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(foto Thinkstock)
La quantità di radiazione solare che arriva al suolo dipende ovviamente anche dalla latitudine.
Ad esempio, a Palermo in estate i raggi solari sono circa il 20% più intensi che a Venezia. Tuttavia, come noto, l'azione del sole sulla pelle è legata non tanto all'intensità della radiazione globale ma soprattutto alla concentrazione di raggi ultravioletti (UV), i quali, essendo quelli a più alto contenuto energetico, penetrano più in profondità nella epidermide, stimolando la secrezione della melanina, la sostanza responsabile della agognata tintarella. Al mattino l'intensità degli UV è minore che nelle ore centrali del giorno.
Ad esempio, alle 8 occorre quasi un'ora di esposizione diretta al sole per catturare la stessa dose di UV assorbita dal corpo in 10 minuti tra le ore 11 e le 14. E' questo il motivo per cui i soggetti con pelli sensibili, bambini e vecchi compresi, dovrebbero esporsi al sole soltanto nelle prime ore del mattino.
A parte le scottature, gli UV sono controindicati anche nei casi di ipertensione e di iperattività della tiroide ma, nello steso tempo, hanno numerose virtù terapeutiche che vengono sfruttate nella Elioterapia.
Infatti, parte il notevole potere battericida, ulteriormente rafforzato dalla salsedine marina, gli UV stimolano la produzione della vitamina D3, la cui carenza è la causa del rachitismo, ed inoltre hanno un benefico effetto nella crasi ematica, nei casi di spasmofilia, eczema cronico, dermatite seborroica, dermatite atopica e psoriasi.
La concentrazione di UV è massima nei climi marini caldi e secchi, come le coste del Nordafrica, della Sardegna e del sudest della Spagna.
Sono poveri di UV invece i climi marini caldi e molto umidi, come quelli del medio Adriatico e del basso Tirreno.
Pubblicato il
05 giugno 2012 - Commenti
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Il sole fa bene alla pelle ma bisogna evitare un'esposizione prolungata.
Clima e salute
I raggi ultravioletti rappresentano appena l’1% dell’energia in arrivo dal Sole ma sono i più dannosi per gli esseri viventi. Hanno infatti la capacità attraversare l’epidermide fino a penetrare in profondità nei tessuti, anche se non tutti in uguale misura. Infatti i raggi UV vengono di solito suddivisi in 3 classi, a seconda della lunghezza d’onda, espressa in millesimi di mm: UVA (0.32-0.4), UVB (0.29-0.32) e UVC (0.2-0.29).
I più penetranti, e quindi i più pericolosi,
sono quelli con lunghezza d’onda più corta, ossia gli UVC e gli UVB. Gli strati alti dell’atmosfera - quelli tra 20 e 50 km di altezza ove vi la massima concentrazione di ozono - assorbono integralmente i raggi UVC e parte degli UVB.
La radiazione UV che raggiunge la superficie terrestre è costituita essenzialmente da UVA e, in misura minore, da UVB. Ovviamente la frazione di raggi UV che raggiunge la superficie terrestre varia nel tempo e nello spazio.
Ecco, al riguardo, un elenco dei fattori dai quali dipende la dose di raggi ultravioletti in arrivo al suolo:
- ora del giorno: circa il 20-30% circa degli UV arriva tra le 11 e le 13 locali mentre il 75% del totale è concentrato tra le 9.00 e le 15.00;
- stagione: nelle regioni temperate gli UV hanno massima intensità in estate, minima in inverno;
- latitudine: il flusso annuale di raggi UV è massimo all’equatore e minimo ai poli; • nuvole: in generale le nubi diminuiscono la quantità di energia solare in arrivo. La frazione in arrivo al suolo si riduce del 25 % circa con cielo molto nuvoloso e del 70% con cielo coperto;
- altitudine: l’intensità degli UV aumenta con la quota. Ad esempio, in estate a 3000 m la radiazione è quasi quattro volte più intensa che a 700 m. In inverno gli UV si riducono, rispetto all’estate, di otto volte circa in montagna e di sedici volte in pianura;
- riflessione: la parte riflessa dalla superficie terrestre e dai mari è bassa (inferiore al 7%), tuttavia il tipo di superficie può fare davvero la differenza: manti erbosi e specchi d’acqua riflettono meno del 10% dei raggi incidenti, la sabbia riflette circa il 25% dei raggi UVB, mentre la neve fresca arriva a rifletterne circa il 80%. Ecco perché in montagna i raggi UV sono più insidiosi: all’effetto riflessione da parte della neve si aggiunge infatti anche l’effetto altitudine.
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15 giugno 2011 - Commenti
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