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apr

"A scuola mi prendono in giro!"

“Mamma, a scuola continuano a chiamarmi secchione!”
“Mi spiace tesoro mio. Non devi vergognarti se sei bravo a scuola. Tu fai il tuo dovere!”
“Ma i miei compagni mi prendono in giro tutti i giorni, lo fanno dalla prima e dopo quattro anni mi sono proprio stufato. Ieri lo hanno scritto anche sulla lavagna”.
“E la maestra cosa ha fatto?”
“Ha cancellato in fretta tutto e mi ha detto di non stare ad ascoltarli, ma io non ci riesco. Io li sento benissimo, li sento tutti i giorni.”
“Piangi? Ti fa proprio male questa cosa!?”
“Mmh mmh”
“E tu cosa rispondi a chi ti prende in giro?”
“Gli dico che sono degli asini, che sono invidiosi perché non capiscono niente! E loro continuano... Mi dicono che mi arrabbio proprio come un secchione.”
“È proprio una brutta situazione! Proviamo a vedere cosa potresti fare per cambiare le cose…”
“Potrei dare un bel pugno sul naso a Paolo, inizia sempre lui a prendermi in giro!”
“Oppure?”
“Potrei dargli un calcione nel sedere, così impara!”
“Pensi che così le cose cambierebbero?”
“Non lo so, di certo anche lui sentirebbe male, almeno per un po’. Peccato che è cintura marrone di judo e non potrei più presentarmi a scuola…”
“Io credo che tu debba tentare un’altra strada. Ascoltami bene: dovresti far vedere a Paolo e a quelli che ti prendono in giro che cosa provi, dovresti fargli toccare e vedere la tua tristezza”.
“Non so, non mi sembra una grande idea… si metterebbero a ridere…”
“Prova, fallo con me, fai finta che io sia Paolo. La maestra ti ha appena consegnato un compito con un bel voto e io (Paolo) ti dico: -Ecco il solito secchione!- Tu cosa mi rispondi?”
“E tu sei il solito stupido!”
“Così mi fai solo venire voglia di continuare a prenderti in giro. Riprova!”
“Smettila, è sbagliato prendere in giro gli altri!”
“Così penso che parli proprio come la maestra. Ritenta. Pensa a cosa ti rende triste”.
“È difficile… Io sono triste perché vorrei tanto che Paolo fosse mio amico, ma a lui non interesso. Lui pensa che io sia noioso e preferisce giocare con gli altri. Vorrei tanto fargli cambiare idee, a volte vorrei anche aiutarlo quando in matematica la maestra gli dice che non capisce niente…”.
“Amore, ma sei stato bravissimo a dire queste cose, se solo Paolo le sapesse, se lui vedesse quello che provi…”
“Boh, non so…”
“Credi che lui sia felice di andare male a scuola?”
“Non penso, nessuno lo sarebbe.”
“E allora digli che hai voglia di essere suo amico, che quando lui ti dice secchione ti fa molto male perché pensi che lui non lo voglia essere. Paolo probabilmente si sente davvero un asino ai tuoi occhi e si difende come può”.
“Devo pensarci un po’ su. Certo non avevo mai pensato a Paolo così. Forse non è poi così male essere un secchione.”

Le piccole o grandi ingiustizie che coinvolgono i nostri figli ci toccano nel profondo e risvegliano in noi l’istinto di protezione. Aiutare i ragazzi a vedere nella mente dell’altro e a dare parola alle loro emozioni può essere un buon inizio per affrontare una situazione di bullismo in una logica di non violenza. Raccontateci le vostre esperienze e fatiche. Tantissimi auguri di Buona Pasqua a tutte le mamma e non solo.

Pubblicato il 20 aprile 2011 - Commenti (0)

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Barbara Tamborini

Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

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