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Un colloquio

La signora, mamma di tre ragazzi, si lamenta del marito: è buono, partecipe, ma è incapace di prendere posizioni chiare e decise in famiglia. Succede che allora Ii ragazzi non gli chiedano niente, perché risponde distrattamente oppure li lascia fare. Qualche volta, inaspettatamente, si irrigidisce sulle sue posizioni, e non c’è possibilità di dialogo. In certe situazioni, impone ai figli di fare alcune cose, ma poi non si cura di verificarne l’adempimento, che spetta alla moglie.

Talvolta, nelle frequenti discussioni tra la mamma ed i figli, quando viene chiamato in causa, il marito non sostiene la moglie, ma acconsente alle richieste dei figli, senza pensare alle motivazioni che spingono la moglie ad essere più severa : ad esempio, che i ragazzi non possono uscire se non hanno finito i compiti, non  si meritano di fare qualcosa che piace se hanno fatto disperare fino a poco prima o non hanno obbedito a quanto richiesto. Il papà concede, la mamma contiene.

Il marito, interpellato, racconta di non avere avuto una figura di padre da cui ‘imparare il mestiere’. E’ il figlio maggiore di un uomo prepotente e tirannico, che se n’è andato di casa, lasciando la moglie con quattro figli nella miseria e nella depressione. Sono stati anni difficili, quelli della sua adolescenza, e si è dovuto sobbarcare il compito di mantenere la famiglia e sostenere una madre sempre triste ed arrabbiata.

La signora riprende la parola: finché i bambini erano piccoli, le cose in famiglia sono andate abbastanza bene, ma adesso che i figli sono adolescenti, tutto si è fatto più difficile. Le difficoltà del marito sono messe in luce anche dai ragazzi stessi, che a volte rimproverano il padre.

Con i suoi comportamenti, l’adolescente punta sull’adulto un nuovo sguardo, che impone all’adulto di confrontarsi con se stesso: con le sue parti più intime e messe da parte. Al genitore l’adolescente impone un lavoro interiore di ripensamento di sé e di riflessione sulle sue certezze e credenze. Lo mette di fronte ai suoi progetti giovanili, ai suoi ideali e alle sue illusioni, al loro successo o al loro fallimento. Lo forza ad un lavoro interiore che è assai difficile per l’adulto. Gli chiede di rivedere se stesso adolescente, di mettere a fuoco che cosa ha imparato in quell’età, come e quanto è maturato in quella fase della vita. Di ripensare anche a ciò che allora è rimasto irrisolto, ed oggi, con i figli adolescenti, torna a galla.  

Pubblicato il 04 novembre 2011 - Commenti (1)

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Postato da trismamma75 il 06/11/2011 22:38

Mi capita spesso di ripensare a com'ero io da bambina e da adolescente per cercare di comprendere meglio i miei bambini e il loro percorso di crescita e maturazione, e devo ammettere che avere avuto dei genitori validi che hanno “insegnato il mestiere” è di aiuto. Con i miei genitori ho un ottimo rapporto, loro anche se abitano lontano mi danno molto una mano, tuttavia non mi sento di dire che condivido tutte le scelte educative che hanno fatto nella mia infanzia e adolescenza. Alcune cose le vedo diversamente, e cerco di pormi nei confronti dei miei figli in modo diverso. Vivo il mio essere madre, anche nelle difficoltà e negli scontri quotidiani, come una sfida impegnativa ma molto appassionante (del resto essere madre la considero la mia vocazione) cercando di dare il meglio di me. E se nella mia adolescenza ci sono stati diversi momenti in cui mi sono sentita sola e non capita, cerco di far tesoro di questa esperienza per essere un solido punto di riferimento quando questa fase arriverà anche per i miei figli.

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Mio figlio l'adolescente

Fabrizio Fantoni

Fabrizio Fantoni, 55 anni, sposato, tre figli. Psicologo psicoterapeuta, esperto di adolescenti.

 

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