Storce il naso, Marco, quando gli dico che a 19 anni non può più definirsi adolescente, quando si vede alla sera con i suoi oramai ex compagni di scuola. Finita la maturità, nella lunga estate che precede l’università, Marco e i suoi amici si ritrovano nella città semideserta per le vacanze, a casa dell’uno o dell’altro… Uscire tutte le sere per divertirsi significa spendere, e i soldi non sono molti, specie se si è fatto (o si farà a settembre) un viaggio all’estero. Meglio stare nelle case libere dai genitori, più fresche delle strade urbane, a guardare film in streaming, chiacchierare, cantare e suonare la chitarra, giocare alla play. Faranno in tempo ad annoiarsi nel lungo mese di settembre che precede l’inizio delle lezioni.
Storce il naso e sorride, Marco, quando sottolineo che ‘adulto’ è il sostantivo, e ‘giovane’ solo un aggettivo. Ma poi riconosce che anche lui si accorge che c’è qualcosa che lo differenzia dagli adolescenti. Gli amici di minore età sono più rigidi, fanno questioni di principio, se la prendono di più. Lui e i suoi coetanei sono di clima più ‘temperato’. Guardano alle cose con un po’ più di distacco. Non sempre, ma… insomma…. Forse perché iniziano a ragionare più in prospettiva, meno legati all’immediato presente, che fa apparire ogni cosa come in una lente d’ingrandimento.
Non è facile, per noi adulti, entrare in contatto. Specialmente quando sono i nostri figli. Come genitori, oscilliamo continuamente tra la distanza di rispetto dovuta a una persona che è necessario considerare grande, e il desiderio di metterci in relazione con loro in modo più diretto e anche più esigente. Diventa un esercizio di equilibrio: occorre sorvegliare costantemente la tentazione di sostituirsi a loro (quanti genitori in questo periodo in coda alle segreterie universitarie al posto dei figli!). Evitare di volerli troppo simili a noi, con i nostri criteri, il nostro modo di fare, di organizzarsi, di affrontare gli impegni. Qualche volta ci dimentichiamo delle nostre superficialità, delle nostre facilonerie, dei nostri errori alla loro età. Tendiamo a considerare noi stessi da giovani un po’ migliori di come eravamo. A non ricordare come i nostri genitori spesso fossero più capaci di noi oggi di prendere le distanze dai figli e di lasciarci fare le nostre esperienze.
Parlo con i genitori di Marco di questo difficile esercizio. Propongo a figlio e genitori di stabilire insieme delle priorità e individuare dei momenti durante l’anno in cui fare il punto della situazione: i genitori di Marco sostengono che prima di tutto Marco organizzi il nuovo studio universitario, in modo da sostenere gli esami nei tempi stabiliti (e magari con profitto). Marco condivide e propone di fare una prima verifica a dicembre e poi dopo la prima sessione di esami. Marco si rende più disponibile a settembre, prima che inizino le lezioni, per dare una mano in casa. Genitori e figlio si trovano d’accordo. Io vi farò sapere….
Pubblicato il 29 agosto 2011 - Commenti (4)