Don Sciortino

di Barbara Tamborini

Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

 
26
set

Scuola: mi piaci!

La scuola è iniziata da qualche settimana, è tempo delle ultime code dal cartolaio per le mine 3H o il normografo (di cui ignoravo l’esistenza), di ultimare il rivestimento dei libri, di resistere allo sguardo supplicante di vostro figlio che vi chiede: “Questo lo puoi fare tu?”. E poi ci sono stati i contenitori per le merende, le etichette su tutto, il grembiulino e “Mamma, ti prego, comprami il raccoglitore nuovo!”. Ci sentiamo degli eroi! Anche quest’anno ce l’abbiamo fatta, nostro figlio ha tutto quello che gli serve, magari senza neanche una nota di richiamo. Ci confrontiamo con le altre mamma sulla mensa, sui corsi sportivi, sul catechismo, un gioco di incastri che impegnerà il nostro ingegno per parecchio fino a  che tutto sarà nuovamente a regime e noi potremo dedicare tutte le nostre energie alla sfida più complessa: come aiutare i nostri figli ad appassionarsi alla scuola?

P. (6 anni) venerdì è uscito da scuola con un trofeo: una corda con tutte le vocali ritagliate da lui e decorate con occhi, bocca e braccia. Era orgoglioso soprattutto della sua U per cui ha scelto per l’incavo interno un ritaglio squadrato. Abbiamo appeso il capolavoro in bella vista sul frigo della cucina.

Apprendere significa acquisire conoscenze al fine di uno scopo. Io ogni giorno leggo tutto quello che mi capita sul tema alimentazione perché cerco di preparare piatti sani che non creino rivolte armate nella mia famiglia. Imparare è un processo complesso nel quale si integrano dimensioni quali: MOTIVAZIONE, EMOZIONE, MEMORIA, PENSIERO. Perché ciò avvenga serve un metodo e addomesticare la fatica. Come possiamo noi genitori aiutare i nostri figli nello studio?

Pensare che nostro figlio possa preferire lo studio della storia alla Wii o a una partita di calcio è utopia. Contrattare con nostro figlio che il tempo degli amici, della Wii, del calcio… sia il premio dopo i compiti è una buona mediazione tra piacere e dovere.

Ai genitori è dato il compito di aiutare chi sta crescendo a sentirsi adeguato, capace di rispettare gli impegni. Sostenere i figli nella fatica senza esasperarli, concedere e chiedere tanto, contrattare, fidarsi per poi chiedere conto, puntare alto, fare insieme. Un lavoro quotidiano che richiede tempo e pazienza e tanti sacrifici da entrambe le parti. Scoprire ogni giorno qual è il posto giusto per essere vicini a un figlio: davanti per trainarlo, a fianco per condividere un pensiero, dietro per lasciarlo provare da solo, per lasciarlo anche sbagliare. Farsi ripetere una lezione è un’occasione per condividere i contenuti ma soprattutto l’approccio con cui avvicinarsi al sapere.

Quando J. (12 anni) mi ripete storia, ogni volta gli faccio qualche domanda sui box di approfondimento (non sottolineati). “Quelli non sono da fare!” Io cerco di aprire, lui vuole chiudere. Io gli dico che è sempre utile sapere una cosa in più, lui mi dice che ha altre tre materie da preparare e poi ci sono gli allenamenti. Chi ha ragione?  Nell’approccio alla conoscenza coesistono due spinte diverse: QUELLA ANALITICA (esplora, ricerca, apre, approfondisce) e QUELLA SINTETICA (riassume, sintetizza, schematizza). Una esplora le deviazioni dal sentiero, l’altra cerca la strada più breve per raggiungere la meta. C’è chi naturalmente è predisposto a uno stile, chi all’altro. Io mi sono sempre persa nelle digressioni. Se un figlio torna a casa con una ricerca da fare sui castagni, d’istinto, se posso, carico tutti in macchina e si parte per un’esplorazione nel bosco, a cui magari si abbina una ricerca di funghi che piace tanto a J. e una raccolta di muschio e cortecce per il Presepe. Morale: si rientra a casa quando è quasi buio col baule pieno e ancora tutti i compiti da fare.  Per le donne che lavorano, la tendenza analitica spesso è inibita dalla realtà, ma so di molte mamme che riescono comunque ad inventarsi spazi creativi coi figli nel loro poco tempo libero.

E voi, come educate nei vostri figli la passione per la scuola? Quali sono le vostre fatiche nel sostenerli? Di cosa siete orgogliosi? Che stile di apprendimento osservate nei vostri figli? E in voi? Aspetto i vostri racconti. Buona settimana a tutti.

