di Fabrizio Fantoni
Fabrizio Fantoni, 54 anni, sposato, tre figli. Psicologo psicoterapeuta, esperto di adolescenti.
14 mar
«Qualcosa come un futuro esiste nella misura in cui la nostra fede riesce a dare sostanza, cioè realtà alle nostre speranze. Ma la nostra, si sa, è un' epoca di scarsa fede o, come diceva Nicola Chiaromonte, di malafede, cioè di fede mantenuta a forza e senza convinzione. Quindi un’epoca senza futuro e senza speranze - o di futuri vuoti e di false speranze». Su Repubblica dello scorso 18 febbraio, Giorgio Agamben ha pubblicato un commento sulla “feroce religione del denaro” che divora il futuro. Un filosofo laico con forza richiama alla fede (non necessariamente religiosa) come condizione necessaria per concepire un futuro.
Fa riflettere, proprio nel momento in cui invece l’educazione sembra via via perdere il suo carattere di proiezione fiduciosa delle nuove generazioni nel futuro. A mio parere, la differenza principale tra i genitori di oggi e quelli della generazione precedente sta proprio in questo: in una carenza di fiducia, oggi, da parte degli adulti nella possibilità che i figli si realizzino quando diverranno a loro volta adulti. La generazione precedente era sorretta dalla serena consapevolezza che una sicurezza lavorativa, un benessere economico e una vita di coppia erano bene o male riservati a tutti i loro figli. Qualcuno ricorderà le tre "M" che negli anni Sessanta simboleggiavano le promesse del futuro: mestiere, marito o moglie, macchina (scegliete voi l’ordine). Nei genitori d’oggi questa fiducia nel futuro dei figli vacilla. Le difficoltà che i giovani incontrano nell’accesso al lavoro, la sua frequente precarietà; l’idea che le sicurezze economiche e la possibilità di risparmio dell’attuale generazione adulta non saranno conseguite dagli adulti di domani; la percezione di un ristretto orizzonte temporale e di una fragilità di molte relazioni affettive… tutto questo sembra prendere il sopravvento negli atteggiamenti educativi di molti genitori.
L’educazione basata sulla speranza viene sostituita da un’educazione fondata sull’ansia e sulla paura. E’ quanto i due autori francesi Benasayag e Schmit, riprendendo un’espressione di Spinoza, hanno sintetizzato nel titolo di un loro libro di successo di qualche anno fa, dedicato alla cura verso gli adolescenti: L’epoca delle passioni tristi (Milano, Feltrinelli, 2004). Si tratta dell’attuale periodo, in cui sembrano predominare la percezione del futuro come minaccia anziché come opportunità, la noia, il senso di impotenza, di disgregazione, la perdita di significato.
Si possono contrastare le passioni tristi, che defraudano i ragazzi del loro futuro? Forse sì, con molteplici atteggiamenti. Ne propongo alcuni:
- Guardare al futuro con occhi diversi da quanto ci viene proposto, sapendo che la speranza non risiede nelle cose attorno a noi, ma negli occhi di chi guarda.
- Comunicare ai figli la possibilità di accedere alla vita adulta, a partire prima dalla costruzione della propria persona, di un’interiorità ricca e sensibile, di una capacità di vivere relazioni e legami, e poi dalle competenze che la scuola può offrire.
- Non puntare sulla molteplicità delle esperienze che i ragazzi possono fare, in modo talora dispersivo, ma sulla capacità di pensare ciò che loro accade, sia nella riflessione personale che in quella condivisa con gli altri.
- Consentire con serenità che si stacchino dagli adulti di riferimento e, fin da piccoli, possano percorrere le vie del mondo fiduciosi nelle proprie forze ma anche capaci di chiedere aiuto quando occorra.
- Coltivare fin dalla vita in famiglia l’idea di un bene comune, che è quella di concorrere allo star bene di tutti attraverso la partecipazione di ciascuno agli impegni e alle fatiche di tutta la comunità.
- Mettere a tacere l’eccesso di protezione e di difesa dal mondo, le ansie e i timori che le fragilità dei figli suscitano nei genitori, che fanno sì che i ragazzi non si misurino mai con i risultati dei loro sforzi perché, per arrivare da qualche parte, occorre sempre l’indispensabile aiuto degli adulti…
L’elenco è certamente limitato. Chi vuole aggiungere altri atteggiamenti che consentono di accrescere la fede dei figli nel loro futuro?
Pubblicato il 14 marzo 2012 - Commenti (2)
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