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Interventi di manutenzione

Molti genitori si lamentano di figli che parlano poco, che non raccontano: che cosa si può fare? Pensiamo a qualche intervento di manutenzione della comunicazione in famiglia. In primo luogo, tenere viva noi adulti l’abitudine del raccontare. Ci sono figli silenziosi a fronte di genitori laconici.  In molte case poi ci si parla soprattutto per motivi pratici : «Oggi chi fa la spesa? Con chi esci? A che ora torni? Hai tanti compiti da fare?» 

 Si parla per far funzionare la famiglia, non per il piacere di raccontare e di ascoltare. Per questo, si preferisce magari fare spazio a quello che viene dal mondo esterno attraverso la televisione (notiziari, spettacoli…), perché sembra più vario e interessante. «Possibile che a nessuno in casa mia passi per la testa di chiedermi come sto?», mi diceva un diciassettenne imbronciato e torrenziale, benché i genitori me lo avessero presentato come un Ufo che si aggirava muto per casa.

In altre case, quel che si dice sembra sempre l’occasione per emettere giudizi, perlopiù critici e negativi: verso gli altri, quelli fuori casa, ma anche verso figli che con i loro comportamenti un po’ provocano, un po’ ci tengono a marcare la differenza tra come sono e come li vorrebbero i genitori. Un padre o una madre ‘criticoni’ fanno pensare al figlio che, come succede agli arrestati nei telefilm polizieschi, ogni parola potrebbe essere usata contro di lui. Allora, meglio tacere e non sbilanciarsi. Oppure raccontare qualcosa (poco) ma solo dopo molto tempo che è successo.

 In qualche altra famiglia, invece, si parla e ci si ascolta volentieri, ma l’adolescente sembra ritirarsi da questo scambio continuo. Forse lo fa per chiarire meglio a se stesso che cosa vorrebbe dire, forse per bisogno di prendere le distanze da una famiglia sentita come troppo avvincente e interessante. Il suo silenzio allora va rispettato, anche se come genitori non possiamo rinunciare a ‘fargli la corte’ in modo discreto, come innamorati che temono il distacco.  

Pubblicato il 27 settembre 2010 - Commenti (6)

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Postato da edizioni la meridiana il 15/02/2011 16:03

Vorrei segnalare alla vostra attenzione un libro recentemente pubblicato dalle edizioni la meridiana: si tratta di Sulle tracce dei figli. Manuale di sopravvivenza per genitori troppo “buoni” (collana partenze, pp. 96, Euro 13,50). Lo psicologo Saverio Abbruzzese ci avverte: non è un problema di genitori “sbagliati” e i figli “giusti”, o viceversa. Oggi all’interno della famiglia esiste un problema di comunicazione: la modalità comunicativa impostata sin dal principio dal genitore determina il rapporto che si instaurerà con i figli soprattutto nell’adolescenza e l’autorità che essi avranno su di loro. Ma anche il tipo di rapporto che i figli successivamente stabiliranno con gli altri. Nel nuovo libro l’autore invita ad analizzare le parole dei genitori, osservando le forme di comunicazione più comunemente utilizzate in famiglia. L’obiettivo è quello di «riflettere su quello che diciamo, su come lo diciamo e sui livelli di consapevolezza di quello che diciamo». Studiando gli errori in cui un genitore si imbatte più frequentemente e spesso in maniera del tutto involontaria, Abbruzzese riporta nel testo gli effetti che queste modalità comunicative inefficaci o del tutto errate hanno in seguito sui figli. Siamo stati abituati in passato a confrontarci con figure genitoriali con ruoli ben definiti (generalmente il padre garante delle regole e della disciplina, la madre più affettuosa e disponibile); le rivendicazioni sessantottine in cui i figli si sono ribellati allo strapotere del padre padrone, hanno portato oggi a mamme e papà che eccedono in carezze, attenzioni e disponibilità. Eppure – afferma Abbruzzese - «spesso accade che la mancanza di affetto e l’eccesso di affetto producano lo stesso effetto», quasi sempre negativo. Bisogna quindi trovare la via di mezzo, evitando il buonismo e recuperando la propria autorità sui figli. Come? Risintonizzando genitori e figli sullo stesso canale comunicativo, in cui i ruoli siano ben definiti, in cui sia possibile coniugare la severità con l’affettuosità, l’intransigenza con la tenerezza, e soprattutto regole e affetti possano andare di pari passo. Impossibile? Il libro di Saverio Abbruzzese ci dimostra che non lo è.

