Don Sciortino

di Barbara Tamborini

Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

 
21
feb

Dare i numeri

1, 2, 3, 4 ripenso ai miei figli, controllo che ci siano tutti, una ginnastica che ripeto 100 volte al giorno: J. è a calcio, A. in palestra, P. sta colorando e C. è di là in camera. Una check-list che mi viene spontanea quando sono in macchina e mi giro per vedere se sono tutti dietro, o quando faccio dentro e fuori per accompagnare e riprendere. Il controllo numerico è come il salvataggio automatico del pc, è programmato a intervalli brevissimi.
41° di febbre, J: “Mamma, aiutooo! Ci sono i coccodrilli. Aiutooo mi mordono”. Mio marito lo stringe forte e io con un asciugamano provo a scacciarli “Tranquilli tesoro, ti proteggiamo noi”. La notte più lunga della nostra vita ad abbattere mostri invisibili… almeno per noi. 37° … si può tornare a scuola, si può tornare a lavorare.
250° per una pizza croccante… 80° per asciugare le meringhe e mille altri numeri per preparare ogni giorno pasti sani e accettabili agli occhi dei piccoli e dei grandi.
6 i posti a tavola quando ci siamo tutti e un sacchetto di pasta da 500 g.
Non basta. Le date dei compleanni, le feste da inventare e le candeline  da spegnere che se quest’anno decidessimo di metterle tutte su una sola torta ne servirebbero 109.
5 le stelle che mi piace trovare nelle recensioni del film che stiamo per andare a vedere al cinema, perché qualche volta pensare alla coppia fa bene.
I 10 minuti che alla fine perdo prima di uscire e mio marito aspetta e s’innervosisce. E poi i numeri che mi dimentico, i 3 colloqui con i professori di mio figlio che ho fissato con attenzione e poi ho dimenticato fino a quando non c’era più modo di recuperare. I professori hanno chiesto a lui conferma dell’appuntamento. J. ha risposto candidamente: “Si sarà di certo dimenticata!” Una figura degna di Paperissima. Una dimenticanza che mi ha fatto sentire una mamma da 4, non affidabile.
Grazie al cielo la sera ho preparato la pizza e mi hanno dato 10 e lode.

Che voto mi do come mamma? Una domanda da non farsi. Qualcuno di autorevole diceva che quello che a un figlio serve è una mamma sufficientemente buona. Un 6 può bastare per far crescere un figlio sicuro. Una meta raggiungibile che sotto la fatica regala la soddisfazione di una vita spesa bene!

Quali sono i numeri importanti a casa vostra? In cosa vi sentite sicuri nel vostro ruolo di genitori? Quali sono le aree invece in cui vi sentite inadeguati e vorreste essere migliori? Vi capita di dare i numeri? Raccontateci le vostre medie e i punti di eccellenza… insieme daremo grandi numeri! Buona settimana a tutti.

Pubblicato il 21 febbraio 2012 - Commenti (3)
10
feb

L’amore al tempo delle elementari

(foto Thinkstock)
(foto Thinkstock)

D. mi ha sollevata, mi ha fatto girare e mi ha stampato un bacio sull’orecchio. Io ero più alta, lui era forte. La maestra era appena fuori dalla porta, ora che eravamo in quinta il caffè lo beveva lì. Sono tornata a casa emozionata come quando, pochi mesi dopo, Paolo Rossi segnò il primo goal nella finale contro la Germania.

Un bambino può innamorarsi? E quando succede come vive questo sentimento? Sono molti i ricordi che noi genitori possiamo serbare nel cuore, momenti puri e intensi: biglietti scambiati di nascosto sotto il banco, consulti segreti con l’amico/a del cuore di lui o di lei, guance arrossate per l’imbarazzo, etc. Condividere questi ricordi con i nostri figli è un’esperienza stimolante per tutta la famiglia: «Mamma, ma dove l’hai baciato? E tu a lui piacevi? Papà, tu hai mai mandato i bigliettini a qualcuna?». Ai bambini piace fare un sacco di domande, vederci ancora emozionati a distanza di anni, magari impacciati nel mostrarci in questa veste insolita. Oggi come ieri il cuore continua a battere.

