Don Sciortino

di Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

 
17
nov

I cattolici e i comportamenti antievangelici

Complimenti per Famiglia Cristiana. È davvero nuova sia nella grafica che nei contenuti. Ma voglio ringraziarvi, soprattutto, perché avete sempre la “schiena dritta” e non vi lasciate intimidire da nessuno. La nostra famiglia è abbonata da più di trent’anni alla rivista, e ne siamo contenti. Anzi, qualche volta, ci siamo permessi di regalare l’abbonamento a un paio di famiglie che non se lo potevano permettere economicamente. Vi apprezzo perché date voce a chi non ha voce e vi battete per difendere le famiglie in difficoltà, i diversamente abili, gli anziani. Non stancatevi mai di annunciare la dottrina sociale della Chiesa. Oggi, ce n’è tanto bisogno.
Bruno

Sono rimasto scandalizzato, oltre che offeso, dalla proposta del signor Palmisano di proibire la vendita del vostro settimanale nelle chiese, perché fa “moralismo” contro i comportamenti del presidente del Consiglio. Ma come si può essere cattolici e, al tempo stesso, giustificare comportamenti così immorali e anticristiani? O far finta di nulla di fronte a chi ostenta le sue frequentazioni con prostitute? Quanto a etica pubblica, l’Italia è davvero ridotta a pezzi. La gente si lascia, facilmente, abbagliare dalla ricchezza e dal potere dei potenti. Grazie a persone come Palmisano, conosco moltissimi cristiani che hanno abbandonato la Chiesa e la religione.
Sergio P.

Noi andiamo avanti per la nostra strada, incuranti dei Palmisano di turno che, con proposte strampalate quanto false nei contenuti, non hanno altro modo per conquistarsi un briciolo di notorietà. O per ingraziarsi il proprio “datore di lavoro” con patetiche difese d’ufficio. Tutto è lecito, ma non a scapito della verità. Possiamo travisare i fatti, ma non addomesticare il Vangelo e piegarlo a interessi di parte. «La verità vi renderà liberi», ci ricorda l’evangelista Giovanni. Ma per essere liberi non si possono servire due padroni. Uno è di troppo. Spetta a noi chi scegliere, con dignità e a “schiena dritta”.

Pubblicato il 17 novembre 2010 - Commenti (4)
10
nov

Le tante forme di immoralità e disonestà

Condivido in pieno l’articolo di Giorgio Vecchiato, come del resto mi piace l’impostazione della rivista e la sua tenacia e testimonianza profetica. L’altra sera, ho assistito a una trasmissione televisiva, dove un noto psichiatra che si definiva orgogliosamente cattolico, accusava Famiglia Cristiana d’essere andata oltre il suo compito, con le critiche al premier. E tentava, con molto imbarazzo, di giustificare i comportamenti del presidente. Capisco i tentativi di difesa di chi gli sta attorno, ma non quelli di chi si dichiara “orgogliosamente cattolico” e accusa la nostra rivista d’essere di parte. Se leggessero e meditassero il Vangelo ogni giorno, capirebbero la grande differenza fra “partigianeria” e testimonianza evangelica. Era di “sinistra” anche il Battista quando, con sdegno, gridava a Erode: «Non ti è lecito»? Purtroppo, oggi, il nostro cristianesimo è solo di facciata. Tutta la mia solidarietà a lei, caro don Antonio. Sulle orme di san Paolo, «combattete la buona battaglia».
Valerio

Credo in Dio, ma non nella Chiesa. E tanto meno nel clero e in tutti quelli che attaccano il nostro presidente, manco fosse il demonio. Gesù predicava che chi è senza peccato, scagli la prima pietra. Bene! Certi preti, però, non sono nella condizione di poterlo fare, perché si sono macchiati del peggiore dei peccati: la molestia ai bambini. Quindi, prima di giudicare gli altri, pensate ai vostri preti pedofili. Ho cinquant’anni e non frequento più la Chiesa, perché sono stanco dei suoi falsi moralismi e delle sue ipocrisie. Sono certo che non pubblicherà mai questa mia lettera, ma mi basta avergliela scritta e inviata.
Fiorenzo R.

Mi pare di ricordare un detto che, cito a memoria, dice: «Guarda la trave che è nel tuo occhio e non la pagliuzza nell’occhio del tuo vicino». Mi sorge una domanda: la Chiesa che tanto si scandalizza per i comportamenti privati del premier (più o meno censurabili), non farebbe meglio a guardare in casa propria e agli scandali della pedofilia nel clero?
MarcoP.

