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Settimana bianca serena con i nostri consigli

Si avvicina il periodo delle “settimane bianche” e saranno in molti a scegliere le nevi delle nostre montagne per trascorrere un periodo di riposo lontano dal frastuono e dall’inquinamento della città. Ma attenti alle insidie del clima montano verso la salute. Ed ecco al riguardo un breve vademecum.
Innanzitutto, non sottovalutate il freddo, la principale minaccia, perché, siccome la temperatura diminuisce con la quota di circa 6 gradi per km, anche se siete partiti da casa con una temperatura massima di 10 gradi, vi dovrete attendere, a 2000 metri di quota, una temperatura di circa 2 gradi sotto zero nelle ore più calde e 7-8° C sotto zero nelle prime ore del mattino.
Se poi soffia un vento anche di appena 10 km all’ora, il vostro corpo avrà la sensazione di avvertire valori ancor più bassi, di 6-7 gradi circa, rispetto a quelli appena citati.
Inoltre in montagna l’aria è più secca perché anche l’umidità diminuisce via via che si sale di quota.
Con l’altitudine anche la pressione atmosferica il cui valore,si riduce rispetto al livello del mare, del 20% a 2000 m, 30% a 3500 m e 60% a 4000 metri. Ma, attenzione, la minore pressione atmosferica comporta anche una corrispondente riduzione della concentrazione dell’ossigeno, il quale, dopo l’azoto, è il principale componente dell’aria. Per sopperire alla carenza d’ossigeno il cuore aumenta i battiti onde incrementare al frequenza del respiro e, in tal modo, mantenere inalterata la quantità di ossigeno fornita all’organismo per le funzioni metaboliche. Tale sovrastimolazione dell’apparato respiratorio ha benefici effetti sui sofferenti di asma, ma non certo a quelli che soffrono di cuore.

Inoltre l’aria di montagna è molto pulita e della purezza dell’aria montana traggono beneficio soprattutto coloro che soffrono di allergie perché, in genere, a quote superiori a 1500 metri circa, non si ha inquinamento da pollini.
Ricordatevi inoltre che a 2000 metri circa di altezza i raggi ultravioletti hanno una concentrazione doppia che in pianura e quindi è più facile scottarsi. E’ bene quindi proteggersi il viso con creme adeguate, creme che andranno impiegate anche per evitare screpolature alle pelle, causate dall’eccessiva secchezza dell’aria in montagna.

Quali sono allora le quote suggerite per il soggiorno in montagna? Anziani, cardiopatici,sofferenti di insufficienza coronarica, di angina pectoris e di enfisema e gli ipertesi dovrebbero soggiornare a quote inferiori a 1500 m, perché ,a quote superiori, l’aumento notevole dei battiti cardiaci e degli atti respiratori potrebbe risultare deleterio. Per i sofferenti di asma sono invece consigliate le quote intorno 1500-2000 m, per meglio sfruttare la stimolazione dell’apparato respiratorio. Però a quote superiori a 2500-3000 m, la forte riduzione dell’ossigeno, specie se in concomitanza di sforzi intensi e prolungati, può causare il mal di montagna.
Come si manifesta il mal di montagna?
con mal di testa (il sintomo più comune), respiro accelerato, cianosi, vertigini, insonnia, brividi di freddo, nausea, vomito e prostrazione fisica. Ne sono particolarmente colpiti coloro che vanno “troppo in alto troppo in fretta” (trasferimento in auto, elicottero, funivia, marce veloci).

Pubblicato il 29 gennaio 2013 - Commenti (0)
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Attenti al mal di montagna

Con le recenti nevicate saranno molti coloro che sceglieranno la montagna per poter finalmente fare una bella sciata. Se andate a sciare oltre 2000 metri prendete però tutte le precauzione per evitare il mal di montagna, sindrome ben nota a chi abita sulle Alpi, ma spesso invece sconosciuto a coloro che salgono per la prima volta ad alte quote.
In montagna la pressione atmosferica si riduce, rispetto al livello del mare, del 20% a 2000 m, 30% a 3500 m e 60% a 4000 m.
La minore pressione atmosferica provoca anche una corrispondente riduzione della concentrazione dell’ossigeno, il quale, dopo l’azoto, è il principale componente dell’aria.

Per sopperire alla carenza del vitale gas nell’aria il cuore deve aumentare i battiti onde incrementare la frequenza del respiro e, in tal modo, mantenere inalterata la quantità di ossigeno inspirata. Ma oltre 2500-3000 m di quota, la forte riduzione di ossigeno, può causare, specie sotto sforzi intensi e prolungati, il mal di montagna il quale si manifesta con mal di testa ( il sintomo più comune ), respiro accelerato, cianosi, vertigini, insonnia, brividi di freddo, nausea, vomito e prostrazione fisica.
Ne sono colpiti soprattutto coloro che vanno “troppo in alto troppo in fretta” (trasferimento in auto, elicottero, funivia,marce veloci).

