Don Sciortino

di Barbara Tamborini

Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

 
25
nov

Idee per i lavoretti: costruire libri

I bambini adorano sentirsi raccontare storie e allo stesso modo amano inventarle: con occhi pieni di entusiasmo iniziano racconti senza fine. Coi bambini dai 4 agli 8 anni, un’esperienza coinvolgente e molto appassionante può essere quella di costruire un piccolo libro insieme.

Mia figlia Alice, per il compleanno del fratello più piccolo ha deciso di regalargli un libro con tutte le lettere dell’alfabeto, una per pagina, inventando per ciascuna il disegno di una cosa con quell’iniziale. Per es. ha colorato la A di giallo e nero e le ha disegnato un paio di ali e due antenne creando un’A ape. La B l’ha fatta un po’ cicciottella, l’ha colorata di marrone e le ha fatto due corna e una coda per creare una B Bue. E così si è inventata per tutte le lettere un disegno, un lavoro lungo che ha curato per giorni fino a poter consegnare il bellissimo regalo al fratellino di 4 anni che si è divertito un sacco ad indovinare le parole e le loro iniziali.

Ecco un’idea per costruire piccoli libri e inventare storie. I libri da toccare: dai 4 anni in su. Procuratevi un cartoncino bianco 50x70 per ogni bambino e materiali vari che offrano diverse esperienze tattili (es. il collo di una vecchia pelliccia che non vi serve più, pannolenci, carta vetrata, vecchie copertine di quaderni, nastri brillanti, finto prato su carta che si usa per il presepe, cotone idrofilo, etc.). In commercio trovate molti libri da toccare e probabilmente ne avrete anche diversi in casa. Potete usare quelli come modello per progettare il vostro capolavoro. Ritagliate il cartellone in 6 parti dividendo a metà il lato lungo (ottenendo due parti da 35X50 cm) e in tre parti uguali quello corto (circa 16,6X35). Queste sono solo misure indicative, relative al formato che in genere uso io: non troppo grosso (= fatica eccessiva nel colorare)  né troppo piccolo (= fatica a inserire i materiali da toccare). Scegliete il protagonista della vostra storia, per esempio un pesce. Dovete costruire le vostre 5 pagine immaginando un particolare del pesce che volete rendere toccabile. Piegate in due il lato lungo del ritaglio preparato (16,6X35) in modo da lasciare un paio di centimetri per tenere insieme le pagine. Nella facciata del cartoncino ripiegato disegnerete il pesce che per esempio potrà avere la pinna dorsale ruvida. Ritagliare la pinna con il taglierino e attaccate nel cartoncino sotto il materiale tattile in prossimità del ritaglio, così che possa riempirlo. Incollate la pagina e divertitevi a creare lo sfondo. Potete poi proseguire nella costruzione delle altre pagine immaginando pesci sempre diversi, e con parti differenti parti da toccare, es la coda pelosa, la pinna caudale liscia, etc. Fate scegliere a vostro figlio il pesce che preferisce e scrivete nelle pagine una semplice storia. L’ultima foglio di cartoncino ritagliato vi servirà per costruire la copertina da rilegare con colla e nastro adesivo colorato.

Buon divertimento. Raccontateci se e quanto vi piace coinvolgervi nei lavoretti coi vostri bambini e soprattutto dite quello che vi affatica o vi annoia. Per divertirsi insieme è indispensabile scegliere attività che incontrino il gusto di tutti. Io per es. odio vestire le bambole mentre non smetterei mai di costruire per loro casette e accessori. Settimana prossima qualche consiglio su libri da leggere insieme coi propri figli. Un caro saluto.  

Pubblicato il 25 novembre 2011 - Commenti (0)
17
nov

Mio figlio è timido

Vi propongo un rapido test. Pensate ai vostri figli e considerate se vi siete trovati in qualcuna di queste situazioni:

  1. lo accompagnate a una festa di compleanno, convinti che ne approfitterete per fare la spesa, ma il frigo resta vuoto perché lui vi vuole lì;
  2. in vacanze, alla settima sera in cui provate a incoraggiarlo a partecipare alla baby dance vi convincete che forse è meglio lasciar perdere;
  3. a una festa chiamano tutti i bambini per la foto di gruppo. Il vostro scappa via e si rifugia addosso a voi;
  4. l’attore o il mago di uno spettacolino cerca dei volontari. Vi abbassate per ripescare vostro figlio che si è tuffato sotto le sedie;
  5. incontrate una persona adulta che lui non ha mai visto e fa capire a voi e a lei che vorrebbe tanto continuare a non conoscerla;
  6. arrivate a una festa con giochi organizzati e animatori molto motivati. Capite al volo che vostro figlio preferirebbe andare dal dentista;
  7. la maestra lo ha cambiato di posto e lo ha messo con un compagno che non è suo amico; lo capite dal muso lungo e dagli occhi rossi;
  8. siete alla recita di fine anno e vi chiedete perchè vostro figlio non provi almeno a fare la comparsa;
  9. tutti i suoi amichetti si mettono a urlare il suo nome per chiamarlo a spegnere le candeline e lui corre via piangendo;
  10. il giorno della corsa campestre si sveglia sempre col mal di pancia.