La ringrazio per il coraggio e la puntualità dei suoi articoli. Lavoro in una zona degradata della periferia di Crotone, dove ciascuno sopravvive cercando di arrangiarsi come può. Lì, incontro persone e famiglie che, nonostante tutto, vivono con dignità la propria condizione di povertà. E che hanno voglia di legalità e rapporti puliti con i politici. Vorrei tanto che anche nel nostro quartiere e nella nostra chiesa (un prefabbricato costruito a ridosso di un fiume altamente inquinato) la gente potesse trovare e leggere la sua rivista, che svolge un prezioso servizio alla comunità. L’accompagno con la preghiera.
Suor Raffaella M. - Crotone

Come cittadino, educatore e insegnante, e non da ultimo come “prete d’oratorio” che vive tutti i giorni a contatto con ragazzi, adolescenti e giovani, ancora una volta rimango davvero “sconcertato”. Mi lascia sempre più perplesso la mancanza di dignità, sobrietà di comportamento e di “stile” in chi ha “giustamente” il diritto di guidare e servire il nostro Paese, ma anche il dovere di farlo con profondo rispetto del ruolo istituzionale che occupa. Vivo, in questo periodo, due stati d’animo contrastanti: da una parte, l’entusiasmo e la soddisfazione per la scelta dei nostri vescovi di puntare, per il prossimo decennio, sul tema dell’educazione (Educare alla vita buona del Vangelo); e dall’altra, una profonda insofferenza nel constatare, nei comportamenti di chi “democraticamente” ci governa e ci rappresenta, una costante doppiezza tra vita pubblica e vita privata, tra impegni istituzionali e vizi domestici, tra sorrisi pacifici e occulti complotti. Mi è difficile continuare a lasciar passare, a sdrammatizzare, a distogliere l’attenzione, a non “giudicare”. Credo che “educare alla vita buona del Vangelo” voglia anche dire farlo con libertà, rispetto e chiarezza. Ringrazio Famiglia Cristiana per questa “chiarezza”, che fa nel rispetto!
Don Massimo D. - Besana in Brianza (Mb)

Sono mamma di cinque figli che, con mio marito, cerchiamo di educare cristianamente. Di fronte ai comportamenti del presidente del Consiglio, proviamo profonda pena e imbarazzo per un uomo che ha perso il controllo di sé, che trascorre le serate tra festini e donnine allegre, che considera le donne dei pezzi di carne da comprare per vivere incontri rilassanti. Tutto ciò mentre il Paese, quello reale, affonda e non ha soldi da spendere in feste e festini. Le famiglie italiane faticano ad arrivare a fine mese. Non si meritano tanto squallore. Se il presidente vuole divertirsi, lo faccia da privato, senza dare scandalo. Prima, però, smetta di «sacrificarsi per il bene del Paese», e lasci gli incarichi istituzionali.
Alessia M. - Verona

Sono certo che, prima o poi, questo nostro sistema si disgregherà, perché l’unico collante è la cieca obbedienza al capo. Il Paese è in difficoltà, non è governato. Chi dovrebbe lavorare per il bene comune, in realtà lavora solo per il proprio tornaconto. Il Parlamento è bloccato a discutere leggi per pochi. Apprezzo quel che fa la vostra rivista: «Andate avanti».
Giorgio C. - Novara


Da parte nostra, nessun pregiudizio o presa di posizione preconcetta. Nei confronti di chiunque. La richiesta di più etica nella vita pubblica vale per tutti. Chi ha cariche istituzionali è soggetto amaggiori responsabilità. Stili di vita inaccettabili danno scandalo e sono un pessimo esempio per le nuove generazioni. Le difese d’ufficio, anche quelle “accanite” da parte di politici cattolici, devono pur avere un limite: la decenza. Non si può giustificare l’ingiustificabile. Tanto meno è corretto fare appello al voto popolare, quasi che il consenso dei cittadini fosse al di sopra dell’etica, e fornisse all’eletto un lasciapassare per qualsiasi scorribanda sessuale. Minorenni incluse. La morale non si mette ai voti. Né è soggetta ai sondaggi. Sono in molti ad aver espresso profondo disagio e imbarazzo di fronte a certi comportamenti del premier. Anche uomini di Chiesa hanno richiamato i princìpi etici (che non è moralismo!). «La sobrietà personale e il decoroso rispetto di ciò che rappresenta», ha scritto il direttore di Avvenire, «sono i doveri minimi di un premier, tanto nel linguaggio che nello stile di vita». Parole cui hanno fatto eco alcuni vescovi. «La vicenda umana», ha detto Tettamanzi, «è spesso lacerata e intristita da tante forme di immoralità e disonestà ». Per non dire del Pontefice, che ha richiamato la vita pubblica ai princìpi etici. «La spazzatura», ha detto, «non c’è solo in diverse strade del mondo. C’è spazzatura anche nelle nostre coscienze e nelle nostre anime». Quanto, infine, all’invito alla Chiesa di pensare ai fatti di casa propria, cioè alla pedofilia del clero,mi auguro che anche in altri ambienti si possa applicare la stessa “tolleranza zero” attuata con rigore da Benedetto XVI.

