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giu

Promozione sospesa

Sul cartellone finale del I anno, all’altezza del cognome di Silvia, non ci sono i voti, ma la dicitura “giudizio sospeso”. Lo stesso vale per Davide, Martina, Carolina, Andrea, Giulia, Ludovico…
Tutti se lo aspettavano. Una o due materie da studiare durante l’estate, in più rispetto ai compiti per le vacanze assegnati a tutti. Ne parlo con Silvia, che arriva trafelata dall’oratorio feriale dove sta spendendo le energie dei suoi 15 anni. “Sì, me l’avevano preannunciato. Meno male che la prof d’italiano ha tirato su il 5 e mezzo: era indecisa se darmi anche la sua materia. Ma adesso vado a ripetizioni, e così mi preparo bene!... I miei? Niente, già lo sapevano.
 Una promozione a rischio, così come lo è stato tutto l’anno scolastico, oscillante tra insufficienze a volte clamorose e sufficienze non sempre abbondanti, ma comunque fonte di soddisfazione e rassicurazione. Ha studiato Silvia quest’anno. Magari non sempre, e, soprattutto nella prima metà dell’anno, con un atteggiamento poco adatto alla scuola  superiore: scarso approfondimento dei contenuti e dei particolari, come se bastasse un’infarinatura generale, apprendimento a memoria, poca attenzione alla correttezza e alla fluidità dell’esposizione orale, studio solo in occasione delle interrogazioni e delle verifiche…
E adesso? Fino a settimana prossima, l’oratorio feriale; poi, da metà luglio, una settimana di vacanza con i genitori e due di campo scout; ad agosto, poi, in campagna con nonni e parenti vari. Prendo il calendario: da qui ai primi di settembre, togliendo vacanza di famiglia, campo scout e scampoli di oratorio, restano  4 + 4 = 8 settimane in cui potrà studiare. Silvia resta un po’ perplessa, ma il tempo è quello.
Quando si studia? Al mattino, certo… ma nei prossimi giorni ci sono attività dell’oratorio per le quali si è già impegnata, e dal 27 giugno al 10 luglio, la scuola organizza anche dei recuperi al mattino. Non tutte le mattine e non per tutta la mattina. Però è un ulteriore impegno: utile, ma che non sostituisce lo studio personale. E in campagna, si riuscirà a studiare? Certamente! Sarà lì che si faranno le ripetizioni...
Le 4 settimane di agosto saranno impegnative. Propongo a Silvia di organizzarsi bene: su un foglio, indicare con precisione i giorni, le ore che si dedicheranno alle materie da riparare (al netto delle ore di recupero a scuola o di ripetizione), i contenuti suddivisi  e gli esercizi che ci si propone di fare (che in parte saranno i lavori per le vacanze assegnati). Senza dimenticare che ci sono anche i compiti ordinari delle altre materie da svolgere, ai quali attribuire il giusto tempo. Settimanalmente, poi, andrà verificato se la tabella di marcia è adeguata o magari è eccessivamente esigente.
utto questo sarà il segno di una sua capacità di affrontare in modo autonomo i propri impegni scolastici. Un esercizio per comprendere ancora di più che la scuola, man mano che si cresce, non è e non può essere affare dei genitori o dei professori, ma che è in mano all’adolescente. Non si studia per gli altri, per la soddisfazione e l’orgoglio di mamme e papà, ma per sé.
La strada per comprenderlo è lunga (5 anni!), ma occorre che sia chiaro per i ragazzi. E per i loro genitori, talvolta pressanti e ansiosi, che si sentono investiti della responsabilità del buon andamento scolastico dei figli. Finché un adolescente non percepisce che i risultati scolastici appartengono a lui solo, ogni supporto, ogni aiuto, ogni esortazione cadono nel vuoto.     

Pubblicato il 15 giugno 2012 - Commenti (1)

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Postato da Fracav il 30/10/2012 16:06

Buonasera, È la prima volta che scrivo in un blog e avrei una domanda. Mio figlio ora frequenta la prima liceo. Lo scorso anno è stato seguito negli studi, anche perché impegnato a livello agonistico nello sport e i risultati scolastici, oltre ai test diagnostici, ci hanno orientato verso la scuola che oggi frequenta. Quest'anno però purtroppo rifiuta qualsiasi aiuto e studia molto meno, con le prevedibili conseguenze. Aggiungo che è in terapia da 18 mesi, ma nonostante questo mi sembra di notare un'involuzione. Perché la terapia non riesce a renderlo autonomo e a farlo maturare? È possibile che la terapia sia sbagliata? Come si può capire se è il caso di cambiare psicoterapeuta senza che questo costituisca un trauma per mio figlio? Grazie in anticipo per la risposta

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Autore del blog

Mio figlio l'adolescente

Fabrizio Fantoni

Fabrizio Fantoni, 55 anni, sposato, tre figli. Psicologo psicoterapeuta, esperto di adolescenti.

 

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