Pubblicato il 15 gennaio 2013 - Commenti (0)
14
feb

Abbigliamento contro il freddo ad alta quota

Con l’inizio delle cosiddette “settimane bianche” sono molti coloro che scelgono la montagna per ritemprarsi nella mente e nel corpo. Contro il freddo delle alte quote la prima precauzione è la scelta degli abiti più adatti.. In particolare evitare abiti troppo aderenti in modo che intorno alla nuda pelle possa circolare sempre una sottile pellicola di aria: una volta riscaldata dal calore corporeo, tale strato di aria fungerà da scudo termico perché, come noto, l’aria è un ottimo isolante. Evitate anche abiti troppo pesanti perché impediscono i movimenti e dare la preferenza invece a più strati di abiti leggeri. In particolare, la seta, anche se fragile,è particolarmente calda e piacevole da indossare, sia come indumento intimo ( T-shirt, calzamaglia), sia come primo paio di calzini o guanti.

Scegliere gli abiti adatti è il primo passo per vivere al meglio le vacanze in montagna (foto: valgardena-active.com)
Scegliere gli abiti adatti è il primo passo per vivere al meglio le vacanze in montagna (foto: valgardena-active.com)

Per tenere caldi i piedi, due strati di calzini sono la soluzione ottimale, assicurandosi però che il secondo sia di taglia superiore rispetto al primo e che la calzatura sia grande a sufficienza, precauzioni che servono ad evitare un effetto indesiderato di segno opposto ovvero il rallentamento della circolazione sanguigna. Meglio in questi casi rinunciare al secondo paio di calzini, se si vuole evitare un rapido raffreddamento dei piedi. Per le stesse ragioni, le mani sono riparate dal freddo più dalle manopole che dai guanti.

Per proteggersi dai venti freddi e dall’umidità (pioggia, neve, ma anche il proprio sudore) l’indumento più esterno deve essere impermeabile ma deve anche lasciare filtrare l’aria il che significa che la trama del tessuto deve essere sufficientemente fitta da non lasciare passare il vento o le microgoccioline di acqua ma anche abbastanza rada da permettere la fuoriuscita del vapore del sudore. In questo ambito i più efficaci sono gli indumenti di Gore-Tex.
Per lo stesso motivo gli stivali in gomma non foderati sono assolutamente da evitare.

Pubblicato il 14 febbraio 2012 - Commenti (0)
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Conoscere i temibili raggi ultravioletti

Il sole fa bene alla pelle ma bisogna evitare un'esposizione prolungata.
Il sole fa bene alla pelle ma bisogna evitare un'esposizione prolungata.

Clima e salute

I raggi ultravioletti rappresentano appena l’1% dell’energia in arrivo dal Sole ma sono i più dannosi per gli esseri viventi. Hanno infatti la capacità attraversare l’epidermide fino a penetrare in profondità nei tessuti, anche se non tutti in uguale misura. Infatti i raggi UV vengono di solito suddivisi in 3 classi, a seconda della lunghezza d’onda, espressa in millesimi di mm: UVA (0.32-0.4), UVB (0.29-0.32) e UVC (0.2-0.29).
I più penetranti, e quindi i più pericolosi, sono quelli con lunghezza d’onda più corta, ossia gli UVC e gli UVB. Gli strati alti dell’atmosfera - quelli tra 20 e 50 km di altezza ove vi la massima concentrazione di ozono - assorbono integralmente i raggi UVC e parte degli UVB. La radiazione UV che raggiunge la superficie terrestre è costituita essenzialmente da UVA e, in misura minore, da UVB. Ovviamente la frazione di raggi UV che raggiunge la superficie terrestre varia nel tempo e nello spazio.

Ecco, al riguardo, un elenco dei fattori dai quali dipende la dose di raggi ultravioletti in arrivo al suolo:

  • ora del giorno: circa il 20-30% circa degli UV arriva tra le 11 e le 13 locali mentre il 75% del totale è concentrato tra le 9.00 e le 15.00;
  • stagione: nelle regioni temperate gli UV hanno massima intensità in estate, minima in inverno;
  • latitudine: il flusso annuale di raggi UV è massimo all’equatore e minimo ai poli; • nuvole: in generale le nubi diminuiscono la quantità di energia solare in arrivo. La frazione in arrivo al suolo si riduce del 25 % circa con cielo molto nuvoloso e del 70% con cielo coperto;
  • altitudine: l’intensità degli UV aumenta con la quota. Ad esempio, in estate a 3000 m la radiazione è quasi quattro volte più intensa che a 700 m. In inverno gli UV si riducono, rispetto all’estate, di otto volte circa in montagna e di sedici volte in pianura;
  • riflessione: la parte riflessa dalla superficie terrestre e dai mari è bassa (inferiore al 7%), tuttavia il tipo di superficie può fare davvero la differenza: manti erbosi e specchi d’acqua riflettono meno del 10% dei raggi incidenti, la sabbia riflette circa il 25% dei raggi UVB, mentre la neve fresca arriva a rifletterne circa il 80%. Ecco perché in montagna i raggi UV sono più insidiosi: all’effetto riflessione da parte della neve si aggiunge infatti anche l’effetto altitudine.

Pubblicato il 15 giugno 2011 - Commenti (0)

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Autore del blog

Il meteo di Giuliacci

Col. Mario Giuliacci

Mario Giuliacci è un meteorologo, personaggio televisivo e colonnello italiano. È laureato all'Università La Sapienza di Roma. È autore di diversi libri sulla meteorologia. Attualmente cura su LA7 la rubrica del meteo per il fine settimana.

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