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apr
Città del futuro. Forse troppo avveniristiche
Lo sviluppo inarrestabile delle areee urbane (nel 2005 per la prima volta la popolazione mondiale delle città ha superato qulla delle campagne) rende sempre più urgente interrogarsi su quali modelli di sviluppo cittadino si debbano seguire nel prossimo futuro.
In un campo in cui scienza e fantasia hanno confini assai labili, e che talvolta sconfinano gli uni negli altri, alcune ipotesi risultano quantomeno improbabili.
La città a cupola, per esempio, ricopre, nell’immaginario collettivo, uno spazio di assoluto rilievo: l’idea di uno schermo che svolga una funzione sia di protezione che di controllo degli eventi atmosferici è certamente affascinante, ma quanto risulta attuabile?
Un’ipotesi alla quale irrinunciabile è la necessità di una cupola che isoli dall’ambiente esterno, questo perché è impossibile contrastare le energie che entrano in gioco in natura (senza scomodare l’uragano Katrina, un temporale di media entità sprigiona un’energia paragonabile alla bomba di Hiroshima).
Viste le energie in gioco risulta evidente che generare artificialmente fenomeni atmosferici in un’area urbana, anche se rinchiusa in un “guscio” protettivo, comporterebbe un dispendio energetico assolutamente improponibile.
Bisogna inoltre ricordare che le grandi città generano fenomeni microclimatici peculiari che sarebbero amplificati dalla presenza di una cupola (negli hangar in cui si costruiscono i razzi vettori ci sono enormi impianti di aerazione per dissolvere le nuvole che si formano all’interno); un progetto di tale portata dovrebbe essere preceduto da accurati studi con modelli fisico-matematici simili a quelli utilizzati dai meteorologi, ma con un dettaglio di gran lunga maggiore, tale da richiedere potenze di calcolo attualmente disponibili solo nei più grandi laboratori di ricerca.
L’idea di riprodurre artificialmente i fenomeni atmosferici sembra essere più attuabile per aree estremamente limitate; per un futuro più o meno prossimo possiamo quindi osare immaginare grossi laboratori su Marte o sulla Luna, in cui siano ricreate le condizioni climatiche terrestri. Per le nostre città è forse meglio concentrarsi su come riuscire a conciliare le nostre esigenze con i limiti che la natura ci impone.
Pubblicato il 09 aprile 2013 - Commenti (0)