Pubblicato il 10 novembre 2010 - Commenti (6)
04
nov

L'ipocrisia di tanti papà e mariti perbenisti

Come donna mi sono sentita offesa nel leggere la lettera “A prostitute come sfogo”!
Anzi, dovrebbero esserlo pure gli uomini, perché il signor Carlo li considera animali, che “sfogano” le loro energie e i loro legittimi desideri. Sono una mamma trentacinquenne, con tre bambini piccoli, che cerca di fare i salti mortali tra famiglia, casa e lavoro. Mio marito comprende la fatica che faccio (anzi, facciamo) tutti i giorni. Vorrei invitare quel lettore a mettersi al posto di sua moglie (sempre che ne abbia una). E occuparsi, almeno per una settimana, delle incombenze familiari. Penso che ridimensionerebbe i suoi “legittimi desideri”. Che tristezza, come siamo caduti in basso! Dov’è finito il vero amore tra coniugi, alla base del matrimonio?
Un’affezionata lettrice

Ho trentaquattro anni e due figli. Le scrivo dopo che mia moglie mi ha fatto leggere la lettera “A prostitute come sfogo” (FC n. 26/2010). A caldo, avrei voluto rispondere per le rime al lettore. Poi ci ho ripensato. Nella vita di coppia se non c’è vero amore, il puro atto sessuale è davvero uno “sfogo”. Ma noi uomini non siamo bestie, siamo chiamati a controllare (non reprimere) le pulsioni. Se i mariti fossero più dolci con le mogli, con qualche bacio e una carezza in più, sono sicuro che tra loro ci sarebbe più armonia.
Un marito


Le due lettere vanno controcorrente rispetto a una mentalità che, oggi, banalizza l’amore, il sesso e il matrimonio. E che propone modelli e stili di vita opposti all’unione tra un uomo e una donna, fondata su un impegno duraturo e fedele, benedetto davanti al Signore. Oggi, ci si sposa già con una riserva mentale, si va avanti finché sta bene a entrambi, ma alle prime difficoltà il ricorso alla separazione è quasi immediato. Anche quando ci sono di mezzo dei figli, che ne pagheranno le conseguenze dolorose per tutta la vita. Quanto alle campagne contro la prostituzione e le professioniste del sesso, poco si dice, invece, di tanti mariti e papà “perbenisti”, che alimentano il mercato del sesso, pronti poi a chiedere provvedimenti duri per ripulire le strade dalle “sozzure” che si vedono. Bella ipocrisia!

Pubblicato il 04 novembre 2010 - Commenti (2)
29
ott

Che fine ha fatto il fidanzamento?

Mi sono sposato a settembre 2008, a ottobre 2009 sono diventato papà, a febbraio 2010 mia moglie è scappata di casa con nostro figlio, da luglio 2010 siamo legalmente separati. Non avevamo problemi economici. Anzi, lavoravamo entrambi, io come informatico libero professionista, lei come impiegata amministrativa in un’azienda. Io avevo orari molto flessibili, per cui cercavo di seguire famiglia e lavoro in base alle necessità del momento. Lei pretendeva che, di sera e a fine settimana, fossi totalmente a sua disposizione. Vivevamo in un appartamento di proprietà di suo padre, per cui i miei suoceri si sentivano in dovere di dirci come arredarlo e come usarlo. Mia moglie si dava molto da fare per il suo lavoro, guadagnava più di me, ma dopo il matrimonio non ha dato un euro per le necessità della famiglia. Lei è sempre stata sottomessa ai suoi genitori, prima e dopo il matrimonio. Quasi del tutto plagiata. Adesso non mi parla più. Manda avanti genitori e avvocati. Vorrei che trovassimo un accordo pacifico, ma lei si rifiuta a qualsiasi incontro. Il parroco s’è offerto di fare da mediatore, ma lei non ne vuole sapere. Preghi per me. E, soprattutto, per mio figlio.
Michele

Prego per tutti voi, per questa tua famiglia ridotta a pezzi, nella speranza che i cocci si possano comporre con qualche mediazione, di cui avete tanto bisogno. La tua esperienza, come altre già pubblicate, confermano quanto sia sempre più necessaria una seria preparazione al matrimonio. Che non può fondarsi sull’improvviso colpo di fulmine o su una breve e superficiale conoscenza. Quel che più colpisce in storie simili è che, subito dopo il matrimonio, si scopre di avere accanto una persona totalmente diversa da quella che si era frequentata. O meglio “sognata”. Che fine ha fatto il cosiddetto fidanzamento? Chi ne parla più?

