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set
Primo giorno di scuola di un prof
Riaprono le scuole. I ragazzi a gruppi si avviano verso gli istituti superiori e i centri di formazione professionale. I primini, i bocciati, quelli che hanno cambiato indirizzo o scuola iniziano un nuovo percorso. Gli altri si ritrovano con i compagni e la maggior parte dei prof dell’anno scorso. Per molti, forse la maggior parte, l’eccitazione del nuovo anno è legata al ritrovarsi con i vecchi compagni. Molte ragazze si fanno belle, scelgono la mise e il trucco giusto: “Mai più senza…” sembra essere il loro motto. Anche alcuni ragazzi hanno da mostrare un nuovo look, o un’abbronzatura, o una muscolatura rafforzata.
Tutti ripensano alle imprese svolte durante l’estate, per raccontarle all’uditorio lasciato al mese di giugno. Viaggi, seduzioni, avventure… vengono raccontati al gruppo o all’amico/amica preferiti: “Sapessi che cosa ho fatto…!”
In un liceo pubblico di periferia, il primo giorno di scuola, un professore di filosofia e storia ha chiesto ai ragazzi di raccontare qualcosa di significativo delle loro vacanze. Non gli interessavano i viaggi mirabolanti (in Romagna o in California), e neppure le esperienze belle e utili che alcuni ragazzi hanno compiuto. Chiedeva loro qualcosa di più alto e difficile. Un’esperienza che avesse valore simbolico, che consentisse di leggere la realtà con uno sguardo più profondo e meno ancorato alla contingenza. E ha portato un esempio: durante un viaggio ad Istanbul, ha visitato una chiesa con una particolare struttura architettonica. Un atrio esterno preparatorio all’ingresso in chiesa, un atrio interno chiuso di introduzione, con mosaici che raffigurano Maria, e l’interno, con le immagini del Cristo. Una progressiva approssimazione dall’indefinito, senza confini, all’approdo alla dimensione generata, definita, e definitiva.
Forse questo insegnante non guarda questa chiesa con gli occhi della fede, ma ha colto e ha saputo proporre un percorso di ricerca ai suoi adolescenti un po’ attoniti, che magari non hanno capito bene che cosa il prof chiedesse loro, ma hanno intuito una direzione. La direzione della scuola, cioè quella del pensiero, che va oltre la concretezza, per diventare significativo di verità più profonde.
Pubblicato il 15 settembre 2012 - Commenti (0)