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Ancora sull'orientamento (2)

Ancora sull’orientamento (2)

Girando per le scuole, e incontrando i genitori, mi accorgo che la scelta orientativa interpella molte famiglie non soltanto sull’individuazione della scuola che il ragazzo o la ragazza frequenterà. La riflessione si allarga sulle sue caratteristiche, sia quelle più generali (il carattere, gli interessi, le attitudini, le capacità di relazione con gli altri), sia altre più specifiche. Così, i genitori mi parlano della tolleranza alle frustrazioni dei loro ragazzi, della capacità di affrontare gli impegni, dell’organizzazione dello studio pomeridiano, dei loro livelli di attenzione e concentrazione...

Una migliore conoscenza di questi aspetti appare decisiva per la scelta scolastica. Anche perché alcune motivazioni nella scelta sembrano essere più in negativo, come “Scelgo quella scuola perché si studia poco” oppure “perché c’è poca matematica (o poco inglese ecc.)”. Anziché avere motivazioni in positivo, legate ad interessi e attitudini: “Scelgo quella scuola perché si impara… perché si studia…”

Chi sceglie un liceo, sa che ha di fronte a sé un impegno di studio per almeno 8 anni (5 di secondaria e almeno 3 di università). Deve essere attrezzato a stare sui libri per alcune ore al giorno, a qualunque indirizzo si iscriva.

Un istituto tecnico, contrariamente a quanto molti ragazzi e genitori pensano,  è comunque una scuola prevalentemente di tipo teorico, con poche ore dedicate agli apprendimenti pratici. Nei primi due anni si pongono le basi culturali, scientifiche e tecniche, attraverso uno studio più generalista. Mentre nel triennio divengono prevalenti le materie d’indirizzo, diverse a seconda che l’istituto tecnico sia industriale (meccanico, elettronico, informatico ecc.), commerciale o di altro ambito.

Gli istituti professionali (oggi non più divisi nel triennio di qualifica - dopo il quale lasciare la scuola per accedere al mondo del lavoro - e nel biennio successivo) sono scuole quinquennali che, rispetto alle precedenti, lasciano uno spazio maggiore alla pratica di laboratorio. L’apprendimento è suddiviso tra le materie di studio teorico e quelle professionalizzanti pratiche, che impegnano diverse ore alla settimana. Si tratta comunque di scuole dove resta presente in modo significativo lo studio a casa, anche se meno rilevante come tempistica.

Prima di iscriversi a questi istituti è buona cosa informarsi sulle possibilità che gli studenti degli ultimi anni effettuino stages in azienda a cura della scuola, in genere durante il periodo estivo. E’ un’attività indispensabile per ragazzi che desiderano un inserimento a breve nel mondo del lavoro. Gli istituti professionali non vanno confusi con i corsi di formazione professionale, presenti nelle regioni che li attivano. Si tratta di formazione breve (triennale, che si può estendere di uno o due anni) ed eminentemente pratica. Questi corsi sono rivolti a quei ragazzi che sentono di avere “l’intelligenza nelle mani”. Ciò significa che l’apprendimento in loro nasce prevalentemente non dallo studio sui libri, ma dalla riflessione sull’esperienza concreta di laboratorio. In questi corsi le attività di stages sono ordinariamente previste nel corso dell’anno formativo, per diverse settimane all’anno a partire dal secondo.    

Pubblicato il 16 novembre 2012 - Commenti (0)

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Autore del blog

Mio figlio l'adolescente

Fabrizio Fantoni

Fabrizio Fantoni, 55 anni, sposato, tre figli. Psicologo psicoterapeuta, esperto di adolescenti.

 

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