza e a trasformarsi in un vero e proprio uragano (cioè un ciclone tropicale con venti a oltre 118 chilometri orari).
Nel suo movimento verso nord Isaac dovrebbe poi investire nelle primissime ore di mercoledì le coste sud-orientali degli USA nella regione compresa fra Mississippi e Louisiana, quindi non lontano da New Orleans (duramente colpita nel 2005 da Katrina), ma in ogni caso trovandosi a scorrere al di sopra della terraferma il ciclone tropicale perderà rapidamente potenza (gli mancheranno i rifornimenti di calore e umidità garantiti dalle calde acque oceaniche) , ed entro la fine della settimana dovrebbe dissolversi del tutto.
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29 agosto 2012 - Commenti
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23
mag
Aletta e Alberto sono le prime tempeste tropicali di quest’anno.
Lunedì della passata settimana in pieno Oceano Pacifico, ad alcune centinaia di chilometri dalle coste occidentali del Messico, si è sviluppata una depressione tropicale (nell’immagine si può osservare la depressione appena formata, fotografata dai satelliti della NOAA) che già il giorno successivo, martedì 15 maggio, si è trasformata in una tempesta tropicale, ovvero un ciclone tropicale al cui interno i venti soffiano a oltre 62 chilometri orari: il ciclone tropicale, a cui è stato dato il nome di Aletta, non è riuscito a intensificarsi al punto da diventare un uragano e nei giorni successivi si è progressivamente indebolito, fino a spegnersi del tutto ben lontano dalle coste americane.
Tuttavia questo rimane il primo ciclone tropicale del 2012 per i mari attorno al continente americano, e si è formato con qualche settimana di anticipo rispetto all’apertura ufficiale della stagione degli uragani nel Pacifico Orientale: come avviene anche per il bacino dell’Atlantico, nel Pacifico Orientale infatti la stagione degli uragani (cioè il periodo in cui solitamente si osserva la formazione di queste temibili tempeste) inizia il primo giugno e si chiude con la fine di novembre. E proprio negli ultimi giorni, nel corso del fine settimana, anche l’Atlantico ha “partorito” il suo primo ciclone tropicale di quest’anno: è la tempesta tropicale Alberto che, formatasi non lontano dalle coste di Florida e Georgia, nei prossimi giorni si muoverà verso nord, lambendo gran parte delle coste orientali degli Stati Uniti, senza tuttavia investire direttamente il continente.
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23 maggio 2012 - Commenti
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02
mag
Un Rigurgito d’inverno nel Nordest degli USA
La scorsa settimana un improvviso colpo di coda dell’inverno ha riportato freddo e neve sugli Stati Uniti Nord-Orientali. Gli studiosi della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), utilizzando i dati raccolti al suolo (attraverso la misurazione diretta del manto nevoso) e quelli registrati dall’alto da aerei e satelliti, hanno realizzato questa mappatura del Nordest degli USA in cui è descritta la copertura nevosa il giorno 24 aprile, subito dopo l’ondata di tempo invernale: ebbene, in alcune zone (quelle colorate in blu) degli stati di New York, Pennsylvania, Maryland e West Virginia si sono accumulati oltre 20 centimetri di neve, e non è escluso che in alcune aree affacciate sui Grandi Laghi il manto nevoso abbia raggiunto addirittura i 35 centimetri! L’ondata di freddo e neve ha causato anche molti disagi alla popolazione, con circa 75000 persone che sono rimaste senza energia elettrica a causa dell’interruzione della rete di distribuzione.
Una nevicata così tardiva è decisamente insolita, anche per queste regioni degli Stati Uniti abituate a inverni solitamente molto freddi e nevosi: secondo quando riportato dal Los Angeles Times infatti in base ai dati in possesso al National Weather Service era dal 1928 che non si osservava una nevicata tanto importante così avanti nella stagione primaverile. Questa abbondante nevicata a primavera inoltrata arriva tra l’altro in un’annata, il 2012, in cui al contrario l’inverno in gran parte degli Stati Uniti è stato insolitamente mite e asciutto, caratterizzato da una anomala mancanza di neve.
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02 maggio 2012 - Commenti
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23
nov
Nuove vittime in un’annata record per i tornado nel Nord America
La scorsa settimana,
un’intensa perturbazione, fotografata anche dai satelliti meteorologici della NOAA, ha attraversato gli stati affacciati sul Golfo del Messico, scatenando numerosi violenti temporali e alcuni letali tornado. La furia dei tornado ha colpito con maggior violenza durante la giornata di mercoledì 16 novembre, soprattutto negli stati di Louisiana, Mississippi, Alabama, Georgia, Nord Carolina e Sud Carolina, causando nel complesso la morte di sei persone: in particolare a Rock Hill, nel Sud Carolina, tre persone sono morte nella distruzione delle loro abitazioni e altre due vittime si contano nella contea di Davidson in Nord Carolina, mentre un uomo ha perso la vita alla guida della sua auto, schiacciata da un grosso albero in Georgia, nei dintorni di Atlanta.
Dall’inizio dell’anno negli USA, si sono già formati 1836 tornado, il numero più alto di sempre (il precedente record era del 2004, con 1717 tornado complessivi), responsabili di danni per oltre 20 miliardi di dollari. E, purtroppo, anche il numero dei morti è impressionante. Quest’anno, difatti , in tutto il mondo i tornado hanno già causato 576 vittime, di cui ben 552 nei soli Stati Uniti d’America, dove nel 2011 sono già morte più o meno tante persone quante nel corso dei dieci anni precedenti (tra il 2001 e il 2010 difatti negli USA i tornado hanno ucciso complessivamente 564 persone): in effetti , è dal lontano 1936 che questi violenti fenomeni atmosferici non mietevano così tante vittime negli USA.
