La pazienza, da sola, non basta. Sto ascoltando la madre di Carlo: il ragazzo ha 17 anni, frequenta con scarso impegno la III superiore. Dedica pochissimo tempo allo studio, malgrado i richiami. Però non rischia la bocciatura : non va certo bene, ma neppure troppo male. E’ chiuso, parla poco, esce raramente di casa, ha pochi amici fin dalla scuola media, che frequenta in modo discontinuo. Sembra senza interessi. Anzi, ne ha uno : la chitarra. E’ un po’ una sua fissa, dice la mamma. L’ha voluta acquistare, i genitori gli hanno proposto di prendare qualche lezione da un maestro, non ha voluto. E così, da autodidatta, ha imparato a suonarla, e passa il tempo suonando e cantando le sue canzoni preferite. Con i genitori, ha un rapporto normale: col papà parla di calcio, qualche volta si scontrano; con la mamma…
Ha le sue ‘manie’: va spesso dalla nonna, che l’ha cresciuto, e le chiede in continuazione se lei gli vuole bene. La nonna lo rassicura, è attenta ai suoi racconti di scuola, gli prepara il pranzo, lo ascolta suonare la chitarra. A casa, dice la mamma, abbiamo sempre voluto essere morbidi con lui; non siamo genitori rigidi, severi. Anche nel linguaggio, usiamo le sue parole, e non ci formalizziamo sulle parolacce. Forse, le dico, anche Carlo è cresciuto ‘morbido’ : un ragazzo sensibile, con il suo mondo di affetti e sentimenti, ma con pochi strumenti per affrontare la vita che scorre fuori dal nido familiare. E’ uno dei tanti ragazzi per i quali il cammino di separazione dalle sicurezze dell’infanzia e della vita familiare è particolarmente arduo. Deve scoprire di essere abbastanza forte per affrontare le sfide : la scuola, che gli chiede capacità di impegno, determinazione, senso della realtà; i coetanei, che gli chiedono di aprirsi, di fidarsi, di mettersi in gioco.
Il periodo estivo che si avvicina può essere una buona occasione per fare esperienze, mettersi alla prova, magari in qualche attività di volontariato e di servizio agli altri. Carlo potrà allontanarsi per un po’ dalla famiglia, se avrà il rassicurante e deciso appoggio dei genitori (specie del papà, che deve pronunciare con forza e con stima il nome di questo figlio) e la condivisione degli altri ragazzi, suoi compagni di avventura. Tornerà a settembre più consapevole delle sue risorse, e se porterà avanti il nuovo impegno, sarà più pronto ad affrontare l’anno della maggiore età.
Pubblicato il 13 maggio 2010 - Commenti (0)