In questo scorcio d’estate, prima che inizino gli impegni scolastici, sembra che i ragazzi debbano godere fino in fondo gli ultimi scampoli di libertà. Le uscite, pomeridiane o serali, si moltiplicano e si prolungano, anche sull’onda della maggiore libertà sperimentata nei luoghi di villeggiatura. I genitori, ripreso il lavoro, sono meno in grado di controllare e più disponibili a concedere permessi (tanto poi, ricominciano la scuola e le altre attività…).
Il tempo fuori casa non è solamente il tempo del divertimento con gli amici, della libertà di movimento all’aria aperta, degli amori, del disimpegno. E’ anche la situazione in cui non ci si sente più bambini, guidati e sostenuti dagli adulti, in primo luogo i genitori. In cui mettere alla prova se stessi e scoprirsi capaci di essere se stessi. In cui scoprire di essere importanti anche per altre persone, apprezzati e riconosciuti dai coetanei.
L’amore dei genitori, ancora necessario, non è più sufficiente.
Si gioca una partita importante: il bene degli adulti fa sentire sempre garantiti, in un modo o nell’altro si sa che non verrà mai a mancare. Quello dei coetanei no, non è così certo. Si gode della sintonia e dell’intimità della compagnia e dell’amicizia. Del divertirsi insieme, cercando di evitare i conflitti. Ma non sempre si riesce: con gli amici occorre accettare la sfida di essere sempre un po’ precari sul piano affettivo. Chi teme maggiormente di dover fare i conti con una quota di solitudine va in cerca magari del ‘grande amore’, dell’amicizia ‘totale’. Tutti i giorni ci si deve vedere, e quando ci si lascia ci si sente su msn o facebook, o messaggiando di continuo fino a notte fonda. Un modo per eludere la noia di dover stare qualche volta da soli. Come se non si fosse contenti di ritrovarsi a tu per tu con se stessi. Come se la propria identità fosse un po’ liquida, e gli altri facessero da contenitore, da garanzia e conferma della propria solidità interiore.
Di fronte a tutto questo, cosa possono fare i genitori? Se c’è la smania di uscire, occorre provare a dargli un senso. Solitudine in famiglia? Bisogno del supporto affettivo degli amici per ridotta consistenza interiore? Difficoltà ad organizzare un’attività personale, un proprio interesse, in cui esprimersi anche creativamente? O altro ancora?
La libertà va poi sempre coniugata con responsabilità. Non solo quella che i ragazzi possono esprimere fuori casa (compagnie, orari di rientro, comportamenti). Responsabilità verso i propri impegni (compiti delle vacanze, rifare il proprio letto e tenere abbastanza ordinata la propria camera). Responsabilità verso l’appartenenza alla vita familiare, dando il proprio contributo (spesa, cucina…) alla vita di famiglia, soprattutto quando i genitori sono impegnati con il lavoro.
Per i più giovani (12- 15 enni) soprattutto, ma anche per chi è più grande, poi occorre aiutare a trovare un senso della misura, un equilibrio tra permanenza in casa e vita esterna, tra divertimento e impegno, tra solitudine e compagnia. Non è facile, specie se mancano le possibilità di controllo concreto. Ci torneremo. Ma intanto : voi, come vi regolate?
Pubblicato il 06 settembre 2010 - Commenti (2)