Un corretto orientamento richiede sempre due cose: una buona conoscenza di sé e una completa conoscenza delle offerte formative della zona in cui si vive. Entrambe poi richiedono validi criteri per essere valutate. Che cosa possono fare i genitori in tutto questo?
In primo luogo, possono utilizzare questa fase per ripensare al figlio che crescendo sta cambiando, facendo il punto e chiedendosi
«Chi è nostro figlio?». Non è una risposta facile da dare, pensando al carattere, alle qualità e ai limiti, ai desideri, ai progetti, alle preoccupazioni e alle paure degli adolescenti di 13/14 anni. Inoltre non è una risposta che posseggono i soli genitori: man mano che un figlio cresce, sempre meno i genitori possono ritenere di conoscerlo in modo completo. Molti padri e madri, che dicono di conoscere i figli ‘come le proprie tasche’ in realtà si illudono, perché non riescono a pensare a un figlio come separato da sé, portatore di un suo mondo interno, non sempre accessibile
Per questo motivo, occorre porre la domanda anche agli altri adulti che conoscono i ragazzi: insegnanti, educatori dell’oratorio, capi scout, allenatori sportivi, maestri di attività espressive (danza, musica…). Sono gli snodi della rete educativa che nel corso del tempo abbiamo costruito per sorreggere e proteggere la crescita dei figli. In questa fase (ma non solo) nei colloqui con i docenti, prima di chiedere se il figlio è un bravo allievo, provate a chiedere loro che cosa conoscono di questo ragazzo, che cosa hanno capito della personalità di questa ragazza… Magari non tutti comprendono la domanda, e riprendono a parlare di voti, di verifiche e condotta, ma si troverà sicuramente qualcuno che tratteggerà un ritratto dei nostri ragazzi più complesso, e non sempre coincidente con quello che abbiamo in mente.
In particolare, poi, approfondiamo l’interrogativo iniziale: proviamo a chiederci e a chiedere a che cosa il ragazzo è maggiormente portato, nell’ambito della conoscenze scolastiche (le attitudini), quali di queste ha sviluppato (le conoscenze e le competenze acquisite), ciò che maggiormente stimola le sue attività, sia dentro che fuori la scuola (i suoi interessi). A questo proposito, e cioè guardando le attività che svolge con più piacere nel tempo libero, chiediamoci se magari preferisce stare con le persone, o lavorare con gli oggetti, o con le forme e le immagini, oppure ragionare e utilizzare le idee… sono diversi ambiti di interesse che possono orientare verso indirizzi scolastici più aderenti al ragazzo
Chiediamoci infine quali sono i limiti dei nostri ragazzi. Anche nell’ambito degli apprendimenti: alcuni territori della conoscenza possono essere troppo lontani dalle loro attitudini e competenze per diventare l’oggetto dei prossimi cinque anni di studio.
Pubblicato il 25 ottobre 2010 - Commenti (0)