Martino, 18 anni appena compiuti, da qualche settimana ha paura a dormire da solo. Gli è capitato, pochi mesi fa, di risvegliarsi all’improvviso, nel cuore della notte, con un’oppressione al petto, il cuore che batteva all’impazzata e difficoltà di respirazione. Tutti gli esami clinici svolti non hanno evidenziato problemi organici. Eppure, ancora oggi, spesso la notte si sveglia e non riesce a riaddormentarsi. Per questo vuole che qualcuno dorma in camera con lui, e talvolta dorme nel lettone con uno dei genitori.
Luca, 21 anni, pur avendo un lavoro in centro città, non riesce a prendere la metropolitana, che gli risulterebbe comodissima. Inoltre, pur amando lo sci e lo snowboard, con cui ha sempre compiuto prodezze senza alcuna paura, ora teme di non poter salire su una funivia, attanagliato dal panico, come gli è accaduto nello scorso inverno.
Giovanni, che fin da piccolo era abituato ai soggiorni di studio all’estero o ai viaggi con la scuola, oggi, al solo pensiero di prendere un aereo, teme che gli vengano malesseri addominali e vomito (come gli è capitato in un viaggio recente) e non vuole più allontanarsi di casa. Ora è molto preoccupato, perché i suoi amici gli hanno proposto una vacanza su un’isola greca dopo l’esame di diploma di quinta, e non sa che cosa fare.
Che cosa succede in questi ragazzi, che in modo inaspettato manifestano episodi ansiosi e talvolta veri e propri attacchi di panico? Sovente si verificano in occasione di viaggi, o di situazioni di novità, e hanno carattere di regressione. Come se, allontanandosi dalle certezze della routine quotidiana e dal supporto della famiglia, riemergessero antiche paure, insicurezze profonde tacitate negli anni precedenti, bisogni infantili di rassicurazione.
In realtà, mi sembra che situazioni di questo tipo esprimano sì la manifestazione di qualche lacuna nella struttura della personalità, di elementi di fragilità dell’io. Ma che l’elemento rilevante siano le nuove sfide con cui il ragazzo, giunto nella fase conclusiva dell’adolescenza, deve confrontarsi. Il passaggio alla condizione di “giovane adulto”, soprattutto nei maschi, è caratterizzato da eventi di profondo valore simbolico : il compimento dei 18 anni, l’ottenimento della patente di guida, e più avanti l’esame di maturità, il passaggio alla condizione di studente universitario o di giovane lavoratore (con tutta la fase di ricerca attiva che quest’ultima opzione richiede).
Capire il significato di queste manifestazioni, segnali di movimenti che avvengono a livello più profondo nella mente del giovane, richiede certamente un ripensamento della storia passata, anche remota, del ragazzo, in modo da risalire, grazie a un’attenta ricostruzione, alle radici profonde di questi fenomeni ansiosi. Ma anche uno sguardo in prospettiva a che cosa il ragazzo pensa di sé e del proprio futuro, alle sue risorse personali più autentiche, e a come sente di poterle utilizzare nella partita che sta iniziando.
Dietro ai comportamenti di ogni adolescente, c’è sempre la domanda implicita che riguarda la definizione della propria identità (Chi sono io?). Ma non dobbiamo dimenticare anche l’altro quesito, altrettanto importante, che attiene alla crescita, al distacco dalle sicurezze infantili e alla possibilità di trovare il proprio posto nel mondo : Ce la farò?
Ci torneremo nei prossimi post, magari con l’apporto dei vostri commenti.
Pubblicato il 19 aprile 2013 - Commenti (3)