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Aletta e Alberto sono le prime tempeste tropicali di quest’anno.
Lunedì della passata settimana in pieno Oceano Pacifico, ad alcune centinaia di chilometri dalle coste occidentali del Messico, si è sviluppata una depressione tropicale (nell’immagine si può osservare la depressione appena formata, fotografata dai satelliti della NOAA) che già il giorno successivo, martedì 15 maggio, si è trasformata in una tempesta tropicale, ovvero un ciclone tropicale al cui interno i venti soffiano a oltre 62 chilometri orari: il ciclone tropicale, a cui è stato dato il nome di Aletta, non è riuscito a intensificarsi al punto da diventare un uragano e nei giorni successivi si è progressivamente indebolito, fino a spegnersi del tutto ben lontano dalle coste americane.
Tuttavia questo rimane il primo ciclone tropicale del 2012 per i mari attorno al continente americano, e si è formato con qualche settimana di anticipo rispetto all’apertura ufficiale della stagione degli uragani nel Pacifico Orientale: come avviene anche per il bacino dell’Atlantico, nel Pacifico Orientale infatti la stagione degli uragani (cioè il periodo in cui solitamente si osserva la formazione di queste temibili tempeste) inizia il primo giugno e si chiude con la fine di novembre. E proprio negli ultimi giorni, nel corso del fine settimana, anche l’Atlantico ha “partorito” il suo primo ciclone tropicale di quest’anno: è la tempesta tropicale Alberto che, formatasi non lontano dalle coste di Florida e Georgia, nei prossimi giorni si muoverà verso nord, lambendo gran parte delle coste orientali degli Stati Uniti, senza tuttavia investire direttamente il continente.
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23 maggio 2012 - Commenti
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Quante volte vi sarà capitato di ascoltare alla Tv o alla radio notizie del tipo “Agnese si sta pericolosamente avvicinando alle coste della Florida…” oppure “già evacuate le popolazioni lungo la costa atlantica del Nicaragua per l’ormai prossimo arrivo di George..”?!! Ebbene, come avrete intuito, si fa riferimento ad uno dei fenomeni più devastanti e più temuti in natura: gli uragani, quei vasti cicloni di 300-500 km di diametro, che imperversano in prossimità della fascia tropicale! E’ come se nei nostri bollettini meteo comparissero, di quando in quando, avvisi del tipo: “Giovanna porterà abbondanti nevicate su tutto l’Arco Alpino”. Ma come è nata questa curiosa abitudine di assegnare un nome a questi temibili fenomeni?
In realtà, la scelta di nominare i cicloni tropicali, o almeno quelli che raggiungono un certa intensità, deriva in primo luogo dalla necessità di rendere più facile lo scambio di informazioni tra centri meteorologici, addetti alla protezione civile e la popolazione in genere, sia per quanto riguarda l’osservazione e la previsione dei cicloni tropicali, sia per quel che concerne la prevenzione e gli allarmi. I cicloni tropicali hanno infatti un ciclo di vita dell’ordine di 6-10 giorni e quindi spesso capita che sulla medesima area scorrazzino due o anche tre cicloni tropicali contemporaneamente. Da qui l’esigenza di etichettarli con un nome onde evitare di confondere l’uno con l’altro. Per di più, vi è il vantaggio di ricordare più facilmente i cicloni più catastrofici: il nome Katrina richiama subito alla mente i terribili eventi che accompagnarono il suo passaggio sulla città di New Orleans, senza la necessità di dovere specificare di quale anno, di quale nazione o di quale tempesta si stia parlando.
Il primo a fare uso di nomi propri per indicare gli uragani fu agli inizi del ‘900 il meteorologo Clement Wragge, il quale assegnava alle alte pressioni, sinonimo di bel tempo, i nomi di personaggi a lui simpatici, mentre alle tempeste tropicali dava nomi di uomini politici a lui antipatici. La prassi fu ripresa nella Seconda Guerra Mondiale, quando i piloti americani iniziarono a indicare i tifoni del Pacifico con nomi femminili, per ricordare le proprie mogli o fidanzate rimaste a casa. Più in generale però, fino al 1950, ai cicloni tropicali veniva assegnato solo un numero, e nulla di più. Poi, dal 1950 al 1952, si iniziò a indicare i cicloni tropicali atlantici tramite l’alfabeto fonetico americano (Able, Baker, Charlie...).
Ma nel 1953, il Servizio Meteorologico degli USA decise di utilizzare, per l’Atlantico, solo nomi femminili: scelta motivata in parte dal luogo comune circa la mutevolezza d’umore del gentil sesso e in parte dalla tradizione marinara che assegnava alle donne il ruolo, poco simpatico, di “portasfiga”. Soltanto a partire dal 1979, i nomi dei cicloni tropicali furono attinti da una lista contenente sia nomi femminili che maschili: Bob fu il primo uragano con nome maschile. Nella tabella sono indicati i nomi assegnati o da assegnare dal 2011 al 2013. L’ultimo uragano atlantico del 2011, tuttora presente appena ad est dei Caribi, è stato Ophelia.
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31 gennaio 2012 - Commenti
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