Pubblicato il 26 settembre 2012 - Commenti (1)
15
set

Il primo bacio

P. (6 anni): “Mamma, quanti anni avevi quando ti sei baciata in bocca la prima volta?” “Quattordici, l’estate dopo la terza media”
P. “Era con il papà?”
“No, lui non lo conoscevo ancora”.
P. “E come è stato?”
“Strano, ero molto emozionata. Tremavo. Sono tornata a casa tutta agitata”.
A. (8 anni) “L’hai raccontato alla nonna?”
“… Boh, non mi ricordo. Ero così emozionata…  se ne sarà accorta…”
Poi penso che fra qualche anno sarò io ad aspettarli a casa e gioco d’anticipo
“Sì!!!  Adesso che ci penso mi ricordo molto bene, ne ho parlato subito con la mia mamma, le ho raccontato TUTTO!”
P. “E poi perché ti ha lasciato?”
“Non lo so, non l’ho capito bene. Dopo un po’ non mi cercava più… Scusa, ma tu come fai a sapere che è stato lui a lasciarmi?”
P. “So mago! Eri innamorata?”
“Non saprei, direi che ero contenta che lui si fosse interessato a me. Era un bel ragazzo, giocava bene a pallone, piaceva molto anche a una mia amica”.
A. “La tua amica sarà stata triste… lui ha preferito te a lei…”.
“Immagino di sì. Pensa, il giorno dopo sono corsa a raccontarle tutto… ero così in aria che non ho pensato che poteva rimanerci male. Non mi sono comportata da buon’amica. Poi però tutto è tornato a posto: il ragazzo è sparito e con la mia amica era tutto come prima.”
P. “E il secondo che hai baciato chi era?”
Osservo i vicini di ombrellone interessarsi all’intervista e prima de “e il terzo?” opto per un cambio attività: “Cosa ne dite se adesso facciamo un bel castello si sabbia.

L’educazione all’amore di un figlio è un’opera permanente: inizia con le carezze che gli diamo mentre lo nutriamo e si nutre delle esperienze e delle parole che condividiamo con lui. Imparare ad amare è un impegno serio, richiede competenza, volontà, desiderio, pazienza serietà, e tanto altro ancora. Dare significato a quello che facciamo e a quello che sentiamo ci permette di costruire la nostra idea di amore. I figli hanno bisogno di parlare dell’amore coi genitori.

Dopo il castello di sabbia P. ha ripreso l’argomento con nuove domande. Ho raccontato che il mio primo bacio è arrivato all’improvviso, non sapevo bene se quello era il momento giusto o no, non ne avevo parlato con nessuno. Conoscevo da un po’ quel ragazzo ma il bacio è arrivato prima di qualsiasi pensiero su di lui. Mi sono sentita al centro del mondo per un giorno ma l’indomani tutto sembrava svanito. Io non sapevo cosa fare. Ricordo di esserci rimasta male.

A. “Che brutto che è andata così”.
“È stato bello e brutto insieme. Ho capito un po’ di cose”.


Perché le cose da capire sono tante e alcune non basta una vita per impararle. E voi come e quanto parlate di affettività ai vostri figli? Vi hanno fatto domande particolari? Che esperienze avete condiviso con loro? Aspetto i vostri racconti!

A proposito di primo bacio, per genitori di figli preadolescenti, vi consiglio questo bellissimo video e il libro ad esso abbinato (A.Pellai, Il primo bacio, l’educazione sentimentale ai tempi di Facebook, Kowalski, 2012)

Pubblicato il 15 settembre 2012 - Commenti (2)
03
set

Sorridere in famiglia

Il tempo che stiamo vivendo non è dei più facili. La famiglia per molti è un luogo sicuro dove tornare e rinfrancare il cuore. I figli ci stimolano a sperare, ci invitano a vedere il bicchiere mezzo pieno. Questa settimana vorrei condividere con voi alcuni istanti che hanno colorato la nostra estate, parole e gesti che ci hanno fatto sorridere.

A tavola
Per pranzo oggi siamo solo io e Caterina (3 anni) perché gli altri sono andati in piscina. Ho preparato la pasta con residui di formati diversi: gnocchetti sardi e orecchiette. Lei prende un’orecchietta che ha incastrato dentro un gnocchetto e commenta: “Guarda mamma! Sto facendo la pasta mamma e figlio!”.

Stiamo facendo colazione. Io: “Una mia amica ha detto che ha assaggiato dei biscotti eccezionali, i frumentini”. Alice (9 anni) subito: “Ah, ho capito, buoni, sono quelli coi frumenti lattici”.

Caterina si è appena svegliata e sta facendo colazione:
“Papà è domani?”
“Cosa hai detto?”
“Oggi è domani?”
Mio marito ci pensa su un po’… … “Ho capito! Sì, è il domani che dicevi ieri”.


Compiti delle vacanze
Alice deve fare un esercizio di grammatica: scrivere delle frasi con ha/hanno. Mi guarda in cerca di un suggerimento.
“Boh, non so scrivi … - Mio fratello ha 5 anni-.
Mi guarda con occhi delusi: “Mamma, ma che banalità!”


In bagno
Sto mettendo il pigiama a Caterina, ci stiamo dicendo tante cose belle.
“Mamma, ti piace questo pigiama?”
“Molto! È bellissimo”.
“Poi quando diventa grande te lo regalo!”.


In auto
Pietro (6 anni): “Papà, ma se uno fa un incidente scoppia l’iceberg?” (air bag)


In cammino verso la vetta
Pietro: “Mamma, mi fanno male le ascelle delle gambe (mi indica la piega dietro al ginocchio).


Coccole
Devo partire per una breve trasferta di lavoro. Dico a Pietro: “Quando chiamo mi parli?” Lui: “Sì abbraccio forte il telefono così e come se ti abbraccio la faccia”.


Aspetto le vostre chicche per continuare a sorridere, raccontate come i vostri bambini sanno sorprendervi. Un caro saluto.  

Pubblicato il 03 settembre 2012 - Commenti (1)
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