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set
Il piacere di un incontro
“Forse è meglio stare con i coetanei che con i familiari” scrive "bastardobuono" nel suo commento. Lo ringrazio per lo spunto, soprattutto per il forse iniziale (e lo ringrazio anche per il post sulla morte). Perché i coetanei hanno più appeal dei genitori? E poi, è così vero? Certo, se ciascuno ripensa alla propria esperienza o si guarda attorno, sa benissimo che un ragazzo o una ragazza trovano negli altri coetanei l’occasione per un contatto alla pari, per una condivisione di esperienze, attività, discorsi…
Però mi sembra che la relazione con i coetanei e quella con i genitori siano cose diverse, e quindi non confrontabili. Che cosa succede quando i ragazzi stanno con i loro familiari? Spesso i genitori hanno l’impressione che i figli trascorrano del tempo con loro come un obbligo di cui liberarsi rapidamente. A tavola, appena finito il pranzo, i ragazzi si alzano e se ne vanno alla TV o al computer. La proposta di un’uscita insieme è accolta con lo stesso entusiasmo di una verifica di matematica o di un concerto di musica sinfonica. Le vacanze trascorse insieme per alcuni si sono trasformate nella fatica di dover mediare in continuazione sulle cose da fare o nella convivenza con figli con il muso perenne.
Sembra mancare il piacere di questo incontro, cioè il desiderio di condividere la vita dell’altro, ciò che gli accade, i suoi desideri e le sue preoccupazioni, per il gusto di farlo, e non per carpire qualcosa della sua vita o per valutare e giudicare. E’ lo stesso piacere che si prova quando si è innamorati e si ha voglia di raccontare ciò che ci succede a quella persona. Penso che questo sia il segreto della durata di molte coppie, che consente alla loro relazione di non inaridire… Per i genitori, è un piacere segreto. Non va esibito, né deve essere fonte di malcelato orgoglio, pena l’allontanamento dei figli, infastiditi da certi sguardi troppo vicini e partecipi.
E’ il piacere nascosto del sentire che un figlio sta crescendo, sta facendosi una sua vita, lungo una strada che noi guardiamo un po’ in disparte. Proviamo a non guardarlo solo con l’occhio preoccupato del genitore spaventato che nota sempre quanto il figlio sia distante dal modello di ragazzo che ha in mente. A volte dobbiamo sgomberare il campo dai pregiudizi (cioè dalle valutazioni che abbiamo già fatto nel passato) alimentati dalla vita in comune per vedere qualcosa di nuovo nei figli. Altrimenti rischiamo di vedere confermato solo ciò che già sappiamo. Forse è per questo che ci stupiscono tanto certi giudizi positivi che gli altri fanno dei nostri ragazzi, quando li ospitano per una sera o per una vacanza… Se riusciamo a vederli nuovi, forse anche loro possono lasciarsi andare un po’ e godere di più della nostra presenza.
Pubblicato il 22 settembre 2010 - Commenti (1)