Postato da UnaMamma il 19/10/2010 00:09

...leggendo notizie sull'adolescenza sembrerebbe che a questa età i ragazzi stiano sempre fuori casa, abbiano un amica del cuore e tanti amici ed il loro silenzio con i genitori è dovuto alla loro crescita ...non sempre è cosi...mia figlia non "riesce" a farsi gli amici come vorrebbe..è sempre in casa e difficilmente esce...e non ha nemmeno tanto dialogo con me anche se sembra che un pò lo cerchi....io mi sento impotente perchè vorrei aiutarla ma non so che fare....è abbastanza autonoma e decisa...anticonformista...non le piace l'essere al centre dell'attenzione...ma secondo me non sta bene senza amici veri...a proposito del pc e di internet mi ha detto che sono più divertenti gli amici virtuali che non i compagni di scuola...forse devo preoccuparmi :)

Postato da Ele15 il 06/10/2010 10:25

Sono proprio contenta che anche un figlio partecipi alla discussione. Penso che in tal modo il confronto possa divenire più costruttivo. Bastardobuono ti rispondo: mio marito ed io non siamo contentissimi, ma accettiamo questo atteggiamento imputandolo all'età dei nostri figli. Ogni tanto però qualcosina la dico...

Postato da bastardobuono il 03/10/2010 22:14

"ogni parola potrebbe essere usata contro di lui" questa frase è bellissima anche la modificherei in " ogni cosa che dirai potrebbe essere usta contro di te in una discussione famigliare". Secondo me dipende dal genitore: se lui o lei è disposto ad accettare quello che il figlio gli dirà senza giudicarlo e magari rimproverarlo se il figli ti confida che ha provato a fumare o che ha fatto qualche altra esperienza negativa dovreste essere pronti ad accettarlo e invece credo che molti genitori, compreso il mio, rimproverino il figlio e naturalmente lui non vi racconterà più nulla, oppure molti genitori tendono ad esagerare le situazioni e anche in questo caso io racconterei solo qualcosina o nulla... Ele15 condivido questa frase "quelle rare volete che riescoa radunare tutta la famiglia attorno al tavolo, entrambi i miei figli si nascondono dietro un fumetto o un quotidiano" se magari a uno o ad entrambi dei tuoi figli non va di parlare in quel momento o non in quel modo cosa deve fare?

Postato da Ele15 il 28/09/2010 09:39

Ho due figli adolescenti (17 e 16 anni) che si comportano in modo del tutto differente l'uno dall'altro: il più grande ha un dialogo con me pressoché quotidiano mentre l'altro se può "svicola" e comunque si esprime sempre piuttosto laconicamente circoscrivendo la dimensione del dialogo al giro degli amici. Convinta dell'utilità di una comunicazione genitori-figli, provo comunque ogni giorno a rapportarmi con entrambi. Certamente luogo del dialogo non è la sala da pranzo perché quelle rare volete che riescoa radunare tutta la famiglia attorno al tavolo, entrambi i miei figli si nascondono dietro un fumetto o un quotidiano. E a poco o nulla valgono le mie lamentele. Uno dei miei figli mi privilegia come interlocutore mentre l'altro si trovi meglio con il padre. A tal proposito vorrei sapere dal Dott. Fantoni se secondo lui sarebbe meglio che a quell'età entrambi, essendo maschi, si rivolgessero preferibilmente al padre.

Postato da ba il 27/09/2010 22:24

egregio sig. fantoni ho letto con interesse questo breve articolo....ho una figlia di 12 e non mi posso lamentare perchè chiacchieriamo abbastanza....ma....da non molto possediamo il computer e tutte le sere lei si siede davanti allo tastiera e chi s'è visto se visto.....certo certi mezzi sono eccezionali e indispensabili, ma spesso minano i rapporti umani...ed è difficile trovare il modo per regolamentarne l'uso.

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Autore del blog

Mio figlio l'adolescente

Fabrizio Fantoni

Fabrizio Fantoni, 55 anni, sposato, tre figli. Psicologo psicoterapeuta, esperto di adolescenti.

 

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