Pubblicato il 29 ottobre 2010 - Commenti (0)
21
ott

La parola di Dio è sempre valida

Ho appena letto le critiche di due lettori alla presentazione della nuova Bibbia a ritmo di rap (FC n. 41/2010), e sono rimasta senza parole. Sono andata sul vostro sito per ascoltare lo spot e non vi ho trovato nulla di scandaloso. Certo, il rap è uno stile musicale un po’ “graffiante”, sicuramente non è melodioso, ma non tutti abbiamo gli stessi gusti musicali. Insieme a mio marito, da quattro anni seguiamo in parrocchia un gruppetto di giovanissimi. E ci rendiamo conto che, se vogliamo raggiungere il loro cuore, il nostro linguaggio deve cambiare. Eppure, non siamo vecchi: abbiamo 36 e 39 anni. Non bisogna stravolgere il Vangelo, ma dobbiamo avere presente a chi l’annunciamo. Secondo me, più che discutere dei mezzi che usiamo, dovremmo prima chiederci se ci sforziamo davvero di capire il linguaggio dei giovani, più che voler imporre il nostro.
Lettera firmata

Il messaggio del Vangelo è sempre valido per tutti, nel tempo e a ogni latitudine. Ma essendo parola di Dio “incarnata” ha bisogno d’essere comunicata col linguaggio degli uomini d’oggi. Inoltre, un conto è parlare ai bambini, altra cosa rivolgersi al mondo della cultura. Senza questo sforzo, rischiamo d’essere “fuori dal mondo”, nel vero senso della parola. La peggiore tentazione da rifuggire è perpetuare tutto ciò che s’è fatto nel passato, ignorando che, nel frattempo, il mondo ha subìto profondi cambiamenti. Il nostro linguaggio nell’annunciare il Vangelo, spesso, è incomprensibile. È un parlare da “iniziati”. E i giovani non hanno lo stesso codice per capirci.

Pubblicato il 21 ottobre 2010 - Commenti (0)
11
ott

I beni del Vaticano e la fame nel mondo

Grazie, anzitutto, per la ricchezza di notizie e documentazioni che Famiglia Cristiana offre anche a noi che viviamo in Burundi. Leggendo l’articolo di una signora sui beni della Chiesa, m’è venuta in mente la trasmissione televisiva sulla “centesima” fontana nei giardini vaticani. Un’opera davvero splendida. Istintivamente, però, ho pensato al suo costo. E ai cinque-sei piccoli acquedotti che qui avremmo potuto costruire per questa povera gente che, ogni giorno, fa diversi chilometri a piedi per un bidoncino d’acqua. In realtà, ci sono anche altre ricchezze che si potrebbero mettere a disposizione. Amo il Papa e la Chiesa, ma vivendo da quarant’anni nella povertà della mia gente, mi sono venuti spontanei questi interrogativi.
Padre Luigi

Mi lasci dire, caro padre Luigi, che le riflessioni sono venute davvero d’istinto. Condivisibili nello spirito che le anima, irrealizzabili nel concreto. La fame nel mondo non si estinguerà certo vendendo i beni artistici del Vaticano, come tante persone pensano e dicono nei discorsi da bar o di strada. Il fenomeno è ben più grave, come lei ben sa, e richiede il contributo delle nazioni. Non solo a parole o con promesse sempre disattese. Come capita per la Cooperazione internazionale, sempre più vittima di drastici tagli, soprattutto nel nostro Paese. Ciò non toglie che l’invito a stili di vita più sobri e morigerati ci riguarda tutti. Una Chiesa “povera” è più libera e più profetica nella denuncia.

Pubblicato il 11 ottobre 2010 - Commenti (0)
01
ott

Se i giovani sfidano la vita con gesti estremi

Va bene la libertà di informazione, ma ogni libertà ha dei limiti per non urtare la sensibilità altrui, specialmente dei più giovani. Quando si guardano in famiglia certe immagini dei telegiornali, come quelle in cui un giovane si accuccia tra i binari mentre il treno gli passa sopra, poi non ci si dovrebbe lamentare quando succedono delle tragedie. La censura o l’autocensura non si mettono mai in pratica per timore di non essere al passo coi tempi. Ma i tempi, a volte, fanno precipitare gli eventi.
Giulio

Più che la censura o l’autocensura, bisognerebbe invocare più saggezza e un codice di disciplina più rigoroso per gli operatori del mondo della comunicazione. E, soprattutto, da parte degli educatori (a cominciare dalle famiglie, naturalmente) cercare di capire perché i giovani sfidano la vita con gesti estremi, che spesso finiscono in tragedia. Non è solo bullismo o voglia di esibizionismo. Sono fenomeni che non vanno presi con leggerezza, né da trattare con accondiscendenza ed eccessi di tolleranza. Il rischio dell’emulazione è altissimo. E il male, spesso, attira più del bene.

