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Come difendersi da una tromba d'aria
Una tromba d'aria (ThinkStock).
Con l’espressione “tornado” o “tromba d’aria” si intende in meteorologia una colonna d’aria in rotazione veloce su se stessa, che si allunga dalla base di un’imponente nube temporalesca (i cosiddetti cumulonembi) fino a toccare il terreno.
È quasi sempre osservabile come un imbuto lungo e stretto, così come viene rappresentato nelle numerose pellicole cinematografiche catastrofiche che vanno tanto di moda negli ultimi anni.
Val la pena specificare che “tornado” e “tromba d’aria” sono sinonimi. È sbagliato quindi pensare che un tornado sia una tromba d’aria molto più forte: sono concettualmente la stessa cosa. Per semplice abitudine, in Italia fenomeni del genere vengono chiamati trombe d’aria, in altre parti del mondo (come negli Stati Uniti) si preferisce usare l’espressione tornado (twister in inglese).
Il nostro Paese non è immune da questi fenomeni: in Italia in media si verificano 30-40 trombe d’aria all’anno, solitamente concentrate tra l’estate e l’autunno. Le zone maggiormente colpite sono le aree pedemontane alpine, alla sfocio delle grandi vallate orientate Nord-Sud, il Friuli, il Ponente Ligure, le coste dall’alta Toscana e del Lazio e la Sicilia orientale.
Nelle trombe d’aria “italiane” di solito il mulinello ha un diametro di 50-150 metri, con venti che ruotano intorno al centro del mulinello alla velocità di 100-150 km/ora, mentre l’imbuto si sposta insieme alla nube temporalesca alla velocità di circa di 30-40 km/ora.
Fortunatamente questi “mostri” meteorologici hanno durata breve (difficilmente oltre i 20 minuti), riuscendo così a percorrere solitamente distanze limitate, in media 5-10 km. La rarità del fenomeno e la ristretta area da esso interessata fanno sì che la probabilità che un dato luogo sia investito da una tromba d’aria risulti molto bassa, del tutto remota. Ecco perché è molto difficile osservarne anche solo una in tutta la vita. Sono invece in proporzione più frequenti le trombe marine, che in Italia si osservano soprattutto tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. Le zone più colpite sono l’Alto Adriatico (in particolare il tratto di mare di fronte alla Venezia Giulia), le coste abruzzesi, lo Stretto di Messina, i litorali laziali e il Mar Ligure, in particolare il Golfo di La Spezia.
Ecco un decalogo su come comportarsi di fronte ad una tromba d’aria:
- stare lontani da porte e finestre, facilmente frantumate dalla violenza del vento;
- non rifugiarsi in mansarda perché il tetto viene di solito divelto dalla furia del vento;
- rintanarsi ai piani più bassi;
- staccare luce e gas per evitare corti circuiti e perdite di gas, per i danni provocati dal vento;
- non toccare i rubinetti dell’acqua perché i fulmini del temporale che genera la tromba, si propagano attraverso le condutture metalliche;
- stare lontani da alberi, pali alti, strutture metalliche, distese liquide, perché attirano i fulmini;
- non ripararsi a ridosso dei muri perimetrali di case o strade perché possono crollare sotto la spinta del vento;
- non rifugiarsi in strutture prefabbricate - ad es., centri commerciali - perché in genere non sopportano la furia di una tromba d’aria;
- abbandonare auto o roulotte, perché possono essere trascinate via dal vento;
10. in mancanza di idonei rifugi, distendersi supini a terra, negli avvallamenti del terreno.
Pubblicato il 04 dicembre 2012 - Commenti (0)