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23 novembre 2011 - Commenti
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21
lug
Hai visto mai
I numerosi satelliti meteorologici in
orbita attorno alla Terra, oltre a fornire una gran quantità di
preziose informazioni utili per la ricerca scientifica e per le previsioni del tempo, vengono talvolta utilizzati anche per un altro importantissimo scopo, di cui però la
maggior parte delle persone non è a conoscenza: le operazioni di ricerca e soccorso che si svolgono attraverso tutto il Pianeta. Tutto avviene all’interno di un programma internazionale, il
COSPAS-SARSAT, che fornisce sostegno alle operazioni di salvataggio in atto in ogni luogo del Mondo: ideato da
Canada,
Francia,
USA e
Russia il sistema è progettato per assistere, attraverso l’utilizzo di diverse reti satellitari (fra cui appunto quelle normalmente utilizzate per scopi meteorologici), le operazioni di soccorso e nel corso degli anni ha raccolto l’adesione di numerosi altri paesi, fra cui anche l’
Italia.
L’internazionalità del programma si riflette anche nella sua sigla, che per descriverne le principali attività unisce un acronimo russo e uno americano: COSPAS sta difatti per "Cosmichheskaya Sistyema Poiska Avariynich Sudov", che in russo significa Sistema Spaziale per la Ricerca delle Navi in Pericolo, mentre il termine SARSAT indica le parole inglesi “Search and Rescue Satellite Aided Tracking system”, ovvero Sistema Satellitare di Localizzazione per la Ricerca e Soccorso. Ebbene nel corso del 2010 il programma COSPAS-SARSAT ha contribuito a salvare nel Mondo la vita di 2338 persone, in diverse missioni di soccorso indicate, nella mappa riprodotta dagli analisti della NOAA, dai pallini di colore verde.
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21 luglio 2011 - Commenti
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09
giu
Hai visto mai
Spesso risulta difficile comprendere appieno la forza e il
potere devastante dei fenomeni atmosferici più violenti, ma in alcune occasioni, soprattutto grazie alle
foto provenienti dai satelliti in orbita attorno alla Terra, si riescono a ottenere immagini in grado di mostrare chiaramente quanto possano essere distruttivi certi eventi.
E’ ciò di cui ad esempio ci si può rendere conto attraverso l’immagine qui sopra che, scattata domenica 5 giugno dal satellite Landsat-5 della NASA, ritrae la regione del Massachusetts (stato nordorientale degli USA) nei pressi delle cittadine di Sturbridge e Southbridge: anche dallo spazio difatti risulta evidente la scia (di colore marrone) di totale devastazione lasciata da un violento tornado che pochi giorni prima ha attraversato la regione e che fortunatamente ha solo sfiorato i due centri urbani.
Responsabile della cicatrice lunga circa 63 chilometri lasciata sul territorio del Massachusetts è difatti un tornado di categoria EF3 (cioè una enorme e potente tromba d’aria accompagnato da venti che soffiano a intensità comprese fra 219 e 266 chilometri orari) che lo scorso primo di giugno nella sua inesorabile avanzata ha causato anche due vittime e il ferimento di alcune decine di persone. I tornado così intensi nel New England sono decisamente rari ma non eccezionali, come dimostrato dal fatto che uno dei più letali della Storia americana abbia colpito proprio questo stato: il 9 giugno del 1953 difatti un devastante tornado investì la città di Worcester con venti che soffiavano a più di 340 chilometri orari, uccidendo ben 94 persone.
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09 giugno 2011 - Commenti
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05
mag
I tornado sono gigantesche e violentissime trombe d’aria che in primavera si formano con una certa frequenza nelle Grandi Pianure americane. La scorsa settimana però è stato battuto un vero e proprio record, che ha costretto addirittura il presidente americano Obama a inviare aiuti federali nello stato dell’Alabama. Tra il 27 e il 28 aprile nell’arco di appena 24 ore, si è difatti formato un numero impressionante di tornado, ben 312, che hanno devastato le regioni sud-orientali degli Stati Uniti, causando nel complesso circa 340 vittime: mai a memoria d’uomo si erano visti così tanti tornado nell’arco di appena 24 ore! E tra i più violenti c’è sicuramente quello che ha colpito Tuscaloosa, in Alabama: largo quasi tre chilometri, accompagnato da venti che soffiavano a oltre 250 chilometri orari, nell’attraversare la cittadina questo tornado ha trascinato via con sé automobili, piante e abitazioni, uccidendo 32 persone e ferendone altre 600. All’inizio di questa settimana velivoli della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration, l’agenzia americana che si occupa di studiare oceani e atmosfera), per verificare i danni prodotti, hanno scattato foto aeree di Tuscaloosa, confrontate poi con quelle nell’archivio di Google Earth. La potenza distruttiva del tornado che ha attraversato questa località appare allora evidente: piante e abitazioni che caratterizzavano il paesaggio (foto in alto, fonte Google) prima del passaggio del tornado sono in gran parte scomparse (foto in basso, fonte NOAA), spazzate via dalla furia degli agenti atmosferici, quasi avessero subito un vero e proprio bombardamento.
In questo inizio di 2011, come confermato dal Servizio Meteorologico Nazionale degli Stati Uniti, sul suolo americano si è contato un numero insolitamente alto di tornado: dall’inizio dell’anno sono già circa 800, di cui oltre 300 proprio nell’ultima settimana di aprile! Ogni anno negli Stati uniti si contano 1000-1200 tornado: un numero che è andato notevolmente aumentando negli ultimi decenni, come confermato dal fatto che nell’immediato Dopoguerra si osservavano solo 300-400 tornado all’anno.
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05 maggio 2011 - Commenti
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