Pubblicato il 01 ottobre 2010 - Commenti (0)
24
set

La lettera che Dio ci ha indirizzato

Sono un giovane cattolico e le scrivo per esprimerle il mio disappunto sulla Bibbia musicata a tempo di rap. Non metto in dubbio la buona fede, ma questa iniziativa è in contrasto con l’ascolto della parola di Dio. Come possono ascoltarla i giovani d’oggi, se il rap è rumore? Oggi, nella nostra società, c’è bisogno di creare silenzio, perché siamo frastornati da voci, rumori, ritmi frenetici e vita senza pause di riposo.
Simone

Perfettamente d’accordo con te, caro Simone, quando dici che oggi siamo tutti storditi dai rumori e poco abituati al silenzio. Ma ciò non è in contrasto con una proposta che vuol usare il linguaggio dei giovani per avvicinarli al testo sacro della Bibbia. E per far capire che la parola di Dio ha qualcosa da dire a ciascuno di noi. Non è parola umana, che va e viene. Essa dà una risposta alle nostre insoddisfatte domande sul senso della vita. Certo, poi va letta e meditata nel silenzio e con l’animo disposto all’ascolto. In fondo, la Bibbia è la lettera che Dio ci ha scritto e indirizzato. In attesa di una nostra risposta.

Pubblicato il 24 settembre 2010 - Commenti (0)
10
set

Un Paese sempre più egoista e menefreghista

Ci sorprendiamo della disonestà della casta e della cricca? Legga quel che mi è successo. Mio marito, giorni fa, ha comprato una ricarica telefonica da quindici euro. Digitando il numero si è sbagliato e ha “regalato” la somma a un’altra persona. Quando se n’è accorto, ha contattato la signora chiedendole cortesemente di rendergli quanto dato per errore. L’arzilla signora, dopo un giorno di riflessione, gli ha risposto: «Guardi, io non avevo bisogno della sua ricarica, ma ormai che ce l’ho, me la tengo». Mio marito le ha ribadito che si trattava di un errore, e la signora gli ha risposto che non era affare suo. Il mio rammarico non è per i soldi persi, ma per quel comportamento. Mio marito fa il poliziotto, prende un magro stipendio e tutti i giorni rischia la vita per garantire una vita sicura al prossimo. Noi, quest’anno, le vacanze non ce le siamo potute permettere. Ormai, l’onestà è merce rara in questo Paese.
Eleonora

I soldi del demonio prima o poi vannoin crusca. I disonesti di giorno se laspassano, ma i giusti la notte dormonosonni più tranquilli. Dai piccoli gestisi vede la grandezza d’una persona.Ma anche la sua bassezza morale.Quindici euro non fanno la fortuna dinessuno, tanto meno mandano in malorauna famiglia. Ma quello sgarbo ègrave, spia di un Paese sempre piùegoista e menefreghista. Mi auguroche l’arzilla signora si ravveda e restituiscaquei pochi spiccioli che le appesantisconosolo la coscienza.

Pubblicato il 10 settembre 2010 - Commenti (0)
31
ago

Non ci meritiamo tanto disprezzo e disistima

Le scrivo a seguito delle tante reazioni che il suo editoriale ha provocato. Non faccio parte di quella schiera di cattolici che hanno reagito provando «sentimenti di sconcerto e disgusto». Tanto meno l’ho considerato «pornografia politica per la scarsa decenza degli argomenti proposti». Non vorrei ribattere facendo riferimento a chi si riempie il palazzo di prostitute o a chi dice che il problema non è l’“utilizzatore finale”, ma chi le ha pagate. Né vorrei andare oltre. Povera Italia! Ho solo una speranza: che continuiate con coraggio nella denuncia. Ultima nota, la più dolente per me. Al Meeting di Rimini, Vittadini ha detto di Famiglia Cristiana che è vecchia, e che la sua «è una visione moralista». Io sono molto vicino a Comunione e liberazione: oltre a rimanere sconcertato per queste parole (e non sono il solo), me ne vergogno e le chiedo scusa.
Lettera firmata

Vi considero veri amici e sono orgogliosa d’essere una fedele lettrice. Apprezzo la vostra libertà di parola e, soprattutto, la vostra moralità. Bravi, bravissimi, continuate così. Non piegate la schiena di fronte a niente e a nessuno. Il “re è nudo”: avete avuto il coraggio di dirlo. Non fatevi intimorire da corvi, cornacchie, servitori del regime, nani e ballerine di corte. Avete la mia stima e quella di tante altre persone, che approvano i vostri sani princìpi etici e morali. Da italiana mi vergogno della nostra classe politica e dirigente. Viaggio spesso all’estero: non ci meritiamo tanto disprezzo e disistima in giro per il mondo. Vi prego, non fatevi intimorire. L’attacco al nostro giornale è iniziato, ma non permetteremo che facciate la fine mediatica di Boffo. Noi vi difenderemo. Con la massima stima.
Norma P.

