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In principio era il Logos

Genealogia Sacra. Germania, 1500 ca. Filadelfia, Philadelphia Museum of Art. Olio su pannello, cm 158,7x150,5. John G. Johnson Collection.
Genealogia Sacra. Germania, 1500 ca. Filadelfia, Philadelphia Museum of Art. Olio su pannello, cm 158,7x150,5. John G. Johnson Collection.

"In principio era
il Logos
e il Logos era
presso Dio
e il Logos
era Dio...
E il Logos carne
divenne
e pose la sua
tenda in mezzo
a noi".
(Giovanni 1, 1.14)

Abbiamo lasciato intenzionalmente la parola greca del testo originario nel celebre passo biblico che proponiamo ai nostri lettori.

Logos significa “parola, verbo, discorso”, indica la comunicazione tipica dell’essere umano. Nella Bibbia, però, come ben sappiamo, la “parola” è qualcosa di più di quello che intendiamo noi occidentali: essa è anche l’azione con cui esprimiamo noi stessi, perciò il termine ebraico dabar designa contemporaneamente la parola e l’atto.

Non per nulla, nelle prime righe della Sacra Scrittura, leggiamo: «Dio disse: Sia la luce! E la luce fu» (Genesi 1,3). La parola divina esprime la persona stessa e l’opera del Creatore. In questa luce è arduo tradurre quel Logos che apre il prologo innico del Vangelo di Giovanni. Goethe, il famoso poeta tedesco, nel suo Faust fa tentare al protagonista diverse versioni che cerchino di esprimere le varie iridescenze di quel vocabolo greco: in tedesco, certo, è Wort, ossia “parola”, ma è anche Sinn, “significato” dell’essere e dell’esistere; è Kraft, “potenza” efficace e creatrice; e alla fine è Tat, cioè “atto”, evento pieno e perfetto, anzi persona in Cristo.

L’Evangelista, quindi, tratteggia il mistero divino, glorioso e trascendente del Figlio di Dio che è «presso Dio ed è Dio». C’è, però, una svolta radicale che si manifesta in un incrocio tra due realtà che la cultura greca vedeva in opposizione, quasi in collisione tra loro, così da essere reciprocamente repellenti. Il Logos diventa sarx, “carne”. Ora, quest’altro termine greco definisce la fragilità della creatura, il suo essere finita, caduca, mortale, legata al tempo e allo spazio.

Ecco, allora, quello che potremmo chiamare lo scandalo dell’Incarnazione. Il Logos divino, perfetto, infinito ed eterno diventa sarx, la “carne” umana, limitata, votata alla sequenza temporale, imprigionata nello spazio. Gesù, il Figlio di Dio, sarà appunto vincolato a una cultura, a una lingua, a un modo di vivere sociale, a un territorio e a un’epoca storica circoscritta. La sua realtà profonda di Logos divino è quasi compressa e umiliata fino all’esperienza della morte, che è per eccellenza la nostra carta d’identità di creature racchiuse in un perimetro di tempo e spazio.

È ciò che esprimeva san Paolo in un inno incastonato nella Lettera ai Filippesi: «Cristo Gesù, pur essendo di natura divina..., svuotò sé stesso, assumendo la condizione di servo, divenendo come gli uomini e presentandosi in forma umana; umiliò sé stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (2,6-8). Ed è ciò che a suo modo ha cantato anche uno scrittore agnostico come l’argentino Jorge Luis Borges in una sua poesia pubblicata nel 1969 e intitolata appunto Giovanni 1,14: «Io che sono l’È, il Fu e il Sarà / accondiscendo al linguaggio / che è tempo successivo... / Vissi prigioniero di un corpo e di un’umile anima. / Appresi la veglia, il sonno, i sogni, / l’ignoranza, la carne, / i tardi labirinti della mente, l’amicizia degli uomini / e la misteriosa dedizione dei cani. / Fui amato, compreso, esaltato e appeso a una croce». Un antico testo apocrifo cristiano metteva in bocca a Gesù queste parole: «Io, il Signore, divenni piccolo per potervi ricondurre in alto, donde siete caduti».

