Don Sciortino

di Barbara Tamborini

Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

 
26
mag

Mio figlio è crudele

Vi è mai capitato di tornare dalla spesa, scendere dalla macchina cariche di pesantissime borse e sentire vostro figlio che vi chiede: “Mamma, mi prendi anche le figurine che ho lasciato in macchina?” mentre lui continua a giocare serafico.

Oppure dopo aver implorato i figli: “Fate i bravi, per favore, oggi mamma è molto stanca”, trovarsi davanti dei piccoli mostri di crudeltà, che danno il peggio di sé litigando e disobbedendo?

Cosa significa questo? Abbiamo creato dei piccoli esemplari di egoismo? Perché i nostri figli non sono i grado di mettersi nei nostri panni?

Qualche mese fa la ricerca di un professore svizzero sosteneva: i bambini, fino ai sette-otto anni faticano a preoccuparsi di chi sta loro accanto, per non parlare dello sforzo titanico con cui dividono giochi e cibo con chi è loro prossimo. I bambini imparano i principi dell’uguaglianza e della giustizia a partire dai sette anni e solo da lì può svilupparsi quel miracolo di generosità ed empatia che a volte ci commuove. Prima non sono cattivi, sono solo troppo impegnanti a sopravvivere. Quindi, alla luce di queste conferme scientifiche, mi sono appuntata nel diario delle buone pratiche di mamma una regola d’oro: se hai bisogno d’aiuto devi comandarlo, non puoi sperare che i figli, vedendoci in difficoltà, spontaneamente ci aiutino. Per fortuna esistono momenti magici in cui questo avviene, ma in genere, se i figli ci vedono deboli, si spaventano. Se tu hai mal di testa, immediatamente a loro viene mal di pancia, sei triste loro piangono. Bandite le frasi: “Abbia pietà di me! Non vedi che sono sfinita? Cerca di capire…” è come buttare alcol sul fuoco. Mi sono fatta l’idea che per i figli sia piuttosto intollerabile vedere una mamma debole, stanca, malata, etc e quindi si difendono come possono da questa paura. Meglio una mamma che urla e che si arrabbia di una mamma che non ce la fa. Purtroppo però ci sono momenti in cui la debolezza ci colpisce, per mille motivi diversi. Allora occorre raccogliere le forze residue per dare chiari comandi alla truppa. L’empatia la possiamo pretendere dal marito o dal compagno (però, a volte, è meglio comandare anche con loro). Ai figli è bene chiedere aiuto e sostenere la fatica che ciò implica: un giorno, tutto questo, diverrà gesto spontaneo.

Raccontateci come la pensate, fateci conoscere i vostri figli con le loro piccole crudeltà e generosità.

Pubblicato il 26 maggio 2010 - Commenti (1)
19
mag

Tutti a tavola!

  “È pronto!… Arrivate? Ho detto che è pronto! È tutto nei piatti… io comincio!” comincio a raccontarvi quello che per noi significa cenare insieme, ovvero provare a rendere significativo e piacevole il momento nel quale tutta la famiglia, ciascuno con la sua dose di fame e di stress, si siede attorno alla tavola. La sfida ogni sera è complessa, ma teniamo duro.  So che qualcuno di voi ci farà morire d’invidia scrivendo nel blog: “Mia figlia piccola apparecchia, Paolo - 6 anni - scende in cantina a prendere l’acqua (senza che nessuno glielo chieda) e la grande mi aiuta a cucinare”… Come fate? Vi prego, confidatemelo, giuro che farò tesoro della vostra esperienza. Sarà per lo svantaggio numerico, ma alla fine soccombo: loro mangiano e io faccio ginnastica.

 Andiamo con ordine: IL PRE-CENA: avete presente quando vi avvicinate al tavolo della cucina e decidete di preparare qualcosa di particolare, una ricetta che magari richiede l’uso di qualche accessorio che fa rumore e di colpo vi trovate circondati da mani che vi dicono “Io, io, voglio usarlo io…” e qui scatta la scelta: o cacciare tutti con un urlo o prendere il toro per le corna e provare a farsi aiutare. Io scelgo sempre la seconda (anche perché dopo l’urlo le mani sono ancora tutte lì!). Allora grembiule per tutti e si parte… la mia fatica sarà ripagata dalla gioia dei futuri mariti e mogli. E intanto apparecchio.
 
 LA CENA: A casa nostra la televisione in cucina non c’è. Niente telegiornali, niente quizzoni serali, niente scoop di Striscia (quando nostro figlio cena dai nonni, dove la tv c’è ed è accesa, torna sempre con uno scandalo da raccontarci… “Mamma, certo che quelli di Striscia sono bravi!...”). A cena si canta. L’X-factor lo cerchiamo in casa e così, tra una portata e l’altra, si aprono le esibizioni. E poi ci si racconta un sacco di cose. Le cene più appassionanti sono quando i figli portano il problema del giorno, magari la rabbia per un compagno che ha spifferato un segreto. E qui si accende il Forum: ognuno dice la sua, si vagliano tutte le strategie: dal pugno sul naso alla lettera al compagno… E il tempo vola. 