Carissimo don Antonio, sono anch’io una fedele abbonata, cresciuta con Famiglia Cristiana, che leggevo avidamente fin da piccola. Ho respirato nel mio ambiente familiare i valori cristiani ed etici che il giornale ha sempre sostenuto e diffuso. Ora sembra che questo dia fastidio a molti, senza tener conto che schierarsi dalla parte dei più deboli e indifesi è compito sacrosanto dei credenti. La reazione scomposta di chi si è scagliato contro chi ha il coraggio di dire come stanno davvero le cose è segno che siete nel vero. Anche se vi hanno attaccato alcuni politici cattolici. So bene che non vi farete intimidire dalla protervia del potere. Sappiate che siamo in tanti a leggervi e sostenervi. E io sono orgogliosa di appartenere a questa splendida e grande “Famiglia”! Grazie di esistere.
Maria

Sono un giovane lettore di Famiglia Cristiana. Desidero ringraziarla vivamente per il suo costante e tenace impegno nella difesa della famiglia e della vita. Ho ventisei anni e sono cresciuto con la rivista, ciò mi ha aperto a un’educazione civile, religiosa e umana, che auguro di vivere a tutti i lettori. Desidero esprimerle la mia più sentita solidarietà per le aspre critiche che, in questi giorni, riceve da politici che si definiscono cristiani. Lei e tutta la redazione avete tutta la mia stima!
Francesco L.

Dopo aver letto le reazioni rabbiose e scomposte di alcuni illustri (si fa per dire) uomini politici, sento il bisogno di assicurare a lei e a tutti i suoi ottimi collaboratori la mia solidarietà e simpatia. Ho sentito dire da un direttore di un quotidiano che Famiglia Cristiana non rappresenta nessuno: poveretto lui! È la voce di un grandissimo numero di italiani che non si sentono rappresentati da chi continua a ignorare i problemi della vita reale delle persone: lavoro, scuola, sanità. Non so chi potrà salvare l’Italia, ma sono sicuro che occorra ripartire da un’informazione libera, equilibrata e coraggiosa. Come quella che state facendo. Non fatevi intimorire dalle minacce del “metodo Boffo”. I vostri lettori si stringeranno attorno a voi.
Giacomo

Sono mamma di tre figlie tra i tredici e i vent’anni. La mia famiglia è stata per moltissimi anni abbonata a Famiglia Cristiana. Avevo sospeso l’abbonamento qualche anno fa, al tempo dell’ultimo governo Prodi, perché m’era parso che voi non sostenevate abbastanza una persona che possedeva competenza politica e dirittura morale. Ora ho deciso di riportare in casa la sua rivista, che sta mostrando chiarezza di vedute, sincerità e coraggio nell’esporle, che pochi oggi hanno. Anche tra i cristiani. Lei e la sua redazione siete un tangibile segno di speranza.
Una mamma

Sono una nuova abbonata. Non sono abituata a scrivere, ma questa volta l’ho fatto di cuore, per dirle la mia approvazione. Sono proprio contenta d’essermi abbonata, perché sono stufa di chi non prende posizione. Non si tratta di condannare le persone, ma dire “pane al pane e vino al vino”. I lettori cercano una guida disinteressata e intelligente. Io penso che la stampa di qualità abbia il compito di formare ed educare al senso critico. Quando dà fastidio è facile provare a soffocarla con la diffamazione, oppure mettendola in difficoltà con l’aumento spropositato delle tariffe postali (più del cento per cento) o il taglio di contributi e fondi. Non bisogna adeguarsi, ma resistere. Sono contenta di questa bella rivista.
Grazia P.


Di proposito non ho dato spazio alle lettere contrarie, perché agli insulti, spesso pesanti da chi pur si confessa cristiano, non si risponde. Non c’è terreno di confronto e crescita comune. Non potevo, invece, esimermi, dal pubblicare una ridottissima parte delle migliaia di lettere e messaggi solidali, e cogliere l’occasione per ringraziare tutti. Per l’affetto e la solidarietà di cui ci avete circondati, a fronte di attacchi velenosi e pretestuosi. Quando non si hanno argomenti per controbattere, si passa agli insulti, alle intimidazioni e alle minacce. Anche personali. Basta solo questo a far capire che il momento che stiamo vivendo nel Paese è molto delicato. Ed è quanto mai necessario che uomini “liberi e forti”, che pur sono tanti nel Paese, escano dal letargo e dall’ignavia. In ogni istituzione.

