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1900: nasce la teoria dei fronti

Un ciclone.
Un ciclone.

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Nel 1918 il meteorologo norvegese B. Bjerknes, sulla base delle osservazioni sinottiche di una densa rete di stazioni nel Sud della Norvegia, formula un nuova teoria dei cicloni mobili delle medie latitudini (la teoria dei fronti), tuttora in uso. In particolare, il ciclo di vita dei cicloni extratropicali viene collegato alle piccole ondulazioni meridiane (lunghezza d’onda intorno a 1000-3000 km), che intorno a 50-65 gradi di latitudine si generano sulla ideale linea di demarcazione (“fronte polare”) lungo la quale al suolo si fronteggiano masse d’aria fredda polare e masse d’aria calda subtropicale.

In pratica il meteorologo riportava a mano, sull’area di interesse, le osservazioni rilevate al suolo e poi tracciava le isobare. Dalla ragnatela di linee che prendeva forma sulla mappa geografica, era possibile evidenziare le aree dove la pressione era più bassa (cicloni) o più alta (anticicloni). Su un’altra mappa venivano invece tracciate le linee congiungenti i punti con medesima temperatura (isoterme), onde individuare la posizione delle masse d’aria calde o fredde. In quelle ristrette fasce geografiche dove le isoterme sono molto fitte è evidente che si “fronteggiano”, gomito a gomito, una massa d’aria fredda con una massa d’aria calda e, come due eserciti nemici in guerra, lì possono verificarsi reciproci sconfinamenti di aria fredda verso le aree occupate dall’aria calda (fronte freddo) o viceversa (fronte caldo).

Sulla carina sono visibili le Isoterme, ovvero le temperature presenti nell’area da loro delimitate.
Sulla carina sono visibili le Isoterme, ovvero le temperature presenti nell’area da loro delimitate.

A questo punto, dalla sequenza cronologicamente ordinata di più mappe, era possibile prevedere, attraverso l’estrapolazione dello spostamento, la posizione che assumerebbero nel futuro i cicloni, gli anticicloni e i fronti.
La tecnica di estrapolare nel futuro la traiettoria dei sistemi atmosferici osservata nelle precedenti 12-24 ore è nota come metodo sinottico. Il metodo sinottico, alquanto empirico e legato molto all’esperienza soggettiva del meteorologo, dava risultati soddisfacenti soltanto per proiezioni fino a 24-36 ore ed è stato impiegato nei centri meteorologici fino agli anni ’70.

Pubblicato il 31 maggio 2011 - Commenti (0)

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Autore del blog

Il meteo di Giuliacci

Col. Mario Giuliacci

Mario Giuliacci è un meteorologo, personaggio televisivo e colonnello italiano. È laureato all'Università La Sapienza di Roma. È autore di diversi libri sulla meteorologia. Attualmente cura su LA7 la rubrica del meteo per il fine settimana.

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