In quante di queste situazioni vi riconoscete? Io posso dire che con ciascuno dei miei figli, ho vissuto alcune di queste situazioni e ogni volta mi sono chiesta: cosa fare? Insistere, dare una piccola spinta, trattenerlo… oppure accoglierlo, aspettare, consolarlo? Ci sono bambini molto sicuri di sé, intraprendenti e altri più o meno timidi. Per questi ultimi le emozioni, quando arrivano, sono così forti da essere ingestibili. Meglio quindi nascondersi, togliersi dalle situazioni che mettono ansia. Alcuni bambini hanno il terrore di fare una brutta figura, di sbagliare, di non essere all’altezza, di essere rifiutati. In alcuni casi diventa necessario offrire al bambino un supporto competente per uscire da questa gabbia che imprigiona però almeno tiene al sicuro. Per i più, la timidezza è solo uno dei tratti del proprio carattere e mamma e papà possono essere dei buoni allenatori per aumentare le sicurezze. Di cosa ha bisogno un bambino timido?

Di un genitore che lo accoglie ogni volta che l’emozione lo travolge e lo aiuta a dare parole al vulcano che gli si accende in pancia. Mai dire davanti a tutti: “Eccolo qui, come al solito ha paura. Dai non essere così timido!”. Mi è capitato molte volte di vedere adulti (nonni, zii, genitori,…) che spronano i bambini timidi mettendoli in un tremendo imbarazzo. Prevedere con il proprio bambino la situazione che si troverà a vivere e contrattare un livello di messa in gioco tollerabile. Per es: “Se vuoi andare alla festa io ti accompagno, sto lì con te mezz’ora, poi vado via un’ora e poi torno a prenderti. La mamma di … starà lì tutto il tempo e quindi per qualsiasi problema puoi dire a lei”. Se i vostri figli non vogliono mai fare niente davanti agli altri, non preoccupatevi, prima o poi la voglia di socializzare e di sperimentare ha il sopravvento. Voi continuate a incoraggiarli senza farli sentire sotto pressione. Un buon trampolino per aprirsi agli altri ed evitare che un bambino timido resti solo è coltivare una buona amicizia. Con un amico al fianco tutto è più facile, anche superare l’ansia da socializzazione.

E poi? E poi aspettiamo i vostri consigli e le vostre esperienze. Avete figli timidi? Voi siete timidi? Cosa pensate della timidezza? Buona settima a tutti

Pubblicato il 17 novembre 2011 - Commenti (1)
09
nov

Farsi le coccole

Coccolarsi fa bene ed è un piacere a basso costo che fa stare bene grandi e piccoli. A volte si è così stanchi che anche una semplice carezza può risultare faticosa. Ci si sente in riserva, desiderosi di cure e attenzioni mentre tutto attorno ci chiede di rimboccarci le maniche. Allora è il momento di programmare una sessione di coccole, magari prima di andare a dormire, per fare il pieno di energia.

Vi propongo un gioco che i miei figli adorano. Uno si sdraia a terra su un tappeto morbido o su una coperta  a pancia in giù e offre la schiena come palcoscenico (a turno lo possono fare tutti, grandi e piccoli). Un adulto racconta una storiella e con l’aiuto degli altri, si mimano delicatamente, muovendo le dita sulla schiena, le azioni descritte. Ecco due esempi di storie, ma con la vostra fantasia saprete fare di meglio!

  • Pagnotta e panettiere, chi è sdraiato fa la pagnotta mentre gi altri si sistemano a fianco e fanno i panettieri muovendo le dita sulla schiena del familiare:
Raccogliamo la farina sul tavolo di lavoro (la schiena)… prendiamo tutta la farina… prepariamo una piramide di farina… mettiamo il sale sulla farina… il lievito… e poi l’acqua. L’acqua corre per tutta la schiena…  (usare l’olio o la crema per far immaginare l’effetto dell’acqua)… scivola in giro… con le dita bisogna raccoglierla e unirla alla farina… impastiamo acqua e farina formando l’impasto… prima piccole palline… poi forme più grandi… fino a formare una grossa palla… maneggiamo a lungo l’impasto… schiacciamo e raccogliamo… stendiamo e allunghiamo… poi l’impasto deve lievitare… deve stare al caldo… poi si creano tante piccole pagnottelle… si fanno lievitare di nuovo… si fanno dei piccoli tagli su tutte le pagnotte… poi si mette il pane in formo (per simulare l’effetto del caldo si può soffiare dell’aria calda sulla schiena). Ora il pane è pronto per essere mangiato.

