Don Sciortino

di Barbara Tamborini

Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

 
28
set

Buone regole per cucinare insieme

Passo almeno due ore ogni giorno a cucinare. Grazie al cielo questa è diventata una mia passione e mi piace coinvolgere anche i bambini nel preparare da mangiare. Coordinare i lavori però non è semplice, soprattutto se si intende realizzare una pranzo commestibile e pronto in tempi ragionevoli.
Ecco alcuni semplici consigli direttamente dai fornelli:

1 - far lavare sempre le mani prima di mettersi in cucina e indossare grembiulini per evitare di macchiare i vestiti. Tenere a portata di mano un canovaccio.
2 - differenziare le azioni: quando propongo per le terza volta consecutiva di tagliare i pomodori i miei figli arricciano il naso: “Ancora?”. Sono molte le operazioni che possono essere fatte anche dai bambini più piccoli nella preparazione degli alimenti e quindi è bene variare le proposte. Ecco alcune operazioni che è possibile proporre, lontani dai fornelli:

-   rompere le uova: questa pratica piace moltissimo ai bambini ma occorre qualche piccola attenzione per evitare pasticci. Per dividere il tuorlo dall’albume potete rompere l’uovo e rovesciatelo sul palmo aperto del bambino che dovrà tenere le dita semi chiuse. È una tecnica usata anche dagli chef che garantisce ottimi risultati: l’albume cade nel contenitore posto sotto la mano e il tuorlo resta intero nella mano del bambino soddisfatto (lavare bene le mani dopo aver maneggiato le uova).
-   Usare lo schiaccia patate per preparare purè o crocchette
-   Manovrare la mezza luna per triturare erbe aromatiche o verdure (dai 6 anni e con la sorveglianza di un adulto)
-   Sbucciare verdure con il pelapatate
-   Tagliare verdure a cubetti o a julienne con un coltello con la punta arrotondata
-   Sfogliare basilico e prezzemolo
-   Sgranare legumi (piselli e fagioli)
-   Tagliare punta e coda dei fagiolini
-   Schiacciare la carne col pesta carne (operazione non semplice che però può essere facilmente insegnata), impanare, fare polpette, infarinare, etc.
-   Creare impasti: per la pizza, per la pasta, per una torta salata, etc. è consigliabile iniziare a girare l’impasto con una forchetta per infilare le mani quando gli ingredienti sono già un po’ amalgamati
-   Farcire: potete farvi aiutare a riempire zucchine, pomodori scavati, uova sode, cannoncini, bignè, etc. In commercio ci sono da poco dei sac à poche usa e getta, cioè delle sacche da pasticcere molto comode per riempire e decorare. Potete realizzarne una molto semplicemente, tagliando un angolo di un sacchetto di plastica per congelare.
-   Montare albumi, creme, panna e tanto altro che da liquido diventa solido e spumoso.
-   Spennellare e spalmare: se preparate dei biscotti è bene spennellare l’uovo sopra per garantire un effetto dorato. Più delicate sono le operazioni necessarie per spalmare in modo uniforme la salsa sulla pizza o il burro per preparare dei crostini. Il segreto sta nel non usare la punta del cucchiaio o del coltello. Molto utili sono le spatole di silicone.
-   Pesare: è un’attività su cui i bambini acquistano in fretta le abilità necessarie per svolgerla correttamente e soprattutto tiene in allenamento la mente coi calcoli.

3 - coinvolgere costantemente i bambini nelle operazioni di pulizia del tavolo e nel riordino degli avanzi (ottimo stimolo per apprendere i criteri della raccolta differenziata) e degli utensili sporchi. In cucina l’igiene è molto importante!
4 - ai bambini dai sette anni in su, si può affidare una ricetta da realizzare in totale autonomia. In questo caso è bene privilegiare ricette semplici che necessitano pochi passaggi di cottura. Quanto più i figli sono grandi, quanto la complessità del piatto può aumentare.

Raccontate la vostra esperienza in cucina: quali sono le operazioni che coinvolgono di più i vostri figli? Cosa provate quando i bambini vi chiedono il permesso di aiutarvi? Raccontateci le ricette che amate preparare insieme.  

Pubblicato il 28 settembre 2011 - Commenti (2)
20
set

Ripartire con la scuola e coi doveri

Mio figlio J. (11 anni) ci ha chiesto di poter seguire due partite di calcio durante la settimana, ciò significa andare a letto alle 23, mentre gli altri dormono già da un pezzo. Lui ha iniziato da pochi giorni la scuola secondaria di primo grado (le medie). Un mondo nuovo in cui orientarsi e trovare punti di riferimento. Un tempo in cui ritrovare il ritmo delle cose da fare.
J.: “Se mi fate vedere due partite (in genere le ascolta alla radio) io rinuncio alla play, ci gioco solo due ore al mese”.
Io: “Non so, due sere a letto tardi mi sembrano troppe. Direi una partita alla settimana, la play max. 30 minuti al giorno ma dopo i compiti, minimo 60 minuti di compiti/studio tutti i dì entro le 19 e frutta due volte alla settimana per merenda”
J. si mette a piangere: “Ecco, i miei amici giocano un sacco alla play e vedono le partite e voi mi volete togliere quello che mi piace. Siete cattivi!”
Io: “Stai attento a quello che dici!”
J.: “Siete dei genitori terribili, io sono stufo” e mi si piazza davanti in tono di sfida.
Io: “Vai di là finchè non ti sei calmato”
J. alza la voce: “Io non ci vado. Hai capito?” e mi sta addosso.
Io: “Perfetto, allora per oggi di certo non giochi alla play e se non vai di là salta tutta la settimana”.
J. se ne va di là infuriato ripetendo che lui è stufo di noi e che siamo mostruosi.