Pubblicato il 05 gennaio 2012 - Commenti (2)

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Postato da Teresi Giovanni il 06/01/2012 20:06

A partire dalla luce di Cristo, vero sole di giustizia e nuovo giorno, si comprende il mistero di salvezza che Dio ha riservato all'uomo. Il Verbo di Dio, che dall'eternità è presso il Padre, entra nel tempo, annienta se stesso ed assume la condizione di creatura: si fa carne. Non vi è pagina agostiniana nella quale non risuoni il nome di Cristo: nei sermoni, in modo particolare, si evidenzia "la preponderanza riconosciuta a Cristo come oggetto di contemplazione e di predicazione". Il tema dell'Incarnazione non può essere separato da un'ulteriore espressione, propria del vocabolario agostiniano: umiltà. E' il segno che contraddistingue Cristo sin dal suo apparire nella grotta di Betlemme. Di fronte ad un Dio che si rivela nel segno dell'umiltà, l'uomo non può che spogliarsi di ogni segno di grandezza e di superbia. Agostino stesso lo ricorda nelle Confessioni, riportando la propria esperienza: "In primo luogo Tu hai voluto farmi vedere come Tu ti opponi ai superbi e largisci la tua grazia agli umili; e con quanta misericordia hai additato agli uomini la via dell'umiltà, dal momento che il tuo Verbo si è fatto carne ed abitò in mezzo agli uomini". Solo chi segue la via dell'umiltà può riconoscere nel corpo di un bambino il Figlio di Dio. Da questo presupposto Agostino dà voce al suo canto lirico di contemplazione ed adorazione di fronte alla scena della Natività. Giovanni Teresi

Postato da Andrea Annibale il 05/01/2012 19:13

Come è possibile che il Logos sia contemporaneamente presso Dio e che sia, allo stesso tempo Dio? Sembra una contraddizione insanabile. Forse la spiegazione è suddividendo ciò che esiste nella duplice dimensione orizzontale-sincronica e verticale-diacronica. Il logos è presso Dio sul piano diacronico, nel senso che Dio, vivendo fuori dal tempo, è autore del tempo. Qui Logos significa dunque “causa del tempo”. Sul piano sincronico, Logos potrebbbe significare misura di tutte le cose, di tutto ciò che esiste, nel senso appunto che Dio è punto di riferimento perfetto per l’imperfetto. L’incarnazione del Logos che diviene carne è una specie di secondo big bang in sette significati. In primo luogo, Dio diviene parola salvifica, buona notizia appunto. In secondo luogo, Dio è misura, cioè autore di tutte le leggi matematiche, fisiche e chimiche. In terzo luogo, Dio è causa di ciò che esiste. In quarto luogo Dio, come si diceva, è autore del tempo. In quinto luogo Dio è pensiero prima di essere parola creatrice. In senso luogo Dio è azione di amore per l’umanità. Infine, Dio è Grazia e Verità tramite il Figlio incarnato. In sé, dunque, il termine Logos riunisce la dimensione Trinitaria dell’amore, quella ebraica dell’assoluta Trascendenza e quella greca pitagorica della misura di tutte le cose, in senso sia scientifico sia giuridico, alludendo alla figura di Dio Giudice. Infatti, Logos è, oltre che parola, discorso, anche intelligenza, buon senso, giudizio, legge. Non c’è alternativa che tradurre Logos diversamente come segue: In principio la parola creatrice del tempo era presso Dio e la ratio dell’essere era Dio stesso. Facebook: Andrea Annibale Chiodi; Twitter: @AAnnibale.

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Autore del blog

Gianfranco Ravasi

Gianfranco Ravasi

Gianfranco Ravasi è un cardinale, arcivescovo cattolico e biblista italiano, teologo, ebraista ed archeologo.
Dal 2007 è presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.

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