 IL POST-CENA: tutti si alzano e se ne vanno in sala. Sarà che da ragazza non ho mai fatto niente, sarà che poi quando si è grandi c’è così tanto da fare… alla fine li lascio liberi e a tavola resto io coi piatti vuoti. Ditemi che sbaglio! Motivatemi a cambiare, ho così voglia di leggere il giornale sul divano!

Pubblicato il 19 maggio 2010 - Commenti (3)
18
mag

Cara Fabiola, è tempo di transizione

Fabiola, la tua mail mi ha fatto molto pensare (invito, chi non l’ha già fatto, ad andare a leggerla nei commenti al messaggio del 5 maggio). Sei un condottiero e, purtroppo per te, il mondo ha troppo bisogno di persone capaci di navigare. Dopo averti letto, vorrei subito invitarti a raccontare la tua esperienza, a scrivere su questo blog tutte le volte che puoi, a consigliare… vedi, mi è bastato incontrarti anche solo virtualmente, per chiederti qualcosa. E allora che fare?

 C’è un tempo per ogni cosa e per te è il momento di trovare un nuovo equilibrio, ma come? Tocca a te condurre anche questo viaggio, dovrai essere tu a governare il cambiamento, perché per tutti è automatico continuare a pensarti come il capitano che non ha bisogno di niente e di nessuno. Sei tu che devi ridistribuire i compiti e soprattutto sei tu che devi dare le dimissioni da alcune funzioni che non sono più così indispensabili. Ti consiglierei di interrogarti sinceramente per capire cosa sei disposta a cambiare? Quali ruoli sei pronta ad abbandonare? Io credo che questo sia lo snodo centrale: i perni su cui hai speso la vita fino ad oggi ora non sono più tutti indispensabili, è tempo di transizione, di liberare energie che ora restano intrappolate in routine molto faticose e poco soddisfacenti.
 
 La Parrocchia o gli amici e i parenti a volte non vedono le nostre stanchezze, e domandano perché così hanno sempre fatto e perché noi abbiamo sempre risposto. Dire no, alcune volte è un dovere. Quando le batterie saranno cariche, il sì sarà un’esigenza. Ci saranno nuovi perni su cui far ruotare la tua vita e le tue molte qualità, ma ora serve un momento di pausa per fare ordine. Un ultimo consiglio… fai in fretta, tra poco potrebbero arrivare i nipotini e non credo riuscirai a dire di no proprio a loro! So che è poco, ma ogni volta che ti senti sola vieni a trovarci.

Pubblicato il 18 maggio 2010 - Commenti (0)
14
mag

cara Carol

Ciao Carol,
capisco bene il senso di solitudine che a volte t’invade, nonostante un splendida pupa e un marito collaborante. A me capita soprattutto quando fuori piove (esperienza piuttosto frequente in questa primavera) e sei costretto a rimanere in casa per ore senza poter scambiare una parola se non qualche engh engh con la tua bambina. La fatica poi di non vedere i frutti del tuo studio (in cosa ti sei laureata?) immagino sia piuttosto frustrante. Ma come dici tu, stai diventando un’esperta del multitasking e della creatività e fidati, alla lunga sono competenze che pagano. Poi c’è Internet che può tenerti in contatto con tutto. Per una mamma che vuole lavorare è un ponte per non sentirsi fuori dal gioco: invito chi ha esperienze in questo senso a dare consigli o testimonianze incoraggianti a Carol! Grazie e tieni duro.

Pubblicato il 14 maggio 2010 - Commenti (0)
14
mag

Cara Lorena e Barbara

Sono d’accordo con Lorena, se il budget lo permette e la mamma se la sente, restare a casa per accompagnare i primi anni di vita dei propri figli è un investimento. Mi piace immaginare il nostro ruolo educativo come un’importante partita di calcio: nel primo tempo, quello dell’infanzia giochiamo per dare ai figli radici salde; nel secondo tempo, quello dell’adolescenza, aiutiamo loro a spalancare le ali. Più goal riusciamo a segnare nel primo tempo, più saremo attrezzati per affrontare il secondo. Se hai voglia raccontaci il tuo II tempo.

Grazie Barbara per il tuo messaggio e per il sostegno. Mi hai dato un’idea, uno dei prossimi argomenti del blog sarà: la famiglia attorno alla tavola, conto sul tuo contributo! …Un’ora e mezza per raccontarsi tutte le novità… hai dei figli davvero pieni di interessi!