Conclusione. Torna mansueto come un agnello dopo mezz’ora, ben disposto al dialogo e desideroso di riprendere le contrattazioni. Chiede scusa per aver perso la pazienza e punta a riconquistare il tempo della play. Chiudiamo con il seguente patteggiamento: per oggi non se ne parla di giocare al videogioco, due settimane di prova con una sola partita per vedere se lui rispetta gli impegni presi e poi, se tutto funziona la possibilità per lui di vedere due partite. Siamo tutti felici.

J. è un bambino molto affidabile e ci piace contrattare con lui la gestione del tempo e degli impegni. Spesso i toni si accendono ma ormai ho fatto una scoperta che mi ha cambiato la vita: è normale che i figli si arrabbino quando i genitori frustrano un loro desiderio, sostengono una regola o sanzionano una trasgressione. Ai genitori resta la responsabilità di comportarsi secondo giustizia e poi la tranquillità di tollerare il tempo della rabbia e aspettare fiduciosi il sereno. Le reazioni aggressive, i pianti, le parole urlate, le accuse sono gli estremi tentativi che il figlio ha per difendersi, anche quando ha torto, di affermare se stesso. Io aspetto  il sereno e in genere la contrattazione riprende con toni collaborativi per trovare una mediazione che soddisfi tutti.

La gestione del tempo dei compiti è un’ottima palestra per stimolare i figli all’autogestione del tempo. A noi genitori il dovere di stimolarli e sostenerli, richiamarli e premiarli quando serve. Adoro vedere J. invaso dalla meraviglia della scoperta del sapere e godo della sua insolita generosità  nel raccontare quello che sta vivendo… speriamo che duri. Come sta andando per voi la ripresa della scuola? Come gestire l’organizzazione dei diritti-doveri con i vostri figli? Quali sono le fatiche educative che più vi mettono alla prova come genitori? Raccontateci le vostre esperienze! Buona settimana.  

Pubblicato il 20 settembre 2011 - Commenti (1)
08
set

ALLENAMENTI E PATATINE

ALLENAMENTI E PATATINE

 

Il figlio maggiore sta giocando con la play station, la sorella con la Wii e il piccolino sta guardando assorto i cartoni animati. Si intuisce che è un giorno festivo. Il papà, affaccendato col barbecue, si aggira per casa cercando di distoglierli dai loro hobby. Loro alzano appena gli occhi e lui si trova costretto a una soluzione estrema: l’interruttore generale dell’elettricità scende misteriosamente sull’OFF. I bambini da principio si lamentano per il guasto improvviso e chiedono spiegazioni per poter risolvere il problema e riprendere le loro attività. Poi si arrendono. La pubblicità si conclude con una bella scena di famiglia: tutti attorno al tavolo, sorridenti e chiacchieranti, intenti a mangiare una montagna di wurstel con salsine varie.

Ho visto questa pubblicità negli Stati Uniti e mi sono chiesta: i wurstel sono meglio dei videogiochi?

Lo stesso disorientamento l’ho provato quando ho visto qui in Italia la pubblicità della bibita più famosa del mondo. Lo spot narra di una mamma di Roma “a cui venne in mente di mettere questa bibita a tavola per allietare il pranzo di tutta la famiglia e così scoprì la formula della felicità” (scena in bianco e nero). Poi le immagini diventano a colori e lo spot parla alle nostre famiglie: “Oggi la formula della felicità è un piacere che tutti possono scoprire in tavola OGNI GIORNO”. E si chiude con la marca della bibita che augura buon appetito in sua compagnia.

Appena tornati dal mare, mio figlio di undici anni ha saputo che la sua società di calcio ha organizzato una tre giorni di allenamenti intensivi per rimettersi in forma in vista del nuovo campionato. Lui ha deciso di partecipare e noi ci siamo detti perché no? Un po’ di movimento fa sempre bene. È uscito di casa alle 9:30 ed è tornato alle 17, pranzo compreso offerto dalla società. La giornata era molto calda, come è capitato spesso in questo periodo e il menù per ridare energie a questi giovani sportivi accaldati è stato: pasta al ragù, salamelle, patatine fritte con salsa, disponibile in dosi abbondanti che hanno reso possibile il bis e forse anche il tris, tutto gentilmente offerto. Mi sono chiesta, ma è questo il cibo per aiutare dei ragazzi a rimettersi in forma? È vero che a caval donato non si guarda in bocca (e ringrazio la società sportiva di cui per altro ho molta stima sulle competenze educative) ma mi chiedo come possa un ragazzino correre per ore sotto il sole dopo una tale pausa pranzo. È questa l’alimentazione degli sportivi? Totti si abbuffa così prima delle partite? Io, con tutte quelle calorie, riuscirei giusto a ciondolarmi su un’amaca.

I miei figli mi tacciano di integralismo, dicono che sono esagerata e forse qualche volta hanno ragione, ma mi chiedo dove sta la via di mezzo, quell’equilibrio armonico di sapori e salute che fa contenti tutti. So che esiste e qualche volta a tavola si materializza. Non è certo la via più facile, serve fantasia, fatica, creatività ma che gioia quando davanti a un piatto sano sono tutti felici.

Vi è capitato di restare colpiti da qualche messaggio pubblicitario che lancia messaggi contrari alla vostra idea di salute alimentare? Come rendete felici i vostri bambini a tavola? Raccontateci le vostre esperienze a tavola. Buona ripresa a tutti!

Pubblicato il 08 settembre 2011 - Commenti (1)
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