Cara Lorena, a quasi 18 anni si è ancora adolescenti, e alla domanda cruciale dell’adolescente (Chi sono?) non si è ancora data una risposta completa. Mi sembra che questa generazione faccia più fatica delle precedenti a passare all’età adulta, per tanti motivi. A mio parere, uno di questi è che si può concludere l’avventura dell’infanzia solo se ci si sente abbastanza forti per superare il guado dell’adolescenza, se si può guardare con speranza al fatto che si diventerà adulti. E questo dipende anche da noi. Molti ragazzi e ragazze fanno fatica a distaccarsi dalla prima fase della propria vita, non dimenticandola, ma inglobandola dentro di sé come un’esperienza preziosa ma superata; e allora si giocano tutti nel presente, nelle amicizie e nel divertimento, perché non riescono a guardare oltre, a pensarsi come uomini e donne adulti, cioè autonomi e responsabili. Per qualcuno, è difficile distaccarsi dai genitori, staccarsi dalle sicurezze infantili; ci si prova a sciogliere dall’abbraccio della mamma, temuto e desiderato, anche con violenza. Così, i rapporti si fanno tesi, i tentativi di dialogo vengono frustrati, l’opposizione si fa pesante. Eppure, è proprio in queste situazioni che si fa più evidente la fatica di crescere. Se fai fatica a manifestare stima verso tua figlia, è come se tu fossi uno specchio in cui non si vede sicura e capace, ma svalutata e arrabbiata. Lei preferirà guardarsi nello specchio degli amici, che le rimandano un’immagine più positiva. Prova a chiederti quali sono le sue qualità migliori e più mature, e a proporle qualche occasione in cui possa dimostrarle. Ti farà vedere che ha quasi 18 anni e tu potrai darle finalmente un riconoscimento positivo. Alla fine, il giudizio dei genitori resta sempre quello più atteso (e temuto) dai ragazzi.
Pubblicato il 08 maggio 2010 - Commenti (0)