  • Contadino e terreno
Descrivete le fasi della semina: il terreno (la schiena) va arato, le zolle rotte e rovesciate… con il rastrello si deve livellare il terreno… si tracciano le linee per seminare… si segnano i solchi… si mettono i semi… si coprono i semi con la terra… si deve annaffiare il terreno… molte volte… le piantine rompono il terreno… piano piano crescono… si devono strappare le erbacce… si deve raccogliere la terra attorno alle piantine… quando sono pronti si possono raccogliere i frutti dalle piantine… così il terreno è pronto per un nuovo ciclo.


Raccontateci le vostre coccole, i riti della buona notte che più vi piacciono. Un caro saluto.



P.S.
Un nota al precedente messaggio: Martedì 8 novembre, sul Corriere della sera, in prima pagina ho letto un articolo  sul tema della selezione e dell’agonismo nelle squadre dilettantesche. Vi trascrivo l’incipit: La fortuna di essere una schiappa. Di M. Covacich. “Un padre, vedendo il figlio dodicenne rientrare dall’allenamento un’altra volta in lacrime per la mancata convocazione alla partita della domenica, si decide a chiedere spiegazioni all’allenatore, il quale, senza giri di parole risponde che il ragazzo non può far parte dell’organico perché è in sovrappeso”.

Pubblicato il 09 novembre 2011 - Commenti (1)
02
nov

Non voglio stare in panchina

Mi è capitato più volte di assistere a partite di calcio dei pulcini. Ho notato che ci sono bambini che in panchina non ci stanno mai mentre altri ci stanno spesso, alcuni molto spesso. Cosa si prova a vivere il campionato da riserva?

Le motivazioni che incentivano nei bambini la pratica sportiva sono principalmente due: IL GIOCO E L’AGONISMO. Due spinte molto importanti che vediamo in atto nelle attività praticare dai bambini anche spontaneamente. Gareggiare significa mettersi alla prova con sè stessi, conoscere meglio le proprie caratteristiche e provare a migliorarsi; tutto ciò rende più forte il bambino, lo aiuta a sentirsi più sicuro. Entro quale soglia di competizione però ciò può avvenire? Se mio figlio gioca coi suoi amici in cortile a calcio, ci mette tutto il suo impegno, a volte segna, a volte no, ma si diverte un sacco e gioca fino allo sfinimento. La sera sale in casa soddisfatto, comunque sia andata la partita.

Se mio figlio gioca nel campionato di calcio della sua squadra, se è fortunato, sta in campo pochi minuti, se il risultato lo consente. Insieme a mio figlio, in panchina, ci sono molti altri bambini che pur impegnandosi molto non potranno mai pensare di giocare da titolare. Guardare però è meno bello di giocare, e stare in campo con la paura dell’insuccesso genera ansia, uno stress che non stimola ma in molti casi blocca e scoraggia.

Le indicazioni ufficiali delle Federazioni per l’avvio delle attività competitive e dei campionati sono: Calcio, categoria pulcini dagli 8 Minivolley dopo i 14 anni. Minibasket: 11 anni. Chiunque abbia un figlio che pratica qualche sport di squadra sa però che queste indicazioni sono ignorate e già ai bambini di 6 o 7 anni sono proposti piccoli tornei o mini campionati per rendere più stimolante e varia l’attività sportiva. Il problema è che se un allenatore non ha le idee chiare la dinamica competitiva prende piede e ciò esalta le differenze tra le diverse doti atletiche dei ragazzi.

Nella scelta dello sport per i figli, la preparazione e la competenza educativa dell’istruttore diventa quindi l’elemento più importante. Quando l’allenatore fa vivere alla squadra la competizione come un momento di dimostrazione della propria superiorità verso l’altro, ciò è deleterio per i bambini. Lottare fino all’ultimo contro qualcuno, dover affermare la propria superiorità, sono dinamiche che necessitano una mente adulta capace di tenere insieme significati più complessi. Esasperare l’importanza del risultato nei bambini stimola due processi contrapposti ma entrambi negativi: sentirsi inferiore o inadeguato o sentirsi superiori e dominanti. Come uscire da queste derive? Come far sentire tutti i bambini nello stesso modo soddisfatti e protagonisti del loro gioco? Idealmente sarebbe bello pensare che le squadre sono sempre una miscela diversa di componenti, che tutti hanno la stessa probabilità di giocare, che se si perde non è un problema, lo è invece se qualcuno in panchina ci sta sempre. Forest Gump, su una panchina racconta la storia della sua vita a degli sconosciuti. Sarebbe bello che nessun bambino scrivesse lì la propria storia di sportivo.

Cosa pensate di queste riflessioni? Che scelte avete fatto per sostenere i vostri figli nelle loro sperimentazioni sportive? Che rapporto avete voi con la competizione? Buona settimana a tutti.

Pubblicato il 02 novembre 2011 - Commenti (1)
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