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Tempo di bilanci

Da poco più di una settimana ho interrotto il lavoro per le vacanze estive. E’ stato un periodo molto intenso, e ne ha fatto le spese anche questo blog, che ultimamente ho trascurato. E’ arrivato il momento per ripensare all’anno trascorso. Per mettere ordine tra le cose che mi hanno  insegnato gli adolescenti e i loro genitori. Per fare bilanci, propositi, progetti, approfittando dei tempi più dilatati e sereni delle vacanze. Per dedicarmi, come tutti, in modo più leggero e creativo al sempre difficile compito di pensare…

Se mi soffermo sulle persone incontrate in questo anno professionale da poco interrotto, mi tornano alla mente per prime le situazioni di alcuni ragazzi e ragazze che stanno vivendo i momenti di passaggio: la preadolescenza e la tarda adolescenza. Due fasi schiacciate dallo strapotere dell’adolescenza, che, da età cenerentola, poco studiata e poco praticata, oggi appare come un modello dominante di lettura dei comportamenti giovanili (e non solo): i bambini sono descritti come degli adolescenti in miniatura, con le stesse oppositività e spinte all’indipendenza; i giovani adulti vengono spesso considerati come degli adolescenti di lungo corso, in fondo ancora sedicenni… per non parlare dei tanti adulti i cui comportamenti vengono rubricati come ‘da eterni adolescenti’.

Desidero allora puntare l’attenzione su queste due fasce d’età: oggi sulla preadolescenza, nel prossimo post sui giovani adulti. Le ragazze e i ragazzi  della scuola media (che oggi si chiama ‘secondaria di I grado’) che ho incontrato mi sono apparsi centrati sull’accelerazione e la radicalità dei mutamenti corporei, cioè la pubertà fisica, con tutto quello che comporta sul piano del pensiero, dell’immagine di sé, dei rapporti con gli altri (la pubertà mentale). Un corpo con nuove potenzialità, che permette di fare cose prima impensate; fonte di attrazione per gli altri, che ne ammirano la forza, la prestanza, la bellezza. Un corpo che dà da fare, che suscita insieme imbarazzo e soddisfazione. Un corpo da ripensare. Per questo spesso i preadolescenti appaiono dominati dal disorientamento e dalla confusione. Disorganizzati nelle loro attività, inclini alla rassicurante ripetizioni dei giochi, disponibili a mantenere i legami infantili, qualche volta pigri e timorosi verso le novità; ma insieme pronti ad abbandonarsi alle spinte prepotenti del corpo, del movimento, dell’aver voglia di fare qualcosa di mai tentato, di mai provato… Andare a scuola da soli, aprirsi ad una vacanza nuova, senza mamma e papà, mettere da parte le passioni e gli interessi consolidati (dal calcio ai videogiochi, dai cartoni animati alle chat) per fare qualcosa di diverso sembra per alcuni un’impresa impossibile.

I genitori propositivi spesso conoscono bene le resistenze che devono affrontare per convincere alcuni dodici-tredicenni ad affrontare un’esperienza diversa dal solito, anche solo una pizza con gli amici dello sport o dell’oratorio. A un certo punto, e in modo improvviso, i primi adolescenti si aprono alle novità, spesso senza troppo pensarci, buttandosi, anche contro il parere (o i divieti) dei genitori. Così, le prime condivisioni con qualche amico o amica di pensieri nuovi e interessanti (che riguardano le coetanee o i coetanei carini, sessualmente attraenti, o le ‘trasgressioni’), la voglia di libertà e di movimento, che diventano anche fuga silenziosa dai luoghi più vicini a casa, quelli dove i genitori si sentono più sicuri, per esplorare un mondo più vasto e insicuro. E così, si alternano fasi di innovazione e di conservatorismo, apparentemente senza senso, segnali appunto della confusione dei preadolescenti.

Disorientamento e confusione nascono dal rimescolarsi di movimenti interni, consci ed inconsci, che provocano turbolenze proprio come avviene quando le acque di due mari si incontrano negli stretti e provocano forti correnti in superficie e in profondità. Da un lato, l’investimento sul mondo esterno, così stimolante, al di fuori dai legami familiari, che vengono percepiti come infantili, regressivi, quasi fonte di vergogna. Guai al genitore che si permette di baciare il figlio davanti a scuola, e soprattutto di fronte ai suoi compagni e compagne! Dall’altro lato, il timore di abbandonare le sicurezze affettive infantili, di dover rinunciare alla rassicurante protezione di mamma e papà, di farli soffrire se si sentono abbandonati (soprattutto quando in famiglia c’è un solo genitore di riferimento, che potrebbe soffrire la solitudine).

Ancora una volta, si tratta di oscillazioni e turbolenze non risolvibili con un taglio netto. Occorre aprire lo spazio al pensare insieme, attraverso la conversazione, il contenimento (anche di orari) e l’azione di indirizzo. Creare le condizioni perché si possa stare insieme a conversare, ad ascoltarsi senza pesantezze, trascorrendo tempo insieme, sfruttando la rilassatezza del tempo di vacanza. Anche interessandosi di più a ciò che interessa ai ragazzi, con pazienza (anche quando per un adulto ciò comporta un po’ di  noia). Per restare nelle metafore vacanziere, è bene che i genitori apprendano a stare a galla anche quando le acque sono un po’ agitate, senza farsi prendere dal panico. Che significa guardare alla maturazione dei ragazzi con una prospettiva di lungo periodo e non solo nella breve prospettiva. Godere lo spettacolo della crescita, provando a discernere quanto nel figlio c’è di una salutare infanzia, che non va perduta, e quanto dei futuri giovani uomini e donne. Permettendo così anche ai ragazzi di conoscersi un po’ di più e di sentirsi meno confusi e disorientati.  

Pubblicato il 08 agosto 2011 - Commenti (1)

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Postato da ALCA il 15/08/2011 22:06

Buona sera, ho letto più volte questo articolo...è esattamente quello che sta succedendo alla mia bambina di 11 anni... il dott Fantoni ha raccontato per filo e per segno i cambiamenti di comportamento della mia piccola... che spesso mi fanno rimanere molto male. Comunque mi sono tirata un po sù di morale al pensiero che tutto questo è "normale". Ringrazio quindi il dott Fantoni e saluto tutti voi.

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Autore del blog

Mio figlio l'adolescente

Fabrizio Fantoni

Fabrizio Fantoni, 55 anni, sposato, tre figli. Psicologo psicoterapeuta, esperto di adolescenti.

 

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