Pubblicato il 31 agosto 2010 - Commenti (11)
12
ago

Il ruolo della stampa in un Paese democratico

Penso che lo sciopero dei giornalisti sia stata un’ottima cosa. Anzi, dovrebbe avvenire più spesso. È il solo modo per attuare, almeno per un giorno, un po’ di igiene mentale, lontano dai clamori di una stampa volgare che non informa, ma inquina le menti. L’alibi della libertà di stampa, definita baluardo della democrazia, è una grossolana menzogna. I giornali, soprattutto in Italia, sono solo strumento e fonte di potere. I cittadini non sono informati, ma plagiati con campagne di stampa calunniose. Vi è una sorta di conventicola tra direttori di giornali, che sembrano decidere insieme quali notizie pubblicare. Finiamola con la balla galattica che la stampa sia strumento di democrazia. Questo valeva nel secolo scorso, prima di Internet. E prima che il crollo morale dell’Occidente trasformasse i giornali in fonte di corruzione.
                                                                                      Lorenzo S.


Quello che tu dici, caro Lorenzo, è condivisibile. Soprattutto quando la stampa viene meno al suo dovere e i giornalisti smarriscono la propria autonomia e libertà di pensiero, abdicando al Codice deontologico. Quando cioè, più che cercare la verità e raccontare i fatti con obiettività, si prestano a giochi di potere, manipolando la realtà, usando le parole come pietre o proiettili, che uccidono il buon nome dei malcapitati. Ma stiamo generalizzando. Parliamo della degenerazione dei mass media. E non del vero ruolo che devono assolvere. Se tu tramutassi in positivo le tue opinioni sulla stampa, capiresti quanto sia indispensabile il ruolo dell’informazione in un Paese democratico. Internet, è vero, ci inonda di tutte le notizie possibili, ma non ci dà alcun criterio per valutarle. Se non ben gestito, aumenta il relativismo culturale e morale (tutto è messo allo stesso piano) e contribuisce a quel crollo etico cui fai cenno.

Pubblicato il 12 agosto 2010 - Commenti (19)
06
ago

La Chiesa non si confonda con i partiti

Le chiedo un commento su un breve passaggio della conferenza di un religioso, pubblicata da un quotidiano, qualche giorno fa: «La Chiesa», diceva, «deve fare politica, ma non scelte partitiche. Indicare, bensì, l’importanza del servire il bene comune non appiattendosi sulla partitocrazia».
SergioM. - Trieste

C’è poco da commentare. È una perfetta sintesi del rapporto tra Chiesa e politica. L’aveva ben espresso il Vaticano II, nella Gaudium et spes (n. 76), di cui ti riporto qualche stralcio. «La Chiesa in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico... La comunità politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome l’una dall’altra nel proprio campo. Ma tutte e due, anche se a titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale degli stessi uomini… La Chiesa non pone la sua speranza nei privilegi offertigli dall’autorità civile. Anzi, essa rinunzierà all’esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che il loro uso può far dubitare della sincerità della sua testimonianza». Troppo presto, per paura, abbiamo abbandonato gli insegnamenti del Concilio. Che è, ancora, tutto da scoprire. E, soprattutto, da applicare.

Pubblicato il 06 agosto 2010 - Commenti (1)
30
lug

Se il "male" viene dall'interno della Chiesa

Certo, l’uccisione in Turchia di monsignor Padovese ci interroga, non vedo, però, perché dovrebbe imbarazzarci. La testimonianza fino al martirio è nel codice del cristianesimo. È stato così, fin dall’inizio, con le prime comunità e lo stesso è ai nostri giorni. Quel che dovrebbe “imbarazzarci” è quando la “persecuzione” e “il male” vengono dall’interno della stessa Chiesa. Come più volte ha ricordato Benedetto XVI, in questi ultimi tempi, riferendosi ai preti pedofili. Quando la Chiesa, che è santa e peccatrice, pretende di «lavare i panni sporchi in famiglia» (vedasi anche le spregiudicate operazioni immobiliari e finanziarie), e denuncia l’odio anticristiano quando è coinvolta negli scandali, viene meno alla sua missione. Per essere fedele al Vangelo, deve essere una casa trasparente, che manifesta all’umanità il suo amore per i fratelli. E se sbaglia, deve trovare il coraggio di chiedere perdono, senza nascondersi dietro a orgogliose rivendicazioni dei suoi privilegi. CarloR. - Siena

