Don Sciortino

di Barbara Tamborini

Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

 
21
feb

Tanti motivi per essere uno scout

Io non sono mai stata una scout. A pochi metri da casa mia, quando ero bambina, osservavo con curiosità i gruppi di ragazzi che, in pieno inverno, se ne stavano coi pantaloncini corti e con grandi zaini sulle spalle. Mi colpiva il loro foulard, credevo fossero esploratori, avventurieri, esseri speciali. A me nessuno ha mai proposto di diventare una scout e io non ho mai chiesto se fosse possibile diventare una di loro. 

Appena i miei figli sono stati in età da scout, abbiamo subito proposto loro di diventare dei lupetti: hanno accettato di provare e ora abbiamo in casa A. che è un lupo della legge (gruppo dei lupetti dagli 8 agli 11 anni) mentre J. è passato da poco in reparto (gruppo dai 12 ai 16 anni). Io sono molto fiera di quest’appartenenza e un po’ rimpiango quello che anch’io avrei potuto vivere. Aldilà dei pensieri nostalgici però, quello che come genitori ci ha spinto a caldeggiare questa esperienza ai nostri figli, è che di fatto è una proposta educativa molto stimolante e in controtendenza. Lo penso da mamma ma soprattutto da educatrice. Il metodo scout ha principi che mettono in gioco tutte le potenzialità dei ragazzi e li aiutano ad avere più fiducia in loro stessi.

Per tutti i genitori che ci stanno pensando e soprattutto per quelli che non ci hanno mai pensato, ecco alcuni buoni motivi perché un figlio diventi uno scout:

  • Allena alla FATICA. Baden Pawell, il fondatore degli scout diceva: È con lo sforzo che si diventa forti. Quando A. ha partecipato alla sua prima caccia (uscita di due giorni) aveva 8 anni. Lo zaino sulle sue spalle era enorme. L’ho portato io fino alla tana (sede Scout) poi l’ho passato a lei certa che non ce l’avrebbe mai fatta a portarlo. Il giorno dopo, quando siamo andati a prenderla era entusiasta: «Sai mamma, ho portato sempre io lo zaino, abbiamo camminato per più di un’ora e io non ho avuto bisogno d’aiuto!».
  • Mette il GIOCO alla base del coinvolgimento dei bambini: - Giochiamo, non limitiamoci a guardar giocare gli altri - (B.P.) In ogni riunione, caccia, vacanza, è sempre previsto un momento di gioco. I capi invitano il gruppo ad uscire anche quando fa freddo, quando pioviggina (con indosso la cerata), quando nevica, ogni occasione è buona per correre all’aperto, sfidarsi, rincorrersi, aiutarsi. E poi si canta e si balla, ci si diverte coi bans che fanno fare mosse ridicole. Adoro quando i grandi tornano a casa con una nuova canzoncina da insegnare ai più piccoli
  • Stimola al MOVIMENTO e al contatto con la NATURA - L'uomo che è cieco alle bellezze della natura ha perduto metà del piacere di vivere- (B.P.). In estate è prevista una vacanza in un luogo a stretto contatto con la natura.
  • Promuove l’incontro con l’altro e la CONOSCENZA DI SÉ. «Siamo stati tre ore attorno al fuoco e a turno tutti ti dicevano pregi e difetti». «Non sarà stato facile per qualcuno sentirsi dire dagli altri cose poco belle». «Ma no papà, i capi ci avevano spiegato come dire le cose e poi prima o poi toccava a tutti, quindi era meglio dire la verità senza offendere nessuno».
  • Mette alla prova e rende PROTAGONISTI - La felicità non viene stando seduti ad aspettarla - (B.P.) «Mamma per conquistare la specialità devo organizzare le olimpiadi per tutto il gruppo». La specialità è un obiettivo concreto che il ragazzo, con l’aiuto dei capi si pone per migliorarsi. Cuoco, disegnatore, sarto, giornalista, amico della natura... le aree in cui cimentarsi sono moltissime.
  • È DIVERTENTE e ECCITANTE «è stato bellissimo, abbiamo giocato su un maxi tappeto insaponato scivolosissimo», «per attraversare il torrente ci siamo tolti gli scarponi», «abbiamo fatto il gioco notturno nel parco», etc.
  • Stimola la SPIRITUALITÀ accompagnando la preghiera con gesti concreti di condivisione. Alla veglia di Natale tutti, genitori compresi, hanno costruito un cubo sul quale scrivere sei cose belle per cui rendere grazie al Signore.
  • NON VENDONO niente, i bambini ci vanno con le tasche vuote (l’unica eccezione è per la caccia dove si pagano le spese per il trasporto e l’offerta alla struttura ospitante).
  • Accompagna il processo di SEPARAZIONE tra genitori e figli legato alla crescita: nelle vacanze non sono previsti contatti tra i ragazzi e le famiglie, ci si pensa da lontano.
  • DISINTOSSICA DALLE TECNOLOGIE: nelle cacce e nelle vacanze non sono ammessi cellulari, videogiochi, etc.
  • Allena la CREATIVITÀ, ne sa qualcosa il nonno che viene spesso coinvolto nella costruzione di qualche marchingegno
E tanto altro… Lo scoutismo è un allegro gioco all’aperto dove uomini e ragazzi, possono vivere insieme l’avventura come fratelli crescendo in salute e in felicità in abilità manuale e in disponibilità a servire il prossimo. (B.P.) Cosa ne pensate?

Avete figli o nipoti scout o lo siete stati voi? Qual è la vostra esperienza a proposito? Quanto i fatti di cronaca (il dramma di Chiara è ancora vivo nei cuori di tutti) che coinvolgono gli scout incidono sulla vostra percezione di questo movimento? Aspetto i vostri messaggi. Un caro saluto.

Pubblicato il 21 febbraio 2013 - Commenti (2)
21
giu

Coltivare un orto

Mio figlio P. (6 anni) ha partecipato a un concorso di disegni su temi ambientali ed ha vinto… non abbiamo capito bene se per estrazione o per merito, ma ciò che è certo e che è arrivata a casa nostra una splendida serra. Nessuno di noi ha il pollice verde pe rcui abbiamo dovuto fare qualche ricerca prima di improvvisarci agricoltori.
L’esperienza della semina e del raccolto può essere realizzata da chiunque, basta avere a disposizione anche un semplice vaso con un po’ di terra fertile e qualche seme. Proponete ai vostri bambini per esempio di coltivare del basilico per poi preparare insieme del pesto. Prendersi cura di una piantina, è un impegno sostenibile anche da bambini molto piccoli e il raccolto ricompenserà generosamente le attenzioni giornaliere dedicate alla coltivazione.

Per chi ha un giardino o un orto, il tempo della fioritura o delle piscine all’aperto o anche solo dei giochi con l’acqua coincide anche con il terrore per le vespe che adorano il fresco e il dolce. Mia figlia di 3 anni ogni volta che vede un insetto volarle nei suoi paraggi, urla disperata e noi dobbiamo precipitarci in cortile.

Leggendo un libro illustrato che offre interessantissimi spunti per il giardinaggio e che consiglio vivamente a chi vuole approfondire l’argomento (C.Pagani, M.Pallavicini, Il maestro giardiniere, Giunti), ho trovato indicazioni per costruire originali TRAPPOLE PER INSETTI.

Cimentatevi nella costruzione di queste ingegnose trappole che sapranno catturare gli insetti invadenti senza avvelenare l’aria che respirate. Ecco una semplice idea per rendere attivi i bambini nell’evitare incontri ravvicinati con pungiglioni minacciosi. Vi servono due bottiglie di plastica, un taglierino e un pezzo di fil di ferro per costruire il gancio.

L’esca da mettere sul fondo della trappola varia a seconda degli insetti che si vogliono catturare:

Vespe, calabroni:
birra, acqua con zucchero e aceto (praticamente una miscela agro-dolce).

Zanzare:
200ml di acqua, 50g di zucchero grezzo, 1g di lievito
(Il lievito fermentando lentamente, produrrà anidride carbonica, la stessa che attraverso il nostro respito guida verso di noi le zanzare.)

Le trappole vanno appese in luoghi alti, non raggiungibili dai bambini (Es. albero, grondaia, ombrelloni, pali, etc.)