M. (11 anni) con un suo compagno ha lavorato sodo per comporre una canzone da dedicare a due compagne. Hanno trovato gli accordi, scritto le parole, provato e riprovato per poi arrivare pronti alla grande prima di fronte a una classe emozionata e divertita. J. (11 anni) è tornato da scuola con il bigliettino di un’amica: «Ti piaccio?» e una croce da mettere sul SI o sul NO. Lui ha risposto: «No, però mi sei simpatica», un bel modo per dirle che per lui il tempo dell’amore è ancora lontano. Alcuni genitori si sentono interpellati in questi giorni dai loro figli per il regalo di San Valentino. Bambini anche molto piccoli vogliono comprare qualcosa per un’amica speciale che in alcuni casi si chiama già fidanzata. Cosa può rispondere un genitore? Mi è capitato di vedere adulti entrare coi figli in cartoleria e vagliare tutte le possibili alternative da finanziare per i progetti amorosi della prole.

Ma a un figlio serve questo tipo di supporto? E soprattutto è sensato pensare che un genitore dia dei soldi a un bambino delle elementari per un pegno d’amore? Perché l’amore finanzi il mercato c’è tempo, a quest’età è bello pensare a un amore a costo zero, che il regalo sia qualcosa di personale, un prodotto della creatività. «Se vuoi regalare qualcosa devi darti da fare, fatti venire un’idea per preparare qualcosa di molto bello che parli di te». Ci sono poi figli a cui il cuore batte solo per gli amici e l’altro sesso resta un universo che genera scarso interesse. Ogni volta che chiedo a mio figlio (11 anni) se c’è qualcuna che gli piace mi guarda con aria scocciata e mi dice di no e soprattutto che non sono affari miei. Il suo cuore batte per il calcio, per gli amici, per le sfide con la WII, per i calci che tira al pallone…

In questi giorni ho rivisto Lilli e il vagabondo che è appena stato rilanciato (in dvd e blu ray). E’ la storia di una cagnolina che si sente non più amata dopo che i suoi padroni sono diventati genitori. Così fugge e viene strappata dalle grinfie dell’accalappiacani, grazie all’intervento salvifico di Biagio, che nel tempo diventa il suo amico del cuore e poi l’innamorato che la trasporta nel territorio dell’amore. Biagio si dichiara a Lilli, di fronte a un enorme piatto di spaghetti e polpettine in un’atmosfera romantica fatta di cielo, luna e stelle e fisarmonica di sottofondo. Questo amore li rende uniti e inseparabili capaci di affrontare grandi sfide. Insomma Biagio prima fa a Lilli da papà, poi da amico e quindi da fidanzato. Un bel percorso da proporre ai nostri figli per capire davvero cos’è l’amore. Prima vederlo testimoniato in famiglia, dagli adulti di riferimento, poi sperimentarlo all’interno di una relazione protetta con gli amici e magari con un amico del cuore, senza le complicazioni sentimentali. Infine nel caldo abbraccio di qualcuno che trasforma tutto e dà senso a tutto. Un percorso che mi piacerebbe per ogni mio figlio e naturalmente anche per tutti i figli di chi mi sta leggendo ora. Credo che questo sia il ruolo di noi genitori: essere testimoni credibili dell’amore, comunque ci sia andata nella vita.

E i vostri figli quanto vi raccontano dei loro sentimenti? Vi è capitato di ascoltare le confidenze amorose o le delusioni di un figlio? Come aiutate i vostri ragazzi a imparare l’amore? Quanto spazio ha in casa vostra la possibilità di condividere emozioni forti? Buona settimana a tutti.

P.S. Un piccolo regalo: ascoltate sul YuoTube E. Finardi che descrive il suo primo amore nella canzone Katia, tratta da Acustica (1993).

