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giu
Sono in fila al banco del pesce al supermercato. Non so bene ancora cosa comprare, osservo l’esposizione mentre attendo che servano i numeri prima di me.
“Etciù!” un bambino tra i 3 e i 4 anni si è posizionato sul gradino del bancone dove poggiano i vetri di protezione.
“Edoardo (nome di fantasia), scendi subito, non si starnutisce lì vicino al pesce”.
“Etciù!” al raffreddor non si comanda.
“Mi hai sentito? Ti ho detto di scendere!”
“Etciù!” resta piazzato tra la testa del pesce spada e le mazzancolle.
“Non puoi stare lì e starnutire. Lo vedi che qui c’è tutto il pesce che la gente compra? Devi scendere! Devi mettere la mano davanti alla bocca, mi stai ad ascoltare?”
“Etciù!” la risposta… senza mano davanti alla bocca.
La mamma è vistosamente arrabbiata. La prossima a essere servita sarà lei. La dinamica è così interessante che non ho ancora deciso che pesci pigliare.
Prende il bambino per un braccio e lo tira giù dal gradino allontanandolo dal bancone “Devi obbedire! Non puoi starnutire sul pesce! Non è igiene”.
Il bambino a tempo di record è di nuovo sul gradino per un altro sonoro “Etciù!” Dalla sua bocca non esce altro. È molto tranquillo.
“Adesso le prendi! Guarda che mi stai costringendo a usare le mani e non puoi dire che non ti avevo avvisato. Come te lo devo dire che non puoi stare sul gradino perché hai il raffreddore e continui a starnutire?” la mamma parla alle sue spalle.
Lui si sposta di qualche centimetro per raggiungere la zona delle sogliole e degli scorfani e salutarli con un “Etciù!”
“Un chilo di anelli di calamari e un sacchetto di cozze” la mamma risponde al commesso che le chiede cosa ha bisogno “e tu, sappi che sei stato davvero disobbediente!”.
La mamma ritira l’involucro, il bambino fa un bel salto lungo giù dal gradino, dà la mano alla mamma e procedono verso il bancone dei salumi.
Io resto lì, col dubbio di cosa ordinare e una domanda che mi frulla nella testa? “Perché smettiamo di credere che possiamo farci obbedire?”
Ordino al volo e torno a casa con una certezza: piuttosto che dire un "NO" che non so far rispettare meglio stare zitti. Quel bambino sembrava molto tranquillo del copione, giravano una scena già vista molte volte, sapeva che poi la mamma non se la sarebbe presa tanto . Sembrava quasi riuscisse a non sentirla.
E i nostri figli che idea hanno di noi? Se diciamo loro un "NO", da 1 a 10, quanto sapremo farlo rispettare?
Questa credibilità la si costruisce soprattutto quando i figli sono piccoli, tra i 2 e i 4 anni. Non si tratta di essere genitori autoritari o che fanno paura. Si tratta di tenere il timone della barca con mano forte, di placare in fretta un capriccio, di dire pochi NO, ma quei pochi farli rispettare.
Se diciamo a nostro figlio di 4 anni che non può prendere la caramella nell’armadio perché è ora di cena e poi andiamo in un’altra stanza, che cosa farà lui? Quanto il nostro NO è dentro di lui?
Raccontateci come la pensate e che esperienze avete rispetto alla gestione dei NO. Un caro saluto.
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08 giugno 2013 - Commenti
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