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Quando manca la voglia di studiare

Giulia non ha voglia di studiare: adesso meno di prima, perché le belle e lunghe giornate di primavera invitano a godere la compagnia degli amici. A 16 anni questa è la ‘seconda famiglia’, soprattutto quando nella prima, a casa, si fa fatica ad ascoltarsi e si litiga spesso. Sì, perché i genitori parlano sempre e solo di scuola: com’è andata, che voti hai preso oggi (ancora una insufficienza, alla fine dell’anno! Non ci rovinare l’estate con i recuperi!), non starai pensando di farti bocciare… Sono troppo preoccupati, il tempo stringe a maggio, lo scrutinio finale è vicino, per chiedere qualcos’altro. Persino la nonna, quando telefona, chiede subito: “Allora, Giulia, stai migliorando a scuola? Mi raccomando, pensa alla mamma e al papà…”.

     Giulia mi guarda, e con gli occhi lucidi, mi dice: “E a me, chi pensa? Perché nessuno a casa mi chiede se sto bene o male, se sono contenta oppure no? Solo qualche amica mi ascolta e prova a capire come sto”. C’è una protesta silenziosa, una rabbia sorda, in questa incapacità di Giulia nel fare i conti con lo studio. Anche le sue compagne non hanno voglia di studiare, proprio come lei, ma loro, bene o male, riescono a farcela, a ritrovare un po’ di impegno, ad accantonare il divertimento e le distrazioni.

    Giulia confessa la sua impotenza, la sua incapacità di trovare un senso, di guardare al futuro, di esprimere le sue parti adulte, che la scuola mette alla prova : l’affidabilità, la continuità, la capacità di affrontare la fatica mentale. Va accompagnata, in modo rispettoso ed emancipante: ha bisogno di qualcuno che la indirizzi e la sostenga, nell’uso del tempo pomeridiano, nella regìa dei vari impegni, nelle strategie di fine anno scolastico. E’ il momento per Giulia di attivarsi, di chiedere aiuto ai genitori e ai professori.

    Gli adulti, in questo momento, devono rispondere: devono mostrare a Giulia che stanno ascoltando quello che confusamente sta dicendo. C’è il rischio che Giulia si lasci andare, che magari finisca per fare fuori, con l’arma dell’insuccesso scolastico, la studentessa che c’è in lei, perché ha temuto che fosse l’unica parte di lei che interessava agli adulti.

Pubblicato il 07 maggio 2010 - Commenti (1)

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Postato da Marco Segantin il 19/07/2010 22:40

Giulia merita tutte le attenzione possibili. Lei rappresenta tutti i nostri figli adolescenti ed allo stesso tempo vive quelle che sono, solo nella mente, le paure dei genitori quale possibile fallimento di una relazione e dialogo che dovrebbe esprimere solo amore. Giulia dovrebbe imparare a fidarsi perchè non esiste al mondo un genitore che farebbe o consiglierebbe qualcosa di male ai propri figli. Purtroppo a volte per fare questo s'invadono gli spazi riservati ed il divieto d'accesso diventa sempre più restrittivo quanto più impertinente diventa il desiderio dei genitori di sapere o capire. Abbassare la guardia aiuta i genitori ad avvicinarsi ed i genitori dovrebbero suggerire e non imporre se si vuole conquistare la stima dei propri figli. la condivisione di un interesse o un'esperienza comune aiuta molto sempre che di base non vi sia competizione o giudizio ma semplicemente possa far contare il parere dell'adolescente importante quanto quello del genitore..Noi abbiamo provato ed ha funzionato. Quasi dimenticavo, ma se i figli dovrebbemo mettersi n elle mani dei genitori, i genitori dovrebbero mettersi nelle mani del Padre. La preghiera alimenta la pazienza e la pazienza trasmette amore. Per quanto riguarda lo studio, spesso un adoscelescente, con la scuola, lo considera uno strumento che lo giudica e non che lo fa crescere, che lo obbliga a dare performance ed a ricevere un voto. E tutto quello che riguarda la scuola rientra in quel basket. Se alla moglie che lavora chiede come è andata oggi dimostri interesse se ad un figlio se si chiede come è andato a scuola sembra che si vuole sapere se si sono presi brutti voti o se hanno dimostrato di essere geni. Si dovrebbe trovare il modo di fargli capire che ci interessa solo se è stata una giornata bella o pesante tanto ci pensaro loro ad autopunirsi. E Giulia merita solo amore che è il nostro compito, noi genitori abbiamo solo questo dovere.
Marco Segantin

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Fabrizio Fantoni, 55 anni, sposato, tre figli. Psicologo psicoterapeuta, esperto di adolescenti.

 

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