    Benedetto XVI ha sempre avuto parole forti nel condannare gli scandali all’interno della Chiesa, a cominciare dalla pedofilia di preti e vescovi. Ha definito “terrificante” che essa debba soffrire non per persecuzioni esterne, ma per i peccati abominevoli dei suoi membri. Ha espresso questo concetto, con molta chiarezza, anche in occasione del suo viaggio a Fatima, nel maggio scorso. Rispondendo alle domande dei giornalisti, ha detto esplicitamente: «La più grande persecuzione non viene dai nemici di fuori, ma nasce dal peccato che esiste nella Chiesa». La quale deve imparare a fare penitenza, perché «il perdono non sostituisce la giustizia». Già in passato, nel 2005, nelle meditazioni della Via Crucis del Venerdì santo, aveva denunciato questa “sporcizia”. «Il Signore ci ha detto che la Chiesa sarà per sempre sofferente, in modi diversi fino alla fine del mondo», ha ricordato il Papa, spiegando il terzo segreto di Fatima. Ma ci consoli sapere che Dio è più forte del male.

Pubblicato il 30 luglio 2010 - Commenti (0)
26
lug

Se la moglie è trattata come una prostituta

Ho letto, con disappunto, la lettera dove noi mogli veniamo accusate, quando rifiutiamo un rapporto sessuale, di essere la causa per cui i mariti “vanno a donne”. Dunque, la moglie sarebbe una prostituta che non si paga? Serve solo per badare alla casa e per sfogare le voglie del consorte? Sono sposata da cinque anni, ma non sono mai stata considerata e trattata come un oggetto. Mio marito ha sempre accettato i miei rifiuti. Ne abbiamo parlato con serenità, come facciamo con gli altri problemi di coppia. A quegli uomini che si lamentano delle mogli non disponibili per il sesso 24 ore su 24, chiedo: avete mai provato a tornare a casa, dopo una pesante giornata di lavoro, e mettervi a badare alla casa? Fatelo: sparecchiare la tavola o buttare la spazzatura sono gesti molto apprezzati dalle mogli. O temete che sia compromessa la vostra cosiddetta virilità?
Elena

Una malintesa (e antiquata) concezione della virilità porta a distinzioni di compiti che, oggi, non hanno più ragione d’essere (qualora l’avessero mai avuta in passato). Ad esempio, pensare che a occuparsi dell’educazione dei figli dovesse essere solo la donna. All’uomo competeva, invece, portare i soldi in casa. E non bisognava chiedergli nient’altro. Guai, se al ritorno dal lavoro, mentre in ciabatte si stravaccava davanti alla Tv, lo si assillava con i problemi dei ragazzi. Che se la sbrigasse la mamma. D’altronde, non lavorando, che stava a fare tutto il giorno? Anche se il maschilismo resiste e stenta a morire, la situazione sta cambiando. Sempre più donne lavorano fuori casa, dividendosi tra famiglia e professione. La condivisione dei compiti domestici e dell’educazione dei figli s’è ottenuta più per necessità che per scelta. L’importante è non arretrare da questo cammino di conquiste.

Pubblicato il 26 luglio 2010 - Commenti (0)
20
lug

Maternità da difendere. Anche sul lavoro

Dal 1987 lavoro in un grande ospedale del Nord, uno di quelli dove la gente accorre da tutta Italia. E pure dall’estero. Anche qui il rispetto e la dignità di noi dipendenti sono calpestati. Sono stata spostata di reparto una decina di volte, di cui tre solo perché ho avuto la “cattiva idea” di fare dei figli e usufruire del congedo maternità. Ho visto colleghi umiliati in pubblico, davanti a pazienti e medici. Sono stata denigrata dalla mia caposala, per qualche giorno di malattia. Eppure, non era cosa leggera. Ho assistito al dolore di colleghi ai quali non è stato rinnovato il contratto. Clientelismo e nepotismo la fanno da padrone. I turni sono massacranti. La notte dura undici ore, senza soste. Non esistono festività. Se non lavorasse anche mio marito, lo stipendio non mi basterebbe a mantenere la famiglia.

Una lavoratrice


     È una delle tante lettere giuntemi, dopo che ho pubblicato i lamenti d’una giovane lavoratrice che, in fabbrica, si sentiva trattata come un numero e non come persona. Cambiano i luoghi, ma le proteste si rassomigliano.Tra tutte, quella che più fa male, è la scarsa considerazione che ancora si ha della maternità. Che non viene affatto favorita, come si dovrebbe in un Paese civile, ma è biecamente considerata come un ostacolo alla produttività. E, per questo, penalizzata. Anche con mezzi subdoli. In Italia le donne sono costrette a dover scegliere tra maternità e professione. Manca una politica familiare orientata ai figli e al rispetto della vita. In questo siamo davvero masochisti, perché il Paese ha il tasso di natalità più basso al mondo. E senza figli non c’è futuro, né speranza di un domani migliore. Altro che produttività!

Pubblicato il 20 luglio 2010 - Commenti (1)
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati