06
set

Uscite di fine estate

In questo scorcio d’estate, prima che inizino gli impegni scolastici, sembra che i ragazzi debbano godere fino in fondo gli ultimi scampoli di libertà. Le uscite, pomeridiane o serali, si moltiplicano e si prolungano, anche sull’onda della maggiore libertà sperimentata nei luoghi di villeggiatura. I genitori, ripreso il lavoro, sono meno in grado di controllare e più disponibili a concedere permessi (tanto poi, ricominciano la scuola e le altre attività…).

 Il tempo fuori casa non è solamente il tempo del divertimento con gli amici, della libertà di movimento all’aria aperta, degli amori, del disimpegno. E’ anche la situazione in cui non ci si sente più bambini, guidati  e sostenuti dagli adulti, in primo luogo i genitori. In cui mettere alla prova se stessi e scoprirsi capaci di essere se stessi. In cui scoprire di essere importanti anche per altre persone, apprezzati e riconosciuti dai coetanei.  

 L’amore dei genitori, ancora necessario, non è più sufficiente.

 Si gioca una partita importante: il bene degli adulti fa sentire sempre garantiti, in un modo o nell’altro si sa che non verrà mai a mancare. Quello dei coetanei no, non è così certo. Si gode della sintonia e dell’intimità della compagnia e dell’amicizia. Del divertirsi insieme, cercando di evitare i conflitti. Ma non sempre si riesce: con gli amici occorre accettare la sfida di essere sempre un po’ precari sul piano affettivo. Chi teme maggiormente di dover fare i conti con una quota di solitudine va in cerca magari del ‘grande amore’, dell’amicizia ‘totale’. Tutti i giorni ci si deve vedere, e quando ci si lascia ci si sente su msn o facebook, o messaggiando di continuo fino a notte fonda. Un modo per eludere la noia di dover stare qualche volta da soli. Come se non si fosse contenti di ritrovarsi a tu per tu con se stessi. Come se la propria identità fosse un po’ liquida, e gli altri facessero da contenitore, da garanzia e conferma della propria solidità interiore. 

  Di fronte a tutto questo, cosa possono fare i genitori? Se c’è la smania di uscire, occorre provare a dargli un senso. Solitudine in famiglia? Bisogno del supporto affettivo degli amici per ridotta consistenza interiore? Difficoltà ad organizzare un’attività personale, un proprio interesse, in cui esprimersi anche creativamente? O altro ancora? 

La libertà va poi sempre coniugata con responsabilità. Non solo quella che i ragazzi possono esprimere fuori casa (compagnie, orari di rientro, comportamenti). Responsabilità verso i propri impegni (compiti delle vacanze, rifare il proprio letto e tenere abbastanza ordinata la propria camera). Responsabilità verso l’appartenenza alla vita familiare, dando il proprio contributo (spesa, cucina…) alla vita di famiglia, soprattutto quando i genitori sono impegnati con il lavoro.  
 
  Per i più giovani (12- 15 enni) soprattutto, ma anche per chi è più grande, poi occorre aiutare a trovare un senso della misura, un equilibrio tra permanenza in casa e vita esterna, tra divertimento e impegno, tra solitudine e compagnia. Non è facile, specie se mancano le possibilità di controllo concreto. Ci torneremo. Ma intanto : voi, come vi regolate?

Pubblicato il 06 settembre 2010 - Commenti (2)

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Postato da bastardobuono il 15/09/2010 23:47

Beh credo sia solo un modo diverso di vedere la cosa: puoi vedere questo periodo come ultime vacanze o come un periodo per prepararsi alla scuola... suppongo che gli adolescenti, anche io tra questi, facciano così perchè non è una cosa che preoccupa molto la scuola... meglio usare il tempo per divertirsi, soprattutto per chi ha avuto i debiti scolastici e ha sostenuto l'esame quei pochi giorni che precedono l'inizio della scuola sono d'assoluta libertà. per la voglia di uscire beh un senso non so trovarlo forse che è meglio stare con coetanei che con famigliarri... ^^

Postato da AZZURRA63 il 07/09/2010 19:30

Le sue parole mi danno conferme e conforto. E' così. Sembra che i pochi giorni che mancano alla scuola facciano l'effetto contrario a mio figlio e a me. Lui è tutto preso ad uscire. I famosi ultimi giorni. Ogni tanto sembra perso. Mi dice' Forse il mio amico non vuole più uscire con me ?' Un'estate intensa per lui e per noi. Le uscite, gli amici in casa, gli spuntini notturni con chiaccherate, i conflitti con gli amici. Tutta roba del ragazzo, ma che fatica stargli dietro. Un tuffo nel passato quando eravamo come lui. Le nostre prediche simili a quelle dei nostri genitori. Bisogna prendersi cura della casa, siamo una piccola comunità e tutti devono collaborare, ripassa che ricomincia la scuola. Insomma un sacco di energia in movimento per il bene suo e il bene nostro e, se riusciremo nel nostro compito, speriamo un buon cittadino. Peccato i pochi riconoscimenti.

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Mio figlio l'adolescente

Fabrizio Fantoni

Fabrizio Fantoni, 55 anni, sposato, tre figli. Psicologo psicoterapeuta, esperto di adolescenti.

 

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