Pubblicato il 14 maggio 2010 - Commenti (2)
12
mag

Riti e frasi curiose

Un’amica tempo fa mi raccontò come lei, con la collaborazione dei fratelli, si divertisse a conservare le liste della spesa di sua madre, zeppe di neologismi divertentissimi. Lo sciampol fu quello che mi face più ridere. Ascoltandola capivo che quella parola sarebbe rimasta per sempre un pezzo della sua storia a cui tornare per un sorriso facile.
Cito la fonte per introdurre quella che per noi è divenuta un’abitudine condivisa: registrare tutte le frasi per così dire originali della nostra famiglia, quelle parole eccentriche che quando vengono pronunciate inconsapevolmente da qualcuno, fanno ridere di gusto. Ed eccomi qui a condividerne alcune con voi:
 
 Pietro (2006): “Papà voglio il gelato alla caviglia” (invece di vaniglia – gennaio 2010). In una sera di grande nebbia mi chiede: “Mamma, come mai c’è tutta quella sabbia in cielo?” (marzo 2010) Alice (2003) mette per la prima volta gli occhiali da vista e ci dice: “Ma io non riesco a infuocare!” (2 aprile 2009). Il sabato Santo Alice chiede candidamente: “Mamma, una cosa, ma Giuda Scamorza ha tradito Gesù? (aprile 2009) Jacopo (2000) qualche giorno dopo il rientro a casa dall’ospedale con la piccola Alice: “Mamma, ma perché ciuccia le tettoie?” (da quel giorno tutti hanno sempre mangiato il latte dalle tettoie! Novembre 2006).

 “Io lo so che lavoro fa la mamma, fa la scuolara!” (aprile 2007) Questi sono solo alcuni esempi per raccontarvi il piacere che ci fa rileggere queste frasi tra noi o a qualche amico e ogni volta ci ridiamo sopra. Parole che se non scritte, si dimenticano in fretta. È bello costruire insieme dei piccoli e grandi riti di famiglia, abitudini che ci rendono speciali e ci fanno sentire uniti. Invito tutti a raccontare qualche frase celebre della vostra famiglia e soprattutto a iniziare a scriverla (se già non lo fate).
Ps. Questo blog si chiama noi mamme. Aiutateci a far crescere questo NOI

Pubblicato il 12 maggio 2010 - Commenti (0)
05
mag

Le mamme che stanno a casa

“Cara… i fazzoletti… da tre giorni sto usando i tovaglioli… mi piacerebbe averne uno di stoffa. È possibile?” “Mamma, oggi ho ginnastica, mi serve la tuta blu leggera” “Mamma, si è rovesciato il latte… stavo prendendo i cereali…” “Mamma, ho finito, mi vieni a pulire?” Buongiorno, che piacere svegliarsi e sentirsi subito indispensabili. Preparare il latte e il caffè e mentre stai per intingere il primo biscotto… “Mamma”… Ci riprovi, dopo un nuovo giro della tazza nel microonde e … “Mamma”… Poi ce la fai, finalmente tutti escono di casa, o meglio quasi tutti: la piccola resta con te perché una mamma casalinga ha tanto tempo per prendersi cura dei figli. Sistemi i letti e riordini le numerose tracce che tutta la famiglia lascia in giro per non farti sentire sola mentre la piccolina gioca ad aiutarti svuotando tutti i cassetti. Apri il frigo e ti viene voglia di pulirlo tanto è vuoto.
 
Se sei fortunata arriva una nonna o una tata che ti regala qualche ora di libertà. E allora ti precipiti a fare la spesa: ti piace scegliere i prodotti migliori e più convenienti ed è chiaro che non li puoi trovare tutti nello stesso negozio. Allora giri, carichi borse, aspetti il tuo turno, cerchi parcheggio. Poi arrivi a casa, sistemi tutto. Ti piace che i tuoi cari mangino tanta frutta e verdura fresca. Certo, lavare e cucinare la verdura richiede parecchio tempo, ma tu sei molto motivata. Prepari il pranzo per la piccola e quando finalmente lei dorme puoi goderti in santa pace la lavatrice e il ferro da stiro. Il tempo vola quando ci si diverte ed ecco l’ora di andare a prendere i bambini a scuola. “Mamma può Paolo può venire a casa nostra a giocare?” “Anche Francesca!?”. Mai fare disparità coi figli. E torniamo a casa uno sopra l’altro nella macchina. “Mamma, dai gioca un po’ con noi?” “Ma devo preparare la cena…” “Dai è tutto il giorno che non ti vediamo!” “Ma io ho stirato le vostre cose…” “Dai, non stai mai con noi!” “Ma… E va bene!” e allora decidi di tirare fuori gli acquarelli, che piacciono sempre molto e hanno pochi effetti collaterali. E ti metti a disegnare con loro e mentre costruisci la mostra, sbucci le carote. Dopo cena, quando hai sistemato tutto ti siedi e già che ci sei controlli il diario di scuola. “Jacopo non ha ancora il quaderno a quadretti grandi che doveva portare 4 giorni fa. Si prega di provvedere al più presto!” Ed è certo, in casa, ci saranno solo quaderni a righe. Raccontate le vostre storie di casalinghe disperatamente contente, non vorremmo certo che qualcuno pensasse che ci annoiamo!  

Pubblicato il 05 maggio 2010 - Commenti (2)
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