Pubblicato il 10 febbraio 2012 - Commenti (1)
01
feb

Buone idee

IDEE PER DORMIRE
Nel cuore della notte, Luca (8 anni) si precipita nel lettone dei genitori. Non sente ragioni, vuole stare lì con loro e accetta di tornare nel suo letto solo se papà o mamma si fermano lì con lui. Dice che ha bisogno di sentirli vicini, che non vuole stare da solo. I genitori cercano di rassicurarlo, ma Luca non riesce a farcela, ha proprio bisogno della loro presenza fisica, di sentire che ci sono. Dopo qualche notte di pellegrinaggio la mamma ha un’idea geniale, gli propone una nuova forma di contatto. Gli dice che loro sono lì vicino, poi lega un lungo filo alla testata del letto e spiega a Luca che terrà l’altro capo nella sua mano, così saranno uniti tutta notte da quel filo. Se si sveglierà, potrà tirare un po’ e la mamma gli risponderà con un colpetto. Sarà il loro linguaggio segreto per sentirsi vicini senza bisogno di muoversi, restando ciascuno nel proprio letto. Il bambino ascolta incuriosito l’idea della mamma e poi si addormenta tranquillo con il cordino a portata di mano. Per qualche notte la comunicazione via filo continua: Luca da un colpetto e la mamma risponde. Questo basta a tranquillizzare il bambino. Con questa idea Luca riesce a vincere le sue paure e dopo qualche tempo non chiede più di usare il filo.

IDEE PER FARE FESTA
Un gruppo di famiglie si trova d’abitudine per festeggiare l’ultimo dell’anno insieme. Quest’anno sono davvero in tanti e Carlo e Elena sono la famiglia di turno per l’ospitalità. Elena tema di non farcela poi Carlo ha un’idea. Affida la gestione della festa ai figli (12 minorenni dai quattordici agli otto anni). Fa una breve riunione con loro e il 31 pomeriggio si danno appuntamento per iniziare i lavori. Lui consegna loro i materiali per apparecchiare e per gli addobbi, dice che le mamme  consegneranno tutti i cibi preparati per la festa (che loro dovranno organizzare – nessuno prevede la cottura), e gli suggerisce di mettersi eleganti per gestire la festa. Risultato: gli otto adulti vanno al bar a bere l’aperitivo fino all’ora di cena mentre i ragazzi lavorano in autonomia (Carlo si è dato reperibile ma non è stato mai chiamato). Gli adulti increduli al bar teorizzano sui possibili disastri. Arrivati trovano una schiera di ragazzi con camicia bianca e grembiuli pronti ad accoglierli. La stanza è addobbata in modo splendido: hanno costruito ghirlande e fiocchi, appeso lustrini, gonfiato palloncini. Ogni ragazzo ha il suo ruolo, c’è l’addetto al vino che ha sistemato un campanellino sul tavolo da suonare ogni volta che qualcuno ha bisogno, c’è chi serve, chi sistema le portate. I ragazzi si sono preparati il loro tavolo in cucina. Risultato: i grandi hanno goduto di un’esperienza straordinaria. Hanno potuto cenare serviti e riveriti ma soprattutto hanno contemplato i loro figli prendersi una responsabilità e giocarsela al meglio. È stata per tutti una festa da ricordare.

IDEE PER UN INVITO
P. (5 anni) l’altro giorno è tornato da scuola con un messaggio nella bottiglia. Un compagno ha portato alla classe gli inviti per la sua festa di compleanno: un raduno di Pirati. Ogni bottiglietta era stata dipinta con cura e aveva attaccato sopra una piccola mappa. All’interno era arrotolato l’invito con legata attorno una cordicella per tirarlo fuori. Mio figlio era entusiasta. Un invito pieno di messaggi scritti e non scritti. Un’idea che non costa niente ma che vale un tesoro.

Raccontate le buone idee che avete avuto oppure che vi hanno raccontato. La pratica quotidiana è per i genitori un’ottima palestra per affinare intuito e soluzioni creative… quindi facciamo tesoro delle scoperte condividendole! Buona settimana a tutti.

Pubblicato il 01 febbraio 2012 - Commenti (1)
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