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ago
Ancora sugli amori estivi
Riprendo, dopo una breve pausa, il tema degli amori estivi, che è stato anche affrontato nel servizio di copertina di Famiglia Cristiana del 18 luglio. Per restare ai 14-16enni, mi sembra che una differenza fondamentale tra ragazzi e ragazze sia il ruolo attribuito alla relazione amorosa nella vita dei ragazzi.
Per le ragazze, essa è spesso un’esperienza centrale e che vitalizza la quotidianità. Quando sono innamorate, pensano spesso al ragazzo, la ‘storia’ con lui è al di sopra di ogni altra cosa, e ciò dà loro buon umore, serenità (quando le cose vanno bene…). L’innamoramento è molto pensato ed è oggetto di scambi con le amiche, raccontando o, ancor di più, scrivendone sulle chat di msn e fb. Questa attività di pensiero non è sempre anche fonte di riflessione e di ragionamento: più spesso è narrazione (io gli ho detto, poi lui mi ha detto, abbiamo fatto…) o proiezione nel futuro (che cosa farà… mi piacerebbe che… penso di dirgli…). Inoltre, tutto questo pensare e parlare non esclude affatto la dimensione anche corporea della sessualità. Anzi, in questo le ragazze non sembrano così lontane dai comportamenti maschili...
I ragazzi invece vivono spesso la relazione con una coetanea con un coinvolgimento diverso: intenso, ma che non deve togliere spazio ad altro. C’è la ragazza, ma ci sono anche gli amici, lo sport, le altre attività. E’una ‘prima inter pares’. Questa diversa prospettiva è spesso fonte di conflitti nella coppia: la ragazza vorrebbe più tempo, maggiore dedizione. Vorrebbe che il ragazzo pensasse a lei quanto lei pensa a lui, ma il più delle volte non è così. Per molti ragazzi, è un’esperienza interessante, appagante, ma non più importante delle altre che riempiono la loro vita.
Ci sono per contro alcuni ragazzi che investono in modo assai intenso la relazione con la ragazza e la vivono in modo più simile a quello femminile. Sono sempre insieme a lei, e perciò si allontanano dal gruppo degli amici. Diventano totalizzanti e dipendenti. Sembra che vedano nella ragazza una riedizione dell’amore materno, dal quale si sono faticosamente staccati da poco. Per loro è difficile dare a queste ‘storie’ il carattere proprio di sperimentazioni adolescenziali. Quando poi la storia finisce, vanno incontro a vicende dolorose, a esplosioni emotive per loro difficili da pensare e che richiedono grande attenzione da parte degli adulti che gli stanno vicini. Tutto ciò si può chiamare amore? Penso di no. E’ meglio parlare di innamoramenti, magari anche lunghi. L’amore è una esperienza più complessa, che ha a che vedere con le scelte importanti e i progetti di vita delle persone. Va lasciato ad un’età più matura e definita.
Pubblicato il 04 agosto 2010 - Commenti (1)