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Educare alle nuove tecnologie
Sono di ritorno da una serata sui videogiochi in una scuola media. Una serata con una importante novità: genitori e figli, insieme davanti alle postazioni dei PC di un’aula di informatica. Siamo partiti dai primi esperimenti degli studenti universitari americani degli anni ’50, per arrivare alle attuali simulazioni in 3D.
I padri (e qualche madre) hanno raccontato i giochi elettronici di quando erano ragazzi, da Tetris a Space Invaders. I ragazzi hanno descritto i loro videogames più emozionanti, più avvincenti, più difficili: quelli d’azione (primo fra tutti Call of Duty, nelle sue varie versioni), quelli di simulazione (i giochi di calcio, come Fifa, la guida di auto o di aerei… i giochi con la WII). Tra le ragazze, meno inclini a videogiocare, Just Dance 4 appare il preferito. I genitori hanno espresso le loro difficoltà nel negoziare talvolta coi figli orari e modalità di gioco. Abbiamo esplorato insieme il sito del PEGI, il sistema europeo di classificazione che con le sue icone indica su ogni confezione i contenuti pericolosi, l’età consigliata, il numero di giocatori, la possibilità di gioco online.
Ma soprattutto, davanti alla stessa postazione, ragazzi e ragazze coi rispettivi padri e madri, hanno provato a giocare insieme su un PC, alternandosi alla tastiera, sfidandosi. Qualche madre dapprima più timida e insicura, si è poi lasciata coinvolgere.
L’incontro fa parte di una più ampia iniziativa di educazione alla tecnologia (il cui resoconto potete trovare su http://educazioneallatecnologia.blogspot.com) che prevede serate per genitori e figli di fronte al computer sui temi dei videogiochi, delle molte opportunità del web, dei social network. I genitori hanno aderito in gran numero, insieme ai loro ragazzi.
Siamo partiti dall’idea che c’è spesso al computer si sta in alternanza: o gli adulti, con i loro interessi e attività, o i ragazzi, con i giochi, Facebook o i video di Youtube. L’ideatore di queste serate, il preside Danilo Piazza, ed io vogliamo aiutarli a scoprire che si può stare anche insieme davanti al PC, per esplorare il web; che il web è occasione di dialogo e non di chiusura su posizioni di scontro. Come chiediamo ai figli di raccontarci ciò che fanno a scuola o quando escono con gli amici, possiamo chiedere loro di raccontare le avventure di gioco, o magari i contatti di FB.
Spesso nei genitori prevale un atteggiamento misto di incoraggiamento e di diffidenza verso il coinvolgimento dei ragazzi con le nuove tecnologie. Sono frequente oggetto di regalo, ma l’uso che i ragazzi ne fanno è prevalentemente giudicato con preoccupazione. Eppure, si tratta di un’occasione educativa in cui si impara a fare mediazione in famiglia. I rischi ci sono: per restare ai videogiochi, dal troppo tempo trascorso - spesso a danno dello studio - alle conseguenze emotive, alla riduzione del tempo che si passa in altre attività (sport, amici, impegno)… Un atteggiamento equilibrato consente di conoscerli meglio e di poterne parlare, per capirsi di più e trovare regole di comportamento condivise.
Pubblicato il 31 gennaio 2013 - Commenti (0)