E voi che passioni coltivate coi vostri figli in questi mesi d’estate? Raccontateci le vostre avventure! Buona settimana a tutti.

Pubblicato il 21 giugno 2012 - Commenti (0)
27
gen

Risposta a Ivan

Caro Ivan,
in merito al suo post di commento al mio contributo "Anche le mamme sbagliano", gli errori che ho fatto sono due:

1. cedere per sfinimento: «E va bene, mi hai sfinito, mangia quello che vuoi».
2. usare parole offensive che svalutano: «Se poi, invece di correre con i tuoi amici, rotoli, non venire a lamentarti da me!».

Personalmente, il secondo errore mi sembra più grave del primo. Non devo ricorrere a questi attacchi per far rispettare una regola, il divieto è per un bene in più, è questo il motore che rende i genitori saldi nelle proprie strategie educative.

Sono quindi pienamente d'accordo con lei sull'importanza di dire dei no fermi, che non si piegano ai capricci, e così avviene quasi sempre purtroppo o per fortuna in casa nostra. Tornassi indietro non direi a mio figlio che se mangia un dolce rotola, a lui che ogni giorno ha sempre una merenda meno grossa e meno golosa dei suoi compagni.

Grazie per il suo intervento.

Pubblicato il 27 gennaio 2011 - Commenti (1)
25
gen

Anche le mamme sbagliano

J (10 anni): “Mamma, ho fame”
Io: “Ma sono le 15:30… hai finito di mangiare da un’ora e mezza”
J: “È allora? È passato già tanto… io ho fame!”
Io: “Mangiati un frutto!”
J: “No se ne parla, io voglio mangiare qualcosa…”
Io: “Prendi uno yogurt da bere”
J: “Quello non mi fa muovere nemmeno i denti”
Io: “A pranzo hai mangiato un sacco, la pasta, la carne…”
J: “Capirai…”
Io: “Prenditi un succo!”
J: “Non ho sete, ho fame, voglio mangiare un dolce. Che problema è? È la fine del mondo se mi mangio una merendina?”
Io: “La brioche no… prendi una fetta biscottata…”
J: “Che schifo… mi soffoco tanto, è secca...”
Io: “Non ti va bene niente! Prendi un po’ di pane”
J: “Voglio mangiare un dolce vero… dei biscotti col cioccolato”
Io: “Due”
J: “Dieci!”
Io: “Massimo tre”
J: “Otto! Ho fame, sto crescendo… mi devi dare da mangiare”
Io: “E va bene, mi hai sfinito, mangia quello che vuoi. Prenditi la brioche e i biscotti… poi se invece di correre con i tuoi amici, rotoli, non venire a lamentarti da me!”
Sento le parole che mi escono dalla bocca… meglio di Crudelia Demon. Mi guarda con gli occhi sbarrati. Sta per piangere.
J: “Va bene… non mangio niente… se è così grave…” e se ne va, lasciandomi lì al tavolo davanti al pc. L’ho detto per il suo bene… Possibile che abbia sempre fame!? Possibile che mi sia uscita di bocca una tale mostruosità? Scendo con un vassoio con una brioche circondata da una corona di biscotti, i suoi preferiti.
Io: “Scusa! Ho proprio sbagliato a dire quella cosa”.
J: “Io non voglio rotolare...”
Io: “Scusami, ho detto proprio una stupidata. Ero così stanca di stare a litigare che ho detto una cosa non vera. Tu sei in forma splendida”. Lo abbraccio e lui si fa consolare.
Io: “Per farmi perdonare puoi scegliere quello che vuoi” e gli porgo il vassoio.
J: “Prendo cinque biscotti”.
Io: “Ottimo!”
J: “E poi mi mangio tre clementine… ci sono quelle senza semi?”
Io: “Certo, sono su che ti aspettano”
J: “Me le butti giù, così io comincio subito ad allenarmi col pallone”
Io: “Aggiudicato!” e gli schiocco un bacione.

Se vi va, raccontate i vostri errori, le parole che non avreste voluto dire ai vostri figli e come avete fatto a rimediare. Vi aspetto!    

Pubblicato il 25 gennaio 2011 - Commenti (4)
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